Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

Astuces & Conseils

Que veut dire HFC?

 

C'est le nom du site. HFC = Hojo Fan City.

 

 

   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 28 :: Cambia il vento!

Publiée: 01-02-09 - Mise à jour: 01-02-09

 


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»Troppo facile per noi! Non riusciremo mai a decretare un vincitore così!!!«  

 

»Si, c’è il rischio che ci voglia un eternità per provarti che sono il migliore!«  

 

»Dobbiamo trovare qualcosa di più difficile, non credi Ryo?«  

 

»Qualcosa che non metta in gioco solo la nostra abilità... ma anche il nostro modo di vivere, il nostro metodo di sopravivenza, la nostra visione del mondo...«  

 

»Non è facile trovarla...«  

 

Un lungo silenzio pensoso s’installò.  

 

”Per divertirmi, sfodero la mia arma... Vivo attraverso la morte, istintivamente... Guardaci! Quattro persone che assistano ad un duello per determinare il più abile... E questo è il più bel regalo che potessi fare a Mick... E mi diverte allo stesso tempo. Sento l’eccitazione del momento... Amo questa sensazione che procura il metallo freddo della mia arma contro il palmo della mia mano. Questa adrenalina che mi scorre lungo le vene... Anche questo coltello così irrisorio... Con me, qualsiasi cosa diventa un’arma potenziale...  

 

Certo, questa sensazione è duplicata quando mi impossesso della mia python... il calcio... il dito sul grilletto... il bersaglio che s’impone a me, eliminando tutto il resto... la leggera pressione... quasi una carezza... la pallottola espulsa... l’odore della polvere da sparo che aleggia... come un profumo d’infanzia inciso nei miei geni...”  

 

Ryo girò la testa e scorse Kaori. Notò una delle sue occhiate in direzione del biondo.  

 

In disparte, l’espressione del viso chiusa, immobile, osservava Mick. Ryo sentiva che non apprezzava molto la scena, anche se, grazie alla sua empatia di natura, lei aveva compreso tutta l’importanza di questo duello per l’americano...  

 

E mentre il giapponese osservava la sua socia, tutto si chiarì improvvisamente. Quello sguardo... quella pena... quella comprensione...  

 

Forse era pronta a vivere tra di loro? Indubbiamente era già cambiata! Non era più così ingenua come all’inizio della loro collaborazione. Capiva meglio l’ambiente nel quale evolvevano. Ma, a che prezzo? A costo della sua personalità? Di quello che la costituiva?  

 

”Accettare che tu cambi, che ti spergiuri per un amore che forse non esisterà mai? Ed anche se oggi tengo a te, terrò ancora a te domani? Guardati, qualunque sia la tua forza, non sei che una donna, conosci così poco delle nostre vite...”  

 

Lei non era al suo posto tra di loro... Non lo sarebbe mai stata... Come avrebbe potuto? Lui avrebbe dovuto rendersene conto molto prima. Lei credeva di aver scelto, in realtà, lui l’aveva obbligata...  

 

Si, lui la amava. Si, lei lo amava... e allora?  

 

Da quando il mondo si riduceva all’amore?  

 

Da quando il suo mondo si riduceva all’amore?  

 

A forza di credere che questo fosse la sola forza dell’universo, aveva dimenticato la realtà... L’amore non era che un sentimento... passeggero per lui... Tutto cambiava... Non c’erano che due dati di fatto indissolubili: la vita e la morte. Lui aveva scelto la vita per lei.  

 

Ci sono delle decisioni che bisogna prendere, a dispetto di tutti...  

 

”Non ho niente da offrirti Kaori... Nient’altro che una cosa...”  

 

Ryo cambiò impercettibilmente.  

 

Non era più il Don Giovanni, il festaiolo che misurava la sua forza con un vecchio amico, per distrarsi.  

 

Le sue pupille divennero più cupe, il suo sguardo si fece più duro.  

 

Gli era apparsa un’evidenza.  

 

Non giocava più.  

 

»Tirala fuori.« Una voce calma, imperativa.  

 

»Scusa???«  

 

»Sai molto bene di cosa parlo. E io so che l’hai con te. Allora tirala fuori.«  

 

»...«  

 

»La foto di Kaori.«  

 

Tutti rimasero sbalorditi davanti questa rivelazione. Ma cosa voleva fare Ryo di una foto di Kaori? Perché Mick ne aveva una con lui? E come faceva Ryo a saperlo?  

 

In ogni caso, la domanda non sembrò sorprendere l’americano. Estrasse il suo portafoglio e lo aprì. Accanto alla foto di Kazue si trovava una foto di Kaori. I due ritratti delle due donne della sua vita. Kaori era il suo primo amore, ed era allo stesso modo la sua migliore amica. Non nascondeva a nessuno, e soprattutto nemmeno a Kazue, che lei aveva ancora un posto nel suo cuore... e nel suo portafoglio.  

 

Ryo la prese, non la guardò nemmeno e la tese a Miki.  

 

»Va a metterla in fondo alla strada.«  

 

Miki lanciò uno sguardo verso Falcon che acconsentì. Guardò allo stesso modo Kaori ma la donna sembrava paralizzata.  

 

Decise quindi di ubbidire a Ryo e si allontanò per mettere la foto in equilibrio sul muro opposto al punto in cui si trovavano. Quando tornò indietro, nessuno si era mosso.  

 

Stranamente, l’atmosfera era cambiata. Una serietà troppo profonda si emanava tra queste persone.  

 

In questo preciso istante, si svolgeva una scena capitale... tutti lo sentivano... ma nessuno sapeva esattamente quello che stava succedendo... Eccetto forse Ryo e Falcon.  

 

Più pesante, più serio, l’istante tratteneva il fiato.  

 

In lontananza la foto si scrollava leggermente al dolce movimento del vento d’inverno. Ryo e Mick si fronteggiavano. Il resto del gruppo gli circondava in un mezzo cerchio irregolare.  

 

La foto... 300 metri... Ryo, Mick... Gli altri... attendendo che fosse spiegato quello che stava succedendo davanti i loro occhi e in cui erano impotenti...  

 

Ryo estrasse la sua python dalla fondina e ricominciò con la sua voce terribilmente calma.  

 

»Una prova di quello che siamo... sempre...«  

 

»Non ho la pistola...« Mick tentava di smorzare la situazione, di evitare che l’aria scherzosa della sfida terminasse.  

 

»Non mentire. Che cos’è quella leggera bozza sotto la tua giacca?«  

 

Guardando bene, era vero che c’era un’infima prominenza sotto l’ascella di Mick. Ma talmente impercettibile che servivano gli occhi di un professionista per poterla scoprire.  

 

A malincuore, sapendo benissimo di non poter far credere a Ryo che si stava sbagliando, Mick slacciò il suo soprabito ed estrasse molto lentamente la sua arma da fuoco.  

 

Quest’ultima era veramente particolare... Estremamente leggera, totalmente bianca, sembrava fragile e precaria. Ma non era che un’illusione. Quest’arma era stata appositamente fatta per l’americano, per rimediare ad una parte del suo handicap attuale. Ci erano voluti dei mesi di ricerca prima di trovare un armaiolo che potesse confezzionargli un simile apparecchio, seguiti da settimane di prove e d’aggiustamenti. Ma il risultato ne valeva la pena.  

 

Anche le pallottole erano più leggere delle solite. Infatti, il rivestimento era fatto di una lega speciale e la polvere era una miscela innovativa. Una volta tolta la sicura, era sufficiente una semplice e leggera pressione sul grilletto perché partisse il colpo. Uno sfioramento che Mick era ancora in grado di fare...  

 

Per l’americano, la prima volta che aveva tenuto quest’arma tra le mani, aveva avuto l’impressione di uscire da un tunnel. Non sarebbe mai più stato all’altezza di Ryo, ma ritrovare quel contatto, ritrovare un’arma, la sua arma capace di rispondere alla sua volontà, gli aveva permesso di avanzare. Ed era anche grazie a (o a causa di) lei che continuava ad allenarsi, che quella tristezza che Kazue poteva vedere qualche volta nel suo sguardo lo abitava solo per un momento... Fino a che non riprendeva la sua arma... e si diceva “oggi sarà quella buona”.  

 

Certo, non avrebbe mai avuto la potenza nello sparo, né la precisione di quella di Ryo, ma, tra le mani di un professionista, quest’arma era mortalmente pericolosa. E Mick restava un professionista.  

 

Quindi prese la “sua” arma senza però togliere la sicura. Tutti i suoi amici potevano vedere come la sensazione del calcio nella sua mano gli faceva piacere. Ma lui gettò un’occhiata verso la foto e abbassò la mano.  

 

Il bersaglio non era così lontano, avrebbe potuto farcela senza troppa fatica...  

 

Nonostante ciò, la cosa importante ora non era sapere, se fosse stato oppure no, capace di colpirlo.  

 

Ryo l’aveva detto. Non si parlava di provare una qualche superiorità nell’agilità e nella precisione, ma provare l’essenza stessa di quello che erano... di quello che la loro visione del mondo poteva portarli a fare, quali erano i limiti che s’imponevano.  

 

»Al tre, spariamo... Quello che ha la mira migliore vince! E’ semplice, no?»  

 

Ryo guardava Mick, ma lo stava vedendo veramente?  

 

»Io non sparo a Kaori.«  

 

La risposta di Mick rifletteva la sua determinazione...  

 

Ora, non poteva certamente più trattarsi della loro sfida amichevole... era diventato un muto duello tra Ryo e Kaori... o molto semplicemente, una prova di forza per il giapponese contro sé stesso.  

 

»Non è che una foto. Uno!«  

 

»E’ più di questo, lo sappiamo.«  

 

»Ti tiri indietro? Ho vinto allora? Riconosci la mia superiorità? Due!« Perentorio e distante.  

 

Ryo tese la sua python in direzione del bersaglio. Armò il cane.  

 

»Io non sparo a Kaori.« Categorico.  

 

Un silenzio angosciante si abbatté sul gruppo.  

 

I due uomini continuavano ad affrontarsi con lo sguardo.  

 

In lontananza, il bersaglio sembra essere diventato invisibile.  

 

»Tre!« Calmissimo, come apatico.  

 

Senza neanche voltarsi per prendere la mira, Ryo sparò.  

 

E nello stesso istante della detonazione, Kazue non riesci a trattenere un urlo »No!!«  

 

Miki si precipitò e ritornò con la foto. La pallottola aveva attraversato il bersaglio... proprio accanto alla guancia di Kaori... a meno di un millimetro.  

 

La donna era pallida come un morto. Per quanto si fosse ripetuta che era solo una foto, una semplice foto, non vedeva dove fosse il gioco! Non comprendeva né il gesto di Ryo, né la collera che l’invadeva, sorda e amara.  

 

Ritrovò l’uso del suo corpo, il sangue ricominciò a scorrerle nelle vene. Si avvicinò a Ryo e lo schiaffeggiò violentemente.  

 

»Sei contento? Hai provato quello che volevi?«  

 

Senza attendere una risposta che probabilmente non sarebbe arrivata, si girò e se ne andò correndo.  

 

Ryo la guardò fuggire... senza reagire... lo sguardo indifferente... rinchiuso nel proprio spirito... inaccessibile.  

 

”Il mio regalo, Kaori... Ho finalmente capito che io sono... Il tuo carnefice...”  

 

 

 


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