Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 31 :: Quello che ho nel cuore [1/2] - Una questione di verità

Publiée: 12-02-09 - Mise à jour: 12-02-09

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48


 

Ryo seguiva le tracce di Kaori.  

 

Il cacciatore seguiva la sua preda?... Innegabilmente, c’era una parte di verità in quest’immagine.  

 

Dopo aver percorso, per una decina di minuti, il dedalo delle viuzze oscure di Shinjuku, arrivò in una piccola piazzola, incrocio tra quattro minuscole vie.  

 

Le impronte dei passi si stavano ricoprendo già di un nuovo strato di neve immacolata.  

 

Si fermò al centro, immobile, diritto, in attesa.  

 

Il silenzio lo circondava. Aveva perso le tracce della donna?  

 

Il suo profilo si stagliava sotto la luna. Impassibile ed impenetrabile.  

 

Trascorse qualche secondo, silenzioso e tranquillo.  

 

»Fatti vedere!« Non era un ordine, piuttosto un’evidenza.  

 

Solo il fruscio del vento gli rispose.  

 

»Fatti vedere!!!« La voce era più forte, più solenne anche, portatrice di una minaccia nascosta.  

 

Allora, un leggero rumore si fece sentire. Da un portone, immerso nell’oscurità, un’ombra si materializzò e avanzò lentamente verso il pallido chiarore della notte.  

 

Le forme di una giovane donna in abito da sera si delinearono prima e si confermarono poi.  

 

Ryo conosceva abbastanza Kaori da sapere che quegli occhi stavano lanciando strani fulmini.  

 

»Ovviamente, il grande Ryo Saeba sa tutto, vede tutto! Lo sweeper dalle molteplici qualità! Volevi assicurarti che non fosse successo niente alla tua socia?«  

 

Quel tono sarcastico, quasi astioso ma terribilmente distaccato, così poco abituale da lei lo sconcertò, ma lui non lo diede a vedere.  

 

»Ho io le chiavi e la macchina si trova dall’altra parte... La notte è insidiosa...«  

 

Nella sua sollecitudine a volersi allontanare da Ryo, Kaori aveva direttamente preso la direzione del loro appartamento. La sua giacca leggera non l’avrebbe protetta ancora dal freddo pungente di dicembre, ma la sua rabbia le teneva caldo...  

 

»Io non sono assieme a te! Dunque non rischio niente, o sbaglio?«  

 

Gli sputava addosso il suo disprezzo senza veramente rendersene conto. Non era riuscita a nascondere a lungo la sua collera. Stava esplodendo in tutta la sua ampiezza e il suo risentimento.  

 

La giovane donna lo sfidò con lo sguardo.  

 

»Volevi dimostrare che cosa, dimmi? Che io sono solo una semplice socia? Sacrificabile? Quindi non hai capito niente? Sei così rinchiuso nel tuo mondo egocentrico?  

Se con la mia morte, io potessi assicurarti una possibilità di sopravivenza, anche misera, accetterei con il sorriso sulle labbra... Del resto non l’avevo già detto?»  

 

Lui la fissava, imperturbabile. Alzò addirittura le spalle davanti a tali assurdità.  

 

»La morte resta la morte, nessuno la accetta con il sorriso... Quindi smettila con questi discorsi assurdi. Non sei più una bambina, comportati da adulta! Era solo una foto!«  

 

»Una bambina? E’ tutto quello che hai trovato da dire? Che mi comporto come una bambina? Io ho detto semplicemente quello che ho capito dal tuo gesto!«  

 

»No, tu non fai altro che congetturare! Fai un gran baccano per poco e niente. Era solamente una stupida foto... La mia vita si riduce ad uccidere per restare in vita e tu mi fai una polemica perché ho sparato ad una foto? Sei fuggita come una mocciosa...»  

 

»Mi prendi davvero per un’idiota?«  

 

Lui sembrò valutare i pro e i contro di questa mezza-domanda.  

 

Un corto silenzio gli separava.  

 

Di fronte alla maniera che lui aveva di tergiversare, di evitare volontariamente di parlare del vero problema, la collera di Kaori salì d’intensità. Il dolore provato davanti al suo gesto si rifugiò momentaneamente dietro la rabbia di vederlo squagliarsela con una tale sfacciataggine ed una tale indifferenza. Ebbe improvvisamente la voglia di picchiarlo, fisicamente, di dirgli quant’era stato spregevole a comportarsi in quel modo, che mai lei lo avrebbe creduto capace di una tale ignominia...  

 

Aveva un folle desiderio di agire... Ma, paradossalmente, una voce seppellita in profondità le urlava di non ascoltarlo, di fermarsi, lei non era più una bambina. Doveva affrontarlo. Anche se sentiva che lui avrebbe potuto essere ancora più offensivo, per una ragione oscura che sembrava velare il suo cuore e che, cosa ancora peggiore, lui avrebbe potuto portarla a dire quella cosa che lei rifiutava di pronunciare ad alta voce.  

 

Sapeva che era scappata e che non avrebbe dovuto farlo. Ma come spiegargli l’imperiosa necessita che si era impadronita di lei?  

 

Che, prima di tutto, era scappata per non perderlo?  

 

Niente riuscì a superare la barriera delle sue labbra... Aveva tanto da dire e, tuttavia, non ne era capace.  

 

Lui proiettò lo sguardo in quello di lei, ritrovando una nuova determinazione.  

 

»Hai pensato veramente che potessi spedirti una pallottola in mezzo alla testa?«  

 

Lei allontanò lo sguardo da lui, inerme. Ma lui non mollò.  

 

»Rispondi! Hai creduto che potessi spararti?«  

 

Lei gli oppose un silenzio forzato ed una collera dolorosa, quasi palpabile.  

 

»Se l’hai creduto, anche solo per un istante, questo fa di te una partner scadente. La fiducia che hai in me non è senza pecche come ti piace affermare.«  

 

La testa sempre bassa, lei indietreggiò sotto l’affronto.  

 

Come poteva dirle questo quando sapeva quanto lei dubitasse delle proprie capacità. Così freddamente. Così privo di calore.  

 

Ritrovando improvvisamente il coraggio di guardarlo, la donna sollevò finalmente la testa e lo fissò, cercando in quegli occhi scuri un rinnegamento a quelle parole menzognere.  

 

”Oh, no, non questo Ryo... Posso credere sul serio che tu non mi ami... Ma osare mettere in dubbio la fiducia che io ho in te...”  

 

Ma questa volta, fu lui a rifiutare quel contatto. Il suo sguardo scivolò via da quello di lei, come se lui non la vedesse e andò a fissarsi su un punto, dietro la spalla della donna.  

 

»Ecco il vero significato del tuo schiaffo. Era più rivolto contro te che contro di me. Un modo poco professionale di gestire i tuoi problemi personali!!«  

 

Questo era troppo!  

 

Come osava indirizzare la conversazione sul suo schiaffo.  

 

Non se l’era forse meritato?  

 

Aveva sparato sulla sua foto come se si fosse trattato solo di un volgare bersaglio di carta!!!  

 

Ed ora eccolo che affermava che questo aveva semplicemente dimostrato che lei non era degna di essere la sua socia. Che non aveva fede in lui... Che lo aveva schiaffeggiato perché si rimproverava di aver osato dubitare di lui. Ma queste erano soltanto menzogne!!! Una maniera fallace di interpretare il suo gesto! Un modo che indubbiamente faceva molto comodo, a lui!!!  

 

Strinse i pugni più forte e sentì le unghie conficcarsi nel palmo. Mai l’avrebbe caduto capace di cadere così in basso! Mentiva! Mentiva! E lo sapeva! Che senso aveva? Dove voleva arrivare?  

 

Improvvisamente, il dolore fu completamente rimpiazzato da una sorda collera. Un modo di proteggersi, un modo per stare meno male, di impedire a quelle parole offensive di toccarla.  

 

Si chiuse agli attacchi verbali del suo socio. Non doveva cercare di capire le ragioni di quelle parole! Forse il suo svago della serata era accanirsi in questo modo su di lei, anche se non ne capiva il perché!  

 

Ma, non lo avrebbe certamente lasciato fare! Ma chi si credeva di essere per osare tirare fuori delle simili perfidie?  

 

Lasciandosi completamente invadere dalla sua ira, si avvicinò a lui e lo prese per il collo della camicia. Ciononostante, per quando fosse alta e avesse abbastanza forza da maneggiare dei martelloni da più di 300 tonnellate senza sforzo apparente, non riuscì a farlo spostare di un centimetro. In altre circostante, si sarebbe resa conto del ridicolo della situazione... Stava cercando di far piegare un uomo di più di 80 kg, con una muscolatura ben sviluppata.  

 

Lui si degnò di abbassare un pochino la testa verso di lei!  

 

Kaori tremò, ma non era il freddo. Era la rabbia...  

 

»Cosa! Osi deviare in questo modo la conversazione! Credi veramente di cavartela così? Osi paragonare il mio schiaffo a quello che hai fatto!«  

 

»Io non paragono niente! Io ho sparato sulla tua foto in tutta cognizione di causa! Invece, il tuo schiaffo era la reazione di un’isterica che non sa controllarsi! Cosa vuoi rispondere a questo?«  

 

Il suo sguardo non si attardò su di lei, tuttavia la donna cercava di aggrapparlo.  

 

»Niente, tu hai ragione! Hai sparato sulla mia foto come se si trattasse di un semplice foglio di giornale! E per provare che cosa? Che sei un tiratore migliore di Mick? Un professionista migliore? Perché ci estasiassimo davanti le tue prodezze? E’ così?«  

 

»No, semplicemente per dimostrare che io sono un assassino migliore di lui.« Aveva lanciato questa affermazione con la sua voce da professionista, quella voce fredda che non lasciava aleggiare alcun possibile dubbio... »Io... sono... un... assassino...«  

 

La donna socchiuse gli occhi davanti una tale dichiarazione. Malgrado la durezza di una frase simile, le sembrò di sentirci una sorta di... rammarico. Se l’era immaginato?  

 

Tuttavia la sua collera diminuì leggermente... rimpiazzata da un sentimento più diffuso... La tristezza? La compassione? L’empatia? Ad ogni modo, fu con un tono leggermente meno forte che gli chiese:  

 

»E’ solo questo quello a cui auspichi? Essere il migliore sweeper della città?«  

 

»Che altro vuoi che speri?« Sogghignò. »I miei altri desideri come correre dietro le ragazze, e darmi alla pazza gioia nei locali, tu ti diverti un mondo ad impedirmi di realizzarli!«  

 

»Ovviamente, ritorniamo sempre lì! Hai sparato alla mia foto per semplice capriccio, ed è colpa mia... perché non ti lascio uscire la sera! Assolutamente logico!«  

 

»Insomma piantala di parlarmi di quella foto! Non vedo la ragione di questa stupida collera... tranne se, come ho già detto, è più in relazione al tuo comportamento nei miei confronti...«  

 

Contrariamente a lei, l’uomo sembrava perfettamente controllato. Il distacco nel suo tono di voce dimostrava come conservava il suo sangue freddo, come ognuna delle sue parole svelavano i suoi pensieri profondi.  

 

Lui continuò a tempestarla servendosi di quel tono così spietato, così pieno di distanza.  

 

»Ti senti talmente sciocca a non aver avuto fiducia in me... Eccola qua l’unica verità della serata... e non l’illusione di una cena tra amici! Guarda che socia!« Il suo tono di scherno non poté sfuggire a Kaori. »Sconvolta per una semplice foto, diffidente verso il suo socio... e “questa” spera di sopravvivere nel nostro mondo?«  

 

Lei non capiva perché non reagisse violentemente a questi attacchi, perché non riuscisse a lasciarlo ed a materializzare un martellone gigante, proporzionale al male che le stava affliggendo. Dio solo sapeva che mai era stata così in collera con lui.  

 

Però, stranamente, non riusciva a lasciarlo. Aveva bisogno di quel contatto con Ryo, della sua mano che gli teneva il colletto della camicia. Come se questa prossimità fisica potesse colmare il baratro che appariva tra di loro. Poiché c’era solo collera e dolore... e c’era anche un dubbio. Quel dubbio che non se ne andava mai, celato in lei come un’ombra sempre al limite della vista, sempre sfuggente ma sempre presente... A Kaori, questo dubbio rimbalzava senza tregua nella testa, più forte ad ogni rimbalzo: “E se fosse la verità...”  

 

Lo teneva sempre per il colletto, ma non se ne rendeva conto. Le parole che lui le aveva detto occupavano tutto il posto nei pensieri della donna. Nonostante ciò, nonostante i dubbi, malgrado tutto, era cosciente che stava parlando a Ryo, alla persona che condivideva la sua vita da otto anni, con la quale aveva affrontato molti rischi, sormontato molte difficoltà.  

 

Ascoltava ogni parola che lui pronunciava, ma non voleva crederci, aveva bisogno di un minuscolo indizio per persuadersi che mentiva, anche se ancora né ignorava la ragione. Aveva bisogno di aggrapparsi ad una speranza anche infima, anche illusoria.  

 

Lui non faceva che evitare il suo sguardo, lei credeva che avrebbe potuto trovarci quella piccola fiammella di cui aveva tanto bisogno... solo per credere ancora.  

 

Lo lasciò improvvisamente; realizzando che in ogni caso non sarebbe arrivata a niente in questo modo, e gli urlò quasi...  

 

»Guardami almeno quando mi parli! Osa darmi del “questa” ancora una volta, occhi negli occhi.«  

 

Lentamente, lo sguardo di Ryo si spostò verso quella della sua socia ed incontrò i suoi occhi. Ma lei non ci trovò quello che stava cercando, quello che sperava... nessun bagliore. Unicamente uno sguardo cupo e duro, un’indiscussa verità ed una volontà certa di non fare alcuna concessione, di dire quello che doveva essere detto...  

 

L’uomo sprofondò nello sguardo di Kaori e l’impatto di quello sguardo fece tanto male alla donna quanto le parole che lui pronunciò:  

 

»Se almeno tu compensassi essendo bella e desiderabile, non ci avrei rimesso tutto.«  

 

Le lanciò uno sguardo nero.  

 

A sentire quelle parole dal tono disprezzante, la donna ebbe la nausea. Non poteva credere alle sue orecchie... Perché tutto a un tratto tirava fuori i suoi insulti? Perché si serviva di tanta crudeltà? Perché le diceva quello che lei aveva così paura di sentire? Per quanto sopportasse tutto di lui, stava oltrepassando il limite... lo stava abbattendo il limite e quello che faceva più male era... che lui aveva ragione...  

 

Stava distruggendo uno ad uno tutti i fulcri della donna... La sua fiducia in lui prima di tutto, poi, adesso, rimetteva in discussione il suo posto al suo fianco. Sembrava che lui volesse stroncare tutti i legami che li univano. E Kaori non era in grado di capire. Come una serata cominciata in modo così semplice, così naturale, era diventata un incubo?  

 

Non c’era nessun pazzo che la prendeva in ostaggio, non c’era un incarico che prendeva una svolta sbagliata, c’era di peggio... C’era Ryo, l’uomo che rappresentava la parte più importante della sua esistenza, quella che lei aveva scelto, che si sforzava di annientare tutte le sue speranze, tutto quello a cui lei credeva.  

 

Una parte di sé stessa era perfettamente a conoscenza di aver sempre saputo che lui aveva ragione. Che un giorno o l’altro tutto sarebbe riemerso. Non era una brava socia per lui. Quante volte aveva rischiato di morire per andarla a cercare? Quante volte lei non aveva reagito da professionista? Troppe...  

 

”Se almeno tu fossi bella e desiderabile...” Anche su questo punto aveva ragione. Non era carina... Non era femminile.  

 

Ma lei era convinta che tra di loro ci fosse dell’altro! Era stata troppo idiota? Lui era soltanto quello che diceva di essere: un pervertito che pensava solo a saltare addosso a tutte le belle donne? Aveva interpretato male tutti quei segni di tenerezza? “Trascorreremo i nostri compleanni assieme?” Sciocchezze? Fesserie? Parole vuote?  

 

Era necessario che tutto finisse in una sera? In questa sera?  

 

Perché lui aveva preso questa decisione oggi in questo giorno di Natale? E perché no dopotutto? Avrebbe dovuto prenderla un giorno o l’altro, dal momento che lei preferiva chiudere gli occhi!  

 

Le domande turbinavano nel suo cervello, scaturendosi in una frazione di secondo, ma nessuna era seguita da una risposta, soltanto da nuove interrogazioni, da ferite più profonde.  

 

Sentì la propria respirazione, il suo stomaco sollevarsi ad ogni boccata d’aria che inspirava. Aveva un’acuta consapevolezza solo di sé stessa e di lui, a qualche metro.  

 

Il resto dell’universo le importava poco.  

 

Ryo stava distruggendo tutto quello su cui si basava la sua vita.  

 

Ma a conti fatti, persino queste evidenze non avevano alcun peso di fronte a quello che lei sentiva per quest’uomo... Era l’amore! Stupido e cieco!  

 

Questa non era la prima volta che lui la respingeva... anche se non l’aveva mai stato fatto con tanta freddezza, distacco e disprezzo. Questa non era la prima volta che lui era offensivo. Conosceva tutto di lui.  

 

Non aveva visto dell’amore in quegli occhi... e allora?  

 

Tutto sommato, non si vede niente dagli occhi di un altro... Specchio dell’anima, pouff... Sono solo semplici organi...  

 

Soprattutto adesso non doveva fare affidamento a quello che leggeva in lui in quel istante, ma piuttosto a tutti i momenti passati assieme, a tutta la loro vita...  

 

Non era uno sconosciuto quello che aveva di fronte a lei! Era Ryo... la persona che amava ma soprattutto quella che conosceva meglio di chiunque altro... Era il suo socio... Era suo... amico...  

 

Doveva dirgli quello che rappresentava per lei, fargli comprendere... Non doveva accettare questa conversazione ipocrita che lacerava il suo cuore, minacciando di mandarlo in frantumi ad ogni parola di Ryo... anche se per lei era difficile parlarne, confessare una cosa simile, dichiararsi in delle circostanze simili.  

 

Lui la stava allontanando.  

 

 

 

 


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