Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 33 :: ... resta nel mio cuore...

Publiée: 17-02-09 - Mise à jour: 17-02-09

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48


 

»Io rimpiango di averti incontrato(a)...«  

 

Quanto tutto era stato detto... Quanto il male era stato fatto... Questa frase era stata lanciata... in un roco mormorio... come una voce del cuore... Di una sincerità e di un’autenticità troppo dolorose per essere false... E queste poche parole avevano dilaniato entrambi...  

 

Chi aveva osato pronunciarle? Chi aveva espresso questa certezza troppo a lungo nascosta... che gli uccideva lentamente così come gli permetteva di vivere?  

 

In questo preciso istante, la rottura era stata effettiva...  

 

Il veleno di quelle parole aveva percorso il cammino fino al loro cuore. Chi poteva ora osare sostenere che Ryo non sapesse parlare? Aveva trovato esattamente le parole che erano servite per distruggere la sua socia... molto più efficaci di una pallottola!  

 

Quanto si erano lasciati, non si trattava più di una separazione...  

 

Erano diventati due esseri che non si conoscevano più. Dopo l’esplosione, l’unico mezzo per soffocare il dolore era ignorare l’altro.  

 

Lui non aveva fatto alcun gesto per trattenerla... l’aveva guardata allontanarsi. Non era scappata questa volta. Non si era voltata per imploralo un ultima volta. No, si era semplicemente dileguata nella notte, lentamente, la sua sottile figura che lottava per non sprofondare, ma che, mai e poi mai, avrebbe mostrato la sua ferita all’uomo che la rifiutava... Troppo fiera... troppo forte per questo... O troppo debole...  

 

Eppure, quel dolore non era sfuggito a Ryo... semplicemente perché lui lo condivideva.  

 

Una volta sicuro che lei non sarebbe tornata indietro, ”Ma quale ragione avrebbe potuto spingerla a tornare adesso? Il mio attacco è perfettamente riuscito. Oltre quello che speravo...”, si era voltato lentamente dall’altra parta rispetto alla direzione che lei avevo preso. Il cammino della donna non era più anche il suo... Doveva arrendersi a quest’evidenza.  

 

Solo! ... Ancora una volta...  

 

Sembrava che, qualunque cosa facesse, qualunque cosa sperasse, finisse sempre per ritrovarsi solo, a contemplare un orizzonte vuoto, senza speranze. Una solitudine che aveva lui stesso edificato, una solitudine che prediligeva la maggior parte del tempo, come un ultimo scudo di fronte alla realtà di quello che era.  

 

Dopo tutto, se si trovava a quel punto, se l’era ben voluto, no? Era lui che aveva detto quelle calunnie a Kaori, era lui che l’aveva respinta... Allora perché si stupiva di essere solo, adesso? Perché questo sentimento d’abbandono in un essere che si descriveva come uno senza legami?  

 

”Perché, inconsciamente, volevo che tu continuassi a lottare... Volevo credere che tu fossi capace di accettarmi in tutta la mia bassezza... anche attraverso questo lato oscuro che mi impedisce di ammettere quello che siamo, che mi costringe ad essere odioso per non svelarmi...  

 

Ma come avresti potuto? Anch’io non sarei riuscito a guardami in faccia... Ho appreso che hai molta più forza di me, che avevi fede in me, più di quanto sia umanamente possibile, più di quanto io abbia fiducia in me stesso... Ma ho anche appreso che la tua forza ha dei limiti... che il tuo amore ha dei limiti...  

 

Cosa credevo? Che tu potessi lottare contro tutto? Che non avessi un punto di rottura? Che tu potessi lottare contro di me?  

 

Fino a dove siamo pronti ad arrivare per proteggerci da quelli che amiamo?”  

 

Domanda puramente teorica... Lui ne conosceva la risposta.  

 

”Fino alla distruzione dei loro propri sogni...”  

 

Quella sera... piuttosto quella mattina del resto, si era incamminato fino al porto... nella sua parte più malfamata, straordinariamente calma. Era la tregua del Natale?  

 

Ringraziò il caso di questa opportunità. Non aveva bisogno di nessuno attorno a lui. Né ieri, né oggi, né domani...  

 

La rada era calma. Una leggera brezza faceva ondeggiare la superficie del mare. Le enormi gru, che come delle sentinelle osservavano l’orizzonte, montavano di guardia accanto a delle imponenti navi silenziose. Oggi, per qualche ora ancora, quei mostri del mare sarebbero rimasti al porto. Alcune barche in partenza e altre in fase di approdo. Un silenzio ingannevole forse. Senza luna, senza stelle a portare della luce, le onde erano nere come l’inchiostro. Qualche lampione illuminava di una luce smorta una remora d’acqua oleosa e impenetrabile allo sguardo. L’acqua sembrava profonda e densa quanto il peso che schiacciava il cuore di Ryo.  

 

In effetti, nonostante l’aria tranquilla che ostentava contemplando le acque torbide del porto industriale, lui non era sereno.  

 

Com’era arrivato a quel punto?  

 

Aveva seguito Kaori per mettere le cose in chiaro. Si era a poco a poco convinto dell’assennatezza dei suoi gesti. Lo aveva fatto prima di tutto per salvarla.  

 

Quello sparo era il solo modo perché lei accettasse. Era il solo modo per uscire finalmente da una situazione che logorava entrambi silenziosamente da troppo tempo.  

 

”Se resta con me, in un modo o nell’altro, un giorno prossimo, sarò responsabile della sua morte...”  

 

E non voleva che lei morisse, non voleva avere quel sangue sulle mani.  

 

Qualsiasi altra considerazione pseudo filosofica non avrebbe dovuto essere presa in considerazione. L’amore? L’affetto? Pouf! Parole inventate! Emozioni vaghe! Nella migliore delle ipotesi nebulosi ricordi con i quali si imparava a convivere.  

 

Tuttavia, non poteva negare che la conversazione era volta allo scontro. E, la cosa peggiore, era che non poteva sostenere che le cose che aveva pronunciato gli fossero sfuggite.  

 

Era sempre stato pienamente cosciente di quello che aveva detto... Ogni parola... Ogni intonazione... ogni sguardo che le aveva rivolto... Sempre padrone di sé stesso...  

 

Tuttavia, quello che ignorava era la parte reale tra quello che aveva detto a Kaori per obbligarla a capire e quello che aveva detto per ferirla. Poiché, progressivamente, tutto era precipitato. Al desiderio sincero di allontanarla per proteggerla, si era aggiunto quello di farla piegare... peggio ancora, di stroncarla...  

 

Da dove arrivava questo desiderio perverso? Questa era veramente una parte di lui? Quella che lui temeva veramente? Il lato oscuro del suo cuore? Il suo passato l’aveva forgiato in questo modo?  

 

Non si impara a vivere nella violenza senza che questo non generi degli strani postumi.  

 

”E’ che ho veramente paura quindi? E’ che la amo abbastanza per non voler farla soffrire? Per rifiutare di infliggerle tutte queste ferite di cui mi so capace. O è il contrario? Non la amo abbastanza per accettare di farmi soffrire? Per osare assumere un rischio conscio in una vita che è già una successione di scherzi del destino?”  

 

Lo sciabordio delle onde che moriva sul molo deserto e silenzioso non lo calmava affatto.  

 

Ora che era tutto finito, voleva solamente dimenticare. Perché non ci riusciva? Era l’ora così tarda? Era il contraccolpo dello scontro con Kaori? O addirittura il potere di questa notte di Natale?  

 

Detestava il Natale. Detestava queste giornate in cui una forza invisibile ti costringe a credere nella speranza, nella condivisione, in cui questi strani sentimenti ti trapanano il cuore come dei virus privi di controllo che si diffondono per forza di cose, impossibili da reprimere, e nelle quali, tuttavia, non puoi dimenticare un solo istante che la solitudine è la sola realtà... e che quest’ultima s’impone nell’istante stesso in cui crediamo di sfuggirle.  

 

Lui, tuttavia così abituato a non riflettere, ad agire per istinto, a non rimpiangere nulla, ad andare sempre avanti, a dispetto di tutti, non riusciva a dimenticare quella conversazione... Gli tornava sempre in mente, come una risacca.  

 

Le ondate di ricordi non lo lasciavano in pace, tornando alla carica instancabilmente. Pazienti, logoravano insidiosamente e con perseveranza la diga delle convinzioni già vacillanti di Ryo.  

 

”Si, tutto è cominciato come lo desideravo.... Ti ho portato esattamente dovevo volevo, al momento in cui avresti ammesso quello che è la vita con me, veramente... Una lotta senza speranza dove l’amore è solo un rischio supplementare... In cui avresti riconosciuto che restare con me è stato un errore.... In cui saresti stata tu a rinunciare... e in cui io mi sarei liberato della mia colpa” di una parte almeno, Ryo... di una parte solamente...  

 

L’aveva costretta con le spalle al muro assillandola di rispondere alle sue domande e finendo per rimproverarle la sua più grande paura: la sua pseudo incompetenza come partner...  

 

”Che importa se ho mentito in quell’istante... Dovevo essere meschino perché tu rinunciassi...”  

 

Lui aveva accumulato gli affronti. L’aveva sommersa, senza tregua, quanto lei era già pesantemente scossa.  

 

Eppure, invece di vedere la rassegnazione come si aspettava, gli occhi della donna si erano riempiti di collera, di rabbia, d’impotenza... E allora lo aveva colto di sorpresa afferandolo per il colletto della camicia.  

 

”Ridicolo! Come credeva di farmi piagare? Sperava forse di farmi cedere? Che cosa stupida Kaori...”  

 

Indubbiamente la donna lo sapeva, eppure, lei non aveva rinunciato, al contrario.  

 

”Mi ha sfidato...” Era ancora stupefatto.  

 

”Quella donna ha osato pararsi contro di me, City Hunter. Il mio nome è sinonimo di terrore per i più grandi yakuza di Tokyo. La paura che esalo attorno a me, la mia freddezza imperturbabile, la mia precisione nel tiro, il mio istinto da cacciatore fanno tremare la peggior gentaglia che regna nei bassi fondi... Io sono un assassino e tutti mi temono per delle ottime ragioni. Io non sono capace né di pietà, e nemmeno di comprensione. Faccio quello per cui sono pagato e lo faccio bene.  

 

Ed ecco che mi faccio rimettere al mio posto da questa “ragazzina”, ignara di tutto. Ho sentito perfettamente il suo dolore, e tuttavia lei era sempre di fronte a me, non aveva rinunciato.”  

 

La cosa peggiore era che non lottava per sé stessa, ma lei lottava per me!”  

 

Lui che era solo un killer senza scrupoli per tutti, anche per alcuni dei suoi amici, aveva di fronte a lui una persona che lo vedeva prima di tutto come un uomo. Qualcuno che si riteneva al suo pari. Capace di contraddirlo, senza avere paura di lui... né come un volgare assassino, né come un cavaliere bianco senza macchia.  

 

Kaori non aveva timore di lui come City Hunter, lei temeva che Ryo Saeba, l’uomo del quale era innamorata, le spezzasse il cuore.  

 

In quel momento aveva compreso istantaneamente di non aver vinto... e si era chiesto, per una frazione di secondo, se avesse potuto spingersi oltre. Anche se era per il bene di Kaori, temeva di non riuscirci. E una parte di lui desiderava non riuscire.  

 

Perché lei non cedeva dopo dei simili attacchi? Era stato consapevolmente crudele, l’aveva respinta senza alcun riguardo eppure lei era rimasta di fronte a lui!  

 

Ma le sue esitanti interrogazioni erano state immediatamente spazzate vie da una necessità imperiosa: farla finita il più rapidamente possibile.  

 

”In quel momento ho voluto che tu cadessi in ginocchio. So che allora me ne sarei andato senza voltarmi. Senza veramente pentirmene....”  

 

Rifletté un istante su tutto quello che questo avrebbe implicato... E che questo sentimento d’euforia non l’avrebbe accompagnato per molto tempo.  

 

”Poiché ogni momento con te mi ha lasciato delle strane sensazioni...  

 

Otto anni in cui mi sono sentito vivo, otto anni in cui ho imparato di nuovo a vivere, in cui ho dimenticato di guardarmi continuamente dietro le spalle, otto anni durante i quali ho scoperto la primavera dopo l’inverno, otto anni in cui non mi sono più sentito solo....”  

 

Otto anni in cui lei lo avevo domato...  

 

Otto anni in cui lui aveva vissuto...  

 

Un’eternità. Un intermezzo.  

 

Il dolore era sempre presente, sordo e lancinante. Ma aveva saputo fronteggiarlo.  

 

Aveva fatto una scelta e ci si atteneva...  

 

Nel più profondo di lui, aveva ugualmente trovato questa sorta di esaltazione, questo piacere di vedersi liberato da questo orrendo senso di colpa di incatenare a lui un essere che non avrebbe dovuto mai incontrare.  

 

”Sono un assassino... Questo non è un mestiere... E’ il mio sangue che parla! La mia ragion d’essere... Quello che mi permette di continuare quanto non c’è più nulla.... Quanto le donne dei locali non mi rallegrano più, quando l’alcool non mi ubriaca più, quando anche tu, sarai sparita, resterà solo questa verità, questo legame che mi costituisce: Il richiamo del sangue. Io sono un assassino.  

 

Chiudo gli occhi e quello che vedo non è il tuo viso, sono tenebre da cui nessuno scappa.”  

 

Si ricordò, sempre a malincuore, la risoluzione indistruttibile negli occhi della sua socia, e la sua decisione subdola di insistere, di premere sul punto che faceva più male...  

 

”In quel momento non avevo ancora deciso di distruggerti Kaori...  

 

Ho utilizzato questa piccola ferita che senza essere necessariamente profonda fa così male.... Quel dubbio che ti tormenta continuamente e di cui io so prendermi gioco con ironia la maggior parte del tempo... Anziché dire la verità, per una volta, ti ho accusato di non essere né bella, né desiderabile.... dato che si presume che sia questo tutto quello che mi interessa...  

 

Ma sono solo menzogne... Tu sei bella... Tu sei desiderabile... Tu sei talmente importante... Tu sei più di questo... Io mi prendo gioco dei tuoi difetti e delle tue qualità... Tu sei semplicemente l’essere verso il quale ritorno, lo sguardo verso il quale mi volto... E se occorre perdere tutto questo per garantire la tua sopravvivenza... e va bene, pazienza...”  

 

Ed era in quel momento che tutto era precipitato... Lei si era battuta ancora, nonostante tutto. Cercava ancora di comunicare con lui, provava a raggiungerlo, ad aprirgli una parte del suo cuore ed a rivelarsi mentre lui si rinchiudeva in sé stesso.  

 

»Io ti accetto come sei Ryo... I tuoi pregi e i tuoi difetti. I tuoi silenzi, le tue menzogne compensate dai tuoi sorrisi, le tue azioni, la tua aura...«  

 

Ma non voleva che accettasse... Lei non aveva capito niente quindi?  

 

Nella determinazione di Kaori, aveva allora trovato una nuova forza di farla cedere!  

 

Era fuori questione rinunciare, ma vincere... E la ragione di farlo era diventata improvvisamente secondaria.... Il predatore aveva ripreso il sopravento... ed era contro Kaori che si scagliava.  

 

Si era servito allora dell’ultimo argomento....  

 

”Quello di cui non ho mai osato servirmi.... perché non so se sarei stato capace di trattenermi... Un precipizio nel quale rischio di precipitare così facilmente con diletto. Soddisfare quel desiderio ardente e costringerti ad odiarmi...  

 

Non avrei vinto su entrambi i fronti, in questo modo?  

 

Ti ho proposto di venire a letto con me, lì, subito...  

 

La mia collera e il mio disgusto non era simulati... Ma erano rivolti a me stesso. Mi sono rimproverato di avere dei simili pensieri.... E soprattutto di esserne così tentato... Ma non sono io abituato ad ottenere quello che voglio? Qualunque sia il prezzo? Soprattutto per gli altri?  

 

Quanto ti ho offerto questa scelta, ho dovuto trovare un gesto che ti facesse respingermi come sembravo respingerti io... Stupida donna piena di idee e di amore!  

 

Dunque ho dovuto scegliere un’opzione delle più vili... ed ho camminato sul filo del rasoio.  

 

Dovevo riuscire a farti credere che sarei stato capace di venire a letto con te senza sentimento, senza perdermi in quel pensiero... Perché so di esserne capace... ma so anche che farlo, significherebbe tradirti ancora di più, significherebbe utilizzare quello che provi per me per distruggerti... Ho veramente lottato Kaori... Ma tu non ne saprai mai niente... Adesso mi considererai solo come il farabutto che sono.  

 

Ho resistito all’appello dei sensi... Alla voglia di spingerti contro il muro e obbedire al mio istinto... Una brama in opposizione a quello provavo realmente... ma, una voglia in accordo con il mio corpo... con quello che sono...  

 

Nessuno sa quello che avrei fatto se tu avessi detto si... Forse avrei ceduto alla tentazione?  

 

Ma hai rifiutato... E io ho continuato, ancora e ancora... A ferirti, a farti spezzare... evitando di pensare al disgusto verso me stesso continuando a combattere... stupidamente...  

 

Non ho capito perche tu resistevi... Eppure le mie intenzioni non erano diventate perfettamente chiare?  

 

Dannazione, lo so bene che ti rimetterai in sesto. Sei abbastanza in gamba perché un bel uomo giovane ti renda felice!  

 

Allora perché ti attacchi in questo modo a me, come se io fossi una quercia e tu l’edera? Come se per sopravvivere tu avessi bisogno di avvolgerti attorno a me?  

 

Quando sono riuscito a mostrarti che razza di porco io sia! Cosa potevi ancora percepire in me a cui aggrapparti?  

 

Io sono incapace di soccorrerti, Kaori.... Io attiro gli squali peggiori... Ti lascerei al primo vero problema che non saprei affrontare... allora rinuncio!  

 

Basta!...”  

 

La fiducia che lei gli aveva dimostrato era diventata sovrannaturale. Non le restava più niente e tuttavia aveva continuato.  

 

Da dove arrivava quella energia? Dalla forza della disperazione?  

 

Lui le stava togliendo tutto quello a cui teneva, tutto quello a cui credeva. E più di ogni altra cosa, quella fiducia cieca che lei continuava a riporre in lui, quella forza che sembrava indistruttibile, gli facevano paura.  

 

Lui era incapace di dare tanto... e incapace di ricevere tanto.  

 

”Allora ti ho obbligato a dirlo...  

 

Ti ho fatto credere di averne abbastanza di te, completamente... Che ti disprezzavo per quello che eri e quello che pensavi della vita.  

 

Quel ottimismo patetico, quelle speranze nelle quali credi così fortemente, ideali illusori di una povera ragazza romantica... che ne avevo piene le scatole del tuo comportamento...”  

 

»Che tu te ne vada...«  

 

Non aveva nemmeno avuto il coraggio, l’onestà di dirlo lui stesso. L’aveva obbligata a pronunciarlo da lei... forse questa era l’ultima ingiuria che voleva farle.  

 

E tuttavia, alla fine dei conti, non era lui che aveva pronunciato quella frase, era stata lei...  

 

Se per lei era troppo difficile, doveva solo tacere, no? Lei aveva accettato, dopo tutto... ed era talmente più semplice che questo fosse stata lei ad esprimerlo...  

 

Eppure...  

 

”Ho vinto e mi sono sconfitto... Sono fuggito prima di distruggerti.”  

 

 

 

 

 

Assieme a questo capitolo che è quello "ufficiale" ho postato anche una variazione... che fa anche da possibile finale alla fanfiction "Un Natale decisivo" Finale alternativo - Capitolo 33. Buona lettura!  

 

 


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