Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 36 :: Rissa!

Publiée: 06-03-09 - Mise à jour: 06-03-09

 


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”Finché non vi ho incontrato, il fratello e la sorella... Finché non ti ho sfiorato Kaori... Finché non ho compreso tutto quello che mi avete portato, quello che avevo perso e imparato di nuovo ad accettare. E che ho ammesso che la tua perdita che già mi sarà insormontabile, mi sarà in più fatale...  

 

Il mio istinto di sopravvivenza mi protegge da tutte le ferite. Ho visto troppe disgrazie per accettare di soffrire impegnandomi verso di te...  

 

Spiacente Kaori, non sono più forte degli altri...  

 

Se ho capito da tanto tempo la frase di Kaibara sulla l’esistenza di imperativi più importanti che vincere e sopravvivere... questa è la prima volta che lo sento nel più profondo di me... Vincere e sopravvivere vengono solo in secondo luogo... Prima di tutto, ci sei tu... e, paradossalmente, tu mi rendi più forte e mi indebolisci allo stesso tempo...”  

 

Furioso, tuttavia, di sentirsi ancora obbligato a giustificarsi ai propri occhi, tirò fuori la scatolina della sua tasca...  

 

Mai l’anello l’aveva abbandonato. Né durante la cena, né in occasione del duello, né nel corso del loro confronto. Era sempre stato contro la sua coscia, oggetto di cui sentiva fin troppo bene la presenza.  

 

Lo soppesò qualche istante.  

 

Tutto era cominciato con lui.  

 

Tutto poteva finire con lui.  

 

Continuando a farlo saltellare sulla mano, si immaginò con il braccio alzato, pronto a lanciare il cofanetto e il suo contenuto nelle acque profonde e fangose del porto. I suoi occhi si spostarono sulla superficie scura che si infrangeva sul molo.  

 

Farlo scomparire dalla sua vita come aveva appena fatto sparire la donna alla quale era destinato.  

 

Tutto poteva finire con lui.  

 

Tutto poteva finire con lui?  

 

All’evocazione di quella scena degna di una commedia romantica – l’eroe che getta via l’oggetto che lo lega ancora alla sua amata – seppe che avrebbe fermato il suo gesto nel momento in cui le dita si fossero aperte. Non era da lui.  

 

”Che stupidaggine!  

 

Forse potrei rivenderlo e andare poi a fare il giro dei locali?”  

 

L’idea libidinosa e tentante fu immediatamente cacciata da una ragione più profonda.  

 

”Come posso credere un solo istante che tutto svanisca solo perché mi sono sbarazzato di questo anello?”  

 

Nonostante fosse immerso nei suoi pensieri, sentì distintamente i passi che si avvicinavano a lui...  

 

Dal rumore, erano in cinque e non cercano di passare inosservati.  

 

»Allora, dandy, sogniamo davanti l’oceano?«  

 

Quello che aveva appena parlato aveva la pronuncia pastosa di un uomo che aveva bevuto troppo. Le risate che seguirono confermarono che questi erano innegabilmente sbronzi.  

 

Ryo non si girò... sebbene ne avesse estremamente voglia.  

 

Senza dubbio erano dei piccoli malviventi ai quali l’alcool aveva dato coraggio. Un uomo vestito nel modo in cui era lui, sul molo buio alla quattro del mattino aveva il potere di attirare tutta la fauna che riusciva ancora a reggersi in piedi.  

 

Fingendo di non aver sentito niente, Ryo rimase di fronte all’oceano. Con un gesto calmo fece scivolare la scatolina in profondità nella tasca dei pantaloni. Con l’altra mano, prese la sigaretta espirando tutto il fumo contenuto nell’ultima boccata e la gettò davanti a lui, con un buffetto, mezza intera, ancora ardente. Galleggiò qualche istante sull’acqua poi fu ricoperta da una piccola onda.  

 

Nel giro di qualche secondo, tutto era finito. Un mini evento senza alcun interesse nel cammino del mondo. Come il suo dolore... come la loro storia...  

 

La collera di Ryo allora montò improvvisamente d’intensità... Aveva voglia di fare a botte, senza una ragione. Aveva voglia di sfogarsi, di purgarsi di tutta questa vergogna, di questo odio che sentiva contro sé stesso. I pugni gli prudevano... Quei poveri imbecilli non sapevano con chi avevano a che fare.  

 

Tuttavia, mantenendo il controllo, lo sweeper rimase di fronte al mare, sperando, per loro, che finissero lì il loro stupido giochetto... Purtroppo...  

 

»Ehi! Mi senti!!! Un tipo così ben vestito deve avere per forza qualche spicciolo per della gente come noi.«  

 

Di nuovo quelle risate stupide. Di nuovo quella voglia di girarsi e massacrarli... Nel vero senso della parola.  

 

»Non ci vuoi rispondere... E la tua bambola che ti ha messo in questo stato?... Già! Abbiamo assistito a tutta la scena... Aveva l’aria di essere terribile... Povera gattina... Quando avremo finito con te, andremo a confortarla.... Sembrava proprio carina...«  

 

Improvvisamente, Ryo si girò. Ubriachi com’erano, gli uomini indietreggiarono di un passo, inquieti, quasi spaventanti.  

 

Ryo mostrava un’espressione completamente attonita, come se non riuscisse ad afferrare quello che gli avevano detto!  

 

»Siete veramente seri? Kaori vi interessa? Ma se avete bevuto tanto, dovreste essere in coma etilico... Nemmeno io riesco ad ubriacarmi abbastanza da trovarla bella... Mi addormento prima... Dio solo sa tuttavia quanto io regga bene l’alcool.... Trovare Kaori attraente... Bleah!!!!!«  

 

Una truppa di libellule svolazzarono tra i cinque malviventi... Poi fuggirono di corsa dinanzi il loro fiato appestato.  

 

Quello che sembrava essere il capo riprese contegno per primo.  

 

»Ma che dici?! Sembrava carina... Insomma, comunque...« Si raddrizzò e riprese il suo aspetto maligno. »Non siamo affatto qui per questo... Lei sarebbe stata la ciliegina sulla torta... Quello che vogliamo, è il tuo portafoglio...«  

 

Ryo assunse un’aria più seria e gli squadrò a sua volta. Non erano così sbronzi... Facevano semplicemente finta, forse perché la loro preda potesse credere di poter sopraffare senza problema cinque bravacci.  

 

»Allora? Non vorrai che veniamo a prendercelo, no? Rischiamo di macchiare il tuo bel completo con il tuo sangue... Sarebbe un peccato...«  

 

Ryo lasciò insediarsi il silenzio per qualche istante, poi finalmente si decise a parlare.  

 

»Si, precisamente... io voglio che veniate a prenderlo.«  

 

La violenza riprese possesso di lui, mascherando temporaneamente le interrogazioni sterili, risvegliando i suoi nervi anestetizzati dalla strana comprensione di tutto quello che aveva detto a Kaori, irrigando le sue arterie di un’adrenalina che l’aiutò per un istante a dimenticare la sofferenza.  

 

Gli altri respirarono allora più liberamente. Tutto si stava svolgendo secondo i loro piani. Questa specie di borghese si credeva capace di batterli senza problemi... Sarebbe rimasto di stucco, e loro lo avrebbero derubato senza troppi rischi.  

 

Si avvicinarono di comune accordo, lentamente... fingendo di non riuscire a reggersi molto bene sulle loro gambe. In pochi secondi, l’avevano circondato. Lo sweeper non si era mosso.  

 

Avrebbe finalmente potuto sfogare tutta la tensione accumulata, tutto lo schifo e la nausea che lo disgustavano di sé stesso.  

 

L’uomo dietro di lui si scagliò in avanti, il pugno diretto verso la nuca della sua vittima. Ma Ryo lo percepì non appena lui incominciò il suo movimento. Senza fretta, si abbassò ed afferrò il braccio dell’attaccante quando quest’ultimo mancò il suo bersaglio e che il suo slancio gli impedì di fermarsi.  

 

Servendosi della sua spalla destra come perno, Ryo fece ribaltare il suo aggressore che crollò pesantemente davanti a lui sulla schiena con un sinistro scricchiolio d’ossa. Approfittando del fatto che la loro “preda” si occupava di uno dei loro compagni, uno degli assalitori sulla destra, corse verso di lui, sperando di sferrargli un calcio prima che si rialzasse. Ma Ryo se n’era già accorto. Prendendo appoggio sulla mano sinistra, intraprese un mezzo giro, distendendo la gamba destra e falciando il suo avversario con un unico movimento. Terminando il suo giro si risollevò rapidamente mentre l’altro cadeva a terra, giusto in tempo per vedere arrivare due nuovi aggressori, partiti dalla sua sinistra.  

 

Ritenendo la loro vittima non abbastanza accondiscendente per i loro gusti e persino pericolosa, avevano deciso di aumentare le loro possibilità di riuscita attaccandolo in due.  

 

Ryo aveva il tempo di schivarli. Ma non si mosse. Gli lasciò sferrargli due violenti pugni. Uno allo stomaco e l’altro sul viso. Aveva bisogno di questo dolore fisico per dimenticare quello che aveva fatto, per dimenticare la sofferenza che il suo cuore che gli trasmetteva...  

 

Ed aveva bisogno di questo pretesto per poterli fare a pezzi.  

 

Mentre i suoi due aggressori preparavano il loro prossimo colpo, quasi sicuri della loro vittoria, lui ne approfittò per spedire un violento uppercut nel torace dell’assalitore numero uno... Colpire per sfogarsi. E, contrariamente a loro, lui sapeva dove colpire per immobilizzare completamente il suo avversario. Questi erano solo dei piccoli furfanti che speravano di approfittare della superiorità numerica per estorcere denaro ad un passante assorto...  

 

”Che idioti!!!”  

 

Sorpreso dalla brusca replica dello sweeper, il secondo uomo mostrò un attimo d’incomprensione. Ampiamente sufficiente perché Ryo ripetesse il suo gesto. Il suo aggressore, senza fiato, si piegò in due. Il suo mento incontrò un ginocchio ben piazzato che gli fece perdere i sensi.  

In pochi minuti, quattro dei suoi avversari erano a terra... tutti tramortiti a diversi livelli. Solo il capo era rimasti indietro, valutando la potenza di Ryo. Certo, due dei suoi uomini si stavano già rialzando e sarebbero stati pronti a ritentare l’assalto nel giro di qualche secondo. Ma lui preferiva giocare sul sicuro. Tirò fuori un coltello dalla sua tasca posteriore.  

 

»Ora, fine dei giochi... Dacci il tuo portafoglio!!! E ritieniti felice se non ti sgozzo dopo quello che hai fatto ai miei uomini!«  

 

Ryo sorrise sarcasticamente...  

 

Quegli imbecilli... Ma erano i più pericolosi... Dei miseri mascalzoni che si credevano intelligenti... dei vigliacchi che si rifugiavano dietro le loro armi... Pronti a tutto per recuperare 100 yen... Anche ad uccidere...  

 

Ryo trovò che lo scherzo fosse durato abbastanza. E non l’aveva nemmeno alleviato... Tutto quello che ci aveva guadagnato era una guancia indolenzita... e il dolore che albergava in lui non era diminuito per niente...  

 

»Non hai ancora capito che hai già perso? Andiamo, raccatta i tuoi tirapiedi e toglietevi di torno prima che mi arrabbi... e sono sicuro che tu non voglia che questo succeda...«  

 

Detta da un altro, questa frase avrebbe provocato un sorriso. Ma qualcosa nel tono di voce impedì all’assassino di farlo. Una sicurezza di sé senza arroganza... una certezza di sapere che di avere già vinto.  

 

L’uomo con il coltello rifletté un istante e osservò la persona che aveva di fronte nel dettaglio. Fu allora che l’aura di Ryo lo colpì...  

 

Quell’uomo non era del loro stesso ambiente... incontestabilmente...  

 

Non era la sicurezza priva di calore che si emanava da lui che gli faceva dire questo, neppure la paura che ti serra lo stomaco quando guardi i suoi occhi... No, era la sensazione diffusa che quest’uomo sapeva uccidere senza pensarsi sù e senza alcun scrupolo, ma non senza motivo. Contrariamente a lui ed ai suoi uomini, quello che lo fronteggiava e si esprimeva cosi pacatamente, era un professionista, di quelli che non fallivano un bersaglio qualunque fosse il prezzo, qualunque fossero i sacrifici per loro o per gli altri.  

 

Allora, il capo della banda indietreggiò di un passo... Forse per ridarsi sicurezza. Ma questo fu un passo di troppo. Annunciava la sua disfatta più chiaramente di qualunque parola. E lo comprese immediatamente. Ora, non avrebbe più potuto avvicinarsi a quel cacciatore vestito in borghese. Non voleva morire... e, in questo instante, quello che l’altro gli prometteva silenziosamente, era semplicemente la morte.  

 

Tutti i suoi tirapiedi si erano ora rialzati, sostenendosi reciprocamente. Alcuni ne sostenevano altri. Anche loro erano consapevoli che stavano provocando un avversario troppo forte... e che, adesso, non era solamente qualche costola o un naso rotto che rischiavano, ma la loro vita.  

 

Guardarono il loro capo, aspettando che lui prendesse una decisione.  

 

Alcuna parola fu scambiata. Non ne valeva la pena. Filarono via come un solo uomo, lasciando Ryo solo sul molo.  

 

Quest’ultimo non sorrise nemmeno di fronte alla sua vittoria.  

 

”Avrei potuto ucciderli tutti... talmente facilmente... Credo che non l’avrei neppure rimpianto...”  

 

Era questa un’espressione di quella debolezza così temuta sulla quale stava riflettendo prima? Al fatto che lui non era più lo stesso? Pensava veramente che non sterminare più i suoi avversari fosse una prova di inadempienza nel suo lavoro?  

 

Fintantoché è vivo, un nemico resta un nemico. Questa non è una regola basilare qualunque sia la giungla nella quale ci troviamo?”  

 

 

 

 

 


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