Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

» Ecrire une review

 

RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

Astuces & Conseils

Que veut dire HFC?

 

C'est le nom du site. HFC = Hojo Fan City.

 

 

   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 40 :: Dolore, odio... e te...

Publiée: 12-03-09 - Mise à jour: 12-03-09

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48


 

La mente svuotata, Kaori aveva vagato nel freddo di Shinjuku. Strade si era susseguite ad altre strade. Tutto identiche... senza distinzione. Grigie. Smorte.  

 

La donna non aveva prestato attenzione a niente. I rumori soffocati che provenivano dagli appartamenti non riuscivano a lacerare il silenzio angosciante di una città profondamente apatica.  

 

Kaori camminava a caso, lottando per rifiutare qualsiasi forma di pensiero, anche la più insignificante. Un istinto remoto la metteva in guardia che la minima idea, anche banale, avrebbe liberato la marea di dolore che la circondava e che sarebbe stata incapace di arginare, incapace di combattere, che si sarebbe lasciata trascinare via senza la minima possibilità di non sprofondare.  

 

Quando, senza motivo, alzò il naso e posò degli occhi assenti su una facciata di mattoni rossi, si rese conto che i suoi passi l’avevano condotta meccanicamente fino al loro appartamento. Forse il residuo di un’abitudine così a lungo seguita. Per tutto il tragitto tuttavia non aveva pensato a niente... e sicuramente non a rientrare a casa loro. Era riuscita a non sentire dolore. Era al di sopra ogni sensazione. Era semplicemente svuotata... un corpo vuoto... un’anima perduta.  

 

Prese il suo mazzo di chiavi e aprì la porta lentamente. Tralasciando di accendere la luce, si diresse, come una sonnambula, verso la sua camera.  

Il suo primo gesto fu quello di sbarazzarsi del suo abito. Lo stesso di cui era stata così fiera all’inizio della serata... Quest’abito che, pensava, la valorizzasse, e la faceva sentire un po’ più donna. Ora, era come se il suo semplice contatto le trasmettesse un ribrezzo senza nome.  

 

Rabbrividendo in questo appartamento gelido, la donna afferrò i primi vestiti che trovò: un paio di ampi pantaloni di una tuta e una maglietta bianca a maniche lunghe.  

 

Una volta vestita ma sempre in questa specie di trance, in quella battaglia per non pensare a niente, si diresse verso l’armadio e afferrò una valigia. La depose sul suo letto ed iniziò ad ammassarci le sue cose, alla rinfusa, senza ordine, senza scelta nemmeno. Prendeva quello che le capitava sotto mano e lo gettava senza riflettere nella valigia.  

 

Soprattutto per non pensare.  

 

Soprattutto per non smettere di darsi da fare.  

 

Soprattutto per far cessare il tremito delle sue mani.  

 

Tutti i suoi ricordi sembravano essere fissati su dei brandelli della sua conversazione di Ryo... E, istintivamente, sapeva di non dovercisi soffermare. Era una questione di sopravvivenza.  

 

Tuttavia nel giro di qualche minuto, il suo sguardo offuscato si posò sul suo bagaglio. Fermò allora il suo accatastamento disordinato dove dei maglioni invernali costeggiavano delle canottiere estive, dei libri senza interesse fiancheggiavano dei soprammobili dal valore affettivo, dei prodotti d’igiene ricoprivano dei cd musicali...  

 

Fece qualche passo e si sedette lentamente accanto alla sua valigia.  

 

E silenziosamente, le lacrime scesero giù lungo le sue guancie... senza che potesse trattenerle...  

 

Lacrime di dolore.  

 

Lacrime di disperazione.  

 

Lacrime indispensabili per non sprofondare, per espellere il male che la logorava dall’interno, per ritrovare una fiducia nella vita che lei aveva definitivamente perso.  

 

Piangere faceva bene e, paradossalmente, la innervosiva poco a poco.  

 

Si asciugò rabbiosamente gli occhi.  

 

Come se piangere potesse sistemare le cose! Come se piangere facesse sparire lo strazio nella testa, nel cuore, nell’anima... Come se piangere avesse provato a Ryo che lui aveva torto...  

 

Come si poteva distruggere un essere umano con delle semplici parole? In così poco tempo. Con tanta freddezza?  

 

Cosa ci si guadagnava?  

 

Si alzò per continuare ad mettere in valigia le sue cose. Ma le gambe le cedettero e lei ricadde nel letto... Era sfinita... Ne aveva ricevute troppe in una sola volta...  

 

“Io voglio che tu te ne vada...”  

 

Come essere più chiari? A cosa poteva ancora aggrapparsi ora?  

 

E perché?  

 

Perché continuare la lotta? Perché non rimpiazzare l’amore con l’odio e poi con l’indifferenza?  

 

Lasciare la possibilità al tempo di lenire le ferite del cuore? Perché non decidere di dimenticare? Perché non chiudere la porta e andarsene, senza uno sguardo indietro?  

 

Dichiararsi sconfitta e fare tabula rasa per non sprofondare.  

 

Quelle frasi ignobili, Ryo le aveva ben pronunciate. Peggio, le aveva pensate... Nessuna che non fosse il riflesso di quello che credeva, di quello che voleva...  

 

Chiunque, davanti a degli insulti simili, si sarebbe deciso a partire, a rompere ogni legame.  

 

Purtroppo, malgrado queste parole vili, malgrado il fatto che l’aveva ferita al di là del descrivibile, che la voglia di piangere la torturava senza sosta, Kaori lo amava ancora. Di quel amore unico e completo. Di quell’amore che le persone razionali non potevano neanche immaginare...  

 

”C’è l’ho con me stessa di continuare ad amarti Ryo. Mi comporto come tutte quelle donne maltrattate che restano malgrado tutto... Ho sempre creduto che, se mai mi fosse successo questo, avrei trovato la forza di andarmene. Che la mia propria sopravivenza avrebbe prevalso sul mio amore... Quelle donne le compativo per il male che si facevano, per la sofferenza che sopportavano spesso in silenzio... ma più di ogni altra cosa, la mia compassione l’avevano acquisita poiché continuavano ad amare il loro carnefice, malgrado tutto... La maggior parte comprende quello che subiscono... ma il legame è più forte della vita: si resta...  

 

Ed io, mi ribellavo di fronte ad un simile comportamento. Non capivo proprio e le compativo. Come si può restare con una persona che si ostina a maltrattarti? Che ti picchia e poi si scusa, riconoscendo la sua debolezza, utilizzando il tuo amore per convincerti che il suo è ancora presente? Così disorientato, così confuso, così innamorato...  

 

Tu non ti sei nemmeno scusato.  

 

Mi hai lasciata partire alla deriva, mi hai lasciata andare a pezzi davanti a te... senza fare un solo gesto, senza fermarti un solo instante nella tua diatriba pestilenziale.”  

 

Dopo tutto, anche se non l’aveva riempita di botte fisicamente, l’aveva ben maltrattata psicologicamente.  

 

”Come se non conoscesse i sentimenti che provo per lui. Era questo che lo faceva gioire di potermi mandare in frantumi sempre un po’ di più?... Quando ero a terra, perché ha continuato?  

 

Ed io, stupida, che cercavo di capire, che avevo l’illusione che la mia verità potesse ancora raggiungerlo.  

 

Che scemenza!!! Che presa in giro!  

 

Niente può toccarlo... Non ha cuore per nessuno. Lui è esattamente come si è descritto ed io non volevo credergli... ed io che continuo ad amarlo nonostante tutto...”  

 

Dalla rabbia, conficcò il pugno nel materasso del suo letto.  

 

”Perché Ryo? Se non mi ami, avresti dovuto dirmelo direttamente. Perché continuare ad opprimermi, ancora e sempre... Perché rimproverarmi le mie incompetenze? Perché propormi di venire a letto con te?”  

 

Perché dirle tutto questo dopo tanti anni? Dopo tanti rischi affrontati assieme? Dopo tanti ostacoli superati? Tutto quello che lei aveva impiegato tanto tempo a costruire era stato spazzato via in una conversazione... Tutte le loro confidenze, questa lunga e difficile scoperta dell’altro, l’animo che si apre ed accetta di scoprirsi... di esporsi... di affrontare il rischio...  

 

Tutto quello in cui lei credeva.  

 

Questo interrogativo l’aveva già ossessionata mentre discutevano.  

 

Perché si era deciso quella sera precisamente? Quando tutto cominciava a diventare un po’ meno complicato... giusto un pochino... E la speranza sembrava poter riemergere, illuminare con qualche raggio tremolante la strada davanti a loro... Appena quel poco perché il cuore ricominciasse a battere all’unisono del possibile.  

 

Ma di fronte la violenza delle sue parole, non aveva potuto soffermarsi su questa interrogazione. Tutta la sua forza si era concentrata sulla sua difesa... e, ad ogni modo, sapeva che non avrebbe trovato risposta a questa domanda.  

 

E lui aveva continuato... Senza la minima traccia di esitazione nella sua voce... Senza il minimo rimorso.  

 

”Perché continuare a distruggermi, quando non mi restava più nulla? Volevi anche prenderti la mia dignità di essere umano?”  

 

In questo universo di disperazione, la sola cosa che illuminava il suo orgoglio era che non aveva ceduto. Non aveva supplicato alla fine. Non le restava che questo... Sarebbe dovuta ripartire da questo piccolo isolotto inaffondabile per ricostruirsi... E imparare a vivere con questa ferita.  

 

Sfortunatamente per lei, quella piccola scintilla che la costituiva, la sua essenza profonda che le avrebbe permesso di imparare di nuovo a vivere era strettamente legata ai sentimenti che lei provava per Ryo.  

 

Chiuse gli occhi per cercare di far scomparire quello che sentiva per lui e per impedire alle lacrime di ritornare.  

 

Dal loro confronto, la collera si mescolava all’amore, la tenerezza si contendeva all’odio.  

 

Quelle frasi le ritornavano alla mente suo malgrado. Come dimenticarle? Come non pensarci?  

 

Improvvisamente, mossa dall’istinto più che dalla volontà, si alzò, dimentica delle sue gambe tremanti. Doveva muoversi, non restare in questa immobilità sorniona che la spingeva a riflettere.  

 

Avrebbe potuto perdonare lo sparo alla sua foto. Sapeva che il gesto era portatore di significato. Ma Ryo era così. Parlava solo raramente di quello che aveva a cuore. Comunicare con le persone che lo toccavano assomigliava ad una prova per lui, preferiva agire. E lei sentiva che quello che lui aveva fatto era rivolto contro sé stesso. Combatteva continuamente perché nessuno si legasse a lui. Non voleva che nessuno lo seguisse nel suo declino, nell’inferno dei suoi incubi... Al rischio di morire, preferiva morire solo.  

 

Ma ora... Aveva scagliato la sua socia nell’inferno personale della donna. Vedersi respinta dall’unica persona che ti accetta per quello che sei... e che tu accetti per quello che è.  

 

E poi, voleva perdonarlo? Ci sarebbe riuscita? Era andato troppo oltre. Certi gesti lasciano delle cicatrici per tutta la vita. Certe frasi distruggono gli esseri umani.  

 

Respirò lentamente. Il dolore era troppo presente perché lei si ravvivasse di nuovo.  

 

Malgrado le sue gambe ancora instabili, si diresse verso lo specchio... ed osservò la sua immagine qualche istante... I capelli arruffati, gli occhi arrossati, lo sguardo spento... quello che vedeva le faceva male... Le parole dell’uomo le ritornarono alla memoria...  

 

”Se almeno tu fossi bella e desiderabile”... “Dobbiamo solo andare a letto assieme qui ora... forse potrei riuscire a trovarci piacere.”  

 

La verità era sempre così umiliante?  

 

I suoi occhi offuscati si accesero. Si allontanò dallo specchio e andò a frugare con determinazione nel suo armadio.  

 

Finì per estrarre il suo trofeo: il pupazzo di Ryo, gli assestò una serie di colpi di una violenza sorprendente e finì per strangolarlo secondo le regole.  

 

”Che genere di mostro sei per osare proferire delle simili ignominie ad una donna? Credi veramente che io non abbia mai voglia di essere un po’ amata? Desiderata? Giusto un secondo... giusto una tregua di Natale... giusto uno sguardo... Quale uomo si comporta così? Senza cuore! Porco infame e crudele...”  

 

La sua collera non era simulata, ma lei la alimentava per non sprofondare completamente.  

 

E stringeva... stringeva...  

 

E finalmente, il collo del pupazzo di Ryo si ruppe sotto la pressione e tutta l’imbottitura si disperse attorno a lei.  

 

Sorpresa della propria forza, lasciò cadere il manichino divenuto inutilizzabile così com’era e ritornò a sedersi sul suo letto.  

 

Le cose erano chiare. Non solo non la amava, ma in più le aveva ordinato di andarsene... L’aveva mandata a pezzi.  

 

Allora perché non aveva già attraversato definitivamente la soglia del loro appartamento?  

 

Kaori guardò la sua valigia.  

 

La sola possibilità che le restava era proprio partire... Ma partire? Per dove?  

 

Al Cat’s Eye? Ancora rifugiarsi! Dover affrontare quegli sguardi compassionevoli, troppo affettuosi per essere rifiutati, troppo dolorosi per essere accettati.  

 

Andare a trovare sua sorella? Dall’altra parte del mondo?  

 

Prendere semplicemente il primo treno. Partire dalla stazione di Shinjuku, ironia della sorte, la stazione di partenza degli incarichi di City Hunter... Sarebbe riuscita ad attraversarla senza cedere? Ricominciare una nuova vita in un'altra città. Finire col dimenticare? Finire col dimenticarlo, lui?  

 

Strizzò gli occhi!  

 

Ancora scappare? Regalargli la vittoria totale? Lasciarlo sprofondare nel circolo delle sue disgrazie? Sdoganarlo di qualsiasi colpevolezza? E poi cosa ancora? Perché lui avrebbe dovuto cavarsela meglio di lei? Non sarebbe fuggita più!  

 

Era fuori questione!  

 

Era fuori questione lasciarlo vincere...  

 

Era fuori questione che lui se la cavasse meglio di lei.  

 

In collera, prese tutte le sue cose e le ammassò nel suo armadio, poi spinse con un piede il pupazzo di Ryo e la sua imbottitura sotto il letto. Avrebbe fatto le pulizie un altro giorno...  

 

Kaori si sedette sul letto e decise di attendere il ritorno di quel ignobile individuo. Avrebbe visto che anche lei poteva fare male... Che lui era forse il maestro, ma che lei non sarebbe stata una cattiva allieva...  

 

Era strano per lei questo desiderio di vendetta... no, non strano... Era sconosciuto...  

 

La vendetta... Era un sentimento che non conosceva... malgrado tutte le sfortune che l’avevano sfiorata, mai, aveva avuto il desiderio di rendere pan per focaccia a qualcuno. Nemmeno contro l’Union Toepe che tuttavia le aveva strappato via Hideyuki e poi Mick e che aveva trasformato la vita di Ryo in un inferno... Tutto quello che aveva desiderato allora, era evitare che altri subissero le stesse perdite insostituibili che erano toccate a lei.  

 

Ma con Ryo, le sue reazioni erano diverse. Lui era unico per lei. Hideyuki e Mick non avevano deciso di lasciarla, Ryo, lui, aveva deciso di abbatterla. Lei e lui. Troppo legati...  

 

Questa vendetta era il solo modo che lei aveva preso in considerazione per non sprofondare completamente.  

 

Perché lui capisse e perché il dolore diminuisse, non vedeva che una sola scappatoia: l’attacco.  

 

”Mi ha proposto di fare sesso... Semplicemente... senza alcuna altra forma di emozione... Solamente un’indifferenza venata di disprezzo... senza alcuna preoccupazione per me.”  

 

Il nodo allo stomaco ritornò, mescolandosi alla sua rabbia.  

 

Come se non sapesse quello che lei provava per lui. Come se la credesse capace di una simile mortificazione? Non sapeva come per lei tutto era legato? Non aveva nemmeno potuto baciare Mick qualche tempo prima... quindi andare a letto con qualcuno senza amore? Anche con lui? Aveva davvero pensato un solo instante che lei potesse rispondergli di si? La conosceva così poco?  

 

”Un attimo...”  

 

Malgrado la collera, una piccola scintilla di dubbio raggiunse la coscienza bistrattata della giovane donna.  

 

”Ryo è idiota... ma mi conosce molto bene... Di norma, sa prevedere una buona parte delle mie reazioni... Non poteva assolutamente ignorare quale sarebbe stata la mia risposta... Allora perché porre la domanda?”  

 

Sentì un brusco brivido gelato che percorse tutto il suo corpo. Un vago presentimento che la spiegazione a questo interrogativo non sarebbe andata nello stesso senso della sua collera così necessaria.  

 

Scivolò allora tra le lenzuola e tirò la coperta fin sopra la testa.  

 

Aveva toccato un punto sensibile... Qualcosa che c’era sempre stato, ma che si era ben presa la briga di occultare... ma ora che era ritornata in superficie non poteva più ignorarla...  

 

”Solamente per ferirmi?”  

 

Anche se questo pensiero le avrebbe permesso di non interrogarsi, di mantenere intatto il suo odio verso di lui, anche se aveva un’irrefrenabile voglia di rispondere di si, anche sapendo che mentiva, non poté sottomettercisi.  

 

”Ha posto la domanda perché prevedeva già la mia reazione... Sapeva esattamente come avrei preso questa proposta... e quale sarebbe stato l’impatto su di me.”  

 

Ma allora perché? Perché voler fare così tanto male? A lei?... A... lui?  

 

”Perché vuole che io lo detesti...”  

 

Per questo, missione riuscita!”  

 

Ma questo tentativo di ravvivare completamente la sua ira contro di lui fallì. Al contrario, un’altra frase venne a riecheggiare nelle orecchie di Kaori...  

 

Chiuse gli occhi per non lasciasi sommergere da questo sentimento sconosciuto che lottava per mostrarsi.  

 

Di tutte le calunnie che aveva pronunciato quella sera, una delle sue frasi l’aveva toccata più delle altre. Non solo quell’odioso commento che le aveva tanto fatto venire voglia di sparire dalla sua vita quanto di far sparire, lui, dalla faccia della terra, ma quel «Che io sono incapace di legarmi realmente a chiunque sia!« che tradiva i suoi pensieri più di qualsiasi altra cosa...  

 

Non ci aveva prestato attenzione sul momento, ma ora tornava a tormentarla...  

 

Come doveva essere triste il mondo se non si legava a nessuno. Che solitudine smisurata... Che vita priva di calore, di vera passione, di tempo che passa ben speso. Che mancanza di umanità.  

 

Come si può vivere, ed anche sopravvivere, senza che il tuo cuore non batta per altra cosa se non che per te stesso?  

 

Come doveva essere vuota ogni cosa!  

 

Una lamina di freddo la sommerse e, la donna si raggomitolò per rassicurarsi. Tuttavia, questa volta, non riuscì a trattenere le sue lacrime.  

 

L’aveva ferita perché lei lo respingesse...  

 

Ogni lacrima ne richiamava una seguente, incontrollabile... Ogni volta che cercava di calmarsi, comprendeva quale divario gli separava. Kaori pianse per il destino di Ryo. Per le tenebre del suo cuore e la luce del suo animo. Per il suo stupido spirito di sacrificio...  

 

L’aveva fatto per lei... per farla uscire, suo malgrado, da un ambiente che lui riteneva non essere il suo...  

 

Ma nonostante la compassione e la tenerezza che l’uomo le ispirava, c’e l’aveva ancora con lui. L’aveva ferita... al dì là del sopportabile, al dì là dell’accettabile... forse al dì là del comprensibile... ed al dì là del perdono.  

 

Una parte della sua mente desiderava confortarlo, dirgli che lei capiva... e l’altra parte voleva semplicemente che lui avesse male... Che soffrisse... colpo per colpo... Dolore contro dolore.  

 

Voleva che lui comprendesse il dolore che albergava in lei e, allo stesso tempo, desiderava circondarlo con le sue braccia per tranquillizzarlo.  

 

Eppure stava sempre cosi male... e sapere che lui forse aveva fatto tutto questo per lei non la calmava, al contrario. C’è l’aveva ancora di più con lui per aver osato fare una cosa simile!  

 

C’è l’aveva con lui per avere scelto per lei... ancora una volta. Quelle parole l’avevano annientata sicuramente più di qualsiasi colpo.  

 

La sua collera ritornò, con ondate continue, imperiosa. Lo odiava per avere saputo colpire nel punto in cui faceva più male, di conoscerla così bene da poter manipolare i suoi sentimenti come delle volgari pedine sulla scacchiera del corso della sua vita.  

 

Che importava se le sue ragioni fossero state buone, molto buone... Lei non le avrebbe ascoltate, avrebbe rifiutato di comprendere poiché queste non alleviavano il suo dolore.  

 

Si odiava di amarlo ancora, di trovargli così facilmente delle scusanti, di aver bisogno della sua presenza nonostante tutto. E lui, che indubbiamente non aveva bisogno di lei, dal momento che poteva così facilmente respingerla.  

 

”L’ha fatto per me... e con quale diritto? Né l’amore che non prova per me, né la pietà che gli ispiro gliene dà il diritto!!!”  

 

E malgrado la sua rabbia, un pensiero aereo, leggero, senza sostanza le girò attorno.  

 

”E poi, che ne sarà della mia vita se rinuncio?”  

 

Nel silenzio pesante dell’appartamento, Kaori sentì un cigolio da basso, alla porta.  

 

Seppe immediatamente che era rientrato.  

 

L’occasione di dirgli quello che pensava di questa compassione si offriva a lei. Ciò la fece prendere dal panico. Non aveva deciso se lo amava o se lo odiava.  

 

No, in realtà, dopo l’ingiurioso discorso dell’uomo, sapeva che i due sentimenti esistevano entrambi nel suo cuore. Era inquietante, troppo inquietante per avere una nuova conversazione con lui subito.  

 

Sperò che lui pensasse d’aver raggiunto completamente il suo obbiettivo e che la lasciasse tranquilla... finché non fosse stata in grado di confrontarsi con lui.  

 

Chiudendo gli occhi, si sforzò di controllare il suo respiro e finse il sonno.  

 

 

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de