Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 44 :: Non rinunciare

Publiée: 27-03-09 - Mise à jour: 27-03-09

 


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Kaori entrò nella camera di Ryo, come il toro penetra nell’arena.  

 

Avanzò fino a fermarsi ai piedi del letto in un atteggiamento difensivo che tradiva l’attesa dei colpi. Tuttavia, nella sua postura diritta, quasi rigida, si poteva leggere una determinazione disperata.  

 

La prima cosa di cui si accorse Ryo fu che si era cambiata d’abito. Niente abito da cenerentola, niente scollatura eccitante... semplicemente i pantaloni troppo larghi di una tuta e una semplice maglietta... E, in questo modo, sembrava cento volte più attraente... soprattutto ora...  

 

Questa era lei... Ma non fu il suo abbigliamento che attirò lo sguardo dell’uomo.  

 

Alla pallida luce di questo grigiastro giorno di dicembre, poté vedere che lei aveva pianto. Lei che, tuttavia, faceva così spesso attenzione a non svelare i suoi sentimenti, lei che aveva sempre preferito incassare i colpi piuttosto che esporre il suo dolore. I suoi occhi erano rossi ma ormai asciutti. Qualunque fosse la sofferenza che l’albergava, aveva deciso di non mostrargliela. La tristezza era sempre presente ma il suo sguardo era brillante di una rabbia mal contenuta, sostenuta dalla delusione e dal rifiuto di lasciare che lui se la cavasse a così buon mercato.  

 

A metà sorpreso di vederla apparire così nella sua camera, Ryo si sollevò per metà appoggiandosi sui gomiti.  

 

Non si aspettava di ritrovarsi di nuovo così velocemente di fronte a lei... D’altra parte, che altro avrebbe dovuto aspettarsi? Depositando il suo regalo nella camera di Kaori, lui aveva, senza saperlo, provocato il destino...  

 

L’ultimo atto stava per andare in scena.  

 

I due esseri umani si osservavano in un silenzio pesante d’apprensione e di tensione.  

 

Eppure i loro sguardi non si incrociarono.  

 

La donna lo fissava intensamente, sembravano valutare le loro forze e la loro rispettiva rabbia, alla maniera di un combattente nell’arena. Lei rimaneva ad una buona distanza da lui, come se il coraggio che la alimentava rischiasse di svanire ad un contatto troppo vicino di Ryo.  

 

Prese un profondo respiro e gli apostrofò bruscamente, lanciando in questo modo il primo attacco del duello.  

 

»Che cos’è questo?«  

 

Unendo i gesti alle parole, gli gettò un oggetto davanti agli occhi. Con una mano, lo recuperò e si accorse di tenere in mano il cofanetto nero. Fu momentaneamente turbato. Lei gli aveva ritornato l’anello. Era già troppo tardi?  

 

Ma, la donna non gli lasciò il tempo di rispondere e proseguì furiosa:  

 

»Di cosa si tratta esattamente? Un regalo d’addio?«  

 

Lei stava per proseguire, ma lui approfittò di un minimo instante in cui la sua interlocutrice riprendeva fiato, per replicare, ironicamente, istintivamente, come un riflesso di difesa.  

 

»Sai, Kaori, a Natale, è traduzione offrire dei piccoli regali...«  

 

Come al suo solito, se ne usciva con una battuta. Lei socchiuse gli occhi di fronte alla sua risposta. Respirò nuovamente per calmarsi e gli rispose seccamente:  

 

»Penso che abbiamo oltrepassato la fase dei giochi, Ryo! Non puoi ferirmi più di quanto non hai già fatto... Più di quanto non fai... Più di quanto non me ne faccio io semplicemente stando qui... Voglio una risposta. Voglio la verità... e la voglio ora!«  

 

Lui rimase muto. La verità? Lui stesso la ignorava. E se l’avesse saputa, probabilmente l’avrebbe taciuta nonostante tutto. La verità può far male. E questa sarebbe stata pericolosa per entrambi.  

 

Di fronte al suo silenzio che lei prese per un nuovo affronto, la donna avanzò la propria conclusione, con una voce roca e delusa.  

 

»Quindi ho ragione, è un regalo d’addio... Perché tutti gli uomini ai quali tengo finiscono per abbandonarmi dopo avermi offerto un regalo... Dunque io sono così... « Un singhiozzo aveva punteggiato la fine della sua frase.  

 

Per un secondo, il suo sguardo si fece lontano. Senza dubbio lei stava ricordando Hideyuki, e Mick, poco dopo che le aveva regalato quel proiettile porta fortuna...  

 

Ma immediatamente i suoi occhi ripresero i riflessi dell’odio, quando gli buttò in faccia:  

 

»O addirittura, è un modo per ringraziarmi? Grazie di tutto, ecco il tuo pagamento... Ora non ne parliamo più! Hai avuto la tua parte! E’ questo, tu mi paghi???? Come una semplice domestica? Non mi consideri neppure la tua partner. Non credi dunque di avermi già insultato abbastanza oggi? Devi proprio continuare finché non sia io a supplicarti di smetterla? Questo ti farebbe piacere forse?«  

 

Già nel tono ostile che lei utilizzava, lui sentì una leggera incrinatura. Quest’odio, lei lo alimentava solo per non crollare.  

 

Durante l’intero attacco di Kaori, Ryo non aveva fatto segno di volerla interrompere una sola volta. Le opponeva un silenzio glaciale.  

 

Che avrebbe potuto risponderle?  

 

Sapeva di averla profondamente addolorata, ma lui si era inconsciamente aggrappato alla speranza che lei fosse più forte di lui. Ed ora, di fronte a lei, si rese conto che a volerla salvare, l’aveva rinchiusa in un’oscurità così profonda che solo la potenza del suo dolore le permetteva di resistere.  

 

Tuttavia, fu sorpreso. Come poteva lei credere questo? Come poteva immaginare che lui le avesse donato questo anello solo come un volgare pagamento? Lei che era la sua forza, lo considerava come un uomo che non faceva che mercanteggiare, incapace di ringraziarla per tutto, unicamente adatto a stabilire soltanto una relazione di soldi? E dolorosamente, si chiese se lei avesse così tanto torto...  

 

Davanti un tale scenario, rimase afasico... Si rese conto che le sue menzogne era diventate la realtà per Kaori, una realtà profondamente radicata.  

 

Nonostante ciò, involontariamente, la propria collera cresceva. Come poteva vederlo in quel modo? Lei che, a dispetto di tutti, aveva sempre avuto fiducia in lui, anche quando lui stesso non ci credeva più?  

 

»Eccoti bello silenzioso tutto d’un colpo... Eri ampiamente più loquace in quella strada, poco fa, quando mi hai proposto di venire a letto con te per appagare i tuoi bisogni e le mie voglie!«  

 

Ovviamente, lei non poteva sapere quanto ogni cosa era cambiata da quando si erano lasciati. Non poteva sapere che lui aveva trovato e sfiorato il suo limite. Nella sua solitudine, aveva avuto il coraggio di ammettere il suo smarrimento. Aveva riconosciuto il suo egoismo ed era ritornato da lei, incerto, da qualche parte controvoglia, ma irresistibilmente attratto.  

 

Come dirglielo? Dopo tutto quello che aveva osato proferirle, come raggiungerla di nuovo? Come infrangere la corazza che si era costruita per non essere ferita ancora? Come farle comprendere senza che lo prendesse per un ulteriore colpo di grazia?  

 

Come?  

 

Ma i suoi interrogativi rimasero lettere morte. Non cercò di giustificarsi. Non accennò alcun gesto di conforto o di conciliazione verso la donna. Rimase lì, immobile, mezzo seduto sul suo letto, una mano ricopriva il cofanetto nero, lo sguardo, a quanto sembrava, senza espressione, come indifferente a questa scena di cui lui era tuttavia uno dei principali attori.  

 

Troppo nervosa, Kaori non riconobbe il silenzio di una persona che non sa cosa dire, né come dirlo, o che vuole parlare ma non sa farlo. Lei lo interpretò come un ennesimo insulto contro di sè.  

 

Tuttavia, facendo un enorme sforzo su sé stessa, non lasciò esplodere la sua aggressività direttamente. Il suo sguardo cadde malauguratamente sulla scatolina nera che teneva ancora in mano Ryo, e riportò la sua collera sull’elemento che l’aveva convinta, quasi obbligata, a reagire quella sera, senza aspettare.  

 

»E questo anello come devo considerarlo? Mi risponderai alla fine? Forse mi sbaglio? Non si tratta di un pagamento...«  

 

Lui rimase impassibile, nonostante il cambio di argomento. La donna continuò:  

 

»Quindi non sai che offrire un gioiello simile significa voler solidificare i legami tra due persone? Ma per te, forse non è così?« Lei sogghignò. »Non dirmi che l’hai fatto per farti perdonare? Credi forse sul serio che sarebbe stato così semplice! Un anello ed hop! Tutto finito! Diciamo pure che tutto va per il meglio!« Schioccò le dita per sottolineare le sue parole. »”Tiene a me, mi ha regalato un anello. Aspettavo solo questo.” E dovrei forse piangere dalla riconoscenza, dimmi?«  

 

Il veleno arrivò dritto al cuore di Ryo. Ascoltando quelle parole, si sorprese a comprendere che, da qualche parte, in effetti, aveva creduto che donarle l’anello avrebbe risolto ogni cosa. Che non avrebbe dovuto spiegarsi, che non avrebbe più dovuto scusarsi. Per questa sera e per tutte le altre ferite. Un modo per rinviare ancora un po’ la decisione. Una nuova fuga. Ma, purtroppo aveva oltrepassato il punto in cui Kaori gli avrebbe facilitato il compito e avrebbe accettato.  

 

Questa inaspettata comprensione improvvisamente gli fece male.  

 

Ebbe irresistibilmente voglia di muoversi e di prendere a pugni qualsiasi cosa per verificare di non essere diventato sul serio quest’uomo che evitava inconsciamente il confronto, questo vigliacco che se la squagliava solo per paura di prendere una decisione. Lui che andava sempre incontro ai suoi nemici, lui di cui l’onore e l’orgoglio sembravano incontrollabili... Mai era fuggito... Mai... salvo davanti a lei. Era lei che faceva emergere i suoi peggiori difetti?  

 

Disprezzandosi per questo pensiero così detestabile e la facilità con la quale trasponeva su di lei il suo lato oscuro, riportò la sua distratta attenzione su Kaori.  

 

La donna c’è l’aveva con lui per il fatto di tacere, ancora e sempre. Di non provare nemmeno a giustificarsi. C’è l’aveva con lui per il fatto di restare lì, senza muoversi, come se fosse solo un brutto momento da attraversare al quale non si sarebbe sottratto prima di ritrovare la serenità della sua vita. Una nuova maniera di sconfiggerla, senza rischio, cosi come il torero sa che il suo avversario non lascerà l’arena vivo.  

 

»Insomma ti vuoi spiegare? O resterai così finche io non me ne vado, rinchiuso in questo mutismo... Anche se mi chiedo perché me ne stupisca dopotutto! Con te, è sempre così... Non appena si tratta di svelarsi, non appena si tratta di verità, tu ti rifuggi dietro le tue pagliacciate o i tuoi silenzi! Sfortunatamente per te, non si risolve sempre tutto con un colpo di python ben piazzato...«  

 

Kaori sapeva di mentire. Lui utilizzava sempre meno la sua arma, dando prova di più psicologia oggi che di cinque anni fa. Il Ryo Saeba che viveva per la legge del taglione era stato progressivamente sostituito da un uomo sempre duro e mortale ma ugualmente più sensibile alle relazioni tra esseri umani.  

 

Ma davanti al suo silenzio ferente, tutto quello che lei voleva era farlo reagire. Diceva delle cose che le pesavano da molto tempo, delle cose che due giorni fa non avrebbe mai osato dire. Ma lui aveva distrutto il loro paternariato! Cosa rischiava lei a spiattellargli in faccia il fatto suo?  

 

E se mentiva, pazienza! Provava dolore, e voleva che anche lui provasse dolore, voleva infrangere quel muro di indifferenza e di disprezzo... A rischio di perdersi.  

 

Con il suo semplice silenzio, interpretato dal suo avversario come del disprezzo, Ryo feriva ancora più atrocemente Kaori. Lei soffriva, agonizzava... ma non avrebbe esalato il suo ultimo respiro senza avergli, a sua volta inflitto le peggiori ferite... magra consolazione...  

 

Ryo uscì finalmente da quella che poteva apparire come un’inerzia. Non era ancora così un fine conoscitore delle reazioni di Kaori come pensava, il suo atteggiamento ne era la prova.  

 

»Fatto, hai finito? Ti sei finalmente calmata adesso?«  

 

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.  

 

Kaori incrociò il suo sguardo e, se lei avesse potuto, lui sarebbe morto sul posto.  

 

Si allontanò rapidamente da lui e fece un gesto che sbalordì Ryo. Proiettò il pugno dritto contro il muro con una violenza incredibile... Il muro non si crepò ma del sangue le colò dalle nocche, scivolando lungo le dita e cadendo dolcemente in grosse gocce rosse sul pavimento della camera.  

 

Lei rimase un istante così. Ma Ryo, lui, si alzò immediatamente e si avvicinò a lei.  

 

»Ma sei pazza o cosa? Perché l’hai fatto? Non è da te. Maledizione bisogna metterlo sotto l’acqua fredda immediatamente...«  

 

Unendo i gesti alle parole, lui tese la mano per prendere la sua.  

 

Fu come uno scatto.  

 

La donna sembrò riscuotersi dal torpore del dolore ed indietreggiò precipitosamente, portando la mano ferita contro il petto e ricoprendola con l’altro palmo.  

 

»Non mi toccare! Te lo proibisco...« Dopo un breve silenzio, lei riprese con un piccolo sorrisino disilluso »Che cambiamento di situazione! Tu mi vuoi toccare ed io mi rifiuto! Niente male, per una ragazza che pensa solo a venire a letto con te, no?«  

 

Infastidito, fece schioccare la lingua.  

 

»Non essere stupida, non confondere ogni cosa. Bisogna medicare la mano... Sarebbe assurdo che s’infetti semplicemente perche tu non hai voluto curarla...«  

 

»Oh no, il dolore è molto piacevole sai... Anestetizza tutto il resto...«  

 

Lui sapeva di cosa parlava... ne aveva avuto l’esperienza qualche ora prima di lei... e sapeva anche quanto questo fosse ingannevole.  

 

Quando lui le rispose la sua voce si fece più calma, più tenue. Kaori era come lui. Il suo alter ego.  

 

»Solo per poco...«  

 

Lei detestava questo tono dottorale, pieno d’esperienza.  

 

»Che ne sai tu? Tu rifiuti tutto, salvo l’adrenalina di un combattimento e i ferormoni di un atto sessuale.«  

 

Lui rifletté qualche istante sulla complessità della frase e le chiese candidamente:  

 

»E’ spontanea?«  

 

Lei si calmò involontariamente e sorrise anche...  

 

»No! In tre ore, ho avuto il tempo di decidere quello che volevo dirti, e questa frase mi era sembrata totalmente adatta... Ma non illuderti... E’ sincera.«  

 

»Lo so...«  

 

Risposta sbagliata.  

 

 

 

 

 


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