Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): chibiusa

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Au delà des apparences...

 

Total: 17 chapitres

Publiée: 19-10-06

Mise à jour: 24-01-07

 

Commentaires: 107 reviews

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General

 

Résumé: Riflessioni, prese di coscienza e rivelazioni...

 

Disclaimer: I personaggi di "Al di la delle apparenze..." sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Al Dì La Delle Apparenze...

 

Chapitre 12 :: Confessioni sul cuscino

Publiée: 19-12-06 - Mise à jour: 19-12-06

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

L’uscita degli sweeper fu relativamente rapida, c’erano state delle piccole preoccupazioni in particolare quando Thomas aveva scoperto che c’era un cieco alla guida del 4x4!  

In effetti, i «rapinatori» non erano che gentaglia messa rapidamente fuori gioco dal nostro piccolo commando.  

L’anziano tiratore professionista potè ritrovare la sua famiglia ma prima di ciò parti per fare con Ryo un giro dall’accomandante. Questi poveri yakuza erano talmente poco dotati che aveva lasciato pieno di documenti che attestavano da chi erano stati ingaggiati.  

City Hunter era rimasto afflitto dal livello dei yakuza e aveva proposto di creare una scuola per loro, ciò ebbe come conseguenza di fare cadere all’indietro Thomas che non se ne capacitava... Quest’ultimo gli aveva confusamente chiesto se era serio, e là fu lo sweeper a cadere all’indietro. Insorse contro questo Europeo!  

Il giapponese gli chiese nella stessa occasione se il suo cervello si fosse arrugginito.  

Thomas volle replicare, ma constatò che Ryo gli sorrideva con aria fiduciosa.  

 

Una volta di ritorno al cafè, le donne si precipitarono verso i loro uomini (Mick era rientrato con la moglie e la bambina di Thomas).  

Thomas accolse tra le sue braccia la bambina di cinque anni che si fece coccolare; gli disse che aveva avuto paura, e sua moglie e lui la consolarono.  

Gli accarezzo i capelli e attirò la moglie a lui, deponendogli teneramente un bacio sulle labbra. La giovane donna si proibì di piangere, conosceva l’ambiente, era stata la sua partner prima di diventare la sua donna. Lui le chiuse tutte e due tra le braccia e quando Keiko posò la testa contro la spalla del suo uomo, lasciò libero corso alle sue lacrime; prima di tutto lei non era che una donna, una donna che aveva avuto paura per sua figlia e suo marito.  

Dolcemente, senza tirarla bruscamente, la portò fino ad un tavolo dove si sedette con Keiko.  

Restarono tutti e tre nel loro silenzio per un istante e nel momento in cui la loro figlia si stava addormentando ancora un po’ scossa dai singhiozzi, sua moglie si riprese e si asciugò le lacrime ribelli. Lui fini per chiederle:  

 

-Va tutto bene, tesoro?  

-Si, non preoccuparti.  

-Fammi vedere i tuoi polsi...  

 

Dopo essersi sistemato un po’ meglio, prese delicatamente i polsi della sua sposa e se li portò alla bocca per baciarli.  

Gli altri sweeper si erano allontanati per lasciare loro un po’ d’intimità, Ryo cercò la sua socia con lo sguardo e la trovò vicino a Toshio, gli accarezzava teneramente i capelli. Quando sentì il suo sguardo, lei lo fissò. Malgrado tutta la sua buona volontà, lo sweeper sentì della tensione provenire dalla socia. Non capiva bene il perché. Andò a sedersi di fronte a lei e attese.  

 

-Che cosa è successo?- fini per chiedergli.  

-I yakuza che avevano rapito sua moglie e la bambina era veramente di un livello pietoso.  

-Hanno agito per conto di qualcun altro, mi sbaglio?  

-Si, effettivamente si trattava del padrino di Toshio, con Thomas siamo andati a fargli una visita a sorpresa, era stupito di vederci. Gli abbiamo fatto notare che aveva a che fare con dei professionisti, e gli abbiamo fatto qualche “intimidazione”.  

-Del tipo?  

-Lo abbiamo attaccato per la cintura e lanciato nel vuoto minacciandolo di lasciarlo, ovviamente non gli avevamo detto che era attaccato, poi l’abbiamo tirato su, si era pisciato nelle braghe, sinceramente disgustoso! Dopo lo abbiamo legato ad un binario del treno, ci ha promesso che non avrebbe mai più fatto del male a qualcuno. Ha confessato d’essere l’accomandante e di aver fatto un sacco di sbagli, tutto questo è stato registrato. E poi ce la siamo filata dopo avergli messo la cassetta sul petto e avergli detto «buon treno».  

-E poi?  

-Allora ci siamo allontanati dal binario, e il tipo ha dato ancora prova della sua incontinenza, avresti dovuto vedere la sua faccia, era in stato di choc!  

-Che cosa è successo?  

-Ebbene quel cretino non aveva visto che c’erano due binari uno a fianco dell’altro. Risultato, il treno ad alta velocità è passato al suo fianco!  

-Perché avete tanto indugiato?  

-Aveva degli informatori, e in questo modo gli abbiamo fatto capire che non bisogna mai, e dico mai, toccare la famiglia di un assassino!  

 

Kaori aveva i gomiti sul tavolo e la testa appoggiata tra loro, il bambino aveva la testa appoggiata sulle sue ginocchia. La donna aveva uno sguardo indecifrabile, sempre con quella tensione nel corpo. Ryo volle prendere una delle sue mani, ma Kaori la tolse con violenza. Gli rivolse uno sguardo nero. Delicatamente sollevò il bambino per liberarsi e uscire dal cafè. Era vitale per lei, bisognava che uscisse.  

Poco fa, l’aveva relegata in disparte e dovrà ben apprendere a considerare che anche se si fossero messi assieme, lei era la sua partner e non solo la sua donna. Se ne voleva di aver lasciato Toshio laggiù, ma non poteva farci niente; voleva lasciare quel posto il più presto possibile, soffocava per una ragione sconosciuta anche a sé stessa.  

Arrivo senza fiato al loro appartamento, salì quattro per quattro gli scalini e fini infine la sua corsa sul tetto.  

 

Kaori si sedette contro la porta e la chiuse per essere sicura che non venisse a disturbarla. Riflette; stranamente quando aveva visto quelle tre persone abbracciarsi, si era immaginata al posto di Keiko e Ryo al posto di Thomas. Tuttavia la situazione era lungi dall’essere simile, sapeva che il suo socio non avrebbe mai accettato di avere un bambino, giustamente a causa del pericolo onnipresente.  

Ma lei gliene voleva soprattutto per averla relegata al posto di sposa, donna, amante... a grandi linee non la considerava ne più ne meno come la sua partner.  

Certo lui gli aveva affidato la custodia del loro protetto, ma bisognava aprire gli occhi, Miki e Kazue avrebbero potuto benissimo occuparsene da sole.  

 

Al cafè, Ryo restò dubbioso per un momento, non aveva reagito molto all’uscita improvvisa della sua socia. Quando se ne rese conto, sospirò. Voleva prenderle la mano, perché aveva avuto voglia di fare «come tutti», confortarla, rassicurarla come aveva fatto Thomas con sua moglie.  

Si alzò e prese il bambino tra le braccia, che si sistemò spontaneamente contro di lui. Si alzò e dopo aver indirizzato un piccolo segno con la mano, scomparì nella città.  

 

Thomas si staccò un po’ dal sua moglie e chiese:  

 

-Cosa è successo tra quei due?  

 

Miki sorrise deponendo davanti a loro due caffè e disse:  

 

-Ryo ha ordinato a Kaori di restare qui.  

-E?  

-Kaori ha certamente pensato che fosse perché lei non è degna d’essere la sua socia, mentre era solo perché lui non voleva che le se succedesse qualcosa- dichiarò Falcon che aveva ripreso a lavare i piatti.  

 

Mick prese una sedia sedendosi a cavalcioni, e dichiarò:  

 

-Insomma sono Ryo e Kaori! Non bisogna cercare troppo di comprenderli!  

-Ma io non capisco, se la considera come la sua socia perché non le ha permesso di venire con vuoi?- chiese Keiko.  

 

Un silenzio invase il caffè, nessuno dei presenti era capace di spiegare il perché delle azioni di Ryo, era così atipico nelle sue riflessioni. Il gigante disse:  

 

-Per Ryo è un modo per proteggerla, senza dubbio lui ha dovuto pensare che già due persone erano in pericolo, non voleva mettere in più in pericolo anche la sua donna. Reazione egoista probabilmente... non avrebbe dovuto metterla da parte.  

-Ma cucciolotto- l’interrompe sua moglie –Anche tu mi hai proibito di venire...  

 

Il risultato fu immediato, Falcon diventò rosso scarlatto e mormorò delle parole incomprensibili. Del fumo gli uscì dalle orecchie quando la sua sposa dispettosa gli circondo un braccio con i suoi.  

 

Keiko e Thomas sgranarono gli occhi costatando la timidezza del gigante.  

 

-Ma tu, tu accetti le mie domande. Non Kaori che Ryo ha sminuito più di una volta per non «crollare». Dunque inevitabilmente quando lui agisce solo per proteggerla, lei se ne risente, perché crede sempre di non essere degna di essere la sua socia.  

-Tuttavia è proprio lei che ha fatto esplodere un intero edificio, quando mi ha sfidato...  

 

Il gigante dimenticò l’imbarazzo di avere sua moglie aggrappata a lui, sorrise e dichiarò non senza modestia:  

 

-Ha avuto un buon maestro!  

 

Un quell’istante, un effetto luminoso ebbe luogo nei suo occhiali neri, dando un espressione strana alle persone presenti. Miki continuò:  

 

-Lui non gli ha mai insegnato a sparare. E mio marito che le ha insegnato a preparare le trappole. È un po’ sconcertante vedere una fragile donna utilizzare un bazooka!  

-Ci credo bene- fece Keiko alzando un sopraciglio. –Noi siamo degli ex-poliziotti. Io sapevo già utilizzare un arma da fuoco. E poi...  

-Cos’è che può spingere due poliziotti a riconvertirsi in sweeper?- chiese la barista.  

-Il giorno in cui mia sorella minore s’è fatta uccidere dopo essere stata violentata, semplicemente perché non voleva essere infastidita da dei bruti della sua scuola- dichiarò Keiko.  

 

Il suo sguardo si fece così triste che suo marito strinse il braccio attorno alla sua vita.  

 

-Noi non eravamo assieme allora, ma abbiamo visto che quello stronzo se ne sarebbe uscito perché uno dei nostri colleghi incaricato dell’affare gli aveva letto i suoi diritti, ma il ragazzo aveva detto che non gli aveva sentiti. A causa di una deficienza di uno dei suoi orecchi... E hanno dovuto rilasciarlo per difetto di procedura...  

-La legge è tale che in caso di un errore di questo tipo, il ragazzo non può essere condannato per quello per cui è stato arrestato. Una vera ingiustizia... allora mi sono dimesso.  

-E io ho fatto lo stesso. Poi il lavoro di sweeper è stato come un seguito logico. Ufficialmente, noi siamo morti.  

-Come?  

-E bene, abbiamo giocato al gatto e al topo, nessuno conosce la nostra vera identità, e fu solo cinque anni più tardi che iniziarono a sospettare di noi, che abbiamo «simulato» la nostra morte in un incidente automobilistico. Abbiamo perso molto, finanziariamente soprattutto, per sembrare plausibile bisognava che non avessimo toccato più del solito i nostri conti.  

-Poi ne è seguito un periodo di tre anni dove abbiamo continuato a fare gli sweeper, fino al giorno in cui sono rimasta incinta. Quello ha un po’ complicato le cose. Allora ci siamo ritirati.  

-E come avete fatto poi?- chiese Miki interessata.  

-Noi eravamo poliziotti, avevamo l’accesso a diverse possibilità, allora abbiamo creato una doppia identità ad entrambi.  

-E Thomas che l’aveva fatto ancora prima di dimettersi. È lui che ha avuto l’idea di fare «giustizia», io lo seguito perché avevo fede in questa ideologia. Abbiamo utilizzato questa identità allora, poiché significava per noi «libertà» di riconvertirci. Avevamo, ancora un mese fa, un ristorante a New York.  

-E ora?  

-E bene, penso che ci trasferiremo in Giappone. Perché il nostro piccolo ristorante è leggermente esploso.  

-Prendete tutto questo con il sorriso- dichiarò l’infermiera che aveva ascoltato tutto fino a quel momento senza dire niente.  

-Non serve a niente piangere- disse Keiko. –Noi abbiamo fatto la scelta di essere dei sweeper all’epoca, ci assumiamo le conseguenze di quell’atto ora. È la nostra scelta, saremmo comunque un po’ più prudenti così che mai più Jenny ed io saremmo rapite. I rapinatori sapevano esattamente che noi eravamo dei vecchi sweeper, questo spiega perché sono stata legata con forza. Nostra figlia, lei, era legata soltanto a livello delle braccia e dei piedi. Io, sono stata trattenuta in modo più stretto.  

-Come?  

-Distesa sulla pancia, i piedi e le mani legati assieme e se mi muovevo rischiavo di farmi strangolare. Non è stato del tutto affascinante...  

-Voglio ben credere...  

-E’ se andassimo mia cara? –propose Thomas  

-Vi abbiamo preparato la stanza degli ospiti, così sarete tranquilli fino a domani mattina senza batter ciglio.  

-Vi ringraziamo molto.  

 

Miki gli mostrò la stanza degli ospiti e gli lasciò sistemarsi; la bambina fu messa dolcemente sul divano che si trovava nella camera. Un coperta fu messa sul suo piccolo corpo. Ciascuno dei genitori le baciarono a turno la fronte.  

 

Stretti l’uno contro l’altro nel letto, Keiko gli chiese:  

 

-Sei pentito?  

-Di cosa?- chiese Thomas.  

-E bene, di aver lasciato la polizia tra l’altro.  

 

La forzò a distendersi sulla schiena e le accarezzò dolcemente il corpo nudo, le disse:  

 

-E’ vero che la nostra vita sarebbe stata «più semplice», ma, c’è da scommettere che ora non saremmo insieme...  

-A si? Tu credi? –chiese lei a bruciapelo.  

 

La baciò rapidamente per far tacere ogni protesta, perché anche lui lo sapeva già all’epoca. Giocavano a sedursi e a rendere geloso l’altro uscendo con altri dell’altro sesso. Lui accarezzò di un gesto lento il suo seno destro che si indurì sotto l’effetto di quel gesto. Tuttavia riprese:  

 

-Non lo so, con dei «se» non si rifà il mondo. Non ero fatto per quello, ho scelto io stesso di lasciare la polizia, di invitarti a seguirmi nella nostra vita illegale.  

-Abbiamo fatto solo ciò che il nostro cuore ci diceva. Ma tu sei pentito?  

-Per cosa?  

-Il fatto di aver dovuto smettere con questo lavoro galvanizzante, perché io ero incinta...  

 

Si posizionò al di sopra del suo corpo e pur baciandole il collo straziato dalla corda che aveva avuto attorno, le mormorò:  

 

-Per niente al mondo cambierei la mia famiglia, per niente al mondo...  

 

Le morse l’orecchio destro strappando un gemito alla sua amata.  

 

-Cosa facciamo allora?  

-Ci trasferiamo a Tokyo, perché?  

 

La donna sgranò gli occhi e si rimise seduta obbligando suo marito ad alzarsi frettolosamente.  

 

-Perché Tokyo?  

-E’ la tua città no? –chiese dispettoso.  

-Co... come lo sai?  

-Andiamo mia cara, io so tutto di te!  

-Hai fatto delle ricerche?  

-Eh bene, veramente i giornali hanno detto che tua sorella era di origine giapponese mentre vuoi mi dicevate tutte è due che eravate Vietnamite.  

-In realtà, noi siamo entrambi, nostro padre era Vietnamita; lui e nostra madre sono stati assassinati sotto i nostri occhi per aver espresso liberamente le loro opinioni. I nostri vicini ci hanno spedite in barca a Tokyo, quaggiù siamo sopravissute due o tre anni prima di essere trovate e spedite in un orfanotrofio. Poi, borsa di studio e tutto quello che ne segue. Ma quando mia sorella è stata adottata, i suoi genitori adottivi mi hanno proposto di andare con loro. Io stavo per compiere diciott’anni e gli ho seguiti. Mi hanno aiutato ad adattarmi; per un anno ho fatto un corso intensivo di lingua prima di entrare nelle forze dell’ordine, in ricordo dei nostri veri genitori.  

-Noi hai davvero avuto una vita facile... e i tuoi genitori adottivi ora?  

-Mio padre adottivo è morto d’infarto e mia madre si è suicidata dopo la morte di mia sorella, ricordi?  

-Ah... ti avevo visto triste quel giorno ma non sapevo che era tua madre adottiva poiché non avevate lo stesso cognome.  

-Era un nostro desiderio, mantenere la nostra identità integrale.  

-Perché non mi hai mai raccontato del tuo passato?  

 

Si girò per posizionarsi al suo fianco e Thomas si incollò al suo corpo.  

 

-Suppongo che la ferita fosse sempre là, un po’ troppo forte. Il nostro arrivo a Tokyo ha un po’ risvegliato tutto.  

-E il tuo rapimento anche...  

-Non ci sei arrivato, è Serviak che ha effettuato il rapimento.  

-Serviak?  

-Quando si è liberato ha tagliato la corda...  

-Lo conoscevi?  

 

Si girò un po’ e gli disse:  

 

-Come dimenticare l’assassino dei miei genitori?  

 

Il cuore di Thomas mancò un battito e attirò la sua donna a lui per stringerla tra le braccia per infonderle coraggio, forza, volontà e soprattutto tutto l’amore che aveva per lei.  

Dolcemente, la accarezzò per distenderla e fu lentamente che lei si addormentò fra le sue braccia.  

Restò per lungo tempo immobile, rifletteva; senza alcun dubbio che per essere «tranquillo» c’era bisogno che si sbarazzassero di Serviak. Decise di parlarne a Ryo Saeba tra qualche giorno, sperando tra lui e la sua socia tutto sia sistemato.  

 

 

 


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