Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): chibiusa

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Au delà des apparences...

 

Total: 17 chapitres

Publiée: 19-10-06

Mise à jour: 24-01-07

 

Commentaires: 107 reviews

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General

 

Résumé: Riflessioni, prese di coscienza e rivelazioni...

 

Disclaimer: I personaggi di "Al di la delle apparenze..." sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Al Dì La Delle Apparenze...

 

Chapitre 14 :: Tokyo trema un po’ (1/2)

Publiée: 16-01-07 - Mise à jour: 16-01-07

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Miki osservava la porta della dispensa attentamente, nella speranza che i suoi amici abusivi uscissero per lasciarle la possibilità di recuperare le cibarie di cui aveva bisogno per preparare dei pasticcini.  

Fu in quel momento che Keiko e Thomas entrarono nel cafè deserto, la loro figlia Jenny era stata ammessa all’asilo per il suo primo giorno.  

 

-Che succede Miki?  

 

L’ex-mercenaria sussultò, non gli aveva sentiti avvicinarsi. Erano molto dotati, doveva ammetterlo. Per di più il campanello era stato fracassato contro la parete contemporaneamente al vetro.  

 

-Niente di speciale, ho degli abusivi nella mia dispensa, ciò implica che non posso accedere alle provviste di quest’ultimo.  

-E la porta?- chiese Thomas alzando un sopraciglio perplesso.  

-Venite a sedervi, posso almeno offrirvi un cafè.  

-Chi c’è all’origine di questo massacro?  

-Come al solito è Kaori, in più ha fatto fuggire alcuni clienti dal cafè - disse indispettita.  

-Che cosa le è successo?  

-Hum, credo che Ryo le abbia fatto un’osservazione che lei non ha gradito, è arrivata qui con una tale aura che anche la gente normale l’ha sentita!  

-Doveva essere veramente arrabbiata – dichiarò Thomas –E perché non potete entrare nella dispensa?-  

-Ryo è arrivato, ho creduto davvero che Kaori lo uccidesse prima di fuggire ma finalmente Ryo è riuscito, con la sua abituale delicatezza, a portare la socia nella dispensa.  

-Ed ora?  

-Per il momento niente. Ne uno ne l’altra sono usciti! E LA MIA DISPENSA E’ PRESA IN OSTAGGIOOOOO!!!!!!!!!! –si irritò improvvisamente Miki.  

 

Delle libellule passarono dietro Keiko e Thomas. Videro improvvisamente la barista riprendere il controllo e dichiarare:  

 

-Questo si che fa bene. Ma credo di aver fatto fuggire un potenziale cliente- dichiarò Miki afflitta.  

 

Proprio in quel momento, tutto si mise a tremare.  

 

-Un terremoto – mormorò Miki.  

 

Aggirò il bancone con difficoltà, evidentemente la scossa aveva portato i suoi due nuovi amici fino alle scale che portavano al poligono nel seminterrato.  

 

Mentre Keiko e Thomas scendevano dolcemente per essere sicuri di non cadere, Miki senti e vide il suo cafè crepare da una parte e dall’altra, e un forte clac le face girare la testa verso la dispensa dove ovviamente uno scaffale era caduto.  

 

-Kaori, Ryo –mormorò prima di scendere a sua volta durante una pausa della scossa.  

 

Ma a malapena scese tre scalini che una scossa ancora più potente la fece cadere giù per le scale e non potè impedirsi di lanciare un urlo. Perse conoscenza, appena il tempo di sentire (cosciente) che la tiravano un po’ più lontano.  

 

* * *  

 

Nello stesso momento all’asilo, le maestre cercavano di far seguire le istruzioni ufficiali, bisognava che li raggruppassero e li facessero sedere sotto i tavoli del refettorio fissati al suolo.  

E fu non senza pena che attuarono con successo quest’impresa nonostante i pianti dei bambini spaventati e terrorizzati. Quando la prima scossa fu passata, tutti i bambini piangevano e chiedevano dei loro genitori mentre la nuova piccola restava indifferente. La sola cosa che indicava che lei non si sentiva sicura era il fatto che teneva il suo orsetto. Aveva vissuto in California, questo spiegava perché fosse abituata, nonostante la sua tenera età, alle cose da fare. Prese per mano una bambina di due anni e la fece sedere al suo fianco; le affidò anche la protezione del suo orsetto.  

La sola cosa che poterono pensare le sue maestre era che questa bambina era veramente differente dalle altre. Le seconda scossa fu più brutale, dei vetri andarono in frantumi ma per fortuna l’edificio era nuovo e corrispondeva alle norme di costruzione contro i sismi realizzate dal distretto di Tokyo.  

Purtroppo non era il caso di tutto gli edifici, in particolare un piccolo cafè di Shinjuku non aveva la possibilità di avere questa sicurezza.  

 

* * *  

 

Nella dispensa, Ryo era allungato su Kaori per proteggerla dai diversi prodotti che cadevano a causa della scossa.  

Un volta che la prima scossa passò, chiese alla sua socia che aveva chiuso gli occhi come stava; dolcemente gli riapri:  

 

-Tutto bene. E tu?  

-Può andare. Aspetta che mi alzò.  

 

Dolcemente si rialzò e tolse i sacchetti di farina, e gli altri condimenti caduti su di lui poi aiutò la sua socia a fare lo stesso.  

Ryo la vide aggrottare le sopraciglia.  

 

-Sei sicura di star bene?  

-Mi fa un po’ male la testa, devo averla sbattuta.  

 

Si passò la mano dietro la testa per sfregarla, ma quando riportò la mano davanti agli occhi vide che stupore che c’era del sangue sopra; Ryo sgranò gli occhi e chiese rapidamente alla donna di girarsi perché potesse vedere di che cosa si trattava.  

Le sollevò i capelli e vide che non sembrava niente di grave, ma bisognava assolutamente che la portasse da un dottore...  

Guardò dietro di lui e constatò che tutti i scafali erano caduti e bloccavano gravemente la porta per uscire.  

 

Si girò per cercare di liberare il passaggio, ma in quel momento, ci fu una replica, barcollò di lato e si girò per proteggere con le braccia la sua socia. Quest’ultima si lasciò andare contro di lui, e si accovacciò per terra offrendo con la sua schiena una protezione per la donna.  

 

In quel momento ci fu un rumore sordo, della polvere si sollevo, dei colpi di tosse...  

 

* * *  

 

 

Umibozu era andato a fare delle compere per il cafè quando la scossa ebbe luogo. Sorpreso, si ritrovò per terra, appoggiato contro il muro con la spesa sempre tra le braccia, come se avesse inciampato. Sotto l’impatto delle sue mani, un pezzo di muro dell’edificio sul quale si era appoggiato, si staccò.  

Ebbe a malapena il tempo di alzarsi borbottando che il Giappone era molto capriccioso in questa fine mattinata, che vide un pezzo di tetto cadere in direzione di una bambina che piangeva, ancora accovacciata per terra. Si diresse verso di lei e la tirò via prima che il pezzo di tetto cadesse su di lei.  

Inizialmente impressionata dalla sua taglia, si gettò poi tra le sue braccia per ringraziarlo d’averle salvato la vita. Alla seconda scossa, lei urlò e si tenne fermamente al gigante. Quest’ultimo la proteggeva.  

 

* * *  

 

-Miki? Miki! Mi sente?  

 

La donna era ancora incosciente, percepiva appena la presenza delle due persone attorno a lei. Un fazzoletto umido finì per tirarla fuori dei suoi sogni e immediatamente, un dolore le prese al braccio, emise un piccolo grido.  

 

-Resti calma Miki...  

 

C’era buio nello scantinato, ma riconobbe Thomas.  

 

-Thomas, Keiko, come state?  

 

L’uomo rise e le disse:  

 

-Ma siete voi ad essere ferita, come vi sentite?  

-Mi fa male la testa e ho un dolore al braccio, credo di averlo rotto.  

-Se soltanto potessimo vederci...  

-C’è un generatore di soccorso nella stanza...  

 

Cercò di alzarsi a prescindere dai suoi dolori, si ritrovò seduta, si tolse il maglione e chiese aiuto a Keiko per trasformarlo in una fascia per sostenere il braccio destro. Gli disse:  

 

-Torno subito. Vado ad accendere il generatore.  

-Avrebbe dovuto mettersi in funzione dopo l’arresto delle luci generali.  

-Si ma sicuramente il meccanismo che permette la sua attivazione deve essersi rotto... Restate là.  

 

Lasciandoli immersi nel buio, si diresse con prudenza attraverso lo scantinato. Fortunatamente per loro, all’epoca dei lavori, Falcon e lei avevano costruito una struttura talmente forte, che non temevano grandi cose.  

Restaurare i piani superiori faceva parte delle spese per l’anno prossimo per metterlo in regola con le norme anti-sismiche. In conclusione, avrebbero dovuto farlo prima del previsto. Sospirò, non ne avevano davvero bisogno in questo momento...  

Arrivò infine a tastoni all’armadietto nel quale si trovavano i bottoni, e quando la luce si accese, Miki dovette strofinarsi gli occhi per riabituarsi.  

Dall’altra parte, Keiko e Thomas dovettero fare la stessa cosa, poi quando videro che si trovavano in un poligono, delle libellule passarono dietro di loro.  

L’ex-mercenaria, si presentò davanti a loro con il braccio nella fascia e giusto un top sportivo nella parte superiore, poterono constatare la perfezione del suo corpo tenuto in forma grazie agli allenamenti.  

Un po’ imbarazzato, Thomas devio lo sguardo, ciò fece sorridere la barista. Gli disse:  

 

-Non siate imbarazzato Thomas, partite dal principio che si tratta del pezzo sopra di un costume da bagno.  

-Questo non da l’aria di disturbarvi... –osservò lui.  

-Questo, oppure gridavo di dolore per il mio braccio...  

-Impressionanti quest’impianti –dichiarò Keiko per sviare l’argomento.  

-Grazie... dire che dobbiamo mettere il nostro bar in norma entro un anno. Non siete rimasta ferita?  

-No, no, state tranquilla...  

-Quello che mi preoccupa sono Ryo e Kaori che si trovano nella dispensa... spero che i scafali non gli siano crollati addosso!  

-E ora che facciamo? –chiese Keiko.  

-Gia? –dichiarò Thomas.  

 

Tolse la camicia e la tese a Miki.  

 

-Sarete più comoda.  

 

La donna sbattè le palpebre, lei che credeva che gli Americani fossero molto «aperti» si ritrova con qualcuno quasi più timido del suo cucciolotto!  

 

-Grazie...  

 

Attaccò i due lembi della camicia assieme perché non le stesse troppo larga. Questo diede lo stesso effetto che una canottiera.  

 

-Quando ho visto Mick, mi sono detta che gli Americani erano tutti come lui, ma fortunatamente mi sono sbagliata!  

-Avete delle cicatrici del corpo, a cosa sono dovute? –chiese Thomas pragmatico.  

-Io sono una vecchia mercenaria, è Falcon che mi ha raccolta quando avevo otto anni... Mi ha insegnato tutto perché me la cavassi. Vediamo se possiamo uscire da qui.  

 

Arrivati davanti la tromba delle scale, le loro spalle si abbassarono. Infatti, le scale erano seppellite sotto le macerie provenienti dal piano di sopra e la porta aveva ceduto, lasciando libero corso ad una nuvola di fumo.  

 

-Non si esce da là...  

-C’è un’altra uscita? –chiese Keiko.  

-C’è né una ma non so dove...  

-C’è un mezzo per chiamare all’esterno?  

-Se pensa ai poliziotti, è impossibile, questi impianti non sono ufficiali ne dubitavate. Ma Falcon arriverà presto.  

-E se è morto? Dopo tutto si tratta di un terremoto- s’allarmò Keiko.  

 

Miki la fissò, erano timore e paura che lei rilevò nella sua voce. La moglie di Thomas guardava ovunque come alla caccia di una soluzione. Quest’ultimo la prese tra le braccia per rassicurarla. Spiegò:  

 

-I posti chiusi sotto terra, non le piacciono molto.  

-Claustrofobia?  

-Non esattamente, diciamo che la prospettiva di rimanere bloccata mi spaventa. Io sopporto molto bene gli ascensori ma i sotterranei o restare bloccata, no.  

-Capisco... e sparare su delle sagome vi distrae?  

-Si perché...  

 

* * *  

 

Ryo si ritrovò su Kaori, ma aveva avuto il tempo di passarle il braccio sotto la testa e di tenersi ad una ventina di centimetri. Una volta che tutta la polvere del crollo si dissipò, constatò che la sua socia era incosciente. Verificò che fosse ancora in vita e fu rassicurato. Tuttavia aveva difficoltà a respirare...  

 

-Kaori va tutto bene?  

 

Lei espirò con difficoltà, capì immediatamente che era a causa di tutta la polvere che si era liberata.  

 

-Kaori, svegliati...  

-Ryo?  

-Si, come va?  

-Faccio fatica a respirare...  

-Lo so, anch’io...  

 

Si alzò e l’aiutò a sedersi, si sedette al suo fianco e le passò un braccio protettore attorno alla vita.  

 

 

 


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