Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): chibiusa

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Au delà des apparences...

 

Total: 17 chapitres

Publiée: 19-10-06

Mise à jour: 24-01-07

 

Commentaires: 107 reviews

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General

 

Résumé: Riflessioni, prese di coscienza e rivelazioni...

 

Disclaimer: I personaggi di "Al di la delle apparenze..." sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Al Dì La Delle Apparenze...

 

Chapitre 15 :: Tokyo trema un po’ (2/2)

Publiée: 16-01-07 - Mise à jour: 16-01-07

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Lo sweeper osservò il piccolo spazio in cui si trovavano, riuscì chiaramente a indovinare che una parte del piano superiore era crollata, e dunque passare per la porta era escluso.  

Gli sarebbe piaciuto che Falcon arrivasse e distruggesse il muro ma quello sarebbe equivalso a rimetterli in pericolo...  

Penso allora a Miki che era rimasta nel bar, con un po’ di fortuna doveva essere andata nel sotterraneo, per lo meno, lo sperava.  

Vide pendere dal soffitto un cavo elettrico che sembrava tenuto ancora lì per opera dello Spirito Santo, occorreva che esistesse, pensò.  

Senti l’equilibrio precario e l’imminenza di un pericolo. Aiuto la socia ad alzarsi e cercò un’uscita, e là vide una specie di botola e si ricordò che il gigante gli aveva detto che aveva costruito una via di uscita di sicurezza per il sotterraneo, non essendo utile un vicolo cieco.  

Provando a sollevare la botola, sentì un dolore a livello della schiena ed imprecò.  

Benché fosse un po’ stordita la sua socia gli chiese cosa non andava:  

 

-Credo di avere l’inizio di una sciatica.  

-E credi che questo sia il momento giusto per fare tanto “il delicatino”? –rispose ironica.  

-Perché secondo te lo scelto io?  

-Che ne so! Ad ogni modo hai quel che ti meriti!  

-A si? –disse riuscendo infine ad aprire la botola ed invitando la socia ad alzarsi.  

-Ebbene si, a forza di andare a letto con tutte le donne di Shinjuku!  

 

Lo sweeper mancò un gradino ed ebbe il privilegio di prendersi un corvo sulla testa. Immobilizzò la socia, la incollò contro il muro e le disse seriamente:  

 

-Non voglio che tu pensi questo di me!  

-E io non vedo che altro potrei pensare!  

-Se fosse stato quello il caso sarebbe una lombaggine non una sciatica. Inoltre non capisco...  

-La tua reputazione parla per te! –replicò improvvisamente esasperata per la malafede del socio.  

 

Lacrime di fatica colarono sulle sue guance mentre lo spinse in là e discese il più velocemente possibile quelle scale senza fine. Improvvisamente ci fu una scossa e la donna fu lì lì per cadere ma lo sweeper la prese e la placcò contro il muro tenendosi come poteva. Una nube di polvere discese nella botola. La donna:  

 

-Ancora una?  

-No. Penso che le condutture del gas del piano superiore siano esplose. E per finite la nostra discussione di prima, non bisogna credere sempre a ciò che dicono le voci in giro. La maggior parte sono solo pure e semplici chiacchiere!  

 

Attese la reazione della socia ma lei era appesa alla sua t-shirt; questa giornata era stata veramente provante per lei, che disse:  

 

-Ne ho abbastanza, vorrei che fossimo a casa –mormorò  

-Anch’io Sugar, andiamo?  

-Arriveremo all’inferno per di là?  

-No, salvo imprevisti arriveremmo al poligono...  

-Ok...  

 

Cercò di scendere uno scalino ma per poco non caddè un’altra volta senza l’intervento dello sweeper.  

 

-Cosa c’è che non va?  

-La mia caviglia...  

 

Ryo si abbassò e guardo quest’ultima; sfortunatamente la luce d’emergenza non era sufficiente. Le disse di salire sulla sua schiena.  

 

-Ma tu hai già mal di schiena... – gli ricordò.  

-Non preoccuparti per la mia schiena, monta.  

-Ne sei sicuro?  

-Si.  

 

La donna si lasciò portare e prudentemente lo sweeper continuò la sua discesa; una cinquantina di scalini più in basso, arrivarono sul piano. C’era una parete sulla sinistra e lui dovette seguire il cammino di destra...  

 

* * * * *  

 

Quando la seconda scossa fu terminata Umibozu si alzò in tutta la sua statura, tenendo ancora la bambina.  

Si guardò attorno e non vide che macerie e gente ancora scossa per tutto questo.  

La bimba era ancora schioccata, così decise di non lasciarla lì così, le disse che l’avrebbe portata con lui per il momento.  

 

-Come ti chiami?  

-Miki, signore.  

 

Il gigante la fissò per un istante e le disse:  

 

-Andiamo ragazzina, puoi camminare?  

 

Vedendo che era esausta, continuò a portarla. Si fermò vicino una macchina, la fece scendere e sollevò l’auto in un batter d’occhio dove era incastrato un uomo d’affari obeso.  

Poi poco più in là aiutò a togliere un albero caduto sulla strada e che ostruiva lo spostamento dei soccorsi.  

Arrivò davanti il bar quasi in macerie quando un odore di gas si fece sentire, si gettò a terra e urlò a tutti di fare altrettanto; in quel istante quello che restava del bar esplose.  

 

-MIKIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!! – urlò con forza.  

 

S’inginocchiò e la sua altezza imponente soggiogò tutti quanti; quest’uomo così grande, così forte sembrava essere stato trafitto da tutte le parti.  

 

La bambina gli chiese:  

 

-Va tutto bene signore? Cosa c’è che non va?  

-Mia moglie... Miki era in quel bar, piccola.  

-Tua moglie si chiama Miki! E’ divertente.  

-...  

 

Aveva un sorriso stanco. Si alzò dalla sua posizione e invitò la bambina a sedersi sulla panchina mentre aiutava a sgomberare una casa che aveva subito i due terremoti qualche metro più in là, poiché i vetri erano stati distrutti dall’esplosione.  

 

-Falcon!  

-Saeko?  

-E’ terribile, Miki è...  

-Non lo so – rispose lui.  

 

Si rifiutava di drammatizzare maggiormente, c’era stato un momento in cui si era sentito annientato ma non voleva vederla morta, mai.  

 

-Dimmi, piccola Miki – disse rivolgendosi alla bambina – Dove abiti?  

-Abito nel grattacielo laggiù! –disse indicando una direzione.  

 

La bambina guardò nella direzione in questione e girò la testa a destra e a sinistra.  

 

-Ma dov’è? – mormorò lei senza capire.  

 

Il suo corpo e il suo cuore avevano capito, le lacrime inondarono il suo piccolo viso pallido ma la testa rifiutava questa prospettiva per questo svenne tra le braccia del gigante.  

 

-Saeko... Prendi questa bambina e non lasciarla! Proverò ad entrare nel sotterraneo.  

-Tu credi che lei...  

-Lo spero!  

 

Umibozu andò verso le rovine di quello che era qualche minuto prima il punto di ritrovo degli amici di City Hunter. A livello di quello che era l’accesso diretto al sotterraneo c’era un cumulo di macerie, coraggiosamente, tolse delle lamiere, dei pezzi di muro, e di soffitto. Dopo circa una quindicina di minuti dovette riconoscersi sconfitto quando scopri che era sprofondato nella terra senza poter comunque raggiungere la porta...  

Man mano l’angoscia lo assaliva, se i detriti erano lì significava che c’erano poche possibilità che qualcuno la sotto fosse sopravissuto. Poi si ricordò dell’entrata alla dispensa.  

 

Si diresse verso laggiù e scopri un cumulo d’oggetti compreso il loro letto coniugale in acciaio rinforzato. Si ricordava ancora la faccia di sua moglie quando aveva fatto questo acquisto sconveniente dopo aver gettato il loro quarto letto. Ma la sua reazione l’aveva soggiogato, poiché lei gli era saltata al collo e gli aveva detto che con quel letto, non avevano più bisogno di trattenersi. Il gigante aveva fumato all’allusione!  

Ancora in questo istante nel momento in cui ripensava ai loro momenti di vita coniugale, il suo viso diventava di un rosso carminio. Spostò lo scheletro di metallo che era miracolosamente sopravissuto, bisognava dire che la struttura in acciaio temperato era stata concepita su misura per sostenere il peso del gigante.  

Il ragazzo che gliel’aveva fabbricato su misura era lì per lì per soffocare di fronte alla determinazione di Falcon per avere del materiale che supportasse il suo peso ma anche tutte le attività notturne di una coppia.  

 

L’ex mercenario cessò le sue riflessioni, quando inciampò su un pezzo di giacca blu, e sebbene sorpreso disse:  

 

-Ryo...  

 

Trovò la lamiera che copriva l’uscita sotterranea e là, la speranza di ritrovare sua moglie diventò reale.  

Tirò fuori delle macerie e andò diretto verso il centro del bar, sollevo dei pezzi di muro e riuscì a raggiungere il bancone intatto da dove estrasse un bazooka e delle munizioni. Ignorando gli sguardi fuori dalle orbite della gente che lo circondava, si diresse verso la botola e spari all’interno.  

 

* * * * *  

 

L’esplosione dei tubi del gas fece sobbalzare le tre persone bloccate nel sotterraneo, e della polvere cadde dal soffitto, i loro sguardi ansiosi di diressero verso questa direzione, avevano paura che tutto crollasse ma apparentemente sembrava tenere bene.  

 

-Che cos’è successo? – chiese Keiko.  

-Non lo so... In ogni caso non si tratta di un’altra scossa.  

-Cara, vuoi colpire il bersaglio? Forse è stata la tua delicatezza che ha causato l’esplosione lassù!  

 

Miki e Keiko lo fissavano non capendo veramente dove stava la battuta e quando Thomas comprese che il suo tentativo di cambiare argomento aveva pietosamente fallito fece una smorfia imbronciata.  

 

Un subdolo rumore arrivò alle orecchie delle tre persone. Avanzarono prudentemente, doveva essere un grosso ratto...  

Improvvisamente, la porta dissimulata nel muro – era visibile solo per quelli che di avvicinavano – s’aprì di peso.  

 

Keiko, Miki e Thomas avevano gli occhi spalancati come piatti nel veder apparire lo sweeper che portava la sua partner visibilmente addormentata sulla schiena. Entrò brontolando contro queste porte che non volevano saperne di aprirsi al primo colpo.  

Infatti, i rumori sinistri non erano altro che dei proiettili sparati per far saltare la serratura della porta.  

 

Miki si accorse della situazione e si avvicinò alla sua amica:  

 

-Che cos’ha?  

-Niente di grave, una storta, dorme, ma quello che mi preoccupa un po’ e il bernoccolo che ha sulla testa – quindi incrociò le braccia – Anche se vista la forza del suo ultimo martello non deve essere molto grave....  

 

Le altre tre persone crollarono a terra di fronte alla teoria stramba dello sweeper. Ma molto rapidamente Ryo riprese la sua serietà e distese con precauzione la socia. Afferrò la casetta del pronto soccorso che Miki gli tendeva e iniziò a disinfettare i tagli che la partner aveva sul viso, poi la sollevò un po’ per poter disinfettare la ferita alla testa.  

Notò subito che non era una gran cosa, il sangue si era sparso abbondantemente, ma era dovuto soprattutto al fatto che la testa sanguina molto di più per definizione. La depose di nuovo delicatamente e si tolse la giacca che piegò e infilò sotto la testa della sua socia. Poi iniziò a toglierle la scarpa, ma la caviglia era talmente gonfia che questo le strappò un lamento di dolore.  

 

-Scusami Sugar – mormorò.  

 

In quel preciso istante aveva dimenticato la presenza dei tre osservatori che sorrisero a questo sopranome. Ryo le tolse il calzino che le strappò un ulteriore lamento quindi, le applicò un gel freddo sull’articolazione dolorosa e la massaggio delicatamente.  

Questa dolce tortura strappò qualche gemito a Kaori, il suo socio decretò che ciò era sufficiente e le fasciò con delicatezza e precisione la caviglia.  

Lo sweeper si alzò ma fece una smorfia.  

 

-Qualcosa non va Ryo? – chiese Miki  

-Non preoccuparti, devo aver un livido sulla schiena. Mi sono preso un coso in ferro forgiato sulla schiena. Non ho avuto il tempo di vedere cos’era.  

 

La donna che d’abitudine non s’imbarazzava, arrossì leggermente comprendendo che si trattava del loro letto. Si riprese dopo circa un minuto e chiese:  

 

-Tu sai che cosa è successo?  

-Un terremoto.  

-Lo sapevo già, ma l’ultima scossa?  

-Penso sia stata una conduttura del gas. Siamo stati fortunati, abbiamo trovato le scale che conducevano fino a qui.  

-Possiamo risalire? – chiese Keiko con speranza.  

-Non per il momento. Ma credo che a sinistra delle scale ci siamo le fogne. Se trovassi il bazooka di Falcon.  

-E’ sotto il bancone... Dice che dato che tu e Mick venite spesso, siamo più al sicuro con uno, sopra...  

 

Keiko, Ryo e Thomas caddero all’indietro. Lo sweeper ringhiò:  

 

-E utile sotto il bancone, ora che il caffè è esploso!  

-E così sfasciato il mio bar? – chiese l’ex mercenaria un po’ in pena.  

 

Dopo tutto il suo bar rappresentava la sua normalità, un punto d’anonimato e di vita tranquilla. Lo sweeper si alzò e la prese tra le braccia; comprendeva molto bene quello che doveva provare, ma quando sentì la sua socia svegliarsi, non potè impedirsi di palparle il sedere, cosa che strappò un urlo di sorpresa a Miki. La risposta di Kaori fu esplosiva poiché estrasse il suo martello più grosso per abbatterlo sul suo socio che si appiatti come una crepe.  

Solo che aveva dimenticato il dolore alla caviglia e una volta lanciato barcollo di lato e cadde al suolo.  

Ryo uscì alla svelta e andò a vederla per assicurarsi che stesse bene; lei gli martellò il torso:  

 

-Sei soltanto un cretino e un imbecille!!!!!!! Smettila di fare il buffone, mi hai stancato!  

 

Era scoppiata in singhiozzi e lo sweeper non sapeva proprio che fare; consolarla davanti a tutti gli era impossibile, così resto immobile ovviamente impassibile.  

 

Miki se ne voleva perché sapeva che era a causa sua se loro avevano litigato ancora. Prese Keiko per il braccio e disse a Thomas:  

 

-Venite, andiamo a vedere se è rimasto qualcosa da mangiare...  

 

Li tirò verso una piccola stanza adiacente.  

 

-Kaori piange perché non fa niente? – chiese Thomas.  

-E’ Ryo.  

-E allora?  

-Diciamo che non riesce ad essere dimostrativo già in tempi normali o comunque un po’ troppo quando fa l’imbecille, e allora davanti a noi... guardate.  

 

Indicò il vetro all’esterno e poterono vedere che lo sweeper aveva preso la socia tra le sue braccia e che le stava accarezzando dolcemente la schiena.  

 

-Eppure non è così difficile – dichiarò Thomas attirando a sé la moglie.  

-Per noi si, per noi che abbiamo vissuto quasi sempre nell’ombra, sono stata allevata come una mercenaria dall’età di otto anni. Keiko vi confermerà sicuramente che non è facile costruirsi...  

-Mio padre era un gran uomo – dichiarò improvvisamente l’interessata. – aveva delle idee fuori dal comune e per questo che è stato ucciso. Da bambine, non ci prendeva mai sulle ginocchia, non ci rivolgeva mai un gesto tenero, niente. Anche verso mia madre, per lo meno davanti a noi, eppure una volta mentre lei era andata a piangere nella loro camera, mio padre era uscito ma qualche ora più tardi quando sono voluta andare a vedere mia madre, lui l’aveva tra le braccia un po’ come Ryo ora. Allora, sono andata verso mio padre, lui non ha reagito, perso nei suoi pensieri, ma sapevo che gli faceva piacere.  

 

Thomas nascose la testa nel collo della moglie e le mormorò:  

 

-Sto imparando molto su di te in questo momento.  

-E voi Miki, vi ricordate dei vostri genitori?  

 

La donna fece no con la testa, ma dal suo sguardo tormentato sapevano che non era proprio la verità. Ma l’argomento sembrava doloroso e non insistettero.  

 

Improvvisamente la porta si aprì sull’altra coppia di sweeper. Una volta che Ryo aveva depositato Kaori su una sedia, volle saltare in direzione di Miki ma fu intercettato da qualcuno.  

 

-Umi-chan! Non sei divertente – dichiarò Ryo uscendo dal muro.  

-Non seccare mia moglie! – dichiarò il gigante passando ad un rosso vermiglio.  

 

Miki, la padella sempre in mano e pronta per colpire il seduttore da quattro soldi, la mollò e andò a rifugiarsi contro suo marito.  

 

-Sei ferita?  

-Il mio braccio mi fa male ma non è grave, tu stai bene?  

-Si, si, non sono certo due piccoli terremoti che avranno la meglio!  

-Ma da dove sei entrato?  

-Hum, un colpo di bazooka nel passaggio e le fogne hanno ricongiunto il nostro poligono. Bisognerà che lo ricostruisca, ma insomma l’obbiettivo è uscire.  

 

Qualche minuto più tardi erano finalmente all’aria aperta. Ryo aveva sempre la socia sulla schiena di cui ignorava il dolore, ciò gli sembrava così superfluo alla vista del disastro esterno.  

 

-Ryo, pensi che casa nostra sia sopravissuta? Questo non ha niente a che vedere con i colpi dei miei martelli.  

-Guarda, gli edifici costruiti seguendo le norme hanno resistito, quindi spero...  

-Ah, perché la vecchia carcassa in cui abitiamo è in regola?  

-Bè, visto quello che tu fai subire alla nostra “vecchia carcassa” (ebbene) trovo che ci siano buone possibilità!  

 

Saeko venne verso di loro con la piccola Miki tra le braccia e disse:  

 

-Sono contenta che siate sani e salvi.  

-Hai notizie dei suoi genitori? – chiese Falcon con voce burbera.  

-Si, sua madre è stata ricoverata durante il terremoto, sta bene. Insomma per il momento...  

-...  

-Chi è questa bambina? – chiese Miki  

-Una bambina che ho protetto dal terremoto e dalla deflagrazione dell’esplosione del bar – mugugnò l’ex mercenario.  

-Andiamo da Doc, spero che la sua baracca abbia tenuto... Ehm, Saeko cara, ci trovi una macchina?  

-Non sono sicura che possa attraversare, hum, aspetta vado a vedere.  

 

L’ispettrice gli portò un vecchio camioncino...  

 

-Che è questa? – chiese Ryo dopo aver depositato Kaori per terra – Saeko! Ha come minimo la tua età...  

 

Per la battuta, lo sweeper si prese un mattone nei denti. Furibonda, l’ispettrice gli diede le spalle e se ne andò. Prese la piccola Miki per mano, quest’ultima tentava di seguirla meglio che poteva.  

La piccola indirizzò al gigante un largo sorriso e gli face un piccolo cenno.  

 

-Bè, allora, ci provi con le bambine dell’asilo? – dichiarò lo sweeper dopo aver tolto il mattone dai denti.  

 

Il colpo che si prese lo fece volare per una cinquantina di metri. Zoppicando Kaori si avvicinò e gli chiese:  

 

-Ma che cos’hai, smettila...  

-E’ la promiscuità, restare serio per cosi tanto mi ha stancato...  

 

Vedendo che la socia gli stava facendo il broncio, si alzò e le disse guardandola dritta negli occhi:  

 

-Non nel senso che pensi tu, Sugar. E’ solo che restare bloccato sottoterra non è molto entusiasmante.  

 

Gli altri erano saliti nel camioncino, Falcon urlò allo sweeper:  

 

-Vi muovete?  

-Si, arriviamo!  

 

Lo sweeper passò un braccio attorno alla vita della socia e le disse di non appoggiarsi sulla caviglia slogata. Lei gli fece notare che la vicina della sua scarpa sinistra era rimasta nei sotterranei del bar con il calzino, non avrebbe certamente appoggiato il piede per paura di farsi male.  

 

 

 


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