Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prose

 

Auteur(s): Mojca

Traducteur(s): fire

Status: En cours

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Life Secret

 

Total: 1 chapitre

Publiée: 04-09-07

Mise à jour: 04-09-07

 

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DrameAction

 

Résumé: AU / OOC — Kaori aiuta donne sottoposte ad abusi a scappare dai propri mariti o fidanzati violenti. Ma per lei non è un lavoro, è una sorta di vocazione, di chiamata. Lei vuole esserci per loro, vuole riuscire a fare la differenza perché lei sa cosa si prova. Sa come ci si sente quando nessuno crede che tu vivi con un violento bastardo, quando non c'è nessuno là fuori ben disposto o capace di aiutarti... ma dopo tre anni vissuti a nascondersi, il suo passato ritorna a galla, travolgendola di nuovo.

 

Disclaimer: I personaggi di "Segreto Di Vita" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduction :: Traduzione «Life Secret» di Mojca

 

Chapitre 1 :: Cavalleria di salvataggio

Publiée: 04-09-07 - Mise à jour: 04-09-07

Commentaires: Come tante volte, Kaori salva un'altra donna da un marito abusivo. Ma così presto dopo il funerale della sua amica, Kaori è vulnerabile all'attacco del suo passato. [Rating R - per violenza e trama] Ringrazio Mojca per avermi fatto tradurre questa storia che è davvero stupenda. Ringrazio Marzia-chan (una della mie migliori amiche) per avermi dato di tanto in tanto una mano con la traduzione ed auguro a tutti buona lettura e buon divertimento. E sapete a chi fare i complimenti, ok? Io mi sono solo limitata a tradurla nel modo migliore possibile e spero di essere riuscita a fare un buon lavoro... ma questo me lo direte voi! Thérèse.

 


Chapitre: 1


 

 

Da qualche parte nell'area sud-ovest della Sub-prefettura di Iburi, Hokkaido. - 10:00 p.m. -  

 

 

Il mondo di Hayato stava per cambiare.  

 

Se avesse avuto almeno un briciolo di senso di colpa, sarebbe rimasto fuori di casa come i suoi soliti venerdì sera con gli amici. Invece, stette rintanato in casa, bevendo troppo e troppo avidamente - e ciò lo fece trasformare da un semplice spaccone in un omaccio di novanta chili di volgarità e disgusto.  

 

Il suo sbaglio fu quello di sfogare la sua collera sulla sua piccola moglie quasi ventenne proprio mentre Kaori si trovava a meno di cento metri da lì.  

 

Al primo urlo, le lunghe gambe di Kaori divorarono quel piatto terreno asciutto cercando di fare con i suoi piedi, per ogni passo, il minimo rumore possibile. Scavalcò la ringhiera della veranda e si fermò bruscamente al di là della porta del retro mezza aperta, e poi si accostò contro il muro. Le assi di legno del pavimento scricchiolarono, ma Hayato non poté udirne il rumore poiché sovrastato dalle sue stesse urla. Oltre a quegli insulti spregevoli, spinse pure a terra sua moglie Miki.  

 

Kaori si avvicinò al retro della veranda e svitò cautamente la lampada che ivi trovò, lasciando quella zona nel buio più completo.  

 

Aveva continuato ad osservare la casa isolata dalla sua postazione su un albero fin dal tramonto.  

 

Da lassù, era peggio. Sacchi di immondizia squarciati da vari animali giacevano ammassati contro la casa. Il fetore di olio rancido e cibo avariato rimanevano sospesi nell'aria notturna attraversata da stormi in volo.  

 

Gli occhi di Kaori cominciarono a lacrimare. Quel posto esalava un odore puzzolente che andava al di là del fetore di un luogo abbandonato senza speranza. I suoi portici incurvati ed il tetto non supplicavano altro che essere allontanati da quella misera condizione grazie ad un colpo ben assestato con la palla da demolizione. La facciata esteriore del legno era a mala pena colorata, le macchie di ruggine sulla piccola tettoia potevano essere viste come delle stringhe sulle facciate dell'edificio al pari delle spranghe di una gabbia per i suoi abitanti.  

 

Ma un furgone nuovo scintillante era posteggiato in quella rozza strada carrabile. Facile da capire in che direzione andassero le priorità di Hayato. Molto probabilmente l'uomo possedeva anche una intera collezione di pistole.  

 

Gli uomini come lui avevano sempre molte più armi che coraggio. Prevedibili idioti. Hayato era solito bere pesante, lavorare poco e, per divertimento, torturare gatti randagi e molestare cervi accecandoli con i fari dell'auto in modo da facilitarne il lavoro notturno dei cacciatori. Che Hayato picchiasse sua moglie era perchè fosse di indole debole, la stessa indole che lo classificava inferiore alle amebe.  

 

Un vero bijoux d'uomo?!  

 

All'interno della casa, Hayato le ordinò di portargli i suoi stivali. Stava per uscire. Gli uomini come lui se ne andavano via sempre abbastanza per elaborare con fatica qualche contorta ragione da giustificare il motivo per cui picchiare le proprie donne - Kaori aveva maturato una sua esperienza personale per sostenere quella teoria. Pregò che Hayato uscisse dalla porta sul davanti senza picchiare ulteriormente Miki. Affrontare faccia a faccia un violento ubriacone che picchia la moglie non era di certo nei suoi progetti più immediati, ma non poteva permettere che lui picchiasse ancora la ragazza. Se il suo umore non fosse cambiato, l'avrebbe uccisa.  

 

Kaori spiò attraverso la finestra per avere un segno di Ijuin Miki. Ombre si muovevano al di là delle tendine stracciate ed il suo cuore cominciò a battere un po' più forte quando le persone all'interno cominciarono ad avvicinarsi alla sua posizione.  

 

Tutto questo era stupido. Normalmente, lei portava via dal loro ambiente le donne che avevano subito un abuso quando i loro uomini se ne erano già andati. Avrebbe dovuto essere contenta per essere così audace, ma non avrebbe potuto abbandonare Miki, comunque. E dove diavolo era Ryo? Sarebbe dovuto essere già lì per farle da spalla.  

 

Si mosse verso la porta, guardando attentamente dentro. Al contrario di come apparisse da fuori l'abitazione degli Ijuin, all'interno era tutta pulita ed in ordine. Ma in che altro modo, forse, Miki avrebbe potuto utilizzare il suo tempo considerando che era una sorta di prigioniera detenuta nella sua stessa casa?!  

 

Kaori venne percorsa da un brivido quando un'altra porta si chiuse bruscamente da qualche altra parte lì dentro, facendo tremare la finestra. Udì la voce di Hayato, dura e profonda mentre ricopriva di parole oscene la donna che aveva promesso di amare, onorare, adorare e proteggere.  

 

Tre giorni prima, Kaori venne raggiunta da una chiamata di Miki intorno a mezzanotte: la voce dall'altro capo del filo suonava come dolorante, silenziosa, terrorizzata. Un pianto rotto dai singhiozzi. Il mittente della chiamata aveva sentito dalla sua unica amica Kasumi, una commessa alla drogheria del paese, che Kaori aiutava altre donne nelle sue stesse condizioni.  

 

Kaori aveva guidato come una forsennata fin là, per trovare Kasumi ed apprendere discretamente tutto quello che poteva sulla famiglia Ijuin. Ce ne era voluto per rendersi conto di questa routine.  

 

Hayato incontrò i suoi amici al bar Sharke Ridge, puntuale come un orologio svizzero come ogni venerdì sera, e chiuse a chiave sua moglie in casa come una borsone in cui depositare la sua rabbia. Era così terrificato all'idea di perderla che sistemò dei lucchetti con serratura a scatto usati di solito per i depositi dei magazzini.  

 

Maiale.  

 

E questo seccò Kaori ancora di più perchè lei sapeva esattamente cosa Miki stesse provando in quel momento. Terrore e mancanza di speranza. Una solitudine che si inserisce nel tuo essere penetrando in fondo fino dentro alle tue ossa. Con la paura costante che ogni dettaglio insignificante possa provocare in te un'altra battaglia per la tua vita.  

 

Ma sarebbe finita stanotte.  

 

Il rumore di un corpo percosso, picchiato finchè un urlo di dolore riuscì ad oltrepassare le finestre aperte e le porte. Senza poter scegliere, Kaori fece un respiro profondo e poi camminò fino alla porta sul retro, entrando in cucina. Nessuno si accorse di lei.  

 

Miki era riversa sul pavimento mentre cercava di scappare dalla presa di suo marito, ma Hayato la raggiunse. Il ruggito di un orso in procinto di uccidere. Un uomo, ma di quelli grossi.  

 

Kaori estrasse il suo coltello dal fodero. »Toccala ancora, Ijuin, e sei un uomo morto.«  

 

Hayato si girò bruscamente, minaccioso e furente. »Chi cazzo sei tu? Porta il tuo culo fuori da casa mia!«  

 

Kaori restò sulla soglia della porta. »Lasciala stare.«  

 

Lui afferrò Miki tenendola stretta e trascinandola sul pavimento come una floscia bambola cenciosa. »Lei è mia moglie. E posso fare tutto ciò che voglio con lei.«  

 

»No, non puoi, a dire la verità. Legalmente o moralmente.«  

 

Kaori si avvicinò di poco, tenendo ben stretto il suo coltello, puntandoglielo contro per ferirlo rapidamente e con la maggior precisione possibile. Hayato non si curò minimamente di quella piccola intimidazione per mezzo di una lama di circa 23 centimetri. Le pistole erano la sua specialità. A Kaori non piacevano le armi da fuoco. Rumorose e da dichiararne il possesso. E nonostante non avesse davvero intenzione di pugnalare Hayato, lui non sembrava poi così tanto disponibile a collaborare.  

 

Ancora penzolante e stretta nella morsa di Hayato, Miki si stava lamentando: il suo labbro stava sanguinando.  

 

Kaori non avrebbe potuto preoccuparsi anche della donna in quel momento. Ma tenne gli occhi fissi sull'uomo che le stava minacciando entrambe proprio mentre lei agitò lentamente la lama avanti ed indietro aspettando che il coltello catturasse l'attenzione di Hayato. E quando questo avvenne, lui lasciò andare la moglie sorridendo mentre si dirigeva verso Kaori.  

 

Hayato si trasformò in una specie di toro infuriato che inseguiva il suo mantello rosso. Kaori si allontanò in modo da mettere un metro di distanza fra lei e l'uomo, poi cercò di schizzare via fuori dalla sua portata. L'uomo si trascinò fino al tavolo della cucina inseguendola ma inciampò su questo appoggiandosi con tutto il peso del corpo, mandando in frantumi le gambe del tavolo e cadendo perciò a terra.  

 

Kaori corse in fretta verso Miki. Tenendo un occhio su Hayato, afferrò la donna sanguinante e piena di lividi facendola alzare in piedi e spingendola al di là della porta sul retro. »Esci da qui.«  

 

»Ti ucciderà!«  

 

»Ti copro le spalle. Vai!« Kaori si mise fra Hayato e Miki.  

 

Miki era vicino alla porta quando Hayato si rivoltò, scuotendo il capo e rimettendosi in piedi. »Tu, puttana!«  

 

Oh, no. Per essere un uomo così grosso, era stato fin troppo agile e veloce.  

 

Kaori fece un passo laterale, ruotando su se stessa e cercando di fargli mantenere l'attenzione lontana da sua moglie che era inciampata a ridosso della porta sul retro.  

 

Hayato ritornò di nuovo alla carica, questa volta con una gamba del tavolo fra le mani, cominciando a farla oscillare. Kaori riuscì a scansare il colpo. La gamba del tavolo passò dietro il suo orecchio andandosi a conficcare nella parete di cartongesso. Hayato tentò di recuperarla ma, con il suo gomito, Kaori gli assestò un bel colpo a livello dei reni. L'uomo gridò, curvando la schiena per il dolore, e poi si accasciò a terra cadendo in ginocchio. Kaori tornò verso la porta, ma non abbastanza in fretta. Lui riuscì ad afferrare ed a strattonare la sua caviglia.  

 

Kaori atterrò sul pavimento così bruscamente che i suoi denti emisero un clic. Il coltello giaceva abbandonato lontano dalla sua presa e ruotato dalla parte della lama, dall'altra parte del pavimento.  

 

Oddio.  

 

»Corri, Miki!«  

 

Ma Miki, una magra brunetta vestita in pantaloncini corti ed una maglietta più adatta ad una dodicenne che a lei, si tenne vicino al bordo del muro, troppo spaventata per muoversi.  

 

»Sì, scappa pure, Miki,« La schernì Hayato, » tanto posso lo stesso venire a riprenderti quando voglio.« E l'uomo si lanciò verso Kaori.  

 

E mentre si avvicinava a lei, strinse la mano a pugno e gliela diresse dritta sul naso.  

 

Cartilagine spostata, rumore di ossa che scricchiolano. Fuoriuscita di sangue.  

 

Ijuin Hayato si mosse con passo incerto sui suoi fianchi, bestemmiando e tenendosi stretto il suo naso sanguinante. »Ti ucciderò, prima o poi!« Urlò, tenendosi la manica sotto il naso per tamponarlo e lasciando in giro macchie di sangue, subito prima di afferrarla.  

 

Ma Kaori riuscì a schivarlo rotolando via, facendo un balzo con i piedi e guardandosi intorno per cercare il suo coltello. Lo individuò, ma l'uomo fu subito lì: un segugio ingombrante grande grosso ed orripilante. Lei riuscì a raggiungerlo, rotolando su un fianco ed aggrappandolo nel momento in cui l'uomo si avvicinò. La sua mano carnosa afferrò il polpaccio di Kaori trascinandola a terra.  

 

Kaori cercò di calciarlo per allontanarlo facendo uno sforzo grandissimo per riuscire ad afferrare il coltello.  

 

Hayato la fece avvicinare a sé. Ci mancava solo che le desse un bacio e poi la copertura saltava. Il suo volto sarebbe diventato un hamburger e la maschera in lattice che celava la sua identità sarebbe andata in brandelli.  

 

Il fragore di un'esplosione proveniente dall'entrata della casa, la porta sbattuta contro il muro proprio mentre le sue dita scavalcavano un pezzo di legno. Afferrò la gamba scheggiata del tavolo e con tutta la forza che aveva in corpo la fece oscillare sopra la testa dell'uomo e mise in comunicazione le due cose con una sonora mazzata.  

 

L'uomo si lasciò cadere a terra come un sasso. Kaori non si mosse, respirando affannosamente.  

 

Senti distintamente il click di un proiettile che veniva inserito nel tamburo e guardo in su’.  

 

Saeba Ryo (professione: cacciatore di taglie) si trovava sull'uscio del salotto, una enorme 357 Magnum puntata alla testa di Hayato.  

 

»Sei in ritardo.« Gettò via quel pezzo di legno e si alzò in piedi, seccata con lui, ma felice che fosse lì.  

 

»Il mio bersaglio se l’è svignata.« Il suo sguardo la percorse, tagliente come una lama ed arrabbiato: » A che diavolo ti servono i rinforzi se poi non aspetti che arrivino?«  

 

»Hayato ha iniziato prima del previsto.« Gli disse rimettendo a posto il suo coltello. Miki si trovava ancora nell'angolo con lo sguardo fisso su suo marito a terra in stato di incoscienza. »Lo sai vero che quello che hai appena fatto è illegale - « lei fece un cenno distratto guardando verso la porta principale « - a meno che non ci fosse una taglia sulla sua testa.«  

 

»Oops. Ho sbagliato casa.« Disse Ryo impassibile mentre la sua arma teneva ancora sotto tiro Hayato. »Questo travestimento è orrendo, comunque.« La sua voce era bassa, solo lei poté sentirlo.  

 

La parrucca platinata e la maschera di lattice la fecero apparire insignificante. » Abbruttirsi un po’ aiuta. La gente non ti nota.«  

 

Il suo sguardo percorse tutto il suo corpo con una intensità che emanava scariche di energia elettrica. »Sì, certo.«  

 

»Andiamocene via di qui. Non voglio svegliare il gigante che dorme.«  

 

Ma Hayato continuava a non muoversi.  

 

»Oh, cazzo.« Aggredire un uomo era una cosa, ma macchiarsi di omicidio colposo per legittima difesa, era un tantino un po' differente. Kaori si avvicinò di più all'uomo così abbastanza da sentirgli cautamente il polso, ma Ryo la fermò.  

 

»Lasciamolo qui. Sta respirando come un trattore. Si sveglierà presto.«  

 

Kaori si diresse in fretta verso Miki facendola alzare dal pavimento.  

 

»Chi - chi siete voi?«  

 

»Sei tu che mi hai chiamato, non ricordi? Andiamo.«  

 

Quando Miki si avvicinò ad Hayato, Kaori si mosse in quella direzione. »Guardami. Guarda me!« Quando lei lo fece, Kaori le disse rapidamente, »Adesso o mai più, Miki. Se rimani qui, lui ti ucciderà.«  

 

Miki annuì in modo deciso e Kaori la spinse verso la porta. Corsero per tutta la lunghezza del portico e Kaori la indirizzò verso la boscaglia.  

 

»Vai, avanti per quella direzione.« Disse indicandogliela ed incitandola a proseguire. »Corri, ragazza, vai.«  

 

Miki si voltò indietro per osservare quella casa che aveva diviso con Hayato per ben due anni e l'espressione sul suo volto si accentuò trasformandosi in rabbia. Ottimo, era quello di cui Kaori aveva bisogno per continuare a dare un senso alla sua vita.  

 

Miki proseguì e Kaori la seguì, spezzando i rami al suo passaggio per coprire le loro tracce. Hayato era un cacciatore ed una parola in più con la gente di là e sarebbe presto arrivato a trovarla. I suoi cani da caccia erano esemplari di prima scelta, correggere il contenuto calorico della loro carne con un sedativo, li avrebbe fatti stare tranquilli per un po'. Ma non sarebbe durata in eterno.  

 

Ryo corse verso di lei, »Lascia stare! Accidenti! Lo farò io!« Lui prese alcuni rami. »Si sta svegliando.«  

 

Kaori, spaventata, incrociò il suo sguardo. »Già? Deve avere la testa dura come una roccia.«  

 

»Anche tu, ce l'hai.« E Ryo la spinse verso il limite della vegetazione.  

 

Kaori cominciò a correre, strappandosi da dosso la sua attrezzatura da travestimento e schivando i rami più bassi. Miki era a soli pochi metri davanti da lei, piangendo mentre correva. Kaori la chiamò piano e la ragazza si agghiacciò sul posto mostrando una silhoutte munita di vestiti stracciati dovuti allo strofinamento con la bassa vegetazione. Kaori corse verso di lei, tenendole la mano e richiamando la sua attenzione per poi incitarla a proseguire davanti da lei. Avrebbe dovuto continuare a comportarsi in quel modo, con movimenti rapidi, per portare via la ragazza dal mondo da cui la stava per salvare. Le due donne corsero, abbattendo rami secchi al loro passaggio e slittando sul terriccio. Infine raggiunsero uno spiazzo all'aperto, facilmente attaccabile.  

 

Kaori e Miki davanti da lei, si diressero verso il margine del burrone, inciampando sul terriccio arido della collina per raggiungere la jeep di Kaori. Kaori la invitò a sedersi sul posto del passeggero, sistemandosi nell'abitacolo finché la ruota non cominciò a slittare. Il motore si accese al primo tentativo e lei schizzò via, correndo lontano dall’abitazione degli Ijuin.  

 

»E' morto?« Chiese Miki.  

 

»No.«  

 

»Allora, lui mi troverà, lo so!« Pianse.  

 

Kaori smorzò la sua impazienza, capendo di mostrarsi più cauta. »Non ti troverà, Miki« Ed anche se Hayato avesse le palle per andare dalla Polizia, con i suoi precedenti questi sarebbero poco inclini a reagire alle sue pretese. »Ti porterò in un posto sicuro. Entro ventiquattro ore, qualcuno ti raggiungerà alla Casa Sicura e documenterà il tuo abuso con foto e dichiarazioni.«  

 

Lei aveva aiutato un centinaio di donne negli ultimi tre anni, da donne che guidavano Mercedes ad altre che non avevano mai visto l'interno di un ospedale prima e sarebbero state sfregiate a vita. Ogni volta, la situazione sembrava essere sempre più disperata. Sempre più senza speranza. Spesso, Kaori era stata la loro ultima possibilità. Per alcune, il sistema legale le aveva abbandonate lasciando che i mariti violenti uscissero su cauzione e ritrovassero le proprie donne per fare di nuovo quello che avevano fatto prima - spesso portandole verso morte certa. Alcune di loro erano troppo spaventate per imbarcarsi verso l'ignoto non avvalendosi di nessun supporto. O peggio, si trasformavano in automi a cui era stato fatto il lavaggio del cervello tramite una violenza verbale che le portava a pensare che avessero bisogno di quegli uomini per sopravvivere.  

 

Ijuin Miki aveva una valida ragione per essere spaventata.  

 

Kaori capiva quel tipo di paura fin troppo bene.  

 

Era diventata lei stessa un’esperta di evasione ed inganno. Cinque anni lavorando come truccatrice di effetti speciali l’avevano resa irriconoscibile anche adesso. Usando travestimenti, ad ogni tappa del soccorso, proteggeva la vita delle donne oltre che la sua.  

 

Kaori cercava di tenere nascosta la sua vita privata ad ogni costo. Supportata da buone ragioni. Era una rapitrice. Molto semplicemente. Aveva preso il suo bambino, portandolo via a suo padre e l’aveva nascosto dal mondo. Dalla sua prospettiva, il fine giustificava i mezzi. Salvare una vita. Nel suo caso, si trattavano di due vite.  

 

Ma dal punto di vista della Legge, lei era diventata una criminale. E non importava di certo che, prima che lei scappasse da quel violento di suo marito, fosse andata dalla Polizia a sporgere denuncia. L'influenza di Mick si estendeva per un vasto raggio. I poliziotti fecero cadere le sue accuse, così come fecero la famiglia di Mick ed i loro amici. Mick aveva i soldi, il potere, un'ottima reputazione come produttore esecutivo alle sue spalle e questo gli permetteva a Tokyo di essere al di sopra di ogni insospettabile dubbio, anche al di sopra della Legge stessa.  

 

Kaori non avrebbe potuto far niente, e Mick era sicuro che lei avesse la strada sbarrata in tutte le direzioni. Finché non scappò grazie all'aiuto della sua amica Eriko Kitahara.  

 

Successivamente il nodo alla sua gola divenne sempre più stretto dovuto ad un disperazione inesauribile. Eri fu trovata morta. Uccisa in un incidente stradale solo poche settimane prima. La chiamata di Miki arrivò proprio dopo il suo funerale, Kaori non ebbe nemmeno il tempo per piangere il suo lutto.  

 

Eri sarebbe furiosa se sapesse che mi sto ancora nascondendo. Pensò una Kaori malinconica. Nessuno dei suoi amici d'infanzia era a conoscenza della versione integrale del suo sgradevole passato. Solo Eri sapeva. Loro sapevano solo che lei era stata non per molto tempo con suo marito e che quindi loro la conoscevano come Angel Makimura Kaori, truccatrice e proprietaria del salone di bellezza Curly Whirly. Si sarebbe vergognata ad ammettere loro l'intera verità.  

 

Per il resto del mondo, Ryo compreso, lei era Tachiki Sayuri, uno pseudonimo che lei aveva usato per gli ultimi tre anni.  

 

Ogni cosa nella mia vita è uno pseudonimo.  

 

Una contraffazione, una maschera per mantenere lei e suo figlio Hideyuki salvi e ben nascosti. Non fece nulla per allertare suo marito riguardo al luogo cui si era nascosta, ma era sicura che lui la stesse ancora cercando.  

 

Mick non era il tipo di uomo che rinunciava al controllo. Mai sarebbe successo. Il potere ed il controllo erano le radici del suo essere. E non si poteva incrociare il suo cammino senza trascinarsi dietro delle conseguenze.  

 

Fece un respiro profondo cercando un po' di calma. Doveva avere la mente lucida per le successive ore della giornata.  

 

Almeno Miki avrebbe avuto la sua opportunità.  

 

»Stilerai la tua testimonianza con la polizia,« Le disse Kaori continuando a tenere gli occhi sulla strada, »e poi sparirai finché Hayato non sarà dietro alle sbarre.«  

 

»Lui dovrebbe essere in prigione,« Disse Miki con un brontolio malinconico »Vedrai quanto gli piace ?!«  

 

Kaori diede un'occhiata nella sua direzione. Il volto della ragazza sembrava un macello.  

 

Mick non l’aveva mai colpita in volto - sarebbe stata una prova tangibile e pubblica del suo abuso su di lei. No, lui aveva dei modi molto più subdoli per farla restare sotto il suo controllo.  

 

»Hayato mi ha tenuto in prigione per degli anni,« Disse Miki, ignorando i pensieri di Kaori. »Quella casa è stata come una prigione, come se avesse avuto le sbarre.«  

 

Il commento colpì Kaori dritto al petto.  

 

Una prigione senza muri. Lei, era ancora chiusa nella sua.  

 

»Perchè non provi a dormire un po'.« Parlò rapidamente per insabbiare i sentimenti angoscianti che lottavano per comparire sul suo viso. »Ancora un paio d'ore e saremo al sicuro.«  

 

Miki sprofondò nel suo sedile. Kaori guidò, consapevole di ogni bagliore di luce proveniente dal suo specchietto retrovisore. Tutte le auto la sorpassarono. Quella notte, Miki avrebbe ottenuto la sua libertà.  

 

Dopo tre anni, Kaori non ci era ancora riuscita.  

 

Perchè Mick era là fuori. Aspettando che lei commettesse un passo falso. Cercandola.  

 

Una lacrima di paura solcò il suo viso scivolando giù per la sua gola.  

 

Odiò quella lacrima. La faceva sembrare oscena e in cerca di pietà.  

 

E Kaori seppe che non sarebbe potuta vivere ancora in quel modo.  

 

Ma nonostante fossero passati tre anni, non aveva ancora trovato un modo per sconfiggere l'astuzia di Mick. Legalmente, lui aveva ancora il potere.  

 

E non avrebbe potuto abbandonare suo figlio, nemmeno per raggiungere la sua libertà.  

 

 

 


Chapitre: 1


 

 

 

 

 

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