Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 1 :: Botta in testa

Pubblicato: 01-06-07 - Ultimo aggiornamento: 02-06-07

 


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»Lasciami, puttana!«  

 

»Non ci penso neanche, farabutto!« Kaori non mollava. L’uomo che teneva per il collo si muoveva sotto di lei come se fosse posseduto.  

 

»Ryo! Avrei davvero bisogno di una mano qui!«  

 

»Sono abbastanza occupato da questa parte, Kaori-kun!« Il suo pugno ruppe qualcosa sulla faccia dell’avversario. »Usa un martello!«  

 

Kaori gli fece una linguaccia, stringendo rapidamente la sua presa sul delinquente »Non funzionano nello stesso modo senza te sotto!«  

 

Ryo colpì con il gomito uno stomaco grasso, lanciando un’occhiata di sbieco alla sua socia. Era bella… e abbastanza spaventata in quel momento, attaccata al collo di quel tizio con un’espressione sinistra sul volto. »Basta Kaori-kun,« sorrise »Cosi mi fai arrossire!«  

 

Lo sguardo di Kaori si aggrappò al suo. Il suo sorriso la colpì, come sempre. Il suo battito cardiaco accelerò e non poté fare a meno di rispondere al suo sorriso. Perplessa, notò i suoi occhi neri come la notte riempirsi di preoccupazione e realizzò, un po’ troppo tardi, che la sua presa si era allentata.  

 

»Kaori!« Ryo urlò per avvertirla, cercando di raggiungerla attraverso la mischia.  

 

Si trovò catapultata in aria, sentì un suono raccapricciante, quando la sua testa picchiò contro il duro cemento… poi tutto divenne nero.  

 

 

* * *  

 

»Kaori…ti prego, piccola, svegliati«  

 

Era Ryo quello? L’aveva chiamata “piccola”? Era morta?  

 

»Per favore, tesoro...«  

 

Tesoro?!  

 

»Dio, Kaori, apri gli occhi. Non puoi farmi questo. Non puoi lasciarmi solo. Non voglio più essere solo.«  

 

Le sue palpebre lentamente si alzarono. La luce del sole che entrava dalla finestra la accecò, aumentando il suo feroce mal di testa.  

 

Guardandosi attorno si rese conto di essere in una stanza d’ospedale, ma non c’era nessuno in vista. Possibile che avesse sognato tutto? Ma certo, come se Ryo usasse parole così dolci con lei.  

 

Senza far rumore la porta si aprì e l’oggetto dei suoi pensieri entrò tranquillamente nella stanza... si bloccò, vedendo che era sveglia.  

 

»Ciao« lo salutò, rivolgendogli un pallido sorriso.  

 

Ryo nascose un sospiro di sollievo. Era sveglia. Di nuovo con lui. La settimana scorsa era stata un vero inferno. Senza sapere se avrebbe aperto ancora una volta quei bellissimi occhi nocciola. Persino i suoi martelli gli erano mancati.  

 

»Ciao« le sorrise, voltandosi verso la finestra. »Bentornata«. Era a mala pena un bisbiglio.  

 

»Cosa?«  

 

»Hmmm?« si girò verso di lei, inarcando un sopraciglio.  

 

»Non ho ben afferrato le ultime parole« disse cercando di sedersi, ma fallì miseramente.  

 

»Tutto quello che ho detto è “ciao”«. Avendo pietà di lei, si avvicinò al letto. »Lascia che ti aiuti« Delicatamente le alzò la parte superiore del corpo, ammucchiando i cuscini dietro la sua schiena. »Come ti senti?«  

 

»Tutta rintontita« disse guardandolo imbarazzata.  

 

Ryo contrasse la mascella ricordando il suo corpo accasciato sul cemento, sangue che colava da sotto la sua testa. Non era mai stato così spaventato in vita sua. Per un momento aveva creduto che fosse morta e il suo cuore si era frantumato, semplicemente. Il suo mondo, ancora una volta, era precipitato nelle tenebre.  

Poi, sentì il suo cuore battere debolmente sotto la punta delle dita e la strinse a sé, bisbigliando sciocchezze. Bisbigliando che l’amava.  

 

»Dio, mi hai spaventato, Kaori!«  

 

Kaori sollevò lo sguardo dalle sue mani, piegate sul grembo, e lo guardò intensamente in quegli occhi neri come la notte. »Scusami Ryo, non era mia intenzione«.  

 

»Intenzione di cosa?«  

 

»Spaventarti«  

 

Ryo sbatté le palpebre. »Di che cosa stai parlando?«  

 

Kaori sgranò gli occhi. Perché faceva il finto tonto? »Hai appena detto che ti ho spaventato«  

 

Ryo si grattò la nuca. »No, non ho detto niente«  

 

Imbronciata, Kaori si girò dall’altra parte »Che importa!«  

 

Ryo si sedette al suo fianco sul letto, toccando dolcemente il bernoccolo alla base della sua testa. »Sei sicura di star bene?«  

 

Gli occhi nocciola di Kaori s’infiammarono. »Io non sono malata, Ryo. E non venirmi a dire che la botta mi ha fatto diventare matta. Ti ho sentito dire chiaramente che ti avevo spaventato«  

 

Le sue dita delicatamente le massaggiarono la nuca »Io non penso che tu sia matta, Kaori-chan«  

 

»Cosa, allora?«  

 

Ryo sospirò. »No ti dirò che non ero spaventato. Perché lo ero.« Sorrise lentamente »Solo che non l’ho mai detto a voce alta… almeno, fino ad ora«  

 

»Ma… Oh! Lascia perdere« Le sue orecchie s’azionarono. »Gli altri stanno arrivando«  

 

Anche Ryo ascoltò. »Se non sbaglio questo è Umibozu. Le finestre stanno tremando«  

 

Kaori lo colpì scherzosamente sul petto »Piantala!«  

 

La porta si aprì di colpo e Mick entrò nella stanza volando »Kaori, baby! Vieni dal tuo adorato Mick!!!«  

 

Umibozu lo tirò per il collo della camicia, bloccandolo a mezz’aria. »Questa non è una zona di volo«  

 

»Scusa« mormorò Mick, camminando verso il letto. Anche pallida come un fantasma, sei sempre bellissima, Kaori.  

 

Kaori spalancò gli occhi. Non era possibile. Le sue labbra non si erano mosse e lei lo aveva appena sentito parlare.  

 

»Ciao« la salutò, sbattendo le ciglia.  

 

»Toccala, Mick…«  

 

Kaori girò la testa bruscamente, per guardare Ryo. Era appiccicato a Saeko, con la lingua a penzoloni.  

 

…è sei un uomo morto.  

 

Kaori scosse la testa. Questo era impossibile. Sentiva i loro pensieri. Ryo sembrava un possessivo Neanderthal… Nah! Doveva essere ancora svenuta.  

 

»Ciao, Kaori« Miki saltò sul letto, al suo fianco »Come ti senti?... Kaori?... Perché mi guardi così?«  

 

Kaori esaminò lo sguardo della sua amica. Niente. Non riusciva a sentire nessun pensiero. Visto, questo dimostra che probabilmente era ancora svenuta... o pazza da legare.  

 

Saeko finalmente riuscì a liberarsi di Ryo, dandogli un calcio in un punto estremamente sensibile. »Sai, forse dovremmo chiamare un dottore. Sei diventata verde«  

 

»Ma no, starà benissimo« Ryo salto ancora su Saeko. Non ti azzardare a rimanere in questo posto un minuto in più, Kaori. Ho bisogno di te a casa. Con me.  

 

Kaori agitò di nuovo la testa, assumendo una tonalità di verde ancora più intensa. La botta doveva essere più seria di quanto pensava. Il suo cervello era andato in corto-circuito. Ryo aveva bisogno di lei a casa – con lui?! Sì, come no!  

 

Guardò Saeko, che ora teneva puntato un pugnale verso i gioielli di famiglia di Ryo. Niente. Nessuna vibrazione neanche da Miki... Mick le stava sorridendo tristemente.  

 

Come puoi amare un uomo come lui, Kaori? Un uomo che ti fa soffrire. Perché non ami me? Cos’ha lui che io non ho?  

 

Oh mio dio! Fortunatamente non era ancora così folle al punto da sentite i pensieri di Umibozu. Girò la testa per guardare il gigante…  

 

Hmmm, ho spento il gas?  

 

Gli occhi di Kaori si rivoltarono all’indietro e lei crollò sul letto priva di sensi.  

 

 

* * *  

 

»Dottore« bisbiglio Kaori, dopo che il sorridente medico di mezz’età ebbe cacciato fuori dalla stanza i suoi amici »Mi dica la verità. Sono morta?«  

 

Le sue folte sopraciglia s’inarcarono tanto che i suoi occhi si misero a luccicare. »No, non è morta, Kaori. Lei è una donna giovane, bellissima ed assolutamente in buona salute, che ha appena preso una piccola botta in testa. Non sembra ci sia commozione celebrale, ma giusto per precauzione, la terremmo qui questa notte. Se non ci saranno problemi, domani mattina potrà tornare a casa«  

 

»Perfetto!« Non si sentiva molto entusiasta, però. »Seconda domanda: sono pazza?«  

 

»Allora« disse il dottore in tono serio »La psichiatria non è il campo…« vedendola sgranare gli occhi, le sorrise per rassicurarla »No, Kaori-san. Lei non è pazza. Un tantino agitata, ma non pazza.«  

 

Il cuore di Kaori iniziò a battere più forte nel suo petto. Era un dottore, perché non raccontargli del suo strano sogno… se era un sogno. Non ne era più tanto sicura.  

 

»E se le dicessi che potevo sentire chiaramente i pensieri di tutti e tre gli uomini che erano in questa stanza con me.«  

 

»Direi che ha un pessimo senso dell’umorismo.« Deve aver sbattuto la testa più forte di quanto pensassi... Allucinazioni... Interessante.  

 

»Non ho le allucinazioni, dottore« disse Kaori con tono grave.  

 

»Scusi?«  

 

»Non... ho... le... allucinazioni« lei ripeté lentamente.  

 

Il medico le sorrise »Non l’ho mai detto«  

 

»No, ma l’ha pensato«  

 

Lui sbatté le palpebre.  

 

»“Deve aver sbattuto la testa più forte di quanto pensassi... Allucinazioni... Interessante” Le ricorda qualcosa?«  

 

Porca vacca!  

 

»Può dirlo forte« sorrise dolcemente.  

 

 


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