Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prose

 

Author(s): Mojca

Translator(s): marziachan

Status: To be continued

Series: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 chapters

Published: 01-06-07

Last update: 03-09-07

 

Comments: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Summary: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Translation :: Quello che vogliono gli uomini

 

Chapter 11 :: La cliente

Published: 09-06-07 - Last update: 07-07-07

 


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Il piano superiore del Four Season Hotel era isolato. Il dipartimento di polizia aveva riservato l’intero piano e c’erano due poliziotti in borghese su ogni piano, che sorvegliavano gli accessi alle scale d’emergenza. La squadra speciale proteggeva il piano superiore, con dei cecchini sui tetti d’ogni palazzo nel raggio di mezzo miglio. La Detective Saeko Nogami era stata l’unica agente assegnata all’interno della Suite Presidenziale, dove doveva proteggere la persona datale in custodia con la vita se era necessario.  

 

Una giovane brunetta sedeva dignitosa in un lussuoso divano, il capo chino, e le mani strette sul ventre. Non parlava, non alzava gli occhi, e sembrava non aver notato la presenza della poliziotta.  

 

Saeko sospirò, a lungo aveva provato a convincere Amaya a parlare. La ragazza, non aveva ancora 30 anni, era seduta là, in silenzio, che fissava con sguardo assente il pavimento. Saeko sperò che Ryo e Kaori arrivassero presto, così da poterle togliere quella ragazzina dalle mani. Era annoiata a morte ed era evidente, nessuno avrebbe colpito quel giorno.  

 

Ma in certo modo capiva la giovane donna davanti a lei. Aveva paura di stabilire un contatto, di conoscere qualcuno. Tutti quelli che le stavano vicino nelle settimane passate dopo la morte di suo marito, erano morti. Non voleva soffrire ancora per la morte di qualcun altro che conosceva.  

 

Dei morbidi colpi batterono alla porta e il cuore di Saeko s’illumino all’istante. Il suo incarico stava per concludersi. Non voleva pensare a quanto era stato difficile convincere suo padre ad affidare a City Hunter un altro lavoro, anche se non aveva avuto alcun problema a reclutarlo per sbarazzarsi di Hitotsugi.  

 

I suoi tacchi alti affondarono nella spessa moquette, mentre si avvicinava alla porta.  

 

L’agente Takagawa la salutò, schiena dritta, disapprovazione che s’irradiava da ogni suo poro. »E’ qui, Detective.«  

 

Annuì bruscamente. Non gli interessava cosa qualcuno poteva pensare. Ryo era l’uomo migliore che c’era fuori di lì. Conosceva la città, conosceva tutti, il suo palazzo era una fortezza, aveva collegamenti sparsi per tutto il Giappone e sospettava – non che lui avesse mai detto qualcosa – anche per la maggior parte del mondo. Il suo passato poteva essere avvolto nel mistero, ma lui non aveva eguali. La sua abilità con le armi da fuoco era leggendaria, la sua conoscenza delle arti marziali era formidabile, e la sua capacità di imitare ogni voce che sentiva era straordinaria. Era il migliore e si fidava di lui incondizionatamente.  

 

»Fallo entrare.«  

 

La sua bocca si strinse in una linea sottile, mentre annuiva, girandosi verso il suo collega alla fine del corridoio.  

 

»Grazie.«  

 

Saeko sorrise e scosse la testa al sarcasmo di quella voce profonda. Ryo non faceva mai niente per addolcire le persone alle quali non piaceva o far tacere le varie voci che circolavano su di lui per la città. Si dilettava della sua reputazione e delle relative conseguenze.  

 

Mentre le si avvicinava, Ryo le fece l’occhiolino. »Ciao, Saeko-chan!«  

 

»Non cambi mai, vero?«  

 

Sbatté le ciglia. »Cioè?«  

 

»Oh, niente.« Sbirciò dietro di lui. »Dov’è Kaori?«  

 

Ryo incurvò uno scuro sopraciglio.  

 

Saeko sorrise lentamente. Questa volta il pericolo per la sua socia era dieci volte superiore al normale e Ryo non voleva far correre rischi inutili alla sua vita. Probabilmente aveva addirittura ordinato a Kaori di non mostrarsi in pubblico con la vedova di Hitotsugi. In questo particolare incarico qualcosa sarebbe potuto andare nel verso sbagliato e lui lo sapeva. »Capisco.«  

 

Diede segno di aver sentito la sua risposta inclinando leggermente la testa, osservando all’interno della suite. »Ci siamo, huh?«  

 

Saeko sospirò. »Ci siamo.«  

 

»Sembri preoccupata.«  

 

»Lo sono.« Si lasciò annegare nei suoi occhi scuri per un secondo. »Non so come prenderà questo cambiamento improvviso.«  

 

»Non gl’hai detto?«  

 

»Certo che l’ho fatto! E’ giusto che... si rifiuta di parlare con chiunque.« Fece cenno verso la suite con la mano. »Si è solo seduta là, testa bassa, a fissare la moquette, senza dire una parola.« I suoi occhi si velarono. »Mi dispiace per lei.«  

 

Ryo fissò la donna di fronte a lui. Da quando Saeko si dispiaceva per le persone che le venivano affidate? E cos’erano quelle lacrime? Quella non era la tenace pollastrella che lui conosceva. Ma come sempre, quando c’era da parlare di sentimenti ed emozioni, lui doveva trasformare tutto in un gioco. »Stai diventando vecchia, bambola.«  

 

Lo guardò con ira. »Lo so, Ryo. So che non dovrei lasciarmi coinvolgere dai pensieri o dai sentimenti delle persone che proteggo, ma cerca di capire. Tutti quelli che lei amava sono morti nelle scorse settimane, suo marito, sì, era un bastardo, ma era anche la sola sicurezza che aveva in questo mondo, è morto, i suoi uomini, uomini che solo il mese scorso avrebbero fatto qualsiasi cosa per lei, le si sono rivoltati contro, incolpandola di un crimine che non ha commesso. E’ tormentata, spaventata di legare con chiunque per paura di poterlo perdere.«  

 

»Era solo per scherzare, Saeko,« mormorò, mettendole una mano sulla spalla in segno di conforto. »Non c’è bisogno di arrabbiarsi. Capisco come si sente.«  

 

La sua bocca tremò, annuì velocemente con il capo. »Lo so che lo sai.«  

 

Sorrise. »Andiamo?«  

 

»Sì.«  

 

Ed aprì la porta fino in fondo.  

 

Amaya s’irrigidì leggermente. Non riusciva a credere che stava per incontrare il leggendario City Hunter. Aveva sentito delle storie e delle voci su di lui. Alcuni dicevano che era un fantasma, una creatura della notte che camminava nel regno dei vivi solo nelle occasioni speciali, quando qualcuno pregava gli Dei per la vendetta, alcuni dicevano che era lui stesso un Dio, perché era impossibile per un semplice umano fare le cose che presumibilmente faceva, essere in due posti diversi allo stesso tempo. Anche Takeru parlava di City Hunter con invidia e rispetto. Tutti ammiravano City Hunter. Alcuni lo temevano, alcuni lo rispettavano, alcuni lo odiavano, ma aveva l’ammirazione di chiunque. Non riusciva a credere che avrebbe incontrato un uomo così formidabile.  

 

Ryo la scrutò dalla porta. Era giovane, molto giovane, con i capelli ricci e castani che le cadevano sulle spalle. Il bianco dei suoi abiti da lutto rendeva la sua pelle quasi traslucida. Il suo viso era piegato all’ingiù, ma riusciva a vedere che aveva dei lineamenti nobili. I suoi zigomi iniziarono lentamente a tingersi di rosso. Sogghignò. Non aveva guardato in su verso di lui, ma sapeva che era lì. Probabilmente aveva sentito parlare della sua reputazione ed era o troppo timorosa di guardarlo o troppo imbarazzata. Aveva quest’effetto sulle donne. Anche Kaori diventava rossa delle volte, ma solo quando era incredibilmente furiosa con lui.  

 

Pensando a Kaori, la sua schiena si raddrizzò con fermezza. Doveva portare la ragazza fuori dal hotel e tornare al suo appartamento, dove l’avrebbe tenuta lontana da Kaori il più possibile. La sua socia attirava i proiettili vaganti come un magnete.  

 

Saeko si appoggiò contro la porta chiusa, osservando divertita, mentre Ryo si avvicinava al divano. Doveva ammettere che era stupefacente quando era così serio. I suoi occhi bruciavano sempre con una quieta intensità, rendendo ogni donna incredibilmente eccitata, quando posava uno dei suoi sguardi seri così rari su di lei. Che peccato, solitamente li riservava per la sua socia, ogni volta che Kaori non poteva vedere. Ma era un idiota se credeva che Kaori non gli notasse. Quei due si stavano solo prendendo in giro da soli, se pensavano che i sentimenti che provavano l’un per l’altra non fossero chiaramente evidenti a qualunque cosa avesse gli occhi.  

 

Strinse gli occhi, quando notò che la giovane Amaya sembrava sempre più accaldata ad ogni passo che Ryo faceva per avvicinarsi a lei. Molte volte aveva visto ragazze come lei innamorarsi irrimediabilmente dello sweeper. Chi non poteva? Quando uno l’aveva conosciuto, si rendeva conto che c’era molto, molto di più di Ryo Saeba dietro l’apparenza. In realtà era un ragazzo generoso con un cuore d’oro con la debolezza per la persone in pericolo e la sua socia. La cosa del pervertito era - quasi sempre – una recita. Ecco perché ogni donna che lui aveva preso sotto la sua ala finiva con l’innamorarsi di lui. Ma era ovviamente senza futuro. Alla fine della giornata lui tornava sempre a casa, dall’unica donna che avesse mai amato. Kaori Makimura era senza dubbio una donna molto fortunata. E probabilmente lei lo sapeva.  

 

Ryo si fermò di fronte al divano, guardando giù verso la cima dei suoi capelli scuri. »Salve.«  

 

Amaya sussultò, quando quella voce profonda le fece venire i brividi lungo la spina dorsale. Come riusciva a farla sentire così soltanto con una parola? Lentamente alzò la testa, i suoi occhi si scontrarono con quelli scuri di lui.  

 

Ryo sorrise leggermente. Aveva dei strani occhi. Blu chiaro, quasi indistinguibile dal bianco delle sue iridi. Lei guardò in su con gli occhi spalancati, con un misto di timore e paura, ma c’era qualcos’altro, che non riusciva a definire. »Sono Ryo Saeba. Sarai sotto la mia protezione per alcune settimane.«  

 

Le sue labbra si estesero in un bellissimo sorriso. »Io sono Amaya,« disse dolcemente, arrossendo.  

 

»Salve, Amaya-chan.«  

 

Il rossore aumentò.  

 

Gesticolò verso la porta con la testa. »Vogliamo andare?«  

 

Fu in piedi in un istante. »Sì!«  

 

Alla porta, Saeko scosse la testa pietosamente. La ragazza era una povera illusa. Ooh, l’aspettava un’enorme sorpresa, quando sarebbero arrivati da Ryo. Sperava solo che Kaori riuscisse a sopravvivere per le prossime settimane senza che le venisse un aneurisma. Non che Ryo provasse qualcosa – poteva vederlo, non era interessato – ma con una bellezza infatuata tra i piedi, alla padrona di casa sarebbe potuta scoppiare una vena o peggio.  

 

Mentre i due la sorpassavano, Ryo lanciò alla Detective uno sguardo assassino. »La prossima volta che Kaori ti chiede qualcosa riguardo agli incarichi, tieni chiusa quella bocca!«sobillò, accompagnando la giovane donna verso l’ascensore.  

 

Saeko li fissò, sbattendo le palpebre. Di che cosa stava parlando?  

 

 

 


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