Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Author: iusip

Status: To be continued

Series: City Hunter

 

Total: 3 chapters

Published: 24-09-06

Last update: 26-09-06

 

Comments: 4 reviews

» Write a review

 

RomanceFantasy

 

Summary: Scozia,anno 1235. La Scozia è divisa in due parti:da una parte ci sono i conquistatori normanni,fedeli al re d'Inghilterra...dall'altra gli indomiti scozzesi,fieri e combattivi. Lady Kaori sogna di sposare un biondo normanno...ma il destino,si sa,è spesso capriccioso...

 

Disclaimer: I personaggi di "Titolo da cambiare" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

Tricks & Tips

How can I change my username?

 

I do not allow people to change their username on their own yet. Maybe later. So if you want to change your username, contact me and give me your old and new username with your password for au ...

Read more ...

 

 

   Fanfiction :: La normanna e lo scozzese

 

Chapter 2 :: Capitoli 25-26

Published: 25-09-06 - Last update: 25-09-06

Comments: Altri due capitoli! spero che vi piacciano...commentate!!

 


Chapter: 1 2 3


 

CAPITOLO 25  

 

“Cosa? Tuo fratello? Ma come ha fatto a sapere che eri qui?”  

 

Ryo era sconcertato. Poi i suoi occhi si spalancarono, e Kaori vide con orrore crescente il suo sguardo farsi duro e impenetrabile, tornando ad essere simile a quello che Ryo aveva quando l’aveva conosciuto.  

 

“Tu brutta…sei stata tu, vero? Hai architettato tutto fin dall’inizio! Mi hai sedotto, mi hai raggirato con tutte quelle belle parole e poi mi hai pugnalato alle spalle! Dovevo leggere quella lettera prima di consegnarla al messaggero, lo sapevo che non potevo fidarmi di una sporca normanna!”  

 

Ryo si sentiva tradito. E pensare che era stato vicinissimo a confessarle che era innamorato di lei, solo qualche minuto prima…e lei invece l’aveva ingannato fin dall’inizio…lo sapeva che l’amore non faceva per lui, perché aveva abbassato tutte le sue difese, permettendole di penetrare lentamente la sua mentre e il suo cuore?  

 

Chiuse gli occhi con rabbia, poi colpì lo stipite della porta con il pugno chiuso, facendosi male, ma non importava, perché il dolore che provava dentro era mille volte più acuto.  

 

Kaori gli si avvicinò. Ora sicuramente gli avrebbe detto che si sbagliava, avrebbe cercato di fargli cambiare idea, avrebbe dovuto assistere ad una patetica scenetta…ma lui non si sarebbe più fatto ingannare da quella piccola traditrice.  

 

Il rumore di uno schiaffo risuonò nella stanza.  

 

Umi uscì, chiudendo lentamente la porta alle sue spalle. Quei due avevano delle cose da chiarire, la sua presenza non era più necessaria.  

 

Kaori guardò Ryo con furia, la mano ancora sollevata. I suoi occhi erano lucidi, le sue gote arrossate.  

 

Ryo si portò una mano alla guancia colpita. Pulsava e si era arrossata. Ma gli occhi di Kaori…erano così pieni di dolore, le sue lacrime troppo sincere per essere frutto di un inganno…  

 

“Se credi che ti abbia tradito, allora vuol dire che non hai ancora capito niente di me. Sei così superficiale, così veloce a giudicare. Io credevo che tu mi amassi. Ci credevo davvero.”  

 

La sua voce si era assottigliata, era solo un sussurro, rivolto più a sé stessa che non a lui.  

 

“Ma mi sbagliavo. Non può esserci amore senza fiducia reciproca.”  

 

Lui rimase immobile, la sua onestà l’aveva colpito.  

 

Era stato accecato dalla rabbia ancora una volta, ancora una volta l’aveva ferita.  

 

La porta sbatté alle sue spalle, e lui si ritrovò solo in quella grande stanza vuota, così come vuoti erano i suoi occhi.  

 

 

 

“Fratellone!”  

 

Sotto gli occhi basiti dei soldati di Ryo, che si stavano preparando al contrattacco, Kaori si gettò tra le braccia di suo fratello.  

 

In quel gesto, Hideyuki lesse la conferma di ciò che aveva supposto.  

 

Ma non sapeva ancora quanto si sbagliasse.  

 

 

 

Ryo era rimasto immobile al centro della stanza, a riflettere sulle parole di Kaori.  

 

Fiducia, amore…termini di cui lui non conosceva il significato, fino a quando non aveva conosciuto quella donna.  

 

E ora a causa della sua stupidità e del suo maledetto cinismo rischiava di perderla.  

 

Dandosi mentalmente dello stupido, si precipitò lungo le scale, sperando che lei lo perdonasse e tornasse a guardarlo con occhi carichi di amore.  

 

 

 

“Sorellina! Finalmente ti ho trovato! Non sai quanto sono stato in pena per te! Mi sembrava di impazzire…”  

 

La stava stringendo con disperazione, quasi soffocandola.  

 

“Quel bastardo non ti ha fatto niente vero? Se ha osato metterti le mani addosso giuro che lo ammazzo con queste mani.”  

 

Il suo tono era rabbioso.  

Kaori lo guardò sconcertata.  

 

“Ma come…non hai letto la mia lettera? Ryo non ha fatto niente che io non volessi, io e Miki siamo state trattate come principesse! Ho passato giorni felici, qui” , disse, con un pizzico di colpa e di rimorso.  

 

Un lampo di incertezza attraversò lo sguardo di Hideyuki. L’incredulità si dipinse sul suo volto…ma allora…  

 

 

 

“Kaori!”  

 

Hideyuki si voltò di scatto, nella direzione da cui proveniva quell’urlo, carico di angoscia e urgenza.  

 

Eccolo, il bastardo.  

 

Hideyuki spinse Kaori dietro di lui, facendole scudo con il proprio corpo.  

 

“Mick! Te la affido! Io e Saeba abbiamo una questione in sospeso. Ma ti prometto che non lo ucciderò. Sarai tu a dargli il colpo di grazia.”  

 

Si accorse che Kaori si dibatteva e scalciava, ma ormai Hideyuki non ragionava più, la rabbia lo aveva accecato e il ricordo di tutti quei giorni di preoccupazione e ansia lo fece infuriare ancora di più.  

 

“A noi due, Saeba! Ti farò pentire di avere rapito mia sorella”.  

 

“Non combatto contro il fratello della donna che amo.”, si arrischiò a confessare.  

 

Tanto Kaori era lontana, non avrebbe potuto sentirlo…ancora una volta si diede del vigliacco.  

 

La risata di Hideyuki era carica di sarcasmo e disprezzo.  

 

“Sei un codardo, proprio come lo era tuo padre!”  

 

A quelle parole, Ryo si irrigidì. Uno dei valori più importanti per uno scozzese era proprio la famiglia, e lui non poteva permettere che il suo defunto padre venisse insultato a quel modo…  

 

“D’accordo, combatterò con te, se è quello che vuoi. Ma ti avverto, non avrò pietà!”  

 

“Non è la tua pietà che cerco, anche perché sarai tu a supplicarmi di non ucciderti.”  

 

I due guerrieri impugnarono la spada, guardandosi immobili per qualche secondo.  

 

Poi, quasi avessero udito un segnale convenuto, si gettarono contemporaneamente uno contro l’altro.  

 

Il clangore dell’acciaio che si scontrava contro altro acciaio era assordante. Erano entrambi forti, giovani, abili. Uno attaccava e l’altro fermava il colpo, poi contrattaccava a sua volta, e viceversa.  

 

Ma Hideyuki era sfinito dopo giorni e giorni di digiuno e mancanza di sonno, e tutto ciò aveva ripercussione sui suoi riflessi. Attaccava animato solo dalla rabbia e dalla voglia di vendetta, ma i suoi colpi erano sempre più deboli e imprecisi.  

 

Ryo sapeva di avere la vittoria in pugno.  

 

Makimura era abile con la spada, ma non era certamente al massimo delle sue capacità. Improvvisamente Ryo comprese che la sua debolezza era dovuta a giorni estenuanti trascorsi tra la speranza e la disperazione.  

 

Hideyuki era scivolato in ginocchio, ora.  

 

Bastava alzare la spada e farla calare sul suo capo. Sarebbe morto rapidamente, senza provare dolore, senza nemmeno accorgersene. Tuttavia Ryo esitava.  

 

 

 

Trattenuta dalle forti braccia di Mick, Kaori osservava sgomenta suo fratello e l’uomo che amava combattere, pieni di rabbia e risentimento reciprochi.  

 

Cominciò a divincolarsi. Quel duello non poteva più proseguire. Possibile che quei due testoni non capissero che lei amava entrambi, anche se in modo diverso?  

 

Urlò, quando vide che Ryo stava per essere colpito. Per fortuna aveva schivato il colpo con agilità.  

 

Si divincolò con maggiore forza, ma Mick era troppo forte per lei.  

 

Si girò a guardarlo.  

 

“Ti prego, Mick…io lo amo, lo amo davvero…”  

 

La sofferenza che lesse negli occhi chiari dell’uomo le fece stringere il cuore. Gli accarezzò una guancia con la mano, ma lui si sottrasse al suo tocco e distolse lo sguardo.  

 

“E così lo ami eh? Sei solo una stupida…ti sei fatta scopare, ma per lui è solo sesso. Ryo Saeba è un bastardo e non merita di vivere. Sono proprio curioso di vedere se lo amerai ancora, dopo che avrò rovinato il suo bel faccino.”  

 

La sua voce grondava disprezzo e sofferenza malcelati.  

 

Lasciò andare Kaori, poi si diresse con rabbia verso Ryo, che troneggiava su Hideyuki.  

 

CAPITOLO 26  

 

Ryo guardava l’uomo steso davanti a lui.  

 

Ansimava, aveva cercato più volte di rialzarsi ma le sue ginocchia non avevano retto il peso del suo corpo.  

 

Era scivolato a terra, sfinito, aspettando il colpo che lui avrebbe dovuto infliggergli.  

 

Il colpo che l’avrebbe ucciso, che avrebbe messo fine alla vita del fratello di Kaori.  

 

Poteva davvero farlo?  

 

Poteva non farlo?  

 

Gli sembrava quasi di risentire le parole di suo padre. Makimura non aveva avuto pietà, aveva abbandonato suo padre al proprio destino. Una morte lenta, un’agonia senza fine.  

 

Perché lui avrebbe dovuto risparmiare il figlio dell’uomo che l’aveva reso orfano di padre?  

 

“Promettimi che mi vendicherai Ryo. Promettimelo”.  

 

Ryo chiuse gli occhi. Il braccio con cui impugnava la spada si sollevò, la lama acuminata e scintillante alla luce del sole.  

 

Le ultime parole di suo padre gli rimbombavano nella mente. Strinse gli occhi e la sua spada calò sul capo di Makimura, con una velocità sorprendente, accompagnata da un sibilo che sapeva di morte.  

 

 

 

Ryo aprì gli occhi di scatto, girandosi verso l’uomo che gli aveva impedito di portare a termine la sua personale vendetta.  

 

“Che diavolo fai?”  

 

Umi non rispose. Gli strinse il polso finchè Ryo aprì il pugno, con un gemito di dolore. La spada gli cadde di mano, e il gigante la spinse lontano con un calcio.  

 

Ryo liberò il polso con rabbia.  

 

“Che cazzo ti prende? Devo vendicare la morte di mio padre!”  

 

“È arrivato il momento che tu sappia la verità, Ryo. Così capirai che razza di uomo era Shin Kaibara.”  

 

“Che stai farneticando? Di che verità parli?”  

 

“Stai zitto e ascoltami, Ryo.”  

 

Il tono utilizzato da Umi era così autoritario e carico di tensione che Ryo si zittì all’istante.  

 

“Devi sapere che tuo padre era un grande bastardo. Quando tua madre si ammalò, lui cominciò a cercare divertimento altrove. Capisci cosa intendo, vero? Ci provava con le serve, le portava nella sua stanza e puoi immaginare come andasse a finire per quelle povere ragazze. A tuo padre non importava se era consenzienti o meno, a lui bastava che si sottomettessero al suo volere, al suo potere. Le riduceva al silenzio e all’impotenza ricorrendo a minacce e intimidazioni.”  

 

“Un giorno però, decise di fare un salto di qualità. Non si accontentava più di sottomettere servette e sguattere, la sua perversione necessitava di donne di rango pari al suo, per essere soddisfatta.  

Quando una coppia di signori normanni si recò in visita al castello per cercare di avviare trattative di pace per una convivenza pacifica tra scozzesi e normanni, lui ne approfittò e violentò la donna.”  

 

“La violenza di tuo padre fu talmente brutale che lacerò l’utero della donna. Quella donna normanna aveva avuto un figlio maschio da due anni, e avrebbe tanto voluto un altro figlio, magari una femmina.  

Ma tuo padre la privò di questa gioia, perché la donna divenne sterile.”  

 

“La trovai nelle scuderie, riversa per terra, l’interno coscia ancora imbrattato di sangue e del seme del bastardo che l’aveva violentata. Era in stato di shock, ma riuscì a confessarmi tutto fin dall’inizio. Mi disse come tuo padre l’avesse convinta a visitare le scuderie, mentre suo marito era andato a caccia. Poi l’aveva imbavagliata e, incurante del suo pianto e delle sue suppliche, l’aveva sottoposta alla peggiore delle torture, soprattutto per una donna.”  

 

“Affrontai tuo padre, ma lui mi rise in faccia. Lo denunciai, ma era la parola di un soldato contro quella di un signore. La donna si rifiutò di testimoniare, non voleva che la sua famiglia venisse a conoscenza del suo dramma. Così tuo padre riuscì a insabbiare tutto, grazie all’influenza di potenti signori scozzesi suoi alleati.”  

 

“Mi relegò al ruolo di soldato semplice, ma a me non importava. Aveva perso la mia fiducia, il mio rispetto. Non potevo più essere leale ad un uomo del genere. Per fortuna l’anno dopo ebbe la decenza di morire e consegnare la sua anima al diavolo.”  

 

Ryo lo osservava, sconvolto.  

 

Non era possibile che suo padre avesse fatto una cosa del genere.  

 

Lui amava sua moglie…poi, con una intensità che lo lasciò senza fiato, un ricordo riemerse dalla sua memoria: sua madre che piangeva accarezzandogli i capelli, quando era ancora piccolo, e la sentiva mormorare, “perché Shin, perché”, ma lui non sapeva cosa risponderle perché non capiva a cosa sua madre si riferisse.  

 

Ora era tutto chiaro…strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi.  

 

Aveva rapito Kaori e stava per ucciderne il fratello per vendicare un uomo che non meritava nemmeno di riposare in pace.  

 

“Perché non me l’hai detto prima?”, disse rabbioso, prendendosela con Umi.  

 

Ma il guerriero rimase impassibile.  

 

“Stavo aspettando il momento giusto. Stavo aspettando che arrivasse Hideyuki Makimura.”  

 

“Cosa? E per quale motivo?”  

 

“Perché la donna che tuo padre violentò, la signora normanna che ritrovai nelle scuderie, era sua madre.”  

 

“Capisci perché Makimura aveva sfidato a duello tuo padre, Ryo? Aveva scoperto tutto, sua moglie non aveva retto e gli aveva confessato la violenza subita. Così Makimura ha combattuto contro Kaibara, vincendo il duello e condannando quel cane alla fine che si meritava.”  

 

Il silenzio era totale, adesso.  

 

Ryo era senza parole. Si era ingannato fin dall’inizio…suo padre l’aveva tradito. Suo padre, l’uomo che lui stimava tanto. Pensare che da piccolo voleva diventare come lui lo fece quasi vomitare.  

 

Hideyuki aveva sentito tutto. Con le poche forze rimaste, si trascinò fino a Ryo, artigliandogli la caviglia nella mano.  

 

Una spiacevole sensazione di dejà-vu fece rabbrividire Ryo.  

 

Makimura lo guardava con occhi vuoti e spenti.  

 

“Tuo padre era un bastardo, e tu non sei diverso da lui.”  

 

Nessuno si accorse della donna che si trovava accanto a Miki.  

 

Pallida, sconvolta, Kaori si decise a palesare il dubbio che la tormentava.  

 

“Non è possibile che quella fosse mia madre, Umi, perché quattro anni dopo la nascita di Hide ha partorito me. E tu hai detto che quella donna non sarebbe più stata in grado di avere figli. Allora, come è possibile una cosa del genere?”  

 

Hideyuki strinse gli occhi. Aveva sperato che lei non avesse fatto a caso a quel particolare, ma non era andata come si era augurato.  

 

Forse era meglio così. Sua sorella aveva il diritto di sapere la verità sulle sue origini.  

 

Quando parlò, la sua voce era carica di affetto e di dolore.  

 

“Kaori…mi dispiace che tu lo debba sapere in questo modo e in queste circostanze, ma è arrivato il momento di rivelarti la verità. Tu…tu non sei la mia vera sorella. Mio padre ti trovò in un bosco, eri stata abbandonata dai tuoi genitori naturali. Così ti portò al nostro castello e ti crebbe come se tu fossi stata figlia sua. Ora capisco perché mia madre fu così felice…non avrebbe più potuto avere figli, e tu eri arrivata come un dono dal cielo, un vero miracolo. Ma anche se nelle nostre vene non scorre lo stesso sangue, sappi che per me tu sei la sorella migliore del mondo e ti voglio tantissimo bene comunque.”  

 

Hideyuki chiuse gli occhi, sconfitto, sfinito. Pronunciare quelle parole aveva assorbito le sue ultime energie. Perciò, quando Kaori impallidì e cominciò a vacillare sulle ginocchia, non potè far altro che gridare spaventato e rimanere a guardare, impotente, mentre Ryo si precipitava verso di lei.  

 

La sostenne con le sue braccia forti, e da quel contatto si sprigionò un calore che la avvolse e la confortò.  

 

Il suo sguardo preoccupato diede a Kaori la forza di accarezzagli una guancia.  

 

“Che hai, amore? Stai male? Sei malata?”  

 

Amore…era la prima volta che lui parlava di amore, ed era stupefacente che lo facesse proprio in quel momento, proprio quando lei stava per confessargli quello che aveva scoperto il giorno prima.  

 

“Non preoccuparti, non sono malata.”  

 

“Ma sei pallida e debole. È a causa dello shock, vero? Mi dispiace da morire, piccola.”  

 

Prese un bel respiro, ripetendosi mentalmente che poteva farcela.  

 

“Non preoccuparti, Ryo. Non è colpa tua. Mi dispiace non avertelo detto prima ma…ecco io…”.  

 

Si schiarì la voce, fissandolo negli occhi.  

 

“Io sono incinta.”  

 

 

 

 


Chapter: 1 2 3


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de