Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prose

 

Author: newxyz

Status: Completed

Series: City Hunter

 

Total: 3 chapters

Published: 28-06-07

Last update: 06-07-07

 

Comments: 11 reviews

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General

 

Summary: " Sono passati ormai otto anni dal giorno in cui incontrai l'uomo della mia vita, il mio amore più importante, che è durato tre ore, più un'estate, più il resto della mia vita..."

 

Disclaimer: I personaggi di "Titolo da cambiare" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Fanfiction :: Un incrocio di sguardi, una scintilla

 

Chapter 2 :: Capitolo2

Published: 01-07-07 - Last update: 01-07-07

Comments: //

 


Chapter: 1 2 3


 

Capitolo 2  

 

C’era, a quei tempi, una bellissima canzone che si chiamava “You give love a bad name” cantata da Bon Jovi. Era talmente bella che io l’ascoltavo in continuazione e i miei non ne potevano più. Ma io la mettevo lo stesso, perché dentro alla musica, se chiudevo gli occhi, ci vedevo il volto di Ryo.  

Con Mick va tutto male. È troppo preso dagli esami e anche io. Questo era il nostro alibi. Il nostro amore se ne va al naufrago, niente drammi. Al mio primo esame prendo trenta. Ma intanto Ryo l’ho perso. Non ci siamo scambiati il numero di telefono, gli indirizzi. Nulla. Giugno e luglio vanno via e, siccome Los Angeles è troppo grande per trovare Ryo, decido di andarlo a cercare in Giappone.  

Preparo velocemente la roba che voglio portarmi via, mentre sono sola a casa, lascio un biglietto ai miei e parto.  

 

Quando atterro all’aeroporto di Tokyo è uno degli ultimi giorno di luglio e ci sono 37 gradi. Ho uno zainetto minuscolo con due costumi, tre camice, il mio vestito rosa (lo stesso che avevo quando ho incontrato Ryo), tre gonne, un maglione ed un sacco a pelo.  

Dentro al caldo mostruoso ed alla confusione dell’aeroporto cerco la mia amica Eriko che ha promesso di venirmi a prendere.  

Invece di Eriko trovo un tipo che agita un grosso foglio con scritto “Kaori” e, quando mi presento, mi dice  

-Ciao, piacere, sono Hideyuki, un amico di Eriko, lei è già partita-  

-Come partita?- dico io  

-È andata a Shinjuku quando vuoi. Intanto queste solo le chiavi e l’indirizzo di casa, così ti riposi e, quando vuoi, riparti-  

-Come l’indirizzo?! E tu dove vai?-  

-Io parto- mi fa lui –Ho un volo tra un’ora, ma la casa la trovi facilmente, prendendo un taxi. Ora scappo. Ciao, piacere di averti conosciuta-  

Così mi ritrovo da sola in mezzo al delirio di Tokyo e poi in una bellissima casa, immersa nel silenzio e quasi completamente vuota, i pavimenti di legno, una grande terrazza con la buoganville viola, un letto enorme con il baldacchino e la zanzariera.  

Sono da sola a Tokyo, il cielo è un grande specchio e tutto deve avere un significato anche se non so quale. Mi preparo il tè. Guardo il tramonto sul brusio della città. Penso che da qualche parte c’è la casa di Ryo, cerco di mettere a fuoco al sua faccia, i capelli corvini ribelli e gli occhi socchiusi si quando abbiamo fatto l’amore quel giorno a Los Angeles. Ma l’aria della sera e questo silenzio sono altrettanto belli: il cielo nero all’orizzonte e, dietro al nero, la trama di fili d’oro delle strade di Tokyo, i bazar, i caffè, il profumo di glicine che stordisce, il Ponte dell’Arcobaleno illuminato su un tempo che si espande illimitato. Sono sola e nulla mi fa paura. Anzi. È una sensazione bellissima. Sono per la prima volta in mezzo alla vita e mi sento solida, seduta nel posto giusto, il mio posto.  

Mangio frutta, bevo tè, scivolo nella sera sotto l’acqua fresca della doccia. Mi sento ripulita dentro e fuori. Asciugata dalla notte che adesso è tiepida, accogliente come il letto immacolato che sa di lavanda e Oriente. Non ho idea di come farò a trovare Ryo. Mi viene fa ridere e intanto mi addormento.  

Da molto lontano, nel sonno, arriva un rumore. Come di serratura e poi di passi. Passi che si avvicinano. Spalanco gli occhi e non vedo nulla, neanche so dove sono, dentro a un pozzo buio come un incubo, una casa sconosciuta, con qualcuno che si avvicina, entra nella stanza, strascica i piedi, tasta le cose. Il cuore mi rimbomba in testa. Sono coperta di sudore a gelata al punto che devo gridare. Grido quando si accende la luce e anche il mostro in piedi davanti a me urla terrorizzato, come in uno specchio. E, dinfatti, non è un mostro, ma una ragazza come me e quando io smetto di urlare anche lei smette e, quando io comincio a ridere, anche lei comincia a ridere.  

Si chiama Miki, viene da Kyoto e sono le quattro di mattina. Miki ha i capelli scuri, il vestito bianco. È ospite da due giorni di Eriko, non sapeva nulla del mio arrivo proprio come io non sapevo nulla del suo.  

Con tutta l’adrenalina dello spavento, ci è passato il sonno. Così mettiamo dell’acqua a bollire, cominciamo a parlare. Lei è innamorata di Tokyo, sono tre anni che ci torna. Mi consiglia di andare a Fukuota, la principale città dell’isola di Kyushu.  

Kyushu: dove è più facile perdersi e, perdendosi, trovare quello che stai cercando. Lascia fare al destino e prendi il primo traghetto che parte. Il destino, mi dice.  

Due mattine dopo a Osaka mi imbarco, con un biglietto sola andata, sul primo traghetto scassato che parte diretto a Fukuoka.  

 

 


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