Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prose

 

Author: fire

Status: To be continued

Series: City Hunter

 

Total: 10 chapters

Published: 27-08-07

Last update: 02-09-07

 

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ActionRomance

 

Summary: Storia AU - OOC

 

Disclaimer: I personaggi

 

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   Fanfiction :: moris

 

Chapter 2 :: L'incontro

Published: 27-08-07 - Last update: 27-08-07

Comments: L'incontro tra Ryo e Kaori.

 


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Il gas usato dal suo aggressore non doveva essere particolarmente potente visto che riusciva a resistergli con facilità. Chiuse gli occhi dando da pensare alla seconda persona che era in quella stanza che si fosse davvero addormentato invece, con tutti i sensi all'erta, continuava a tenere sotto controllo la situazione.  

 

Rimanendo a terra, senza che il suo ipotetico aggressore lo degnasse di uno sguardo o di una premura continuando a fare quello che stava facendo prima della sua grande entrata, Ryo riuscì ad intravedere che aveva proprio un bel culo. L'aggressore era chinata a rovistare dentro un cassetto del comò di Falcon posto sotto la televisione. Che cosa starà cercando? Si chiese Ryo. Decise di continuare "a fare il morto" ed osservarla così dalla sua postazione steso supino sul pavimento. Il Bel Culo non si era premunita nemmeno di prendergli la pistola dalle mani, nè di legarlo, nè tanto meno di ucciderlo. Perchè? Così, viscido e silenzioso come un naja, scivolò verso di lei senza che se ne accorgesse e la prese da dietro togliendole la parte superiore della tutina aderente nera in stile Cat Woman che le ricopriva la testa.  

 

La sua Python a due millimetri dalla sua gola candida. Solo dopo si accorse quanto bella fosse in viso. Due guanciotte color porpora per l'affanno - o forse anche per lo smacco di essere stata presa in contropiede come una novellina - su un bel musino rosa delicato con due occhioni color nocciola ed i capelli castano ramati che le davano quell'aria da ribelle non ancora domata.  

 

Inutile dire che il suo cuore da sweeper perse un battito cominciando a fantasticare cosine vietate ai minori. Ma anche vietate al suo cuore. Rose Mary ne era stata la prova del suo fallimento. Mai più innamorarsi e mai più perdersi in una donna dimenticandosi della propria vita e mandando a puttane tutto il resto. Ora la Python sotto il suo mento delicato non era più verosimile come in uno dei suoi telefilm polizieschi preferiti in cui Horatio Caine arriva da dietro stupendo l'aggressore e lo stesso telespettatore con una delle sue chicche da manuale: «Il gioco è finito, getta la pistola.»  

 

La ragazza tentava di divincolarsi presa alla sprovvista cercando di dire qualcosa ma lui la precedette:  

 

- Chi sei? Perchè sei qui? Cosa stavi cercando nei cassetti di Falcon? - Le chiese in modo concitato, e poi, subito dopo allentò la presa, lasciandole il tempo e lo spazio per rispondere e rimettersi in sesto e rispondere con calma.  

 

- Tu devi essere il terzo uomo. Saeba, non è vero? - Chiese a sua volta la ragazza che non dava nessun cenno di essere spaventata, anzi, sembrava completamente a suo agio in situazioni simili. D'altronde, Saeba si era sbagliato a sottovalutarla: la donna, presumibilmente sulla trentina, indossava una tuta aderente da ladra ed una cintura larga attorno alla sua vita, munita di tasche, vari aggeggi e pure un coltellino a serramanico: probabilmente una sorta di professionista.  

 

Una ladra, forse. Pensò Ryo. Ma subito dopo si ricordò che la ragazza gli aveva fatto una domanda. Come faceva a conoscere il suo nome? Inarcò un soppracciglio e la donna a pochi centimetri da lui si voltò ed, ora non più sotto il tiro della sua Python, cercò di rispondere fiera al suo sguardo.  

 

Ma gli occhi di Ryo Saeba non erano puntati verso il dolce e determinato viso della ragazza, bensì a quel davanzale meraviglioso che si intravedeva in tutto il suo splendore dalla tutina aderente. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quella terza abbondante che spiccava verso l'alto come se fosse stata di marmo. E per lui, che era un intenditore, avrebbe potuto giurare sul suo pisello che il suo seno si era indurito per l'eccitazione dell'attrazione verso di lui, dopo che lo aveva guardato in volto scrutandolo in modo più accurato e puntiglioso. I suoi capezzoli svettavano verso l'alto come il suo fedele amico si stava facendo spazio a stento nelle cuciture dei suoi boxer.  

 

Kaori Makimura, infatti arrossì. Quel Saeba, l'uomo che il suo fratellastro Falcon le aveva detto di aver assunto a lavorare con lui e Mick da circa dieci mesi, era davvero il più bel esemplare di essere umano bianco maschio che lei avesse mai visto in vita sua. Ed il suo corpo ventottenne aveva recepito il messaggio manifestandone i segnali di alto gradimento.  

 

Lo guardò e poi gli rispose senza che lui avesse parlato:  

 

- Mi chiamo Kaori. Kaori Makimura. E sono la sorellastra di Mick e Falcon. Tra me e Falcon ci sono dieci anni di differenza. Mick è situato a metà della nostra scala di fratellanza. - Poi aveva preso un po' di respiro ed aveva proseguito evitando domande e risposte inutili ed imbarazzanti. - Lo so che ti chiederai il perchè io e gli altri due tuoi soci abbiamo cognomi differenti. Vedi, riassumendo, ti posso dire che nostra madre è una puttana. Nel senso che lo fa di mestiere. E sei abbastanza grande per immaginare in che modo io e coloro che considero come miei fratelli anche se non abbiamo legami di sangue come veri fratelli ma solo da parte di madre, siamo cresciuti. Nessuno dei nostri padri biologici ci ha riconosciuto, per ovvie ragioni, tuttavia nostra madre ha deciso di attribuirci almeno i cognomi degli uomini con cui ci ha generato. Questo ce lo ha detto lei, ma nessuno di noi tre ci crede davvero. Quella stupida baldracca se ne è scopati talmente tanti, per lavoro, che non credo si ricordi davvero i nomi di quelli con cui ci ha messo al mondo. Falcon ha la sua teoria secondo cui noi tre siamo nati causa tre sfortunate circostanze di assenteismo del preservativo. Mick gli crede. Io ho cominciato a capirlo dopo essere diventata maggiorenne. Io Mick e Falcon siamo cresciuti da soli arrangiandoci ed arrabattandoci come potevamo per guadagnarci cibo e soldi. Siamo scappati da lei e dal suo mondo schifoso da molto tempo ormai. Quando Falcon ci ha caricati nella sua auto usata, a me e Mick, con tutte le nostre cose, diretti qui a Manhattan dal Queens, era l'anno dei suoi diciotto. Da allora sono passati vent'anni. Tempo fa mi vergognavo a dirlo, ora non più. Sono fiera della mia famiglia, dei miei fratelli e di quello che abbiamo costruito insieme senza l'aiuto di nessuno. La Puttana, ora, ha messo sù un bordello proprio nella zona adiacente al Parco Flushing Meadows-Corona, sempre nel Queens. Da allora non abbiamo più voluto sapere niente di lei. - Più che un racconto riassunto assomigliava più ad uno sfogo, pensò Ryo fra sè.  

 

Improvvisato, con la persona più sbagliata della Terra in quanto a confidenze personali. Di solito mai nessuno gli aveva rivelato cose così intime e familiari di sua spontanea volontà. Lui era un tipo chiuso ed introverso. Non avrebbe mai raccontato la sua vita passata ad uno sconosciuto, un perfetto sconosciuto, come quella Kaori - incredibile a dirsi, sorella di quei due manigoldi di Mick e Falcon che oltre a lavorare insieme erano diventati tutti e tre anche ottimi amici - aveva appena fatto con lui in quel momento. Come avrebbe dovuto rispondere a quelle rivelazioni? Quali erano le parole giuste da usare con una ragazza, con una donna? Voleva essere consolata? Coccolata? O solo rispettata senza essere invadenti ed oppressivi? Cosa avrebbe dovuto dire? Come si sarebbe dovuto comportare con una donna in quella particolare situazione? Lui di solito se le scopava, le donne. Non si era mai preoccupato di chiedere loro quali scheletri nell'armadio nascondessero nella loro effervescente esistenza di «donnine facili da una botta e via». Quella Kaori lo stava proprio spiazzando. Non aveva mai conosciuto una tipa tosta ed allo stesso tempo fragile come lei.  

 

- Capisco. - Si limitò a dire abbassando lo sguardo, le solite frasi che si dicono in quei casi: come quando muore qualcuno dei parenti di un tizio che conosci appena e ti limiti a dire «Le mie più sentite condoglianze», quando in realtà nè del tizio morto nè del suo parente, te ne frega un accidente. Molte cose si dicono e si fanno più per apparenza che per sentimento. E quello era uno di quei casi, nonostante gli dispiacesse davvero di quella assurda situazione: tre soggetti completamente diversi sia fisicamente che caratterialmente che avevano in comune una sola metà di corredo cromosomico, uniti per quel sincero affetto che andava al di là dei legami biologici. Però, almeno, loro tre si sentivano una famiglia anche se non lo erano a tutti gli effetti. E Ryo Saeba una famiglia ce l'aveva ma l'aveva abbandonata scappando di casa a sedici anni.  

 

Un mattina, ritornando a casa - una mega villa sulle pianura di Kanto fra Tokyo e Saitama dotata di campo da tennis, cinquanta dependaces per la servitù, e due piscine di cui una dotata di idromassaggio - da scuola in anticipo causa influenza della sua insegnante di matematica delle ultime due ore, aveva beccato suo padre Daisuke, un ricco industriale della «Tokyo Bene» molto affermato e stimato in città per la sua catena di negozi di gioielleria che aveva in società con suo cognato Hideyuki, che ci dava dentro come un forsennato con sua zia Saeko: la sorella di sua madre che aveva sposato Hideyuki Nogami.  

 

Subito Ryo aveva rivelato tutto alla madre che però non gli aveva creduto, così come tutti gli altri membri della famiglia. Nessuno gli aveva creduto. Tutti avevano pensato che si trattasse solo della fantasie sessuali di un ragazzino di sedici anni che si masturbava troppo guardando le cassette e le riviste porno. Non si sa come e nè perchè, ma sia suo padre Daisuke che sua zia Saeko si erano creati degli alibi a prova di bomba. E Ryo non avrebbe voluto passare per un cretino conta-balle: che si masturbava era vero, ma che raccontasse il falso, no, quello mai! Sapeva inoltre che suo padre tradiva sua madre con alcune delle ragazze che lavoravano come sue commesse o con altre donne d'affari nell'ambito del suo lavoro e questo lo infastidiva più di ogni altra cosa. Dove erano finiti l'amore e la fedeltà che quei due si erano promessi dinnanzi a Dio ed a loro stessi?! Sembrava che sua madre non ne volesse proprio sapere di quel tradimento di sua sorella con suo marito. Ma in fondo Ryo sospettava che ci fosse qualcosa sotto.  

 

Anche se sua madre Mariko era sempre stata un po' succube di suo padre, pensava che comunque un po' di intelligenza e di amor proprio ce l'avesse ancora... e comunque, tanto, lui non le dava pace: insisteva ogni giorno affinchè lei e suo padre si separassero ma nessuno oramai lo ascoltava più. Anzi, suo padre era intenzionato a spedirlo fuori Tokyo a studiare per toglierselo dai piedi: in Cina, in America o in Nuova Zelanda o in Europa affinchè Ryo se ne stesse alla larga dai loro affari personali.  

 

Quando, prima della fine dell'estate, la loro governante Maiko, la più anziana e la più fedele delle persone della servitù che era stata persino la balia di suo padre quando era ancora piccolo e poi aveva continuato a fare da dama di compagnia a sua moglie e da balia allo stesso Ryo, si era licenziata all'improvviso, lui ci aveva voluto vedere chiaro.  

 

Nessuno dei componenti della sua famiglia aveva tentato di trattenere Maiko al loro servizio nonostante abitasse in quella casa e ne servisse i suoi padroni da più di quarantanni. Dopo alcune settimane, Ryo riuscì a raggiungere Maiko nella residenza della figlia a Yokohama e si fece dire il motivo del suo licenziamento immediato. Una sera mentre stava lucidando l'argenteria poichè non riusciva a prendere sonno, aveva sentito dei rumori provenire dalla mansarda della villa e si era recata a controllare. Le voci che aveva udito ed i rumori che aveva sentito provenire da una delle ultime sale della mega-mansarda erano state inequivocabili: i genitori di Ryo ed i suoi zii che stavano praticando un'orgia di sesso di gruppo. Maiko, dallo sgomento e dal ribrezzo, si era licenziata il giorno successivo e Ryo aveva raccolto le sue cose e si era recato in aereoporto prendendo il primo volo per gli Stati Uniti.  

 

Kaori lo vide pensieroso ma non volle chiedergli la natura delle sue riflessioni. Così, dopo aver appurato che quella splendida ragazza faceva parte della famiglia di Mick e Falcon, pensò che fosse sconveniente chiederle che cosa stesse cercando. Forse era una cosa di famiglia. Però almeno poteva chiederle come mai era vestita da donna-gatto.  

 

- Scusami, ma... come mai ti sei vestita così? Non è carnevale. - E lei prese il documento che stava cercando prima dal cassetto e dirigendosi verso la cucina di quel piccolo bilocale gli disse:  

 

- Questione di lavoro... - Ryo la vede sparire dalla sua vista pensando che si stesse dirigendo in cucina a bere e rimase lì nel salotto-entrata per qualche minuto attendendo il suo ritorno. Ma la ragazza non lo raggiunse e quando Ryo si diresse in cucina per cercarla, di lei non ne era rimasta più traccia. Solo la finestra aperta e la tendina svolazzante, potevano significare che se l'era svignata dalla uscita di emergenza proprio come la vera Cat Woman.  

 


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