Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prose

 

Author: fire

Status: To be continued

Series: City Hunter

 

Total: 10 chapters

Published: 27-08-07

Last update: 02-09-07

 

Comments: 0 review

» Write a review

 

ActionRomance

 

Summary: Storia AU - OOC

 

Disclaimer: I personaggi

 

Tricks & Tips

How to make an interactive story?

 

Here's a helpful link. Tutorial

 

 

   Fanfiction :: moris

 

Chapter 8 :: Kasumi Aso

Published: 27-08-07 - Last update: 27-08-07

Comments: Personalmente ritengo il ruolo di Kasumi Aso nel Manga pressochè inutile, uno di quei personaggi che se non ci fosse, nessuno di certo piangerebbe per la sua mancanza. Così ho deciso di darle un ruolo da «antagonista parziale» in questa storia con vita ed una storia alle spalle veramente di dubbia moralità.

 


Chapter: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

L'orologio-sveglia in porcellana Thun, regalo natalizio dell'anno precedente di un suo cliente molto affezionato, a forma di gatto persiano rannicchiato su un gomitolo di lana che era appoggiato sul suo comodino di legno, intarsiato con decorazioni che le facevano spesso venire in mente quelle stupende del Taj Mahal ad Agra, segnava le sette e tre quarti del mattino.  

 

Il sole filtrava dalle insenature degli scuroni del suo appartamento ubicato al residence Violet Fox all'Interno 29/5 - appartamento 29, 5° piano - sulla Amsterdam Avenue del Morningside Heights. Una zona abbastanza tranquilla a metà strada fra la mondanità del Greenwich Village ed il degrado patologico di East Harlem. E questa peculiarità dell'area in cui risiedeva le consentiva di poter avere un mercato abbastanza ampio da poter avere il maggior numero di contatti che le potessero offrire il maggior numero di clienti. Il suo era un mestiere complicato e semplice allo stesso modo. Non si definiva di certo "una di quelle" - come molti erroneamente avrebbero potuto pensare - perchè alla fine era lei che si sceglieva i clienti e non il contrario.  

 

Prima di poter lavorare con loro, fissava un appuntamento preliminare per farsi un'idea del soggetto: di che tipo fosse - di solito accettava solo «le classi» dalla media-alta borghesia in sù -; quale fosse la sua situazione familiare - single, sposato, divorziato, vedovo -; quale fossero i suoi interessi limitatamente alle prestazioni che lei gli avrebbe dovuto fornire e - soprattutto - quali fossero le sue disponibilità economiche.  

 

La sua carriera in quell'ambito era cominciata tanto tempo fa, dieci anni prima, quando aveva ancora vent'anni ed aveva bisogno di avere dei liquidi in più rispetto alle solite paghette settimanali dei genitori. All'inizio era stato quasi tutto per gioco poi - col tempo - aveva capito che quello era un settore che non sarebbe mai andato in fallimento. Anche lei, come tutte le altre sue colleghe, aveva cominciato «da basso» facendosi dare solo il corrispettivo dei soldi delle uscite del weekend con amiche e tipi vari senza ricorrere all'aiuto dei suoi; poi lo scorrere dei giorni, dei mesi e degli anni ed il crescere della sua esperienza approdata ad un vero e proprio livello «professionistico», le avevano suggerito di poter alzare i suoi standard, la qualità e l'età della sua clientela e, di conseguenza, di poter scegliere chi-come-dove e quando poter esercitare la sua libera professione.  

 

Il passa-parola era stato fondamentale e nel giro di otto anni si era già creata il suo piccolo cerchio di clienti «fissi» con cui lavorava a scadenze settimanali. Più o meno come faceva sua cugina che faceva la parrucchiera e l'estetista. Ma lei non si vergognava di quello che faceva. Perchè, in fondo, non faceva nulla di male. Aiutava solo a rendere un po' più felici ed allegre le persone: gli uomini, in particolare. Le donne si potevano rivolgere a lei solo per avere consigli professionali su come evitare il tracollo del proprio matrimonio o della propria relazione, sul tipo di lingerie che ultimamente andava più di moda e che faceva più impazzire gli occhi maschili, su come truccarsi sapientemente per un appuntamento galante o più semplicemente per una cena con l'ultimo tizio che le aveva abbordate ed altre cose di questo tipo.  

 

Nel giro di dieci anni era diventata molto ricca senza contare i regali-extra di alcuni suoi clienti che col tempo si erano a lei affezionati. Senza contare l'altro giro di denaro che veniva dall'altro suo secondo passatempo. Quello era venuto dopo il suo lavoro. E pensare che al fisco dichiarava di auto finanziarsi con un semplice lavoro a domicilio che consisteva nell'attaccare pon-pon e strass ai calzettini per bambini. Ma per quello ci pensava Haruka Jigunji. La sua connazionale giovanissima che era giunta negli States da ormai nove anni e che viveva clandestinamente nella sua camera degli ospiti e che le faceva da cuoca e da domestica senza che nessuna sapesse della sua esistenza. Quando Kasumi riceveva i suoi clienti od altri ospiti in casa sua, Haruka era costretta a rifugiarsi nella sua stanza dotata anche di toilette dove viveva e lavorava per conto della sua "padrona". Era stata Kasumi ad averla salvata da morte certa per assideramento mentre dormiva coperta di una sola scatola di cartone sulle piastrelle fredde della metropolitana. Ed era sempre Kasumi a cui Haruka doveva la vita. E così, grazie al lavoro di Haruka, Kasumi poteva fare i suoi porci comodi. Per lei era come essere la proprietaria di un piccolo negozio di abbigliamento di quelli come la Phard o la Denny Rose senza vendere assolutamente niente. O meglio, i più maligni ed i più bigotti la pensavano diversamente. Ma a lei non importava. Si guadagnava da vivere in modo serio, pulito e senza l'impiccio di dover rendere conto a nessuno o di dover dividere i propri introiti con qualcuno.  

 

Kasumi Aso lavorava a casa. Riceveva i suoi clienti nel suo appartamento a seconda delle richieste e raramente faceva degli extra fuori sede. Nessuna cena extra, nessun invito fuori dalla sua area di lavoro. Non amava avere grattacapi ed i suoi clienti lo sapevano. Lei era lì per un motivo e per quel motivo avrebbe lavorato. Era successo che molto spesso i suoi clienti si erano innamorati di lei e questa era una di quelle poche cose che non sarebbe mai dovuta succedere.  

 

Perchè lei non era lì per fare l'amante di nessuno.  

 

L'amante era un figura fissa inserita suo malgrado all'interno di una cornice matrimoniale, o di convivenza, non più soddisfacente. E lei non sarebbe mai stata la loro amante. Faceva il suo lavoro perchè le piaceva quello che faceva, non con chi lo faceva. E questa era una clausola che metteva sempre in chiaro nel primo appuntamento di conoscenza del suo cliente. Quando costui prendeva con lei accordi, lei glielo specificava bene; e se c'era il minimo sospetto che potesse accadere una cosa simile, allora lo salutava e «tante grazie ed arrivederci». Kasumi Aso era lì per offrire qualcosa che le mogli e le fidanzate normali non davano. Come soddisfare le richieste particolari di chi con la moglie o con la fidanzata non se la sentiva di fare. Kasumi Aso realizzava i sogni nascosti e le fantasie più morbose e trasgressive dei suoi clienti.  

 

Lei stessa si definiva come una psico-terapeuta. Aiutava le altre persone a sentirsi più in pace con se stesse, con il proprio corpo e con la propria anima, appagandola e riempiendola di sensazioni e di emozioni che in pochi riuscivano a dar loro. Poi quando questi si sentivano appagati ed erano pronti a ritornare dalle proprie compagne, Kasumi Aso non se l'aveva per male. Lei era stata pagata per le sue prestazioni ed era in pace sia con se stessa che col mondo intero.  

 

Ancora assonnata si girò sul fianco mentre l'uomo che aveva accanto a lei le stava accarezzando dolcemente i capelli. Era piuttosto grasso e pelato, sulla cinquantina, ma era anche un direttore di banca... ed uno dei suoi clienti più affezionati con il quale lavorava da quattro anni. Gli fece l'ultimo servizio prima della fine della sua seduta che sarebbe durata fino alle otto e trenta e poi si sarebbe presa un po' di riposo fino all'una del pomeriggio quando avrebbe aperto la porta al quarto cliente della giornata.  

 

Dopo che il direttore di banca se ne fu andato lasciando il suo abituale assegno da otto mila dollari per quattro sedute da tre ore ciascuna ogni settimana, Kasumi, ancora in vestaglia di seta nera firmata Armani Underwear, si diresse nella sua cucina a prepararsi una buona tazza di caffè. Anche se il prossimo cliente sarebbe stato all'una - ed avrebbe avuto tutto il tempo anche di pranzare da Sid's, uno dei migliori bar presenti sulla Central Park West, dove facevano dei panini e dei tramezzini talmente imbottiti di salse strane e speziate da far stendere il fegato di un esercito di bisonti - sarebbe dovuta recarsi in giro a fare un po' di spesa poichè il suo frigo stava letteralmente piangendo miseria e poi attraversare tutta Manhattan dal Morningside a Chinatown per andare a fare la solita visita giornaliera a sua madre settantenne che non aspettava altro che sua figlia si facesse viva e le raccontasse un po' di lei e della sua vita.  

 

Kasumi si sarebbe dovuta inventare ancora le solite balle per evitare di circumnavigare sia la natura del suo lavoro sia anche la sua pressochè piatta vita sentimentale. Una pena?! Sbuffò scocciata. Il lavoro che si era scelta non le lasciava molto tempo per uscire a divertirsi. Come se il lavoro che si era scelta non la divertisse abbastanza. Che poi, comunque, era tutta una questione di una sua scelta: era lei stessa che si organizzava gli appuntamenti e non aveva nessun vincolo nè di orario, nè di timbratura del cartellino. Semplicemente non voleva. Ed il suo cinismo ed il suo modo imperturbabile con cui eseguiva le sue sedute, l'avevano portata a non credere più nell'amore ed a ridurre ogni atto sessuale in un semplice ammontare di banconote su ogni ora che passava.  

 

Il prezzo dipendeva dalle disponibilità economiche di ogni suo cliente: prima teneva l'appuntamento preliminare, poi faceva passare tre giorni in cui indagava sulla situazione patrimoniale del diretto interessato e quanto avrebbe potuto spingersi in là per alzare la sua parcella e poi, se tutto andava come doveva andare, lo richiamava per comunicargli di averlo accettato nella sua lista e che si sarebbero poi accordati in seguito per orario e data dell'incontro.  

 

Sbuffò di nuovo aprendo lo sportello della credenza sopra il suo fornello.  

 

Era finito il caffè. E lei non poteva cominciare bene la giornata senza il suo adorabile caffè nero senza zucchero e non avrebbe nemmeno voluto rivestirsi per dover abbandonare quel tessuto così sottile e confortevole della sua vestaglia che le fasciava e le solleticava tutto il suo corpo nudo al di sotto di quella seta.  

 

Così prese le chiavi di casa in mano e si diresse a chiedere aiuto alla sua amica-conoscente Kaori Makimura che abitava all'Interno 24, sempre sullo stesso pianerottolo.  

 

Ma proprio mentre attraversava il corridoio per raggiungere la porta dell'appartamento di Kaori che si trovava proprio al polo opposto al suo, il mini cellulare a sportelletto con una ventina di piccoli Swarovski luccicanti che le facevano brillare gli occhi tutte le volte che lo doveva utilizzare, cominciò a trillare con una polifonica che lei conosceva molto bene.  

 

La musichetta di «Twin Peaks» la avvertì che quello sarebbe stato l'ennesimo tentativo di Henry Jacobs di allungare i tempi di pagamento del suo debito. Perchè Kasumi Aso faceva anche l'usuraia. Usuraia? Puft, che brutta parola! Lei amava definirsi semplicemente una prestatrice di denaro. Così come amava definirsi psico-terapeuta quando, in realtà, non era che «una puttana di alto borgo» che saziava sessualmente solo uomini ricchi e facoltosi. Kasumi rivolse gli occhi al cielo pronta a rispondergli, pensando che - comunque le cose fossero andate - il debito di Jacobs era comunque aumentato con gli interessi e lui non ce l'avrebbe mai fatta a risanarlo. La sua gioielleria stava andando in fallimento da quando la catena giapponese della "Saeba And Nogami Jewelry" si era insediata a Manhattan ed aveva espanso il suo mercato anche al di fuori della sua sede originaria di Tokyo. Per farla breve, Henry Jacobs doveva a Kasumi Aso la bellezza di novecento novanta sette mila dollari maturati nel corso di cinque anni di interessi. L'unico modo in cui lui avrebbe potuto - almeno in parte - ridurre il suo debito, sarebbe stato cedere a Kasumi - per meglio dire "regalare", senza la possibilità di vederselo restituire - il settimo diamante azzurrino della variante del Cullinan che era conosciuto in gergo come «La 7° Lacrima Di Venere».  

 

 

 


Chapter: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de