Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prose

 

Author: fire

Status: To be continued

Series: City Hunter

 

Total: 10 chapters

Published: 27-08-07

Last update: 02-09-07

 

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ActionRomance

 

Summary: Storia AU - OOC

 

Disclaimer: I personaggi

 

Tricks & Tips

What do the ratings mean?

 

- G: General Audience. All ages admitted. This signifies that the fanfiction rated contains nothing most parents will consider offensive for even their youngest children to see or hear. Nudity, sex scenes, and scenes of drug use are absent; violence is minimal; snippets of dialogue may go beyond polite conversation but do not go beyond common everyday expressions. - PG: Parental Guidance Suggested. Some material may not be sui ...

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   Fanfiction :: moris

 

Chapter 3 :: Kaori Makimura

Published: 27-08-07 - Last update: 27-08-07

Comments: Che tipo di lavoro fa Kaori se le sue clienti sono le sorelle Natori, Miki e Kazue?

 


Chapter: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

Il rosso del semaforo fra la Bowery e la Houston Street arrestò la sua corsa diretta al Cat's Eye, il pub di proprietà delle sorelle Natori, Miki e Kazue. Le sue nuove clienti. Nuove, per modo di dire. Erano cinque settimane che lavorava al loro caso ed ancora non era riuscita a cavare un ragno dal buco. Davvero troppo per i suoi soliti standard. Di solito, se la riusciva a cavare nel capo di una o due settimane al massimo, ma quel incarico sembrava essere diventato più difficile del previsto.  

 

Sbuffò, portando la sua mente altrove. Saeba non era un ottimo obiettivo, al momento. Ci aveva avuto a che fare solo dieci minuti prima - e per la prima volta - e già, la sua anima e tutto il suo corpo avevano fatto scempio del suo povero cuore di donna sferzandolo e trapassandolo da parte a parte. Dovette ricacciare nell'angolo più oscuro della sua mente, l'idea concreta della consapevolezza di essersene innamorata a prima vista. Cretina che non sei altro. Quello era uno di quegli uomini che ne cambiava una diversa ogni notte. Che vai a pensare, che si accasi con una come te? Kaori rise di sè e dei suoi pensieri adolescenziali. O forse, più semplicemente, umani. Forse, ancora, aveva perso troppo tempo dietro ai suoi fratelli, al loro lavoro ed al suo, tanto da dimenticarsi come si vivesse da persone normali.  

 

O molto più semplicemente il suo era stato solo un alibi per scacciare l'idea di pensare davvero a qualcuno che non fosse Mick e Falcon. Si era sempre detta di avere abbastanza casini a mezzo da pensare anche all'amore. All'inizio aveva aiutato i suoi fratelli nel loro lavoro partecipando attivamente nelle loro missioni, poi si era resa conto, con lo scorrere del tempo, di avere una dote molto particolare. Forse ce l'aveva avuta nel sangue, da sempre. Adorava il buio, adorava mimetizzarsi ed agire nell'ombra. Falcon le aveva fatto notare che sembrava quasi che lei si trovasse molto più a suo comodo durante le missioni notturne che quelle diurne. All'inizio pensava che fosse stato solo un caso, poi col tempo aveva capito che il suo lavoro non sarebbe mai stato quello di fare la sweeper, ma forse la spia.  

 

Grazie agli agganci di Falcon era riuscita ad entrare a soli 24 anni in una Organizzazione di controspionaggio, aveva durato un anno abbondante poi si era tolta dal giro. Motivo? Lavoro di squadra. Lei odiava il lavoro di gruppo. Lei voleva agire da sola: come quando e perchè le sembrasse più opportuno. Se ne era resa conto una volta, in una missione della Squadra Z5 a cui apparteneva. Quel mentecatto di Tom Sellers non aveva fatto bene la sua parte di compito e lei, che veniva subito dopo di lui, aveva dovuto fare il lavoro di Sellers ed anche il suo. Oltre a non farlo bene, l'idiota, aveva pure scazzato e lei si era ritrovata a lavorare in circostanze sfavorevoli improvvisando e tentando di tenere la copertura e parare il culo agli altri. E chi se lo era preso il merito? Ronan Briant, il loro Capo. Quando in realtà era stata lei ad aver sgobbato più di tutti. «Sei stata fantastica Kaori, senza di te, non ce l'avremmo mai fatta!» Le aveva detto Briant. Eh, grazie al cazzo! Mi sono sbattuta come un somaro e quello che ottengo è solo un "brava, Kaori!" Che poi, tra l'altro, ognuno di loro percepiva lo stesso stipendio e sapere che Sellers aveva preso quanto lei nonostante le avesse complicato la vita - più per il suo fancazzismo egoistico del «quello che non faccio io faranno gli altri, a me che mi frega?!» che per la sua inesperienza del mestiere - e fatto fare il doppio del lavoro, non le era andato proprio giù. Aveva atteso altri due mesi per vedere se quello era stato solo lo sfogo del momento ma poi, visto che le cose continuavano ad andare allo stesso modo, si era licenziata.  

 

E mentre cercava un nuovo lavoro, si era imbattuta per caso in tv in uno degli Oav di Lupin III ed aveva avuto la folgorazione della sua vita. Si sarebbe messa a fare la ladra. Su commissione. Detto, fatto.  

 

Verde, girò a destra ed imboccò la 2nd Avenue tirando dritto fino all'Upper East Side, svoltò a sinistra per la East 2nd Street e costeggiò la 5th Avenue che era la via adiacente al Central Park.  

 

Il locale di Miki e Kazue, bar di giorno e pub di sera, possedeva ai suoi piani superiori anche un appartamento molto spazioso dove le due ragazze abitavano. Parcheggiò la sua piccola Yaris nera a pochi metri dall'entrata del Solomon R. Guggenheim Museum in una stradina secondaria ed, a piedi, raggiunse il Cat's Eye. Scrutò l'orologio al suo polso, erano quasi le dieci di sera.  

 

I jeans slavati ed il maglioncino arancione che aveva indossato in auto dopo aver lasciato l'appartamento dei suoi fratelli ed aver incontrato quel Saeba, nascondevano la sua tutina nera aderente da ladra professionista.  

 

Il pub era chiuso per giorno di riposo, così suonò il campanello sulla destra del giardinetto del Cat's e si fece aprire da sopra. Miki la accolse con un sorriso, sorriso che lei contraccambiò e la fece entrare all'interno. Kazue in quel momento era sotto la doccia poichè si stava preparando per uscire col suo nuovo tipo, Max Bennington, un loro cliente del pub che le ronzava dietro da alcune settimane.  

 

Miki la fece accommodare nel suo salotto e le porse una tazza di caffè appena fatto. Dopo aver visto l'espressione un po' stanca e frustrata di Kaori, Miki riuscì a dire:  

 

- Mi dispiace che questa faccenda si sta prolungando più del previsto. Quando io e Kazue ti abbiamo assunta, non avremmo mai pensato di tenerti così tanto occupata. Ci dispiace, sai. Magari stando dietro al nostro caso, ti stai facendo sfuggire altri lavori e... - Kaori le sorrise di nuovo, rassicurandola:  

 

- Non ti preoccupare Miki. Lo faccio più che volentieri. E poi tu e Kazue mi pagate bene, perciò ti assicuro che non ho proprio problemi. Di solito non mi affeziono mai troppo ai miei clienti, ma in poche settimane, tu sei diventata come un'amica per me, anche Kazue. Tutto questo è strano, di solito non mi faccio mai coinvolgere, ma tutto sommato questo incarico mi ha fatto conoscere due persone meravigliose. - Le parole di Kaori erano sincere, Miki quasi si sciolse in un pianto per l'emozione ma subito dopo si riprese, ritornando ad essere seria.  

 

- Scoperto niente di nuovo dalle scartoffie di tuo fratello? - E Kaori le porse tra le mani la scheda del tizio che aveva trovato rovistando nei cassetti di Falcon.  

 

- Guarda. Si chiama Billy LeRoy. Appena uscito di prigione per contrabbando di diamanti e preziosi, sfruttamento della prostituzione e ricettazione di denaro sporco proveniente da traffici illeciti in Sierra Leone. Ha scontato metà della sua pena, immagino che abbia avuto chi sapeva dove leccare il culo. Comunque, ora abita sulla 125esima ad East Harlem. Immagino anche che uno come lui possa sapere molto di più di quello che dice, non credi? - Miki guardò la foto del tipo in questione. Non avrebbe voluto trovarsi vicino a quel soggetto nemmeno in una piazza gremita di gente. Basso, torchiato, cinque o sei tatuaggi di teschi e donne nude ben in vista su due braccia muscolose e possenti. Naso grande, occhi grandi castano scuri e minacciosi. Sembrava una specie di pappone. Forse lo era stato. Pensò Miki. Poi all'improvviso sbattè con impeto la foto del tizio sul tavolino accanto alla vassoio con caffè e biscottini che aveva preparato per la sua ospite.  

 

- E' fuori discussione che tu vada da sola a parlare con quel tizio, Kaori! - La ragazza aggrottò la fronte:  

 

- Miki. Ti dimentichi che è il mio lavoro. Non sono una tua sorella da proteggere dalle insidie della vita. - Esclamò Kaori con sarcasmo ed una punta di irritazione. Perchè tutti la sottovalutavano? Se al posto suo ci fosse stato Mick o Falcon, nessuno avrebbe detto niente. Sospirò cercando di calmarsi. Non era rispondendo male alla sua cliente che avrebbe migliorato quella situazione di stallo che durava da settimane. Intimamente si rimproverò di aver cominciato un rapporto così amichevole con la sua cliente, che sarebbe dovuta essere una perfetta estranea, invece alla fine erano diventate molto più amiche di quanto non lo era con qualche sua effettiva amica. Un nome a caso, Kasumi Aso. Miki aggiustò il colpo.  

 

- Lo so che sei una professionista, ma sei tuttavia una donna. Non per sottovalutarti, ma uno così potrebbe farti di tutto, una volta soli. - Kaori stava per ribattere qualcosa ma poi osservando bene la foto, capì che la sua amica-cliente aveva ragione. Quando si trattava di rubare, lei era sempre da sola. Ma il suo lavoro, in pratica, stava andando a sconfinare nel range di quello dei suoi fratelli. Se avesse chiesto a Mick di aiutarla? Solo per fare un interrogatorio, niente di più. Magari con un uomo al suo fianco, LeRoy si sarebbe astenuto da fare cazzate e le avrebbe spifferato tutto quello che sapeva su Le Lacrime Di Venere senza ricorrere alle maniere forti. Forse, sarebbe potuta essere la soluzione migliore. Ma il suo cervello stava combattendo con il suo orgoglio di chiedere di nuovo aiuto ai suoi fratelli. Un po' era stata colpa sua se Falcon aveva dovuto fare delle selezioni accurate per cercare il terzo uomo dato che era stata lei a dar loro forfait! Quindi, senza pensarci due volte, fece il numero di Mick.  

 

 

 


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