Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Sabi

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

La grossesse de Kaori

 

Total: 21 capitoli

Pubblicato: 18-01-10

Ultimo aggiornamento: 12-07-11

 

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RomanceHumour

 

Riassunto: Per un incarico Kaori si fa passare per una donna incinta ma il punto è che Ryo crede che lei lo sia veramente. Da qui nascono dei quiproquo e delle domande da parte di Ryo sull'identità del padre... come vivranno entrambi questa "gravidanza"? Farà evolvere la loro relazione?

 

Disclaimer: I personaggi di "La gravidanza di Kaori" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduzione :: La gravidanza di Kaori

 

Capitolo 20 :: Non è ancora finita!!

Pubblicato: 12-07-11 - Ultimo aggiornamento: 12-07-11

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21


 

Ito seguì meccanicamente lo sweeper con lo sguardo. Non capiva del tutto quello che stava succedendo ma non aveva altra scelta che dare fiducia a quel uomo.  

 

Quel uomo, così minaccioso ma così rassicurante. Capiva pienamente perché Kaori fosse la sua socia, ma soprattutto perché lei si fosse innamorata di lui. Perché nonostante la sua aria da maniaco, nascondeva dentro di lui una tenerezza ed un’accuratezza che pochi uomini possedevano.  

 

Ryo entrò rapidamente e con discrezione nella stanza. Non percepì alcuna presenza. Avanzò tuttavia con attenzione per cercare di raccogliere qualche indizio. A prima vista, l’uomo che aveva commissionato quest’assassinio non aveva lasciato un biglietto da visita. Ancora l’operato di un professionista.  

 

-“Bah, ha fallito il colpo, ritornerà...”  

 

Poi ritornò dal suo cliente, l’aria mogia mogia.  

 

-“Allora, ancora nessuna graziosa ragazza in vista?”  

 

-“No.”, rispose semplicemente Ito.  

 

Poi riprese:  

 

-“Cosa è successo Ryo?”  

 

-“Quella donna era stata pagata per farle bere questa coppa di champagne avvelenata. Ma l’uomo che l’ha pagata sfortunatamente se né già andato. Ma non si preoccupi, sono sicuro che ritornerà.”  

 

-“Come?”  

 

-“Bah si... – masticò delle arachidi che aveva appena rubacchiato ad una cameriera - ... deve adempiere al suo compito... Quindi ritornerà per ucciderla... ed a quel punto io lo beccherò...”  

 

 

Con Ryo, tutto sembrava semplice. Niente aveva l’aria di toglierli il suo buon umore. Ma questo atteggiamento era solo un inganno perché dentro di lui, ribolliva. Aveva solo un unico desiderio, trovare il bastardo che aveva ferito la sua donna, insomma la sua Kaori, dato che ufficialmente, non erano sposati, anche se per lui questo non cambiava niente.  

 

Nessuno aveva il diritto di guardarla, di toccarla quindi cercare di ucciderla, era stato un errore imperdonabile e quel tipo se ne sarebbe presto resto conto.  

 

Non si attacca la socia di City Hunter senza attirarsi le sue ire. E Dio solo sapeva fino a che punto un uomo come lui poteva essere pericoloso soprattutto se guidato dalla collera.  

 

Ito non aggiunse una parola e si fece largo tra la massa di uomini d’affari, lasciando cominciare a Ryo la sua caccia alle graziose cameriere.  

 

 

 

********  

 

 

 

Nel frattempo, nella hall del palazzo, due uomini aspettavano pazientemente sulle poltrone dell’entrata.  

 

Poi, nel giro di qualche minuto, una terza persona arrivò e si mise di fronte agli altri due. Uno degli uomini seduti si rivolse all’arrivato:  

 

-“Allora, è morto?”, chiese con tono secco  

 

-“Euh, non lo so, c’è quel ficcanaso di detective con lui e temo che abbia intuito le nostre intenzioni.”  

 

Ma quest’ultimo ebbe la sua risposta quando vide uscire dall’ascensore la cameriera alla quale aveva offerto del denaro.  

 

-“Cazzo, è lei. Presto, prendiamola.”  

 

Afferrò il braccio di quella ragazza e la condusse in un angolo appartato.  

 

-“Eh dolcezza, dove corri così?”, chiese l’uomo che l’aveva corrotta.  

 

-“Torno a casa, ho finito il mio lavoro.”  

 

-“Buona, buona, hai rifilato il bicchiere al tipo che ti avevo indicato? L’ha bevuto?”  

 

La donna era terrorizzata, si pentiva amaramente di aver accettato quei soldi. L’aveva scampata bella di sopra con l’altro tipo ma adesso, temeva di più per la sua vita.  

 

-“Allora, ti conviene rispondere si, o mi arrabbiò!!!”  

 

-“Gli ho dato il bicchiere ma l’altro tipo l’ha preso al suo posto, non ho potuto fare niente... io... mi dispiace...”, delle lacrime cominciarono a imperlare le sue guancie.  

 

L’uomo che la teneva fermamente per il braccio la schiaffeggiò con rabbia.  

 

-“Cazzo, non avrei mai dovuto chiedere a questa sgualdrina. Adesso non abbiamo più tempo da perdere, dobbiamo attaccare direttamente.”  

 

Rilasciò la ragazza che scappò correndo.  

 

-“No, è una follia, dobbiamo prima riflettere sulla situazione. Ci serve guadagnare del tempo.”  

 

-“Cosa proponi? I contratti saranno firmati questo pomeriggio, non abbiamo più tempo!!”  

 

Il terzo uomo allora intervenni:  

 

-“Abbiamo fallito il nostro colpo ieri, quella dannata di sua moglie è stata ferita ma credo che sia ancora all’ospedale. Potremmo servircene come moneta di scambio.”  

 

Quello che aveva l’aria di dirigere le operazioni si incaricò di rispondere:  

 

-“E’ un’idea. Ma tra meno di due ore da adesso avranno ripreso posto in quella sala e a quel punto, sarà troppo tardi. Non sono sicuro che ci riusciremo in tempo.”  

 

-“Me ne occupo io e se non avrete mie notizie da qui ad un’ora, fate saltare il palazzo se è necessario ma eliminatelo.”  

 

Su queste ultime parole, uscirono dall’edificio.  

 

 

L’uomo partì in direzione dell’ospedale, non senza aver chiesto dei rinforzi mentre gli altri due prendevano posto in un furgoncino bianco parcheggiato non lontano da lì.  

 

 

 

******  

 

 

 

Un buon quarto d’ora era passato e Ryo non aveva percepito delle nuove minacce. Approfittò quindi senza alcuna pietà del buffet che gli era offerto. Ito, che si era un po’ rilassato discuteva con un cittadino francese dei diversi contratti che avrebbero firmato.  

 

Ryo li trovava molto noiosi. Fuori dal lavoro, parlavano di lavoro. Quando era pieno di cose da mangiare a disposizione ma soprattutto di graziose bellezze.  

 

Malgrado i diversi rifiuti, il nostro stallone non mollava.  

 

 

 

*******  

 

 

 

Ospedale di Tokyo, camera di Kaori Makimura.”  

 

 

Da parte loro, le ragazze aveva finito il loro copioso pasto. Dovevano proprio ammettere che per essere un ospedale, il cibo era molto meritevole.  

 

Era rimasta a mangiare lì ma poi Miki dovette tornare al bar per controllare i danni causati da suo marito.  

 

-“Mia cara, devo tornare al Cat’s Eye altrimenti non avremmo alcun cliente per tutta la giornata.”  

 

-“Hai proprio ragione. Puoi andare tranquilla Miki, sto molto meglio adesso.”  

 

Miki abbracciò l’amica, prese la giacca ed usci.  

 

Era felicissima di questo pranzetto tra amiche, anche se avrebbe preferito che si fosse svolto per altre ragioni.  

 

Avanzando per raggiungere l’uscita, provò una strana sensazione.  

 

Proseguì ancora per qualche metro poi il suo sguardo si poso su due medici che le stavano venendo incontro.  

 

Continuò ancora un po’ e si voltò ma non erano già più lì.  

 

I due uomini erano appena entrati nella camera di Kaori. Quest’ultima fu tuttavia sorpresa dato che non riconosceva in quei due il suo medico.  

 

-“Buongiorno signorina, sono venuto a controllare che tutto vada bene.”  

 

Kaori trovò strano il suo comportamento. Era all’erta ma visto il suo stato, non poteva fare grandi cose.  

 

Poi improvvisamente, il secondo uomo si avvicinò a lei e l’afferrò. L’altro uomo estrasse un fazzoletto inzuppato di sonnifero e glielo premette sul viso prima che la donna potesse mettersi ad urlare.  

 

Ma Miki aveva percepito quest’aggressività e soprattutto la paura. Corse in direzione della camera della sua amica e ci entrò a tutta velocità.  

 

-“Kaori!”  

 

Uno dei due uomini aveva sentito arrivare la donna e si era nascosto dietro la porta. La tramortì e lei cadde pesantemente a terra.  

 

Misero Miki nel letto di Kaori mentre sistemavano quest’ultima in una barella, prima di ricoprirla con un lenzuolo bianco, come se fosse morta.  

 

In questo modo, avrebbero potuto lasciare l’ospedale senza intralci.  

 

 

 

 


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