Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prosa

 

Autore: Stel

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 5 capitoli

Pubblicato: 08-04-06

Ultimo aggiornamento: 20-05-06

 

Commenti: 4 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Ho faticato un pò per scrivere questa fic. Non tanto per il testo, ma ricercavo la perfezione. Ora che sono giunta alla conclusione che ho davvero molta strada da fare, non vale la pena di aspettare. Pubblico accettando ogni tipo di critica. Grazie a tutti!

 

Disclaimer: I personaggi di "Titolo da cambiare" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Fanfiction :: Due strani tipi

 

Capitolo 4 :: Quinto capitolo

Pubblicato: 11-05-06 - Ultimo aggiornamento: 11-05-06

 


Capitolo: 1 2 3 4 5


 

 

 

Ognuno ha la propria storia, la sua melma in cui sprofondare.  

Quello della nostra protagonista è un boccone amaro che va su e giù senza mai andare a capo. Quello che ingoi dopo la cazzata di turno rendendoti conto di quanto fosse lurida la vita. E quella ragazza ne aveva fin troppa.  

La bastarda non è stata accogliente con lei, l’ha sbattuta come meglio poteva da una parte all’altra, prendendosi i suoi migliori anni. E lei, imprecando fra i denti rosicchiava ogni giorno quel pezzetto di se per tirar avanti costruendosi la propria immagine allo specchio. Dopo la morte del fratello, accecata dalla vendetta, aveva scovato i boss della U.T. facendogli secchi uno per uno. Non limitandosi ad un semplice regolamento dei conti.  

Pensò di fargli soffrire come bestie per tre gironi e così fece. Tra torture e umiliazioni di qualunque genere i bastardi finirono di emettere fiato. La giustizia era fatta, in parte.  

Sapeva che il fratello non sarebbe più stato con lei, ma il ricordo non doveva essere infangato, non l’avrebbe mai permesso, non come lui che non aveva mosso un dito.  

Se n’era levato le mani.  

Fottuto bastardo…  

Gli tirò uno scherzetto non da poco, fregandolo sul Suo campo e compiendo un’opera buona, l’ultima.  

 

 

Scarseggiano  

 

…  

 

Riprendendo i temi, la ragazza era ben agiata.  

Col tempo aveva imparato a sopravvivere in quello schifo chiamato mondo.  

Non che le dispiacesse del suo lavoro o della sua vita presente, anzi. Era “assicurata” , facendo abitudine alle piccole commissioni di ogni giorno.  

Insomma, Soldi a palate.  

 

 

 

La Porsche sfrecciava sulle strade bagnate. Le pozzanghere riflettevano le luci al neon della città. Nulla c’è di più rilassante che guardare la pioggia scivolare giù dal cielo e perdersi nella sua contemplazione. Purtroppo Kaori, nome di battesimo tanto odiato, non aveva la testa da simili “sciocchezze”, che le piacciono tanto quando è sola. Stranamente guidava la macchina con modesta prudenza fermandosi anche agli stop. E’ ancor tesa. Ha trovato la sua bambina con un “papino delle bimbe”, in un orripilante spettacolo. L’aveva nominato così dopo aver letto un articolo sul giornale doveva veniva incriminato per diversi omicidi compiuti da non so quale organizzazione, decidendo lì per lì del suo prossimo lavoro senza una buona motivazione, tranne i soldi sia chiaro. “Ora la ragione ce l’aveva eccome!”  

Gliela deve far pagare. A tutti e due.  

Certo a modi diversi, ovvio.  

 

Ora, La troviamo in soprapensiero. Riflette sul suo prossimo colpo. Il più difficile da quando ha iniziato la sua “carriera”, se si può definire così.  

Svolta all’angolo. Mancano pochi chilometri alla villa.  

Le immagini della città vengono coperte dal verde degli alberi. La loro piccola villa di due piani è immersa nel profondo di un boschetto. Pace e tranquillità, avevano optato proprio per quella. Poi la piscina è un comfort non da poco.  

 

 

Le mani sul volante. E’ agitata.  

Con un telecomando a distanza apre i cancelli di scurezza, che non è mai troppa.  

Finalmente è a casa, posteggia la macchina nel garage facendo il più piano possibile. Apre la portiera e con un gesto dettato dall’istinto prendendo in braccio Jess. La sente respirare a fatica fra i mugolii che le escono dalle labbra. “Per fortuna che dovevi essere magra!” Pensa seccata dal peso della donna. Facendo attenzione, la porta nella sua camera da letto, adagiandola nelle lenzuola. La osserva un attimo.  

Lei la chiama “la sua bimba” ma ciò che guardano i suoi occhi è una vera e propria donna, “ma col cervello da ragazzina”pensa seccata.  

La sua chioma corvina le accarezza dolcemente le spalle nude, i suoi occhi una volta aperti una volta chiusi, sanno di un indaco selvaggio.  

E’ bella la sua bimba.  

Il corpo tonico e ben proporzionato. Di certo non come lei alla sua età. A ventun’anni sembrava ancora un maschiaccio, una ragazzina con un cervello da donna matura.  

Il contrario.  

 

 

Mentre ora..  

Mentre ora è tutto diverso.  

Ora è lei la “diva”. Le piace pavoneggiarsi, ma solo quando nessuno la vede, le ha sempre odiate quelle oche con la puzza sotto al naso che si fanno belle per il maschione in questione. Anche il gioco di parole le esce!  

La spoglia dall’abito succinto.  

Afferra il lenzuolo rosa - mai sopportato, e la copre delicatamente posandole un bacio sui capelli.  

“Notte, piccola, a domani.” Sussurra uscendo dalla stanza.  

 

Entra in quella sua, nel suo angolo del buio.  

Le pareti nere che lei stessa ha dipinto, le danno un senso di libertà estrema. Accende la lampada sul comò. Il suo bagliore stanco manda una luce rossastra che si espande sulle fiancate buie. L’ha sempre desiderata così.  

Afferra la biancheria pulita gettando il suo abito sul letto.  

“E’ ora di darsi una svegliata”  

Stranamente le immagini dell’incontro infuocato le riaffiorano nella mente. Sfiora i punti dove l’ha toccata. Chiude gli occhi confondendosi in un piacere palese.  

E’ stato troppo anche per lei.  

 

 

Dopo un tempo indeterminato decide di prendere in mano la situazione - ecchediamine!  

Tirando giù tutti i santi.  

 

Si rifugia sotto il getto bollente della doccia. Ne aveva proprio bisogno..  

 

“Mick..” il suo nome gironzola nella testa…  

“Forza tomasz, domani sarà tutto passato” prova ad auto convincersi parlando a voce alta.  

 

…  

 

 

L’uomo, dall’altra parte della città, sdraiato nel suo letto- da solo- rimuginava gli istanti vissuti. Il dolore nel bassoventre persisteva ormai da molte ore.  

“Cazzo, amico fossi manco un’animale!” pensò dando testate al cuscino. Sentiva ancora nelle mani quelle dolci curve che ha sfiorato.. quella lingua prepotente..  

“Dio!! Voglio morire!” blaterò contro il pupazzo della sveglia. Quelle due docce non gli sono servite a gran che, decise di prendersi un caffé..  

“La devo trovare”  

Non aveva scoperto un gran che dalla chiacchierata con Smith. Gli aveva gentilmente chiesto di trovare una persona, ma come pensava non n’erano tracce.  

L’unica pista , quasi immaginabile, che poteva seguire per scovarla fosse quella della “malavita”. Ma come potrebbe far del male una Donna del genere!?  

Esasperato si aggrappò a quella.  

“Tomasz”  

 

Anche lui aveva sentito di un certo sicario chiamato così. Ma gli sembrava impossibile che fosse lei. Niente calli sulle mani, niente polvere da sparo..  

“A chi la vuoi raccontare Mick” urlò la sua coscienza.  

“Di certo non stavi a guardare quei particolari insignificanti!”l’uomo sbuffo parecchio infastidito.  

Sapeva che la bastarda aveva ragione..  

Di colpo concluse che la cosa non poteva finire lì e vestendosi in fretta uscì da casa.  

La città ancora in preda alle feste, alle luci fatte di menzogne catturava i sensi alterati del biondino.  

Si recò..oh, cazzo! Ma dove la vado a cercare!?  

Come primo impatto non gli venne in mente nulla…poi ci pensò concentrandosi..”sulla sua pelle nuda distesa sotto il suo corpo..” oddio sta diventando un’ossessione pensò sbalordito!  

La voleva punto.  

E lei sarebbe stata sua.  

 

 

“Porca puttana! Il locale!”gli balenò in testa  

Si diresse velocemente al luogo dove l’ha incontrata. Il proprietario una vecchia canaglia , gli accennò che la ragazza in questione fosse una schizofrenica e che l’ultima volta per miracolo, non l’abbia mandato in rovina.  

Ovvero, con lei non vuole avere niente a che fare.  

 

 

“Come dargli torto..”  

Pensò dopo un po’ tirando tutte le somme.  

Sul suo viso sbocciò un sorriso sornione, aveva il suo indirizzo!  

Gli ha fatto sudare sette camicie quell’imbecille per averlo, ma alla fine c’era riuscito!  

Saltellò contento.  

 

Il nostro semi-antagonista aveva il recapito della sicaria, che degli uomini (a parte le piccole “scappatelle”) non né voleva sapere.  

 

“Come dargli torto..”  

 

 


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