Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore: Mistral '84

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 6 capitoli

Pubblicato: 27-06-05

Ultimo aggiornamento: 15-07-05

 

Commenti: 4 reviews

» Ecrire une review

 

Songfic

 

Riassunto: Litigi. Parole velenose pronunciate senza riflettere. Un incarico perso. In poche parole, niente di diverso dalla solita routine della coppia di sweeper più famosa del Giappone: City Hunter. Ma questa volta Ryo si è spinto un po’ troppo in là, tanto da costringere Kaori a prendere una decisione drastica e definitiva per entrambi. Sempre che non succeda nulla per farla ritornare sui suoi passi. Dubbi, incertezze e un pizzico di romanticismo, sullo sfondo del quartiere Shinjuku di Tokyo.

 

Disclaimer: I personaggi di "All about loving you" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

Tricks & Tips

Why can't I read NC-17 fanfictions?

 

Fanfictions rated NC-17 contain adult content. So, to be authorized to read them, you have to certify that you are 18 years old or older.

 

 

   Fanfiction :: All about loving you

 

Capitolo 3 :: Capitolo III

Pubblicato: 29-06-05 - Ultimo aggiornamento: 29-06-05

Commenti: This Romeo is bleeding, but you can’t see his blood… it’s nothing but some feelings that this old dog kicked up… Ciò che quella flower-girl ha svelato a Ryo è troppo grosso per tenerselo dentro anche solo un minuto di più. Ma forse è troppo tardi, Kaori sta prendendo una strada diversa…

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6


 

All about lovin’ you  

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà di Tsukasa Hojo e degli aventi diritto.  

Gli altri personaggi sono di proprietà dell’autrice.  

La canzone “All about loving you” è dei Bon Jovi. Tutte le altre canzoni citate sono di proprietà dei rispettivi autori.  

 

Gennaio 2005  

 

***  

 

Capitolo III  

Dopo aver lasciato il locale del suo amico Charles, Ryo si diresse velocemente verso casa. Aveva una voglia matta di vedere Kaori, di parlarle, di chiederle scusa… ma soprattutto di stringerla forte a sé.  

Giunto davanti al portone del palazzo, si fermò un attimo per riprendere fiato e, guardando in alto, notò che le finestre del loro appartamento erano buie. Non ci diede molta importanza, «Kaori sarà a letto» si disse e prese a salire i gradini quattro a quattro, ansioso di rivederla.  

Una volta fuori la porta di casa, però, il suo sesto senso cominciò ad avvertirlo che c’era qualcosa di strano; girò lentamente la chiave nella serratura, non stupendosi di incontrare resistenza e varcò la soglia.  

Appena entrato nell’appartamento, la sensazione di assenza e di vuoto che aveva scacciato fino ad un attimo prima divenne certezza: ora era sicuro che la socia non fosse in casa. Non avvertiva la sua presenza, non avvertiva il suo calore né il suo profumo vanigliato nell’aria. Sentì un morso allo stomaco e per alcuni istanti rimase immobile nella semioscurità dell’ingresso, poi sembrò scuotersi e corse ad accendere la luce in cucina.  

Tutto il suo essere in quel momento era proiettato sul desiderio di scoprire cosa fosse successo, tanto che nemmeno si accorgeva che le chiavi che stringeva convulsamente nel pugno gli stavano quasi penetrando nella carne.  

Sul tavolo c’era una ciotola di riso e un vassoio coperto, la sua cena di sicuro; la stretta si allentò un poco, forse si era preoccupato per niente.  

“Avrà deciso di rimanere da Miki per stanotte” si disse “Beh, ha ragione in fondo, visto come l’ho trattata… domani vado a prenderla e sistemiamo questa dannata faccenda, adesso è meglio lasciarla stare”  

Se, da una parte, lo sweeper si sentiva sollevato di non dover affrontare subito la donna, senza aver avuto nemmeno il tempo di prepararsi un discorso, dall’altra aveva voglia e bisogno di vederla. Ciò che gli aveva fatto capire quella piccola flower-girl era troppo grosso per tenerselo dentro anche solo un minuto di più.  

Ryo si sedette al tavolo, con l’intenzione di mangiare qualcosa, ma quello che vide gli fece passare di colpo il già scarso appetito: sotto il piatto c’era un foglio e la calligrafia era quella di Kaori. Lo prese con mano leggermente tremante e iniziò a leggere…  

 

Ciao Ryo,  

non so quando leggerai questo biglietto... forse stasera, forse domani, forse chissà quando. Però te lo scrivo lo stesso, nella speranza che tu capisca quello che ho fatto e perché.  

Sai, quando penso al passato, ai giorni passati con te mi sento felice, perché ho avuto la fortuna di poterti avere nella mia vita. Tu mi hai fatto capire come ci si sente ad avere il cielo alla propria portata e io sono stata incredibilmente felice con te... oh, Ryo, ti devo così tanto! Io ho sempre visto in te la mia luce e la mia forza e voglio ringraziarti per tutte le volte in cui ci sei stato quando ho avuto bisogno di te. Lo so che non sono mai stata una buona partner, anzi, ma ho sempre creduto di poter migliorare, di poter arrivare ad essere alla tua altezza. Ma il tuo comportamento di oggi mi ha fatto capire, che questo è impossibile e perciò è meglio che mi faccia da parte. Sarei solo un peso per te se restassi, lo so.  

Non cercarmi, ti prego, è giusto che ognuno vada per la sua strada; e tu sarai di certo più felice senza di me.  

Prima di salutarti, però, voglio che tu sappia che ci sarà sempre un posto per te nel mio cuore: per tutta la vita voglio portare con me il tuo ricordo. E ovunque sarò, lì ci sarai anche tu. (1)  

Ti amo  

Kaori  

 

Ryo era senza parole: Kaori, la sua Kaori, se n’era andata. Per sempre. Non voleva che lui la cercasse, voleva tagliare i ponti con quella vita, con quella realtà, con lui.  

Lo sweeper non riusciva a crederci, tutto quello che era in grado di fare era restare immobile con quel foglietto tra le mani, rileggendo in continuazione quella ventina scarsa di righe che erano tutto ciò che gli era rimasto della donna che aveva capito di amare meno di un’ora prima.  

Tu sarai di certo più felice senza di me … ogni parola, ogni lettera di quella frase era una pugnalata in pieno petto. Davvero lei credeva che non gli importasse averla nella sua vita?!  

“Beh, certo, dopo quello che gli ho detto oggi… Saeba sei veramente uno stupido” Ryo posò il biglietto e si prese la testa fra le mani, tirando un profondo sospiro.  

Le lacrime gli pungevano gli occhi e una gli sfuggì sulla guancia. Non tentò nemmeno di fermarla, non gli importava, riusciva solo a pensare a Kaori e al vuoto che aveva dentro e che sembrava gli stesse risucchiando l’anima.  

Tirò un pugno sul tavolo, facendo ribaltare la ciotola di riso. “Maledizione Kaori! Perché?!” urlò lo sweeper.  

Ma il silenzio non gli rispose.  

 

***  

 

Nel frattempo, Kaori era salita sul primo treno che portava fuori Shinjuku. Si era accordata con Miki per telefono e l’amica le aveva assicurato l’avrebbe ospitata per tutto il tempo necessario nel vecchio rifugio di Falco alla periferia della città: almeno forse Ryo ci avrebbe messo un po’ più di dieci minuti a trovarla.  

A quell’ora della sera, le carrozze erano piene di pendolari che rientravano dal lavoro. Le facce stanche e silenziose della gente, unite al buio circostante, rendevano l’atmosfera soffocante.  

Seduta sopra la sua valigia, proprio accanto alla porta, le mani infilate nelle tasche del piumino, Kaori si guardava attorno, cercando di non pensare a nulla.  

Di fronte a lei, in piedi, stava una bella ragazza, piuttosto piccola di statura, con un’enorme borsone; sembrava assorta nei suoi pensieri ma, quando il treno si fermò e si aprirono le porte, Kaori vide il suo viso distendersi in un dolce sorriso.  

«Che bel sorriso… chissà per chi è…» pensò la sweeper. Si voltò verso la porta, con un pizzico di curiosità, e si accorse che la giovane stava sorridendo ad un’altra ragazza, alta all’incirca come lei, con una massa di riccioli biondi e grandi occhi azzurri. Le due amiche si scambiarono un veloce bacio sulla guancia e subito iniziarono a parlare fitto, senza mai perdere la loro espressione solare.  

Osservandole, Kaori si stupì di sentirsi un pochino meno triste, anche se, appena alla sua mente si riaffacciava il nome di Ryo, il suo cuore perdeva un battito e dentro di lei si allargava un lago di tristezza.  

Dopo circa mezz’ora, la sweeper scese dal treno, in una stazione piccola e abbastanza squallida; aveva cominciato a piovere e i fari delle macchine che passavano veloci sul cavalcavia soprastante, specchiandosi sulla banchina bagnata creavano riflessi inquietanti.  

Le luci del treno si erano già perse nel buio e per un attimo la donna si sentì smarrita, finché non udì la voce di Miki che la chiamava.  

Kaori attraversò velocemente i binari, raggiungendola. L’ex mercenaria aveva l’aria preoccupata, si capiva che voleva sapere qualcosa di più; tuttavia non fece domande, limitandosi a farle forza con un caldo sorriso.  

Le due donne si diressero subito verso la macchina e, per un momento, nessuno parlò. Ad un certo punto, Miki ruppe il silenzio. “Kaori, forse ti sembrerà una domanda stupida, ma… come stai?”  

L’altra sorrise amaramente. “Sì, è una domanda stupida, visto che sai perfettamente com’è andata oggi al bar. Però è anche vero che pur avendo già litigato un’infinità di volte in questi anni, alla fine non era mai successo che arrivassi a questo punto, quindi hai tutto il diritto di chiedermelo…” la sweeper parlava a macchinetta, quasi senza prendere fiato “E poi, immagino che anche per te non debba essere semplice: dopotutto al telefono non ti ho detto niente e mi sono praticamente auto-invitata a casa tua…” Miki agitò una mano con noncuranza, ad indicare che l’amica non doveva preoccuparsi; Kaori fece un respiro profondo e proseguì: “Comunque non so dirti come sto. Mi sembra di galleggiare nel vuoto, non riesco ancora a credere a quello che è successo e a quello che ho fatto” La voce si era fatta sempre più flebile, diventando quasi un sussurro.  

“Ma sei davvero convinta di volerlo lasciare per sempre?”  

“All’inizio non volevo… pensavo che fosse un episodio come gli altri, che sarei riuscita a passarci sopra, però poi…”  

“Poi cosa?” domandò Miki, dolcemente.  

“Poi ho capito che è meglio per tutti e due se me ne vado. Dai, Miki, l’hai sentito anche tu quello che mi ha detto! E io… non ce la faccio a continuare così…” Un singhiozzo la interruppe e gli occhi già gonfi tornarono a riempirsi di lacrime.  

Miki scosse la testa e preferì non dire nulla, concentrandosi sulla guida.  

Dopo una decina di minuti, arrivarono al rifugio di Falco, un vecchio magazzino appena fuori il porto (2). “Eccoci qua, Kaori… non so in che condizioni sia l’appartamento, anche perché è un pezzo che non ci veniamo. Mi spiace ma più di questo non posso offrirti”  

La ragazza sorrise, cercando di farsi forza. “Ma figurati Miki! Anzi, dispiace a me disturbarti… sarei andata anche in albergo, ma come sai non ho un soldo”  

“Ehi! Non ti devi preoccupare! L’unica cosa è che non so quanto tempo riuscirai a stare nascosta qui… ricordati che sulle tue tracce c’è Ryo Saeba!” concluse Miki con una risatina.  

Ma l’altra non ricambiò il sorriso, anzi si incupì. “No, non verrà a cercarmi… gliel’ho detto io di non farlo, nel caso gli passasse per la testa. Miki, tra noi è tutto finito, se c’è mai stato qualcosa… non sono più la partner di City Hunter”  

Miki rimase interdetta. “Kaori vieni qua…” disse, abbracciando stretta l’amica. Poi, dopo una breve pausa, riprese: “Ascolta, non so quanto possa contare per te, ma io sono convinta che lui non pensava realmente quello che ti ha detto. L’ho visto dopo che sei scappata dal Cat’s Eye e ti assicuro che non mi dimenticherò mai quella scena: Ryo sembrava un altro uomo! I suoi occhi…”  

La sweeper si sciolse dall’abbraccio e fece tacere l’altra posandole un dito sulle labbra. “Miki, non è solo questione di cosa è successo oggi. È che onestamente non ce la faccio più… ho bisogno di staccare la spina, di capire se davvero vale la pena continuare a vivere così. Io sono innamorata di lui, ma andando avanti di questo passo non riusciremo mai a essere felici entrambi. E io voglio prima di tutto la felicità di Ryo, anche se questo vuol dire allontanarmi da lui. In fondo fa lo stesso, in fondo quello che voglio è che lui sia contento, vederlo sorridere e niente di più (3)… capisci?”  

Miki sorrise. “Kaori sei incredibile…” sospirò “Non so davvero cosa dirti, se non che spero si sistemi tutto al più presto”  

Questa volta Kaori rispose al sorriso. “Grazie Miki, sei dolcissima. Adesso promettimi una cosa, promettimi che non dirai niente a Ryo, ti prego”  

“Stai tranquilla, da me non saprà niente. Adesso scusami ma devo andare, Falco mi aspetta a casa. Verrò domani a trovarti, ok?”  

“Ok, ti aspetto e grazie ancora di tutto”  

L’ex mercenaria sorrise e si diresse alla porta; ma prima che uscisse si sentì chiamare. “Miki… ti voglio bene”  

“Anch’io Kaori” le rispose commossa, prima di andarsene.  

Rimasta sola, Kaori si lasciò cadere su una sedia. “Se ci ripenso… mi sembra tutto così assurdo…” le lacrime ripresero a pungerle gli occhi e lei le lasciò scorrere, la testa poggiata sul tavolo. “Ryo… perché?”  

 

La mattina dopo, Kaori si svegliò molto tardi. La notte l’aveva trascorsa rigirandosi tra le lenzuola di quel letto troppo grande per lei, a ripensare a quanto era successo. Quando ormai era l’alba, finalmente era riuscita ad addormentarsi, non prima però di aver preso una decisione sul dafarsi.  

Venne svegliata dal profumo del mare e dalle grida dei gabbiani e in un primo momento non riuscì a rendersi conto di dove fosse. Poi lentamente ricostruì gli avvenimenti delle 24 ore precedenti e venne assalita da una crisi di pianto.  

Ma riuscì a dominarsi. “No! Non devo piangere. Devo essere forte. Ryo non vorrebbe una partner debole che si lascia abbattere dalla prima difficoltà… Forza Kaori, adesso alzati e vai incontro a quello che ti aspetta”  

Quella notte, infatti, la donna aveva deciso che prima di tornare da Ryo avrebbe imparato, con le sue sole forze, ad essere una degna compagna. Voleva diventare forte, soprattutto di spirito, imparare a maneggiare le armi e a difendersi da sola.  

Ma voleva anche rifarsi una vita senza Saeba, perché, lucidamente, si era resa conto che non era affatto sicuro che Ryo l’avrebbe ripresa con lui.  

«E allora dovrò cercarmi un lavoro e una casa, in modo da poter andare avanti anche da sola» si era imposta. E solo dopo aver preso quella decisione la notte precedente era riuscita ad addormentarsi.  

Si vestì in fretta e decise di andare subito in centro a cercare un posto di lavoro. Pioveva ancora e il cielo era plumbeo. “Beh, come prima giornata per la nuova Kaori non è proprio il massimo…” si disse, mentre aspettava il treno nella piccola stazione della sera prima.  

Salita sul treno, Kaori si guardò attorno: la carrozza era praticamente vuota ad eccezione di due ragazze… le stesse della sera precedente! Stavolta erano sedute, una di fronte all’altra, e avevano degli zaini: probabilmente erano studentesse universitarie e stavano andando a lezione, concluse la sweeper.  

Decise di sedersi vicino a loro e prese ad osservarle discretamente; quelle due ragazze la incuriosivano molto, ma soprattutto le piaceva il loro sorriso e la loro contagiosa voglia di vivere. La biondina quel giorno aveva le palpebre appena velate da un ombretto azzurro, in tono con il maglioncino che indossava, e stava raccontando all’amica di un ragazzo, cui si capiva teneva molto, che aveva visto la sera prima. Anche se l’incontro non era andato bene, Kaori notò che comunque non perdeva mai il sorriso: la invidiò molto, ma si ripromise di imparare anche lei a sorridere in ogni momento.  

La sua amica, invece, la ascoltava attenta, giocherellando con una ciocca di capelli castani; anche lei aveva gli occhi chiari, leggermente truccati di nero, ma il suo viso era illuminato soprattutto dai lunghi orecchini che luccicavano ad ogni movimento. Anche lei era vestita in modo molto semplice, praticamente identico all’altra, con la differenza che, al posto delle scarpe da tennis, sotto i jeans portava un paio di stivali con un piccolo tacco.  

Scesero alla fermata vicino al polo universitario e dal finestrino Kaori le vide dirigersi, sempre sorridenti, verso il bar della stazione. Stupidamente si augurò di poterle incontrare ancora.  

Dopo un po’, il treno giunse alla stazione di Shinjuku; la sweeper scese e si ritrovò immersa nella folla che sciamava ovunque. Resistendo alla tentazione di andare a controllare il tabellone degli annunci, puntò diretta verso il centro dove si trovava il maggior numero di negozi, sperando di vederne uno in cui cercassero una commessa o una cameriera.  

Provò inutilmente in una ventina abbondante di posti e alla fine, stanca e un po’ delusa, entrò in un bar per mangiare qualcosa. Appena varcata la soglia, andò a scontrarsi in pieno con una donna molto elegante che stava uscendo in quel momento, intenta a parlare al cellulare e a consultare un’agendina.  

“Ehi! Che modi sono!” disse Kaori “Perché non guarda dove mette i piedi?!”  

“Ma non vede che sono impegnata?!” ribatté l’altra piccata, alzando gli occhi verso la sweeper.  

Seguì un istante di silenzio. “Kaori!” “Eriko!”  

“Kaori, amica mia! Vieni qui, fatti abbracciare!” esclamò la stilista chiudendo immediatamente il telefonino e buttando a terra borsetta e agenda “Che bello vederti!”  

“Non mi aspettavo proprio di trovarti qui… come stai?” domandò la sweeper con studiata naturalezza, sperando che l’amica non notasse gli occhi ancora segnati dal pianto.  

Ma Eriko, da buona stilista, era anche un’ottima osservatrice, e si accorse subito che Kaori le stava nascondendo qualcosa. “Io bene, ma non mi sembra che si possa dire lo stesso di te… vieni, andiamo a sederci che ti offro un caffè e facciamo due chiacchiere, ti va?” Più che una domanda, quella della donna suonava come un ordine e la sweeper si trovò costretta ad accettare.  

Si sedettero davanti ad un cappuccino e in breve Kaori riassunse la situazione. “…e questo è quanto. Così adesso stavo cercando un lavoro e una casa per provare a ricominciare da capo, anche se so che sarà difficile”  

Eriko, che per tutto il tempo l’aveva ascoltata in silenzio, trasse un sospiro e posò una mano sopra quella dell’amica. “Mi dispiace tantissimo Kaori… non sai quanto. Però ho notato una cosa…” fece una pausa e sorrise “non hai pianto raccontandomi di Saeba e ti confesso che questo mi sorprende”  

Kaori sorrise a sua volta e si asciugò una lacrima che le era sfuggita sulla guancia al sentire il nome del socio. “Non dire così! Vedi che poi mi fai piangere! Comunque è un impegno che ho preso con me stessa: non voglio piangere, devo imparare a cavarmela da sola, ad essere forte… anche se non è facile”  

Negli occhi della stilista si accese per un attimo quella luce che li illuminava quando parlava del suo lavoro, ma svanì quasi subito, per lasciar posto ad un sorriso. “Senti, se vuoi io posso darti una mano” esclamò poi “Vieni a lavorare con me. Abbiamo giusto bisogno di una modella per le campagne pubblicitarie sui giornali e poi potresti anche farmi da guardia del corpo… non che ne abbia bisogno, però non si sa mai… ti va?”  

La sweeper spalancò gli occhi per la sorpresa e si indicò col dito. “Io?! Stai chiedendo a ME di fare la fotomodella?! Sei sicura?”  

“Ma certo!” rispose entusiasta l’altra “Hai già fatto la modella per me una volta e ti assicuro che eri stata fantastica… ti prego Kaori, dì di sì!” Di nuovo l’Eriko per-me-conta-solo-il-lavoro prese per un attimo il sopravvento sull’amica preoccupata. “Ti prego… sono sicura che avresti un successo favoloso!”  

“Beh… è che…” Kaori agitava una mano nell’aria, indecisa, guardandosi attorno.  

“Che…?” la incoraggiò la stilista, allungandosi verso di lei.  

Alla fine la sweeper fissò gli occhi sull’amica “Ok, ci sto. Però non ti garantisco niente…”  

“Evviva! Kaori non sai come sono contenta!” Eriko batté le mani elettrizzata “Ti procurerò io un appartamento vicino agli studi dove si fanno le foto, così non dovrai fare tanta strada. Adesso vieni con me in ufficio che firmiamo il contratto, ok?”  

Kaori annuì e subito la stilista la prese per un braccio, trascinandola fuori, sempre continuando a straparlare di quanto fosse contenta e di che grandissima fortuna era per la sua casa di moda aver trovato una modella stupenda come Kaori. Oh, ma naturalmente anche per Kaori era una grandissima fortuna averla incontrata e poi…  

Ma la sweeper già da un pezzo non la ascoltava più. Era persa nei suoi pensieri, ancora incredula per quanto le era successo. Se solo Ryo… No, non ci doveva pensare o sarebbe ricaduta di nuovo nel solito errore.  

 

***  

 

La mattina dopo, Ryo si svegliò (o meglio, si alzò dal letto, visto che non aveva chiuso occhio tutta notte) molto presto. Erano due giorni, dalla sera in cui aveva trovato il biglietto di Kaori, che non mangiava e non dormiva, ma non gli importava.  

 

This Romeo is bleeding  

But you can't see his blood  

 

Aveva sofferto molto nella sua vita, ma quello che stava provando in quel momento gli sembrava infinitamente più grande… non aveva ferite fisiche, non era la prima volta che gli capitava di doversi separare da persone care e di rimanere solo, eppure stava male da morire.  

 

It's nothing but some feelings  

That this old dog kicked up  

 

In fondo, non era successo niente di irreparabile, no? No, a voler essere cinici no.  

In fondo, Kaori mica era morta, solo si era allontanata da un mondo dal quale (a dirla tutta) lui stesso più volte aveva fatto di tutto per allontanarla…  

E poi, lui aveva vissuto fino a due giorni prima senza neanche rendersi conto di provare un tale sentimento per quella donna. E allora perché gli faceva così male pensare a ciò che la vita gli aveva fatto? A ciò che LUI aveva fatto?  

La vita –LUI- aveva semplicemente reciso un legame che era tutto e il contrario di tutto, un legame che, in teoria, non aveva neanche ragione d’esistere. Lei era la sorella di un poliziotto, cresciuta in una famiglia perbene, con una vita normale. Lui era un uomo senza identità, senza passato, che faceva un lavoro sporco, al di là dalla legge. Non avevano senso insieme. Era più giusto che lei, angelo puro e innocente qual era, tornasse in quel mondo pulito che aveva lasciato, sette anni prima, per scendere nell’inferno di Ryo Saeba…  

 

It's been raining since you left me  

Now I'm drowning in the flood  

You see I've always been a fighter  

But without you I give up  

 

Ryo guardò fuori dalla finestra. Le nuvole sopra Tokyo, grigie e pesanti, rovesciavano sulla città una pioggia fitta ormai da quasi due giorni.  

Le goccioline d’acqua disegnavano arabeschi volatili sul vetro freddo mentre anche la grande metropoli sembrava tacere davanti alle gelide lacrime del cielo plumbeo.  

Lo sweeper salì in terrazza e rimase immobile sotto il diluvio, quasi sperasse che l’acqua potesse lavar via almeno un poco della tristezza che si portava dentro.  

Ripensò a com’era la sua vita prima di incontrare i fratelli Makimura e si rese conto di quanto profondamente l’avessero cambiato. In una cosa però, Ryo si rese conto di essere rimasto lo stesso da sempre: lui era uno che non si arrendeva mai, neanche nelle situazioni più disperate. La guerra gli aveva tristemente insegnato che chi si ferma è perduto e che se si vuol sopravvivere si deve imparare a lottare anche e soprattutto contro sé stessi. Non gli piacevano le persone che stavano lì a piangersi addosso e a compatirsi invece di agire…  

Eppure lui in quel momento stava facendo esattamente quello. Stava immobile, con il cielo che piangeva per lui, a pensare a Kaori, a quanto gli mancasse e quanto era stato stupido, invece di andare a cercarla per riportarla a casa.  

“Saeba sei veramente un imbecille di prima categoria…” si disse, attonito.  

 

Well there ain't no luck in these loaded dice  

But baby if you give me just one more try  

We can pack up our old dreams and our old lives  

We'll find a place where the sun still shines (4)  

 

Rientrò in casa in tutta fretta, si cambiò e subito uscì di nuovo per mettersi alla ricerca della sua Kaori.  

Aveva buttato via una fortuna giocando con dadi truccati, nascondendosi dietro a sentimenti falsati, ma non aveva intenzione di rifare lo stesso errore: voleva trovare Kaori e dirle finalmente la verità, per poi mettersi alle spalle la loro vecchia vita e ricominciare tutto da capo. Lo voleva fortissimamente. Ed era sicuro che ci sarebbe riuscito.  

 

NOTE:  

1) Una parte del biglietto di Kaori è una traduzione (abbastanza libera) della canzone di Faith Hill “There you’ll be”. Per la versione originale e la traduzione completa rimando al testo che inserirò una volta finita la FF.  

2) Licenza poetica grande come una casa… però mi piaceva l’idea e l’ho inserita! ^_^  

3) Rielaborazione di “Niente di più” dei Lunapop  

4) La canzone è “Always” dei Bon Jovi  

 

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de