Hojo Fan City

 

 

 

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Rated PG-13 - Prosa

 

Autore: Mistral '84

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 6 capitoli

Pubblicato: 27-06-05

Ultimo aggiornamento: 15-07-05

 

Commenti: 4 reviews

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Songfic

 

Riassunto: Litigi. Parole velenose pronunciate senza riflettere. Un incarico perso. In poche parole, niente di diverso dalla solita routine della coppia di sweeper più famosa del Giappone: City Hunter. Ma questa volta Ryo si è spinto un po’ troppo in là, tanto da costringere Kaori a prendere una decisione drastica e definitiva per entrambi. Sempre che non succeda nulla per farla ritornare sui suoi passi. Dubbi, incertezze e un pizzico di romanticismo, sullo sfondo del quartiere Shinjuku di Tokyo.

 

Disclaimer: I personaggi di "All about loving you" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Fanfiction :: All about loving you

 

Capitolo 6 :: Capitolo VI

Pubblicato: 15-07-05 - Ultimo aggiornamento: 15-07-05

Commenti: Un bosco, una tomba, un incontro inatteso alla luce della luna...

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6


 

All about loving you  

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà di Tsukasa Hojo e degli aventi diritto.  

Gli altri personaggi sono di proprietà dell’autrice.  

La canzone “All about loving you” è dei Bon Jovi. Tutte le altre canzoni citate sono di proprietà dei rispettivi autori.  

 

Maggio 2005  

Prima di lasciarvi al nuovo capitolo, volevo scusarmi con tutti voi per i tempi biblici degli aggiornamenti… anche a me piacerebbe riuscire a proseguire la storia più velocemente ma purtroppo tra il lavoro, l’università e tutto il resto, spesso di tempo per scrivere ne avanza ben poco. Oltretutto, considerato che sono una maledetta perfezionista e che per di più non ho ancora ben chiaro in mente che direzione deve prendere la vicenda (che peraltro ha la tendenza a svilupparsi da sola man mano che scrivo), ogni capitolo ha una gestazione lunghissima e un parto travagliato. So che per un lettore è snervante veder passare mesi senza un aggiornamento (l’ho provato anch’io!) ma cercate di capirmi…  

Grazie a Esus, la mia pazientissima beta-reader, per il suo lavoro e a Nisi per l’incoraggiamento.  

A presto!  

Mistral  

***  

 

Capitolo VI  

Circa un mese dopo – fine Marzo  

Kaori guidava a velocità sostenuta, la strada completamente libera di fronte a sé. Attraverso finestrino completamente abbassato, il vento le scompigliava i capelli e le portava il dolce odore della salsedine; più sotto, nascosto sotto la scogliera, l’oceano stava sparendo lentamente nella luce sempre più tenue ed incerta del tramonto ormai morente.  

La macchina della donna (il regalo di Eriko per il suo compleanno) filava leggera e silenziosa sulla strada costiera che da Tokyo portava a Yokohama. La sweeper guidava tranquilla, una mano sul volante e l’altra che tamburellava sul cambio al ritmo della musica diffusa dalla radio. Ad un certo punto notò un cartello che indicava la sua meta; rallentò e sorrise: anche se si trovava ancora nella periferia di Tokyo, lì c’era un’atmosfera decisamente diversa, molto più tranquilla, che permetteva di lasciarsi alle spalle, almeno per un po’, la vita caotica della capitale.  

Kaori parcheggiò la Smart all’inizio della stradina che saliva verso la chiesetta e il cimitero. Lì era sepolto suo fratello e lì si recava, ogni 31 Marzo, a rendere omaggio alla sua tomba. E poi, dal belvedere di quella chiesa si poteva spaziare nella vallata sottostante, fino a sfiorare con lo sguardo il bosco che si stendeva oltre la cinta urbana, un bosco a cui, nella mente di Kaori, erano associati ricordi bellissimi: lì si erano sposati Miki e Falco e sempre lì Ryo le aveva rivelato per la prima volta, seppur molto indirettamente, di amarla… e poi il buio, il nulla, come se niente fosse successo… ormai la donna aveva anche smesso di chiedersi il perché di quell’atteggiamento. Ma a quel luogo era rimasta comunque molto legata.  

Kaori scosse la testa per scacciare la malinconia che la stava assalendo e, imprecando un po’ contro il tacco alto dei sandali – che nonostante tutto non si era ancora abituata a portare, attraversò le lapidi raggiungendo quella di Hideyuki; lì si chinò a deporre un piccolo mazzo di margherite e strappò qualche erbaccia che si stava avventurando sulla pietra.  

“Ryo non è ancora venuto a salutarti, eh fratellone?” mormorò, lottando contro un’edera particolarmente accanita “Che socio disgraziato… chissà come se la starà cavando senza di me…” A quel pensiero non poté impedirsi di intristirsi e, facendosi scappare un sospiro, si strinse forte in un abbraccio solitario, uno dei tanti che le avevano permesso di andare avanti dopo la separazione da Saeba.  

Rimase un attimo in quella posizione, gli occhi socchiusi, a lottare contro le lacrime, poi si scosse e si rialzò. “Avanti Kaori, non pensarci! Adesso tu hai la tua vita e devi viverla nel miglior modo possibile… coraggio!”  

La sweeper prese un respiro profondo, poi si voltò di nuovo verso la tomba del fratello, disse sottovoce una preghiera e si allontanò in direzione della chiesetta. L’edificio era situato a pochi metri da un pendio abbastanza scosceso, che dominava la vallata sottostante. Kaori aveva sempre amato quel luogo da cui, nelle sere terse come quella, si godeva una vista spettacolare, fatta di luci e silenzio.  

Si avvicinò al parapetto e alzò la testa verso il cielo stellato, godendosi la brezza che le accarezzava le guance. All’improvviso, nella quiete udì un rumore sbagliato; lentamente, fingendo di guardare il panorama, abbassò gli occhi e infilò la mano nella borsetta per togliere la sicura alla pistola. Come il meccanismo scattò, la donna sentì l’aria attorno a sé diventare ostile…  

 

Ryo parcheggiò la Mini a un centinaio di metri dalla stradina che saliva verso la chiesetta e il cimitero; due idioti, uno con un camion e uno con una macchina di grossa cilindrata si erano tamponati e si erano fermati in quella via laterale a litigare su chi avesse ragione.  

Poco più in là, lo sweeper notò una Smart blu, anch’essa parcheggiata al lato della strada. «Vorrei tanto sapere chi è che riesce ad entrare in quella scatolina!» si domandò «Però a Kaori piacerebbe quella macchina…» Era un pensiero totalmente assurdo e incongruente, ma Saeba non se ne preoccupò, anzi, neanche se ne accorse. Da quando se n’era andata, Kaori era sempre nei suoi pensieri e il fatto che non la vedesse né avesse sue notizie ormai da più di un mese e mezzo non l’aiutava certo a stare più tranquillo.  

Entrato nel recinto della piccola pieve, si diresse velocemente verso la tomba di Makimura; quando vide il mazzolino di margherite, capì che la sua amata socia era stata lì e si sentì un po’ meno solo.  

“Eh, Maki… chissà quante maledizioni mi avrai già tirato giù dal cielo per come ho trattato la tua sorellina! Lo so, sono veramente un cretino…” Ormai si insultava da solo tutti i giorni, non solo per come si era comportato con Kaori, ma anche perché gli mancavano da morire perfino i suoi rimproveri e… sì, pure le sue martellate.  

Ryo, mani nelle tasche della giacca e capo reclinato su una spalla, stette ancora un poco a guardare la tomba, sentendosi stringere lo stomaco da una morsa di tristezza, non sapeva più neanche lui se per Kaori, per il socio morto o per tutti e due. O semplicemente per sé stesso.  

Alla fine lo sweeper si scosse e decise di andare sul belvedere a godersi il panorama giù dalla china per rilassarsi un po’; a passo svelto salì verso la chiesetta ma, arrivato quasi in cima, rallentò, perché aveva iniziato a scorgere tra gli alberi la sagoma di una donna e non voleva spaventarla piombandole alle spalle all’improvviso.  

Nonostante da quando la socia se n’era andata non uscisse più a caccia di ragazze, il buongustaio Saeba non poté fare a meno di apprezzare la bellezza della giovane che gli stava di fronte, così si fermò ad osservarla, favorito anche dalla luce chiarissima della luna. Indossava dei sandali col tacco alto, che slanciavano ulteriormente le belle gambe, fasciate da jeans blu scuro a pinocchietto; sopra portava un giubbino di jeans, coordinato coi pantaloni, e aveva una borsa sportiva, tempestata di paillettes azzurre luccicanti. I capelli, dal taglio maschile, le arrivavano alla base del collo ed erano di un bellissimo rosso tiziano, esattamente come quelli di…  

Ryo si bloccò: non poteva essere! Troppo shockato per fare qualsiasi cosa, accennò un passo avanti e calpestò un ramo secco. Con lentezza, ma senza esitare, la donna portò la mano alla borsa e l’udito finissimo di Saeba registrò lo scatto della sicura di una pistola; d’istinto lo sweeper si tese e, con suo immenso stupore, si accorse che anche lei si era messa in guardia.  

In un attimo, agendo per riflesso condizionato, Ryo percorse in due falcate gli ultimi metri che lo separavano dalla misteriosa ragazza, si gettò di lato ed estrasse la Python…  

…per ritrovarsi a sua volta con una pistola puntata contro… saldamente impugnata da Kaori…  

 

Kaori. La sua Kaori. La sua socia, la sua compagna era lì davanti a lui, dopo quasi due mesi di silenzio, e gli puntava contro l’arma che lui stesso le aveva dato.  

Era assolutamente incredibile e assurdo.  

Così assurdo che per qualche attimo nessuno dei due mosse un muscolo; lei rimase come cristallizzata in posizione di guardia, la pistola puntata, mentre lui era pietrificato in una postura impossibile, nel bel mezzo del movimento che stava compiendo per rialzarsi dopo aver scartato di lato con una capriola, come sempre faceva quando sorprendeva dei nemici alle spalle.  

Sembrava un fermo-immagine preso a caso da un regista dilettante senza alcun talento artistico.  

Alla fine, lentamente, entrambi iniziarono a ricomporsi. Ryo si alzò completamente in piedi e rinfoderò la Python, mentre Kaori abbassò l’arma, senza però trovare la forza di rimetterla nella borsetta; per altri lunghissimi istanti stettero in silenzio, gli sguardi incatenati tra loro.  

Saeba fissava la socia senza sapere se essere più stupito per averla ritrovata in quel modo, per i suoi progressi come sweeper o per il cambiamento che aveva fatto e che l’aveva resa ancora più bella. Ora infatti, Kaori, pur avendo sempre il suo solito taglio alla maschiaccio, aveva i capelli leggermente più lunghi che il vento dispettoso le tirava continuamente sul viso; inoltre portava un paio di grandi orecchini d’argento ad anello che, riflettendo la luce lunare, donavano al suo volto un aspetto quasi fatato.  

“Ciao Kaori…” riuscì infine a mormorare Ryo.  

Lei deglutì e sorrise leggermente. “Ciao Ryo… come va?” Si vedeva lontano un miglio che stava facendo di tutto per non piangere.  

“Sei stata molto brava prima a sentirmi arrivare… dove hai imparato?” Anche Saeba aveva una voce strana, atona, impersonale; era più che evidente che cercava in ogni modo di non tradire tutte le emozioni che lo stavano agitando.  

“Ho imparato da Miki, mi dà lezioni quasi tutti i giorni, appena ho del tempo libero… dal mio lavoro” La donna era riluttante a svelare all’ex-collega che Eriko l’aveva ingaggiata come modella, non sapeva che genere di reazione avrebbe avuto.  

Ryo si sentì gelare: lavoro… immaginava che Kaori ne avesse trovato uno, ma temeva di scoprire quale; anzi, un terribile un presentimento gli diceva che non gli sarebbe piaciuto. Ciò nonostante, deciso a farsi del male a tutti i costi, glielo domandò: “E… che lavoro fai?”  

“Ecco, so che ti sembrerà strano, ma… Eriko mi ha proposto un contratto come fotomodella… e io ho accettato”  

Lo sweeper spalancò gli occhi: fotomodella?! La SUA Kaori faceva la fotomodella?! Cioè centinaia di migliaia di uomini potevano vederla?! Era geloso marcio e, come aveva sempre fatto, si sfogò col sarcasmo, ai danni di Kaori. “TU?! Modella, tu?! Ma dai! E mi vuoi far credere che Eriko ti ha assunto?! Ma per favore!” scoppiò a ridere, aspettandosi la martellata punitiva. Che però non ci fu.  

Inaspettatamente Kaori sorrise, questa volta di un sorriso caldo e sincero. “Mi mancavano sai? Le tue prese in giro, intendo… ormai da due mesi mi sento dire da chiunque che sono bellissima e, onestamente, mi ero anche un po’ stufata”  

“C-cosa…?” Ryo rimase senza parole. Non solo Kaori non si era arrabbiata perché l’aveva presa in giro, ma addirittura aveva detto che… no, impossibile! Doveva aver sentito male.  

“Però comunque è un bel lavoro… mi piace” continuò la ragazza “E tu? Come te la passi?” La voce le tremò leggermente, ma riuscì a dominarsi.  

“Beh… in questo periodo ti ho…” Lo sweeper si interruppe: Kaori gli aveva appena detto che il suo nuovo lavoro e la sua nuova vita le piacevano, che era felice. Si vedeva anche che stava bene: aveva dei bei vestiti, una bella macchina (perché la Smart ai piedi della collina non poteva essere che sua) e sicuramente anche una bella casa. E soprattutto non rischiava più la vita tutti i giorni. Che diritto aveva lui di riportarla indietro? No, non poteva.  

“Cosa cercavi di dire, Ryo? Finisci…”  

“Ecco, che in questo periodo ho… continuato a lavorare da solo…”  

“Ma… chi ti aiuta con la casa, con i clienti? Tu non…” Kaori si bloccò di colpo “No, scusa, niente”  

Si guardarono ancora per qualche istante in silenzio: avrebbero voluto dirsi tante cose ma non riuscivano a dirsi nulla. Tale era la confusione nelle loro menti che credevano di non sapere da che parte cominciare per sbrogliare la matassa dei loro sentimenti; in realtà sarebbe stato tutto molto più semplice se solo avessero avuto quel po’ di coraggio per guardarsi dentro senza stupidi paraocchi…  

Saeba sentì che stava per cedere. Se avesse affrontato ancora per un istante quegli occhi tutti i suoi propositi sarebbero venuti meno e le avrebbe chiesto di tornare con lui. E lei avrebbe accettato, ne era sicuro. Distolse lo sguardo da lei, lasciandolo vagare verso un punto indefinito nella vallata alle spalle della sua compagna. “Sono davvero contento per te Kaori” disse infine, con voce distaccata.  

La donna si sentì ferita da quel tono. Chissà perché si era illusa che, se avesse rincontrato Ryo, lui le avrebbe offerto di tornare a essere la partner di City Hunter e tutto si sarebbe sistemato. E invece lui non aveva fatto una piega… da una parte Kaori desiderava ricominciare la vita di prima, ma nello stesso tempo si rendeva conto che in quel modo avrebbe sofferto come e forse più di prima. E non era tanto sicura di riuscire a sopportare ancora quella situazione. Strinse forte le dita attorno al calcio della pistola e inclinò il capo, cercando di catturare gli occhi dell’ex-socio, come se lì potesse trovare la risposta al suo dubbio.  

La ragazza però ignorava che anche lui era attanagliato dal medesimo interrogativo, e che anche lui non aveva la benché minima idea di come venirne fuori.  

Sentendosi osservato, Saeba si voltò verso la sua compagna e le sorrise dolcemente. “Sul serio, Kaori, sono contentissimo per te… Maki non avrebbe approvato la vita che facevi prima” le ripeté poi, cercando però di convincere soprattutto sé stesso.  

“Già, il mio fratellone… però io sono stata davvero felice con te, Ryo. E…”  

“Non dire nient’altro, Kaori, per favore” la interruppe lo sweeper, intuendo che le sue difese stavano per essere completamente spazzate via “È la cosa migliore” aggiunse poi, mettendole una mano sulla spalla.  

Kaori a quel contatto si irrigidì. Non era preparata a quell’incontro e sentiva che tutto ciò che si era faticosamente costruita in quei due mesi per andare avanti senza di lui non era altro che un castello di sabbia sulla spiaggia nell’ora dell’alta marea. Un sorriso triste le increspò le labbra. “C’è differenza tra migliore e più giusto, Ryo…” trovò la forza di mormorare, trattenendo a stento le lacrime.  

Saeba rimase un attimo interdetto davanti a quella frase sibillina; stava per tentare di dire qualcosa quando di rese conto che non erano più soli. Strinse forte la spalla di Kaori e si preparò a difendersi. “Giù Kaori! Siamo circondati!” le urlò poi, buttandola a terra.  

Troppo presa dalle sue emozioni, Kaori non si era nemmeno accorta del pericolo finché un proiettile non le sibilò sopra la testa. Dopo un primo momento di smarrimento, decise di dimostrare a Ryo tutto quello che aveva imparato da Miki in quel periodo e reagì, sparando un colpo tra la vegetazione e provocando un urlo. Evidentemente aveva fatto centro perché uno yakuza con una pallottola nella spalla cadde in avanti e uscì allo scoperto nello spiazzo.  

Subito i suoi cinque compari saltarono fuori; tre si diressero contro Ryo e due contro di lei.  

“Kaori stai attenta!” le urlò l’ex-collega, visibilmente preoccupato.  

La sweeper ebbe per un attimo paura ma poi decise di reagire. “Non pensare a me, Ryo! Ho imparato a difendermi!” gli rispose, sparando un colpo preciso al quadricipite di uno dei due mafiosi per bloccarlo. Subito dopo si voltò verso l’altro uomo e lo disarmò colpendolo al braccio.  

Vedendo che ce l’aveva fatta, Kaori trasse un sospiro di sollievo e lanciò un’occhiata a Ryo, impegnato in un corpo a corpo con l’ultimo dei tre mafiosi che l’avevano attaccato; gli altri due giacevano privi di sensi poco distante. Rendendosi conto che il suo ex-partner se la sarebbe cavata benissimo da solo, la sweeper decise di approfittare del momento favorevole per allontanarsi.  

Si diede della stupida: non aveva avuto paura a fronteggiare due yakuza che cercavano di farle la pelle e adesso scappava di fronte all’uomo di cui era innamorata… era semplicemente insensato. Ma era così. Aveva paura, paura di affrontare Ryo, il suo passato, la sua vita precedente… e soprattutto la scelta che quell’incontro le aveva drammaticamente messo di fronte. Lanciò un’ultima occhiata a Saeba, per imprimersi nella mente ogni piccolo dettaglio del suo corpo e del suo viso, sicura che non l’avrebbe più rivisto, e poi cominciò a correre a perdifiato giù per la collina, dopo aver tramortito con il calcio della pistola il primo dei due yakuza che aveva ferito, per impedirgli di creare problemi.  

Ryo, che la teneva sotto controllo con la coda dell’occhio, non appena si rese conto che la sua amata socia se ne stava andando, mise fuori combattimento in un secondo il suo sventurato avversario e si buttò all’inseguimento. “Kaori! Kaori aspetta! KAORI!”  

Malgrado corresse più velocemente che poteva, quando lo sweeper giunse ai piedi della collina fece solo in tempo a vedere la piccola Smart blu che spariva nel buio. Kaori se n’era andata… di nuovo.  

 

***  

 

I promise I'm not trying to make your life harder  

Or return to where we were…  

 

Non avrei mai pensato di arrivare a essere felice che mi abbiano sparato addosso… ma alla fine devo solo ringraziarli quegli yakuza: mi hanno tolto da una situazione da cui non avrei mai saputo venir fuori… è inutile: riesci sempre a sconvolgermi, come o forse più di prima, lo sai?  

Hai fatto bene ad andartene socia. Mi fa malissimo ammetterlo, ma è così. Ti ho rovinato la vita già abbastanza dandoti in cambio nient’altro che… che niente, nient’altro che niente. Perché è questo che sono stato capace di offrirti in questi anni: una vita perennemente sull’orlo della bancarotta, una vita sempre nella clandestinità, nell’ombra, con il rischio di beccarsi una pallottola in testa ad ogni ora del giorno e della notte… no, decisamente non è la vita che ti meriti… ed è per questo che non ti chiederò di tornare… anche se sarà difficile continuare senza di te…  

 

I know  

I left too  

Much mess  

And destruction  

To come back again…  

 

È inutile che mi faccia illusioni. Con te ho sbagliato tutto, dall’inizio alla fine, da quando ti ho conosciuta fino ad adesso. Ti ho fatto male e nient’altro, mio piccolo Sugar Boy, lo so. E adesso non posso più tornare indietro… hai fatto bene a scappare prima…  

 

And I caused nothing  

But trouble  

I understand  

If you  

Can't talk to me again …  

 

Non avrei mai pensato di arrivare a essere felice che mi abbiano sparato addosso… ma alla fine devo solo ringraziarli quegli yakuza: mi hanno tolto da una situazione da cui non avrei mai saputo venir fuori… è inutile: riesci sempre a sconvolgermi, come o forse più di prima, lo sai?  

Ho fatto bene ad andarmene. Un minuto in più e sarei crollata. Sarei scoppiata a piangere e ti avrei chiesto scusa (per cosa poi?), sperando che tu mi chiedessi di tornare con te… e sarebbe stato l’errore più grosso della mia vita. Me l’hai detto anche tu, in fondo: in questi mesi hai continuato a lavorare da solo, io non ti servo, sei felice adesso… e devo esserlo anch’io. Standoti accanto non ti ho causato altro che guai e capisco benissimo che tu adesso stia meglio e non mi rivoglia con te. Ed è per questo che non ti chiederò di tornare… anche se sarà difficile continuare senza di te…  

 

And if you live by the rules of "it's over"  

Then I'm sure that that makes sense…  

 

È inutile che mi faccia illusioni. Tra di noi è tutto finito e City Hunter è tornato ad essere il cacciatore solitario che era prima. Sai Ryo, mi fa malissimo ammetterlo ma è giusto così. E adesso non posso più tornare indietro… ho fatto bene a scappare prima…  

 

I will go down with this ship  

And I won't put my hands up  

And surrender  

There will be no  

White flag above my door  

I'm in love  

And always will be…  

 

 

 


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