Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore: fire

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 10 capitoli

Pubblicato: 27-08-07

Ultimo aggiornamento: 02-09-07

 

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ActionRomance

 

Riassunto: Storia AU - OOC

 

Disclaimer: I personaggi

 

Tricks & Tips

Some pieces of advices to authors

 

- Check the grammar and spelling of your stories. - Read your story at least once. - Try to write chapters of at least 2 pages and of a maximum of 6-7 pages. - Try to update your story regularly.

 

 

   Fanfiction :: moris

 

Capitolo 4 :: Mick Angel

Pubblicato: 27-08-07 - Ultimo aggiornamento: 27-08-07

Commenti: In questo capitolo cominciamo a capire subito che tipo di rapporto lega Mick, Kaori ed Umibozu ma anche Umibozu e Miki.

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli, cinque squilli. Mick avanti, rispondi. Sei squilli, sette squilli. Mick, non potrai mica essere andato a letto con le galline, vero? Otto squilli, nove squilli. Perchè non rispondi mai quando ho bisogno di te! Kaori sbuffò lievemente alterata. Dieci squilli, undici squilli. Voleva sentire Mick, quella faccenda le premeva un sacco. Odiava metterci così tanto tempo per risolvere un caso: le stava quasi abbassando media e credibilità. All'Ambiente non sfuggiva niente: tutti sapevano di tutti. C'era dentro per forza, essendo la sorella di Falcon e Mick, li chiamavano I due segugi di Manhattan. Niente altro da aggiungere. Comunque, le voci correvano e la concorrenza, anche nel suo piccolo ambito di ladra su commissione, era abbastanza elevata.  

 

Meno tempo ci mettevi a compiere un furto che naturalmente si fosse concluso positivamente e più saliva il tuo prestigio professionale. E più saliva il tuo prestigio professionale e più eri richiesta poichè le voci pubblicitarie si espandevano come le voci negative, quelle che ti potevano far chiudere i battenti nel giro di un nano secondo relegandoti nella merda più assoluta e costringendoti a vivere di elemosina e vagabondaggio. Ma se tutto andava bene, se il mondo girava come doveva girare, la tua richiesta aumentava e così potevi aumentare la tua parcella. Le solite «Leggi Del Mercato»: domanda/offerta. Universali, ovunque. Pensò Kaori nonostante non avesse mai preso una lezione di Economia.  

 

Non poteva pretendere che suo fratello rispondesse sempre e subito al cellulare. Sì, lo poteva pretendere. Ringhìo intimamente. In fondo, da quando aveva cominciato a lavorare per il Controspionaggio, aveva cambiato casa andando a vivere lontano dai suoi fratelli e quindi anche lontano dalle loro vite private e sentimentali. Si era trovata un piccolo appartamento in un mega palazzo vicino al suo luogo di lavoro: all'Interno 24/5 - appartamento 24, 5° piano - del residence denominato Violet Fox situato sulla Amsterdam Avenue, sempre nel distretto di Manhattan, nel quartiere Morningside Heights, praticamente nella zona della cattedrale di Saint John The Divine. Era un quartiere tranquillo. Rispetto a Chinatown o Little Italy o Harlem. Si viveva bene, la delinquenza c'era - così come dappertutto - però non si correva il rischio di beccarsi una pallottola vagante mentre eri davanti ad una vetrina di Gucci ammirando una borsa da 3890 dollari che comunque non ti saresti mai potuta permettere. Ma proprio mentre stava per chiudere lo sportellino del suo cellulare, sentì la voce affannata di Mick.  

 

- Kaori? - Anf, anf. La piccola testa rossa tese l'orecchio chiedendosi se avesse chiamato suo fratello nel bel mezzo di un inseguimento con Yato. Il diminutivo che le piaceva usare per chiamare suo fratello Hayato. Fratellone, era un po' un eufemismo.  

 

- Mick, stai bene? Che stai facendo? - Gli chiese preoccupata. Sentì suo fratello deglutire cercando di rispondere nel modo più normale possibile.  

 

- Niente, Kaori. Tutto bene. - La ragazza si rilassò anche se sinceramente qualcosa non le quadrava. L'atmosfera sembrava strana.  

 

- Yato è lì con te? Dove sei? - Non finì di chiederglielo che dall'altro capo del filo sentì uno strano fruscìo. Fronde degli alberi? Non riusciva a capire cosa fosse, poi quando una voce smielata stupida ed acuta le perforò il timpano, capì di cosa si trattava. «Alan, tesoro, dove hai messo le mie mutandine?» Decisamente, lenzuola. Forse pura seta o cotone misto viscosa? Cosa??? Alan? - Con chi diavolo sei, Mick! - Gli urlò nella cornetta.  

 

- Shhh. Urla piano, o farai saltare la mia copertura! - Le sussurrò l'uomo biondo dagli occhi azzurro ghiaccio.  

 

- Ma quale copertura e copertura! - Stridette Kaori come una civetta mentre Miki accanto a lei la stava guardando con un punto interrogativo sulla fronte. Meglio non farsi compatire. Pensò Kaori e, facendole segno, si diresse a parlare in cucina uscendo dal loro salotto e salutando con un cenno Kazue che si stava dirigendo verso la porta, pronta per il suo appuntamento. - Ti chiami Alan, adesso?! -  

 

- Shhh, Kaori. E' l'amante del boss Martinucci che io e Falcon stiamo seguendo... - Le disse Mick accertando che Dolores Poltman fosse effettivamente sotto la doccia come gli aveva preannunciato.  

 

- Da quando in qua si chiama copertura scoparsi le amanti dei boss?! - Inveì infuriata. Pensava che suo fratello fosse in pericolo invece se la stava solo spassando. Unire l'utile al dilettevole. Era il suo motto. Ma non pensava che lo prendesse davvero alla lettera.  

 

- Come al solito tu travisi sempre tutto. Dovevo mettere delle cimici sotto il letto e nel telefono sul comodino. Mi capisci? E' in questa stanza d'albergo che lei e Martinucci si incontrano sempre. Ed è da qui che lui fa le chiamate ai suoi «picciotti», riesci a capirmi? Non lo faccio solo per divertimento... - Cercò di scusarsi Mick, anche se in teoria non avrebbe dovuto. Quella era sua sorella, non la sua ragazza.  

 

- E c'era bisogno di portartela a letto?! - «Non lo faccio solo per divertimento...» Ma fammi il piacere, Mick. Credi che io sia nata per il culo? Scosse la testa Kaori tenendosi per sè quei pensieri e cercando di nascondere al meglio la sua gelosia. Lo era sempre stata, gelosa di Mick e Yato. Il fatto di saperli tutti quanti single come lei, la rassicurava. Finchè tutti rimanevano single, potevano considerarsi ancora una famiglia, nonostante lei non abitasse più nella loro stessa casa. Mick scopacchiava in qua ed in là, ma senza avere una ragazza fissa. Falcon non si interessava a queste cose. Lui era nato per fare il bounty hunter, lo sweeper, il killer. Innamorarsi l'aveva sempre considerato un ostacolo al suo lavoro. E poi, come avrebbe fatto col suo mestiere a proteggere la donna che amava e magari una eventuale stuola di prole, dai suoi nemici? Un mistero che non sarebbe mai riusciva a farsi svelare. Ma Falcon era ancora vergine? Da quando erano scappati dal Queens, Falcon, essendo il fratello maggiore, si era sempre occupato di loro cercando di lavorare più sodo che poteva per portare a casa più soldi. Aveva fatto loro da padre e da madre, contemporaneamente cercando di non far loro mai mancare nulla, nè in soldi nè in affetto. Era lui il Capo Famiglia. Lo era sempre stato. Anche prima di scappare via da quella baldracca della loro madre e dai suoi mille amanti. Il senso del dovere. Per Hayato veniva prima di tutto, tanto che, forse - pensava Kaori - non aveva mai saputo, e forse non l'avrebbe mai saputo, cosa significasse divertirsi.  

 

Mick non le rispose alla sua ultima sfuriata protettiva e di rimprovero, ma con un «Adesso devo andare, ti chiamo più tardi» chiuse la comunicazione lasciandola con un palmo di naso. Non le restava che Yato. Doveva ammettere che le scocciava disturbare suo fratello a quell'ora. Sicuramente non l'avrebbe trovato negli stessi panni di Mick ma forse nemmeno a letto dormiente. Sospirò. Avanti, chiamalo Kaori. Le disse la sua Coscienza. E' sempre tuo fratello e ti aiuterà sempre, tutte le volte che avrai bisogno di lui. Così si decise a comporre il suo numero di cellulare sulla tastierina del suo Samsung A800. Un po' vecchiotto come modello, ma per telefonare andava benissimo.  

 

Uno squillo.  

 

- Kaori. - La voce preoccupata di Falcon le fece quasi tenerezza. Lui di solito non chiedeva mai, ma aspettava che gli altri parlassero.  

 

- Yato. - Lo chiamò come faceva quando era piccola e non riusciva a pronunciare tutto il suo nome. Sentì un suo piccolo incrinamento di voce.  

 

- Sei nei guai? - Le chiese come se si stesse rivolgendo più ad un figlio che ad una sorella. Sarebbe stato un ottimo padre. Si disse Kaori tra sè. Chissà se avrebbe mai incontrato la donna giusta. Se continuava a lavorare così senza sosta, nutriva dei seri dubbi.  

 

- Avrei bisogno di un tuo fav... - Non riuscì nemmeno a finire di formulare la frase che la voce attenta e premurosa di suo fratello la precedette.  

 

- Indirizzo. - Tipico di suo fratello. Non era uno di molte parole. Se ti rispondeva era già un miracolo, di solito si limitava a monosillabi ed espressioni facciali. Di solito bastavano quelle per intimorire il suo interlocutore. Non che fosse stupido, ma diceva sempre che era meglio agire che blaterare tanto. Tutto il contrario di Mick.  

 

- Appartamento sopra al Cat's Eye Bar/Pub. Miki e Kazue Natori. 134/d sulla 5th Avenue. - Rispose Kaori nel modo più professionale possibile e dopo poco sentì solo:  

 

- Mezz'ora. - E la comunicazione chiusa. Falcon non era mai stato la loquacità impersonificata, molte volte la gente faceva fatica a capire cosa volesse dire. Era sintetico. Forse anche troppo. Ma vivendo con lui ed essendoci sempre a stretto contatto, si potevano intuire molte cose della sua personalità. Prima di tutto era timidissimo. Anche quando frequentava ancora la scuola, si ricordava Kaori, che era sempre stata una sua amica e confidente oltre che sua sorella, se gli piaceva una ragazza non si buttava mai per conquistarla. La prima cosa che faceva era buttarsi giù di morale pensando che questa fantomatica ragazza non l'avrebbe mai cagato. Così alla fine metteva a monte ancor prima di cominciare. Rinunciava, pensando che quella bella ragazza avrebbe guardato solo i tipi carini e che seguivano la moda, un Mondo tutto diverso dal suo: Hayato era semplice, concreto, sognatore ma anche molto con «i piedi per terra». L'aveva sentito, una volta, fantasticare. In fondo, era un tipo molto romantico ed affettuoso. Ma nessuna ragazza l'avrebbe mai scoperto se lui, per timidezza, mollava la presa ancora prima di aver cominciato anche solo un piccolo approccio. Una volta Kaori gli aveva detto che se continuava così, prima o poi, avrebbe finito col pentirsene. Non avrebbe mai saputo se una ragazza che gli piaceva lo ricambiasse, se si rifiutava a priori di rivolgerle la parola per paura che lei lo allontanasse subito.  

 

E, quel momento arrivò proprio due settimane prima che Hayato decidesse di lasciare il Queens coi suoi fratelli allontanandosi così dalla loro madre prima ancora di terminare gli studi di scuola superiore.  

 

La ragazza a cui filava dietro si chiamava Amanda Berkley ed era una sua compagna di classe. La secchiona della classe. Non un tipo appariscente, carina e piacevole. Kaori l'aveva vista un paio di volte quando si era recata alla scuola di suo fratello con Mick, quando faceva buco. Lei e Mick li avevano spiati dal cortile della scuola durante l'intervallo. Hayato ed Amanda erano seduti ad un tavolo accanto ad una grande quercia mentre stavano consultando dei libri e scrivendo nei loro quaderni. Sembravano in completa armonia con se stessi. Kaori si ricordò che Mick le aveva dato una gomitata d'intesa. Da quel giorno, lui ed Amanda, tutti i pomeriggi dopo la scuola finivano per fare i compiti insieme al parco del loro quartiere.  

 

Prima di partire Hayato aveva confidato ai suoi fratelli che forse Amanda si circondava della sua presenza solo perchè era l'unico che capisse le scienze, la chimica e la matematica meglio dei suoi compagni. Come da rito, lasciò perdere ancor prima di cominciare qualcosa, senza nemmeno verificare che le sue supposizione fossero vere o meno. Tanto, aveva già deciso di partire e portare via i suoi fratelli da quella sporca e putrida abitazione che si era trasformata in una vera e propria casa di appuntamenti dove uomini di tutti i tipi, grassi magri bianchi neri giovani anziani sposati fidanzati single sessualmente disturbati psicolabili sadomasochisti porci schifosi e molto altro ancora, entravano usufruivano pagavano e se ne andavano.  

 

Per sfizio, all'insaputa di Hayato, Mick riuscì a trovare la casa di Amanda e riuscì a dirle che il giorno dopo Hayato non si sarebbe presentato a scuola perchè avevano deciso di partire dirigendosi a Manhattan. Era passato a dirglielo perchè sicuramente il suo fratello "scimmione" non l'aveva messa al corrente della sua decisione. Kaori gli aveva detto di andare a scrutare la reazione di Amanda alla notizia della loro partenza e di verificare se lei amasse veramente Falcon oppure lo frequentasse solo per motivi scolastici. Amanda si era messa a piangere disperata. Mick non credette a quello che vedevano i suoi occhi. Lei lo amava davvero, altro che matematica e fisica! Solo un pretesto per stare con lui.  

 

Quando Mick ritornò a casa lo disse a Kaori ed insieme lo riferirono a Falcon. Nessuna emozione videro trasparire dal suo viso. Solo una punta di lacrima agli angoli degli occhi. Ma proprio quando credettero che lui fosse sul punto di dire qualcosa riguardo a lei, si sentirono rispondere solo un: «Andiamo via da questo porcile, ragazzi.» Ed uscì dalla stanza. Aveva preso la sua decisione. Il dovere e la famiglia prima di tutto, loro - lei e Mick - venivano prima del suo sentimento per Amanda. Nè Mick nè Kaori affrontarono più l'argomento e non seppero mai se Hayato ne soffrì di quella decisione, se quello sarebbe stato il rimpianto più grande della sua vita. Lui non ne fece cenno. E mai lo sentirono piangere o disperarsi. Un mistero.  

 

Miki si recò in cucina, raggiungendola.  

 

- Tutto ok? - Kaori si rese conto solo in quel momento di essere rimasta ferma impalata, dando le spalle alla finestra che dava sulla strada, da un tempo imprecisato. Lasciarsi andare ai ricordi, può essere fatale, a volte. Ancora le parole di Falcon. Non molto tempo prima di qualche settimana addietro in merito a «non si ricordava che cosa». Rimorso? Rimpianto? Ci pensava ancora ad Amanda?  

 

- Sì ok, Mick non può. Così verrà l'altro mio fratello Hayato. -  

 

- Ok. - E poi si ridiressero in salotto a parlare un po' del caso finchè, dopo trenta minuti esatti, qualcuno suonò alla porta. Falcon era di parola, non come Mick. Pensò Kaori orgogliosa di suo fratello.  

 

Dopo pochi minuti, la porta del corridoio d'entrata si aprì. Falcon dovette abbassare la sua crapa pelata per entrarci. Miki e Kaori si diressero verso l'entrata e la ladra cominciò a fare le presentazioni.  

 

- Falcon, questa è Miki, la mia cliente. E Miki questo è Falcon, il mio fratello maggiore. - Dopo aver detto ciò, Kaori si spostò dalla sua posizione per permettere loro di stringersi reciprocamente la mano. Ma c'era qualcosa che non andava. L'atmosfera si era fatta quasi pesante. Densa di parole dette-non dette. Che stava succedendo??? Guardò i loro volti. Falcon non si era tolto gli occhiali da sole ma sapeva che stava guardando Miki dritta nei suoi stupendi occhi blu. La stava sicuramente scrutando, di solito faceva così con qualsiasi persona che gli si presentasse davanti.  

 

Miki sembrava fare altrettanto osservando quell'uomo così massiccio che quasi sfiorava, con la sua pelata, il soffitto del suo appartamento. Le loro mani si strinsero in segno cordiale. Ma nessuno dei due pronunciò una sola parola del tipo: «Piacere di conoscerti o benvenuto». Sembrava quasi che quei due comunicassero con lo sguardo senza parlarsi. No, non mi dire che... Pensò Kaori, stupita e felice allo stesso momento. Quando vide la crapa di suo fratello assumere un colore più rosaceo ed una temperatura più calda del solito, tanto da emanere piccole vampate di calore come se si trattasse di una di quelle fumarole vulcaniche, allora capì... che qualcosa bolliva in pentola.  

 

E per una volta tanto, si sentì lei il terzo incomodo. Involontariamente starnutì. Dio, Kaori, non potevi aspettare ancora un pochino?! Si disse tra sè, essendo la causa di dissolvimento di quella strana atmosfera romantica tra suo fratello e Miki. I due scesero dalla stelle e Miki fece strada ad Hayato accompagnandolo verso il salotto. La sua voce, calma, tranquilla, un po' imbarazzata ma anche molto dolce.  

 

- Entri pure, si accomodi. Faccia pure come se fosse a casa sua. La ringrazio inoltre del suo intervento così tempestivo. - Kaori li precedette nella avanzata verso salotto convinta che suo fratello avrebbe risposto a Miki con un solo cenno del capo, come faceva di solito. Già tre monosillabi infilati uno dietro l'altro erano un piccolo record degno di nota. Ma si dovette ricredere sentendo alle sue spalle:  

 

- Si figuri, lo faccio volentieri. Se mia sorella ha bisogno di un favore, non glielo nego mai. Spero davvero di poter essere utile alla sua causa, signorina Miki. - Kaori si voltò incredula vedendo che i due si stavano sorridendo affettuosamente.  

 

Qu.. qu.. quante parole aveva infilato Hayato nella stessa frase? Dieci, venti? Una piccola gocciola le scese dalla fronte accompagnata da un corvetto che si tuffava sulla sua testa per poi uscire di scena.  

 

Kaori contemplò di nuovo quella scena idilliaca fra i due. Mick non ci avrebbe mai creduto. In fondo, meglio così. Non si era presentato lui ad aiutarla, cazzi suoi. Miki gli sarebbe piaciuta, di sicuro. «Chi va al mulino, s'infarina» Si disse tra sè Kaori pensando a Mick ed alla sua occasione perduta. Arrivata in salotto sentì dietro di sè le voci dei due piccioncini che stavano facendo amicizia. Sorrise intimamente. Rien ne va plus. 

 


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