Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore: fire

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 10 capitoli

Pubblicato: 27-08-07

Ultimo aggiornamento: 02-09-07

 

Commenti: 0 review

» Ecrire une review

 

ActionRomance

 

Riassunto: Storia AU - OOC

 

Disclaimer: I personaggi

 

Tricks & Tips

How can I post my fanfiction?

 

After signing up for your member account, you have to connect and in the section "Fanfictions/Challenges" of your account, there are 3 possibilities: - Add a new story - Add a new chapter - Modify a story or a chapter Fill in the corresponding form and you're done. Post your chapters in order. The numerotation of the chapters is automatic. If your story is complete, change its status form "To be continued" to "Completed" in the sect ...

Read more ...

 

 

   Fanfiction :: moris

 

Capitolo 9 :: Henry Jacobs

Pubblicato: 27-08-07 - Ultimo aggiornamento: 27-08-07

Commenti: Personaggio non troppo fondamentale ma di collegamento, che potrà spiegare molte cose sulle attività dei parenti di Ryo a Manhattan ed il loro collegamento con Oikiji Kitahara, per non parlare poi del legame fra Jacobs e la Aso. Sul finale del capitolo, ritorniamo a Kaori ed ai suoi pensieri per Ryo dato che dovranno fare, di lì a due ore, il loro viaggio insieme per raggiungere l'informatore di Ryo a Peekskill.

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

- Signorina Aso? - Sussurrò la sua voce con timore il cinquantenne originario di Hoboken nel New Jersey che gestiva la sua "It's Time For Gold" in concorrenza alla gioielleria di quei giapponesi di Tokyo. Ma il problema era che il vecchio Daisuke Saeba e quel suo cognato Hideyuki Nogami, che come lui aveva oltrepassato da poco la soglia dei settanta, erano partiti già da Tokyo con l'appoggio intercontinentale del boss Oikiji Kitahara e con il suo benestare - che consisteva in un quarto della fetta di torta per sè dei guadagni della gioielleria - avevano potuto insediare e gestire la loro attività senza problemi. Ma Henry Jacobs non era a conoscenza della esistenza della Yakuza su quel territorio. Oddio, ne aveva sempre sentito parlare, ma non si era mai posto il problema. Forse perchè nessuno aveva mai bussato alla sua porta per rompergli le palle.  

 

Prima che arrivassero i giapponesi sul suo territorio, lui se ne stava bello e tranquillo con il suo esercizio commerciale su Canal Street guadagnando piuttosto bene. Poi, dopo un annetto che tutto andava per le rime, ecco che quegli stronzi di giapponesi ponevano uno dei tanti negozi della loro catena proprio quasi all'angolo del suo. Dopo tre mesi che si erano insediati, due loschi figuri avevano bussato alla sua porta chiedendogli dei soldi. Lui se ne era fregato e aveva sbattuto loro la porta in faccia. Andatevene a fanculo, teste di cazzo! Aveva gridato loro mentre si allontanavano dalla sua abitazione che si trovava proprio sopra la gioielleria. La settimana dopo, il motorino del suo unico figlio Mason era andato in fumo. Nel senso che qualcuno l'aveva bruciato senza lesinare sulla benzina. La "Saeba And Nogami Jewelry" aveva cominciato fin da subito ad attecchire nel territorio di Little Italy ed all'inizio aveva abbassato un po' i prezzi per attirare più clientela. Jacobs aveva sentito delle voci che dicevano che quei giapponesi acquistassero della merce rubata e la rivendessero ad un prezzo inferiore proprio per attirare più clienti. Una volta, lo stesso Jacobs, si era recato da loro con la scusa di poter cambiare una banconota da cento verdoni in piccoli pezzi, ed aveva dato un'occhiata qua e là. La merce era ottima, non avrebbe potuto dire che fosse stata rubata, ed aveva anche un buon prezzo. Nettamente migliore del suo. Ma mentre tornava nella sua gioielleria con la banconota gentilmente scambiata da una commessa nord-africana che lavorava lì, capì lui stesso che, se fosse stato un cliente, avrebbe sicuramente comprato dal negozio della concorrenza. Anche la sua merce era ottima, ma costava quasi il doppio perchè era originale.  

 

Cosa avrebbe dovuto fare?  

 

Allora decise di rivolgersi ad un professionista. Qualcuno gli aveva suggerito un certo Mick Angel che abitava su una traversa della Delancey. Lo aveva contattato ed aveva fatto il lavoro. Angel aveva quindi scoperto che l'altra gioielleria aveva le mani in pasta con il boss Kitahara ed aveva consigliato a Jacobs di pagare il pizzo. Il gioielliere si era rifiutato. Allora Angel gli aveva raccontato di come funzionassero le cose a Manhattan. Lì non era ad Hoboken. Little Italy era nelle mani di Oikiji Kitahara come Soho era in quelle di Alfredo Martinucci. Angel gli raccontò anche che fine avessero fatto quelli che si erano rifiutati di pagare la percentuale ai boss che governavano il territorio e che altrettanto triste sorte era toccata ai loro negozi. Ma Jacobs non si era convinto ed aveva deciso di andare a riferire tutto alla Polizia dei traffici illeciti che aveva scoperto tra i Saeba e Kitahara grazie alle indagini di Angel. Ma dopo quelle parole, lo sweeper gli aveva intimato di non fare il suo nome poichè stava indagando per conto di un altro cliente su Martinucci ed i suoi traffici e che se avesse fatto il suo nome, le indagini di lui e del suo fratellastro Ijuin sarebbero andate a puttane perchè Manhattan aveva più occhi ed orecchie di Idra. Jacobs aveva avuto le sue informazioni e così era stato definito il contratto: voleva che Angel scoprisse se i Saeba erano implicati con la Yakuza e lui aveva detto di sì. Fine della storia. Angel gli intimò che se avesse parlato in giro ed a vanvera, uno dei suoi proiettili gli sarebbe passato da molto vicino. Angel non era un uomo cattivo, faceva il killer professionista ma non era un bastardo. Ma se Henry Jacobs avesse parlato, lui e Falcon sarebbero finiti nei casini. Così Jacobs decise di non dire niente a nessuno e cercò di tirare avanti con la sua gioielleria facendo qualche promozione ogni tanto per cercare di racimolare più clienti possibili, nonostante i Saeba gliene avessero fregati già parecchi.  

 

Due mesi dopo, gli uomini di Kitahara si ripresentarono per chiedergli i soldi del fatto che lui stesse conducendo una attività sul loro territorio senza il loro permesso.  

 

Lui si rifiutò e li congedò. Una settimana dopo, la sua gioielleria fu saccheggiata. La parola giusta sarebbe stata «ripulita da cima a fondo». I ladri ci erano andati giù pesante oltre al furto. Avevano rotto le vetrine di cristallo su cui posizionava la sua merce in bella mostra e sfracassato a suon di sfolla-gente e mazze da baseball tutta la mobilia del negozio, rotto in mille pezzi i computer di cassa e le telecamere a circuito chiuso all'interno del negozio e non avevano risparmiato nemmeno il ficus beniamino dell'entrata che assomigliava ad un mozzicone spento di sigaretta a grandezza d'uomo. Nel retro-bottega del negozio, dove Jacobs aveva una specie di studio in cui teneva tutti gli incartamenti, i presunti ladri avevano rigato tutte le poltroncine di pelle rendendole fuori uso, strisciato tutto il divanetto ed il tavolo di legno, si erano portati via il suo computer in cui teneva tutti i file sia personali che della gioielleria, avevano dato fuoco alle mensole attorno in modo che bruciasse anche la libreria con tutte le sue scartoffie; le veneziane alle finestre erano state aperte a metà rendendole inutilizzabili e la piccola toilette sulla destra del suo studio era stata ridotta come uno di quei bagni pubblici tipici dei quartieri più poveri in cui si recano ad urinare ed a fare sconcezze, prostitute drogati e barboni. Avevano usato pure le bombolette spray sulle mattonelle chiare acqua marina facendo dei graffiti incomprensibili in modo da simulare un semplice furto ad opera di sbarbatelli diciassettenni artisti di strada. Ah, ovviamente erano riusciti a disinserire l'allarme prima di procedere per la demolizione del negozio, l'unica cosa che si era salvata era stata la pavimentazione solo perchè era di marmo resistente a qualsiasi tipo di forte sollecitazione meccanica e fisica. Per non parlare del valore complessivo - oltre ai danni - di tutta la merce della gioielleria che era stata sottratta. I sacrifici di una vita gettati tutti nel buco del cesso. Sua moglie era una casalinga e suo figlio studiava ancora: avrebbero potuto contare solo sul denaro che lui stesso portava a casa, perciò, con l'acqua alla gola, si rivolse alla Aso per un prestito. Da quel giorno iniziarono i suoi guai.  

 

Da allora erano passati cinque anni.  

 

Ora Jacobs pagava regolarmente il pizzo, ma per fare questo e pian piano risanare tutti i danni fatti alla gioielleria cinque anni prima, si era indebitato fino al collo con la Aso. Se non le avesse letteralmente regalato la settima Lacrima Di Venere che teneva costudita gelosamente in un posto in cui lui solo ne sapeva l'ubicazione, non ce l'avrebbe mai fatta.  

 

- Ancora lei, Jacobs? E' inutile che mi continui a chiamare, sa? Lo sa benissimo quali sono le mie condizioni. Il diamante e qualche spicciolo di straforo e lei ha chiuso il suo debito con me. - Disse lei perentoria mentre attraversava il corridoio che l'avrebbe condotta all'appartamento di Kaori Makimura per chiederle se aveva un po' di caffè da prestarle per iniziare bene la mattinata.  

 

- Io lo so... - Tremò ancora la voce dell'uomo - ...che con lei ho un debito grandissimo. Ma il diamante è l'ultima mia risorsa. Mi sono indebitato fino al collo cinque anni fa e non l'ho mai venduto. Avrei potuto e sarei riuscito a risolvere tutti i miei problemi, ma non posso... davvero... senza quell'ultima garanzia sulla vita mia e della mia famiglia non possiamo andare avanti. -  

 

Kasumi Aso si fermò riflettendo sul fatto che lei non era una che amava rovinare la gente, ma... gli affari erano affari.  

 

Aveva fatto delle ricerche sulla natura di quei diamanti - Le Lacrime Di Venere - ma non era riuscita a saperne molto, su Internet non c'era quasi niente ed i suoi agganci non sapevano nemmeno che esistessero. Ma almeno era assolutamente sicura del fatto che Henry Jacobs non potesse nè vendere quel diamante a terzi e nemmeno usarlo per ricavare altro denaro. Perchè anche Jacobs Henry aveva i suoi segreti. Billy LeRoy, prima di essere catturato, era famoso nell'Ambiente dei bassifondi per i suoi continui traffici di andirivieni fra gli Stati Uniti e la Sierra Leone, quarto produttore mondiale di diamanti. Non potevi avere un gioiellino del genere se non avevi contatti con LeRoy. Jacobs non avrebbe potuto fare niente con quello, quel genere di cose si compravano solo sottobanco ed illegalmente. L'unica cosa che avrebbe potuto fare era solo quella di poterlo vendere un giorno per ricavarci del denaro liquido se si fosse trovato solo ad un passo dalla fossa. Una sorta di ultima spiaggia. E questo Kasumi Aso, lo sapeva. Così come era a conoscenza che ne esistessero altri sei nel mondo. Ma a lei non interessavano gli altri, a lei bastava quello - che sapeva essere il settimo - per coprire le sue spese.  

 

- Non transigo. - Affermò senza possibilità di replica. - Alla fine, «chi è causa del suo mal, pianga se stesso». Se lei avesse pagato subito il pizzo al boss Kitahara, lui non le avrebbe saccheggiato e derubato il negozio. Lei non aveva più soldi e si è rivolto a me. Grazie a me è riuscito a pareggiare i suoi conti con il boss, ma a me chi me li da i soldi? Io ho anche delle altre spese, lo sa? Senza il suo danaro non posso permettermi di elargire un prestito ad un'altra persona nelle sue stesse condizioni, sa anche questo? Non lo faccio per cattiveria, mi creda. Ma i soldi che le ho prestato mi servono. Altrimenti... - Lasciò lei in sospeso il discorso.  

 

- Altrimenti...? - Chiese lui smarrito, preoccupato e temendo il peggio per sè e la sorte dei suoi familiari.  

 

- Altrimenti sarò costretta a fare in modo di prendermi l'intero ricavato dalla sua polizza di assicurazione sulla vita. - Per qualche secondo, dall'altro capo del filo, Kasumi Aso, non udì più niente. Quello stupido, credeva davvero che lei non si fosse informata sulla sua situazione finanziaria prima di concedergli il prestito?  

 

- Ma lei, non può farmi questo! - Urlò Jacobs alla cornetta. - Mia moglie e mio figlio non saprebbero come tirare avanti se io morissi! Lei non si rende conto... - Ma la Aso lo interruppe:  

 

- E' lei che non si rende conto che io la tengo in pugno ed ho «il coltello dalla parte del manico» con lei. Posso permettermi di agire nel modo che ritengo più comodo. Pensa davvero che possa costituire un problema per me, farla fuori ed incassare i soldi dell'assicurazione? Rubare i suoi soldi od eliminare la sua famiglia? Sua moglie Margaret e suo figlio di diciassette anni Mason, giusto? Lo stesso Jacobs Mason che ha finito la scuola con un anno di ritardo, che ha una fidanzatina di nome Kelly Whiles che abita sulla 9th Avenue a Chelsea e che lavora partime come cameriera in un fast-food vicino alla Pennsylvania Railroad Station... vuole che continui, Jacobs? E' lei che forse non si rende davvero conto con chi ha a che fare. Entro le otto di questa sera, le comunicherò l'indirizzo a cui deve portare il diamante. Guardi, sarò buona con lei, perchè mi fa proprio una gran pena. Mi porti La Settima Lacrima, e tutti i suoi debiti con me, verranno cancellati. Non credo proprio che lei abbia scelta, giusto, Jacobs? - Gli chiese con sarcasmo ed una punta di presunzione. - Giusto? - Sottolineò ancora per rimarcare la sua superiorità all'uomo che, affranto e dispiaciuto, riuscì solo a rispondere un flebile:  

 

- Giusto. - E poi chiuse la comunicazione con la sua strozzina. Per lo meno, cedendole il diamante, non avrebbe più avuto nessuno a cui dare in pasto i propri soldi, a parte quei trecento verdoni mensili per Kitahara. Pazienza. Si disse, avrebbe rinunciato alle vacanze ed a mandare suo figlio Mason al college, ma tanto quello sfaticato «non ne aveva per il cazzo» di studiare.  

 

Soddisfatta di sè, dopo alcuni minuti, Kasumi Aso raggiunse lo zerbino con un gattino sorridente che dava il suo "benvenuto" davanti alla porta dell'Interno 24 del Violet Fox di proprietà di Kaori Makimura.  

 

Le otto di mattina erano passate da qualche minuto. Kasumi suonò il campanello ma nessuno le andò ad aprire. Suonò ancora un paio di volte ma fu tutto invano. Desolata, ritornò al suo appartamento pensando di rivestirsi e di prendere il suo caffè in giro in qualche bar prima di andare a far visita a sua madre a Chinatown.  

 

Kaori Makimura in quel momento era sotto la doccia che ripensava a quello che le era successo la sera prima. Il suo incontro con Saeba nel parcheggio dietro al Boca Barranca. Dio, che stupida! Rimanere lì come un baccalà dopo che lui se ne era andato. Dio, ma dove aveva la testa! E che aveva fatto dopo essere tornata a casa quella sera? Nemmeno le ragazzine facevano così come aveva fatto lei! Per Dio, dove era finito il suo sangue freddo? Sospirò insaponandosi ancora per la decima volta quella mattina. Le sembrava che qualcuno avesse suonato alla porta, ma in quel momento non le andava proprio di mettersi addosso l'accappatoio per andare a vedere chi fosse. Voleva restare lì, cullata dai suoi pensieri che per una volta non andavano a poggiarsi mollemente nell'ambito del suo lavoro.  

 

Erano successe molte cose la sera prima.  

 

Inutile nasconderlo, Falcon l'aveva capito ancor prima che si incontrassero. Lei si era innamorata di Saeba. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per celarlo, magari agli occhi degli altri, ma non a quelli del suo fratellone. Così... incurante di dar retta al suo piccolo grillo parlante che le aveva suggerito di non chiamare Falcon sul cellulare a quell'ora della notte, l'aveva fatto lo stesso e... sorpresa!!!! Ma perchè l'amore non era così facile anche per lei! Che strazio. Ma al di là di questo, perchè non avrebbe potuto avere anche lei una vita normale?! Come quelle che avevano i propri clienti che si rivolgevano a lei per chiederle aiuto? Ebbene, era sotto la doccia da quasi due ore, quella notte non aveva dormito niente perchè era stata troppo occupata a pensare a quello che era successo con Saeba poche ore prima. La sua lingua sul suo palmo e mille altre sensazioni che - era quasi certa - avesse percepito anche lui.  

 

E quella mattina, il loro viaggio in auto per andare dal suo informatore a Peekskill, florida cittadina nella contea di Westchester nonchè luogo di nascita del suo amato Mel Gibson, come sarebbe stato?  

 

Kaori cercò di chiudere gli occhi fortemente come se con la forza del pensiero potesse ordinare cronologicamente quello che il suo cuore percepiva in stato confuso poichè dettato dal sentimento e dall'emozione per la presenza di Ryo al suo fianco. Ryo. Non lo conosceva neppure e già lo chiamava per nome come faceva con i suoi fratelli.  

 

Cosa era successo, quella sera prima, dopo che aveva visto la Mini di Ryo uscire dalla sua visuale? Andiamo con ordine, si disse sospirando. E ripercorse, con la sua mente, ogni singolo dettaglio. 

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de