Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore: fire

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 10 capitoli

Pubblicato: 27-08-07

Ultimo aggiornamento: 02-09-07

 

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ActionRomance

 

Riassunto: Storia AU - OOC

 

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   Fanfiction :: moris

 

Capitolo 7 :: Ryo Saeba

Pubblicato: 27-08-07 - Ultimo aggiornamento: 27-08-07

Commenti: Questo capitolo è dedicato al ruolo ed alla vita di Ryo Saeba ed al suo secondo incontro (molto romantico ed erotico) con Kaori con una piccola punta di suspence all'inizio, abbastanza goliardica.

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

Sgranò gli occhi.  

 

Quella rossa aveva il seno più grande che avesse mai visto in vita sua dal vivo. Delirio dei sensi. Il suo Mokkori Power cominciò a farsi sentire. Più si avvicinava e più le sue fauci sbavavano. Il mese di maggio portava le ragazze a vestirsi in un modo più leggero e primaverile che, tradotto in Mokkori Idioms, significava più scavato e più sgambato. I suoi lunghi capelli rossi, tinti ma chissenefrega, - pensò l'uomo - le ricadevano sulle spalle soffici e delicati. La catenina con un ciondolo fatto a forma di spada le si insinuava nell'incavo dei seni mettendoli in risalto e facendo quasi in modo che fosse una freccia che gli indicasse dove la sua lingua avrebbe voluto insinuarsi.  

 

Merda, che spettacolo! Una sesta, sicuramente.  

 

Non aveva mai visto una sesta prima di allora. Era assolutamente fantastica. Ad ogni passo della ragazza, le sue due coppe oscillavano in alto ed in basso attirando gli occhi degli altri uomini presenti al pub. Purtroppo non era il solo ad averla notata. La sua canottierina brillantinata di cotone bianca metteva in risalto la sua abbronzatura ed essendo così corta, anche una parte del suo ombelico: il piercing che luccicava come un diamantino, che aveva appeso a questo, faceva il resto. Ryo rimase concentrato su quella figura sinuosa che stava camminando verso di lui, sicura come non mai.  

 

Era da tanto che non vedeva una gnocca del suo calibro. Scese con lo sguardo. Minigonna di jeans ultracorta. Sbav. Due gambe affusolate e molto sode. Doppio Sbav. Una cavigliera d'argento alla gamba sinistra e zeppe bianche fatte a forma di ciabatta con un bel fiocco dorato al centro. Smalto nero alle unghie dei piedi così come alle mani. Molto «Dark-Lady». Triplo Sbav. E mentre la ragazza si avvicinava a lui, la sua eccitazione saliva di pari passo al suo sguardo che, dopo essersi soffermato su tutto il corpo, decise finalmente di andare ad esplorare il viso.  

 

Una paio di stelline tatuate sul collo dalla parte sinistra, un paio di orecchini da Esmeralda tutti luccicosi, viso abbastanza rotondo, occhi acqua marina che sembravano quasi due fari abbaglianti che brillavano di luce propria e che venivano messi in risalto dalla pelle abbronzata, priva di imperfezioni cutanee, truccata sapientemente da mettere in risalto le sue qualità migliori... frutto sicuramente di una revisione piuttosto accurata di un ottimo «Salone di bellezza».  

 

Forse il «Beautiful Ladies» sulla Church. Si diceva in giro che entravi «da ranocchio ed uscivi da principe». Il «Beautiful Ladies» era famoso per i suoi "restauri d'autore", anche se Ryo credeva che in certi casi nessuno avrebbe potuto fare i miracoli: se nascevi cesso, morivi cesso! Ma comunque non era il caso di quella rossa: di viso non era bella quanto di corpo, ma quando scopavi non importava poi così tanto. Odiava essere così cinico ed insensibile. Ma sembrava proprio che a volte le donne non gli chiedessero altro che di essere sbattute e penetrate fino ad arrivare ad un prepotente orgasmo liberatorio.  

 

Doveva essere sincero con se stesso. Di "ragazze serie" non ne aveva ancore trovate. O forse non ne aveva ancora cercate. Dopo Rose Mary Moon, aveva messo una «croce sopra» ai sentimenti ed a tutte le implicazioni amorose. Quella donna l'aveva usato ed aveva sfruttato l'ascendente che aveva su di lui per incastrarlo - perchè, poi, glielo aveva anche detto dopo, che l'aveva solo usato - e per farlo andare in galera al posto suo.  

 

Non per niente era finito al Carcere di Massima Sicurezza ad Ossining «Sing Sing Prison», contea di Westchester, sempre nello stato di New York, ma solo più a nord dell'area metropolitana della City, New York City.  

 

Il primo aereo che aveva preso in vita sua era stato all'età di sedici anni per scappare dalla sua famiglia. Era stato un caso che il volo su cui si era imbarcato fosse diretto al «New York-F. La Guardia». Approdato nel Queens, si mise subito in mezzo ad un brutto giro: anche perchè non avrebbe avuto tempo per cercarsi un lavoro dignitoso, voleva soldi freschi e subito. Un tizio che dormiva in un'area squallida della stazione della Metro gli disse che un certo Malcolm Calvin nella vicina Steinway, stava reclutando uomini e donne per andare ad aiutare un tale, Padre Bossic, a liberare l'Aguascalientes dal regime militare dell'Esercito Governativo. Il lavoro veniva remunerato bene anche perchè il rischio di rimetterci la pelle era piuttosto alto.  

 

Ryo passò i successivi dieci anni a combattere in Centro America. Ma non vide nè un soldo di quelli promessi da Calvin e nemmeno fece conoscenza di questo Padre Bossic. Si ritrovò solo in questa giungla con altri uomini - altrettanto soli come lui - che cercavano di difendersi dalla bombe come meglio potevano. La gente oppressa c'era davvero, però. Nonostante i sacrifici e gli sforzi per riportare a casa la pelle, giorno dopo giorno, si affezionò sia a quella gente che ai suoi compagni di sventura. Ma quando tutto quell'Inferno sarebbe terminato e lui sarebbe tornato negli Stati Uniti, se avesse incontrato Calvin per strada, sicuramente l'avrebbe ucciso all'istante. Dieci anni della sua vita in quel covo di Giuda dimenticato dal Mondo Intero. L'unica consolazione, la Python 357 Magnum che aveva rubato ad uno dei nemici che aveva ucciso.  

 

A ventisei anni ritornò nel Queens e cercò Calvin per farsi dare i suoi soldi e poi, per ammazzarlo, eventualmente. Dieci anni erano duri da vivere sotto le bombe, gli attacchi, i cadaveri dei tuoi compagni morti e mutilati e le urla disperate durante la notte, nel sonno, di coloro che avevi ucciso per non farti uccidere. Non ci fu notte in cui non dormì con gli incubi. Successivamente seppe che Calvin era emigrato nel Bronx. E nel Bronx si diresse. Per guadagnarsi da vivere fece un po' di tutto: il ladro, il pusher, il ricettatore ed il corriere. Ma i guadagni non erano mai abbastanza per potersi comprare una casa stabile in cui vivere piuttosto che andare a dormire ogni notte sotto ponti o nelle stazioni metropolitane o negli angoli dei bassifondi come i più comuni barboni. Ma non riuscì a rintracciare Calvin. Una sera salvò pure una ragazza da una tentata violenza carnale. E fu l'inizio della sua fine. Quella donna si chiamava Rose Mary e se col senno di poi avesse saputo che quella vipera gli avrebbe rovinato la vita per sempre, forse l'avrebbe lasciata scopare da quel tizio senza provare alcun rimorso.  

 

Saeba Ryo, 28 anni. Pensava di aver trovato la donna della sua vita. Ma quella troia ed il suo vero fidanzato Kenny Field erano due ladri e due assassini. Lei glielo presentò come vecchio amico d'infanzia, ma in realtà i due cercavano solo un pollo da spennare e da far andare al macero al posto loro. Stupidamente si fece convincere. L'amore è cieco... sordo... e pure zoppo! Una una storia troppo lunga da raccontare... troppi dolori, troppi ricordi. Ma il risultato fu che durante un colpo in una gioielleria - dove ovviamente c'erano scappati più di due cadaveri - la Polizia intervenne. Rose Mary aspettava in auto, era lei «il palo». Field lo ingannò dicendo che lui sarebbe andato avanti, avrebbe raggiunto Rose e l'avrebbero aspettato per fuggire dalla uscita d'emergenza ovest sul cui sbocco si "era parcheggiata" la donna. Field gli aveva detto di freddare gli ultimi due commessi della gioielleria e di seguirlo. L'avrebbero aspettato in auto. Ryo tentennò, raccolse i soldi, li minacciò a parole ma non li uccise. Doveva essere una rapina, non una carneficina. Già ne erano morti abbastanza. Dopo alcuni minuti Ryo cercò di raggiungerli andando verso l'uscita di emergenza ovest, ma quando vi arrivò vide che quella porta era chiusa con un catenaccio. Maledetti, l'avevano ingannato!!! Loro sicuramente se l'erano data a gambe in quella est, impedendogli ogni via di fuga e favorendo una cattura sicura. C'erano otto cadaveri sul pavimento di marmo nero della gioielleria, ma erano stati tutti uccisi da Field che si era comprato una Python simile a quella di Ryo. Aveva premeditato tutto, il bastardo. Niente di meglio che far ricadere la colpa su Saeba mentre lui se l'era svignata con quella puttana schifosa.  

 

I poliziotti ovvimente diedero la colpa a lui ed in assenza di altri complici - nonostante lui avesse fatto chiaramente i loro nomi e spiegato tutto per filo e per segno - si beccò una trafila di capi di imputazione - dopo che ovviamente era andati a riportare a galla pure il suo passato - che lo fecero soggiornare al carcere di Sing Sing per i successivi cinque anni.  

 

Saeba Ryo, 33 anni. Rose Mary e Kenny Field vennero catturati durante un'altra rapina nel Michigan. Vennero riconosciuti. Ci fu il processo e dissero tutta la verità. Che Ryo non aveva ucciso nessuno e che era stato solo un complice inconsapevole dei loro trucchi. Venne scarcerato. Stare a Sing Sing un anno corrispondeva a cinque anni ad Alcatraz. Innumerevoli le violenze e le umiliazioni che subì dagli altri detenuti: psicologiche fisiche e morali. La sua bellezza ed il suo fascino gli furono ostili in prigione. Venne costretto a farsi scopare da altri individui uomini, se no l'avrebbero appeso ad una corda attaccata al neon della cella come un salame in via di stagionatura. Dovette cedere. A quello ed a tutto il resto.  

 

Saeba Ryo, 34 anni. Si trasferì a Manhattan e decise di tirare avanti con l'unica cosa che sapeva fare bene: il killer. E quando veniva a conoscenza di coloro che venivano scarcerati da «Sing Sing» e che gli avevano fatto uno sgarbo in prigione, li aspettava appostato come un giaguaro fra le sterpaglie alte della Savana e li faceva secchi uno dopo l'altro.  

 

Saeba Ryo, 37 anni. La settimana dopo il suo compleanno, il 26 marzo, un tizio gli presentò Hayato Ijuin. Ora lavorava con lui e con il suo fratellastro Mick Angel da circa dieci mesi nella "società solo nominale" «City Hunter».  

 

Continuò ad osservarla mentre, senza essere invitata, si sedeva al suo tavolo. Lui le sorrise. Lo sguardo di lei era più che eloquente: anche lei voleva quello che voleva lui. Cominciarono a parlare.  

 

- Posso offrirti qualcosa? - Chiese lui gentile mentre gli sguardi degli altri uomini del Boca Barranca lo scrutavano con invidia. La ragazza sorrise senza rispondergli ammiccando verso la cerniera dei suoi pantaloni. Fantastico. Si disse Ryo e le rimandò uno sguardo d'intesa. Avrebbe pagato il conto del suo drink già consumato e poi si sarebbe diretto nelle stanze superiori del Boca Barranca dove si trovavano «le sale di intrattenimento» per i clienti... e le donnine piacenti.  

 

- Come ti chiami? - Le chiese ancora mentre lei non aveva ancora aperto bocca. Aveva pensato ad un paio di nomi per lei: come «Mandy», che "faceva molto" puttanone quale la donna sembrava apparire, e «Shirley». Oppure gli sembravano consoni anche «Pamela», «Vanessa», «Eva» ed «Hilary». Ma la ragazza con una voce molto bassa ed un po' roca, gli rispose, sfiorandogli il pacco e facendo la mossa di tirargli giù la cerniera dei jeans:  

 

- Ha importanza? - Sorrise maliziosa attirandogli lo sguardo sulle sue labbra carnose. E lui:  

 

- No, nessuna importanza. Seguimi. - E Ryo lasciò i soldi del suo drink al tavolo e la prese per mano dirigendosi verso le scale che li avrebbero portati al piano superiore nei «priveè». E mentre attraversavano il locale e si dirigevano verso ovest dove avrebbero trovato l'accesso alle «sale d'intrattenimento», passarono accanto alle toilette: la ragazza non resistette e lo spintonò dentro a quella degli «Uomini» appiccicando le sue labbra carnose a quelle di Ryo che ricambiò il bacio.  

 

La lingua della ragazza lo penetrò e cominciarono a baciarsi con passione. Per fortuna, in quel momento, alla toilette degli «Uomini» non c'era nessuno. Lei lo sbattè con forza quasi mascolina contro il pezzo di muro situato tra i due infissi bianchi delle due porte dei due diversi cessi che si trovavano difronte ai lavandini ed all'enorme specchio. Mugulò qualcosa continuando a ficcargli la lingua in bocca come una ninfomane "in calore" e cominciò a trafficare con le sue dita ingioiellate di bijoux "da quattro soldi" sulla cerniera dei suoi jeans neri, "nuovi da festa". Delirio. Continuò a pensare Ryo mentre le metteva le mani sotto la camicetta tastando i suoi seni abbondanti.  

 

Ma proprio in quel momento, sentì che qualcosa stava andando storto. Una certa pressione a livello del suo bacino. Cos'era? Guardò in basso continuando a stringere a sè i capezzoli della donna che sotto la canottiera non portava il reggiseno e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. La donna in realtà era un uomo. Facile capire che cosa fosse quella pressione sul suo Mokkori Power che stava sentendo.  

 

Si staccò da lei ma senza farle capire quello che aveva sentito. Non avrebbe voluto umiliarla. Ed anche se era un travestito, anche se era un uomo, era pur sempre una persona. Dopo quell'accaduto, sicuramente, quella sera sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbe recato al suo amato Boca Barranca, il pub in cui si recava quasi tutte le sere che era libero dal lavoro e del quale il tavolo No. 7 era sempre prenotato a nome suo. Oramai i baristi ed i camerieri li conosceva e ci parlava bene come se fossero stati suoi fratelli. Un po' gli dispiaceva. Sicuramente quella ragazza era da un po' che gli «faceva la posta», forse da mesi... e forse non gli si era mai avvicinata perchè di solito era impegnato al tavolo sempre con donne diverse e stupende. Infatti era stata la prima volta, quella sera, che era rimasto solo per via della buca di Eriko Kitahara che gli aveva dato forfait per quel famoso «contrattempo di famiglia». Un «bonzo» in meno in circolazione.  

 

Così si scusò con la ragazza e le disse che prima sarebbe dovuto andare un attimo a fare pipì. Così la scostò da sè e scivolò con la mano sulla maniglia alla sua destra aprendo la porta di una delle due toilette. Quando fu a tu per tu col il wc difronte a sè, si appoggiò alla porta e tirò un sospiro di sollievo. Conosceva quel bagno come le sue tasche. Mise una mano alla fibbia della sua cintura che all'occorrenza era anche un coltellino pieghevole, tra le sue mille altre funzioni, e si avvicinò alla finestra sopra al wc. Salì sulla ciambella del water e con la punta del coltellino svitò i cardini della piccola finestra che dava sulla Chambers. Intanto sentiva la voce roca della donna:  

 

- Dai Ryuccio, sbrigati. La tua Erika ti sta aspettando... - E lui:  

 

- Un attimo... sii paziente... devo fare la grossa... - Mentì mentre, al di là della porta, sentiva la voce del travestito sbuffare d'impazienza e dire:  

 

- Ok, dai... ti aspetto al tavolo di prima. Non metterci molto! Quando vieni ed esci dal bagno, poi io e te andiamo su nel privèe... - E poi sentì i passi della donna fluire verso l'entrata della toilette allontanandosi da lui. Fantastico. Via libera.  

 

Smontò la finestra e con un balzo felino si arrampicò e dopo pochi istanti si ritrovò in strada. Libero. Un po' gli dispiaceva per questa Erika, ma lui non amava i travestiti. Così si diresse a piedi verso la sua Mini parcheggiata proprio dietro l'edificio e quando stava proprio per aprire la porta della sua auto rossa, una Yaris nera parcheggiò nel posteggio accanto al suo.  

 

Era buio, mezzanotte passata. Ma riconobbe la fragranza ed il profumo dei suoi capelli. Arancia e vaniglia, tipicamente femminile. Lo stesso che aveva sentito nell'appartamento di Falcon prima che Cat Woman lo stordisse col gas soporifero. La testina rossa scese dalla sua auto e si ritrovarono faccia a faccia.  

 

- Saeba? - Disse la ragazza stupita.  

 

- Makimura Kaori, com'è piccolo il mondo! Anche tu da queste parti? - Solo dopo aver sentito la sua voce, il cuore di Kaori cominciò a battere più forte. Le piaceva un sacco quell'uomo... ma doveva stare attenta. Lasciare il proprio cuore nella mani altrui, era davvero molto pericoloso. Una volta innamorati non si poteva più tornare indietro.  

 

- Sì. Devo incontrarmi con un uomo... - Rispose lei in modo sincero. Un uomo chi? Avrebbe voluto chiederle ma non si sarebbe mai permesso. Quella sì che era «una rossa» che non ci assomigliava per niente a quella di prima! Una punta di gelosia lo trafisse. Quella donna le piaceva. E per due tettone svolazzanti si era già dimenticato della sensazione fortissima che non prima delle due o tre ore precedenti aveva provato per lei, che stupido. Ma le donne erano sempre stata il suo tallone d'Achille. Sempre.  

 

Kaori, non si sa come mai... o forse sì... si sentì in dovere di dargli ulteriori spiegazioni per fargli capire che non si stava incontrando con quest'uomo per questione di piacere, ma che lui avrebbe potuto rivelargli importanti informazioni su chi avrebbe potuto avere Le Lacrime Di Venere che le sue clienti stavano cercando e che lei avrebbe poi provveduto a rubare.  

 

- ...mio fratello Hayato mi ha detto che l'avrei trovato al tavolo 7 del Boca Barranca Pub. Era sicuro che fosse lì, io non so come faccia a saperlo così con esattezza ma... - E Ryo:  

 

- L'uomo che stai cercando sono io. - Sentenziò. Kaori ci rimase di sasso. Quel maledetto pelato, l'aveva giocata ancora!  

 

- Ma come? - Chiese lei smarrita.  

 

- Dopo che tu, non più di tre ore fa, hai lasciato l'appartamento di Hayato, io gli ho telefonato per dirgli che ti eri recata là e che stavi cercando qualcosa che riguardava la scheda di un certo Billy LeRoy. Mi ha detto vagamente di cosa ti stai occupando in queste settimane, della storia delle Lacrime Di Venere di Miki e Kazue Natori e mi ha chiesto, visto che sa che ho le mie belle conoscenze, di indagare un po' sulla faccenda. Comunque, domani, mi sarei messo in contatto con te per dirti cosa ho scoperto. - Le disse Ryo mentre lei lo ascoltava con attenzione rimandendo basita di quello che quell'uomo riusciva a fare in totale sotterfugio da tutti passando inosservato. Ecco spiegato il tono malizioso di Hayato. Allora Hayato la teneva comunque sotto controllo a distanza: lei non gli aveva detto del caso delle sorelle Natori! La stava tenendo d'occhio a sua insaputa affinchè non commettesse qualche sciocchezza o si trovasse in pericolo senza «spalle coperte». Che scimmione-fratellone protettivo! Poi fu colta da un lampo di genio. Era Saeba l'uomo - e non il pub - che le sarebbe piaciuto! Hayato l'aveva capito subito. Che Saeba gli avesse riferito qualcosa di specifico riguardo il loro incontro? Magari come lei l'aveva guardato? Magari Saeba aveva capito che a Kaori un po' lui piaceva?  

 

- E cosa hai scoperto? - Chiese lei cercando di nascondere i suoi pensieri su di lui.  

 

- Ho scoperto che io e te domani mattina ci recheremo fino a Peekskill a parlare con un certo tizio che conosco che sicuramente può sapere notizie più dettagliate e fornirci una pista giusta almeno su uno degli individui che possiede i diamanti che stai cercando. -  

 

- Non passerai mica per Sleepy Hollow, vero? - Disse Kaori un po' intimorita mentre lui la guardava intenerito con un sorriso, poi una risatina:  

 

- Che, hai paura? Dai! Non ci credo! Era solo una leggenda! - Continuò a ridere di lei, anche se in modo bonario.  

 

- Senti, hai finito? Se io ho paura, ho paura. - Si nascose Kaori il volto tra le mani come una bambina spaventata. Odiava i film di Tim Burton.  

 

- Adoro Tim Burton! - Esclamò Ryo quasi leggendole nel pensiero. - E domani ti racconterò... ma tu la sai la storia o piagnucoli per niente? - La schernì l'uomo divertito ed intenerito da quel suo lato così fanciullesco. Una che rischiava mille pericoli andando a rubare in casa degli altri e che si vestiva da Cat's Woman e che aveva per fratelli due killer professionisti, non poteva tirare il culo indietro per un filmuccio horror basato su una leggenda metropolitana, pensò Ryo.  

 

- Ah, non ti ci provare! Non la conosco la storia, e non la voglio neppure sapere! Una sera con Mick e Falcon abbiamo iniziato a guardare il film e l'ho abbandonato dopo dieci minuti! - Esclamò Kaori mentre Ryo se la rideva di gusto. Quella ragazza gli piaceva, e parecchio!  

 

- Scommettiamo che io te la racconto lo stesso? - Le rivolse lui uno sguardo di sfida amichevole. - Domani mentre ci recheremo dal tizio, durante il tragitto... Whuuuuu... - Le fece il verso dei fantasmi avvicinando il suo viso a quello candido e stupendo di lei.  

 

Kaori in modo istintivo si coprì il viso con la mano sinistra e con la destra gliela mise sul suo volto virile per allontanarlo da lei. La bocca di Ryo era leggermente aperta quando sentì sulle sue labbra carnose il palmo completamente aperto della mano di Kaori. Un brivido freddo di piacere gli attraversò la schiena. La sua lingua non resistette a tastare il suo piccolo palmo, solleticandoglielo. Kaori se ne accorse e venne scossa violentemente da una piccola ondata di piacere. Avrebbe voluto avere quella sua lingua spalmata su tutto il suo corpo. Ma come segno di non-resa, combattendo contro di sè ed i suoi impulsi che le dicevano di sostituire il palmo della sua mano con la sua bocca, scese sulla sua guancia e con la mano gli strinse il volto afferrandolo per le guanciotte. Furono attimi intensi in cui i loro sguardi si cercarono avidamente. Poi a denti stretti e facendo finta di essere arrabbiata, tenendo la sua mano sempre più premuta sulla sua bocca come se lo volesse zittire, gli sibilò:  

 

- Non ti ci provare. - E fu allora che si allontanò da lei per un attimo. Quel tocco aveva risvegliato i suoi sensi. Ed esclamò, cercando di avere l'ultima parola:  

 

- Scommettiamo? Fatti trovare pronta, Sugar, alle dieci di domani mattina davanti all'appartamento di Mick e Falcon. - E poi salì sulla sua auto, chiuse lo sportello e la mise in moto mentre Kaori era rimasta ancora lì con il suo sportello della Yaris aperto da prima. Decisamente «in Alleluia». Chissà come sarebbe stato piacevole il suo viaggio con lui, la mattina successiva... Sleepy Hollow a parte.  

 

La ragazza annuì. Sì, sarebbe fatta trovare pronta. Pronta... e già cotta di lui come una pera matura caduta dall'albero.  

 

Lui le sorrise ancora facendola sciogliere e sgommò via dal parcheggio dietro al Boca Barranca. Dallo specchietto retro-visore continuò a guardarla mentre la sua Mini sfrecciava via. Non si era ancora mossa dalla posizione in cui lui l'aveva lasciata prima di andarsene. Una statua di cera avrebbe fatto di meglio. Si disse Ryo compiaciuto mentre il riflesso dello specchietto gli rimandava l'immagine del volto della ragazza assorto e leggermente imporporato.  

 

Che fosse un buon segno? L'avrebbe scoperto la mattina seguente.  

 


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