Hojo Fan City

 

 

 

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Rated PG-13 - Prosa

 

Autore: princessfrog

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 15 capitoli

Pubblicato: 01-10-07

Ultimo aggiornamento: 05-03-08

 

Commenti: 2 reviews

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RomanceDrame

 

Riassunto: La vita del nostro eroe preferito sta per essere sconvolta: qualcuno piomberà nella sua vita dal passato affidandogli ciò che ha di più prezioso. Suo malgrado anche Kaori sarà coinvolta e si troverà davanti a scelte non facili.

 

Disclaimer: I personaggi di "Qui tra il cielo e il cuore" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

Tricks & Tips

How can I correct a misplaced chapter?

 

It can happen that an author has several stories in process and that he adds a chapter of a story to another one. In this case, please don't add the chapter again and contact me (hojofancity@yahoo.fr) for modification. Indicate which ...

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   Fanfiction :: Qui tra il cielo e il cuore

 

Capitolo 12 :: I dubbi e l'angoscia

Pubblicato: 16-01-08 - Ultimo aggiornamento: 16-01-08

Commenti: Miki vuol aiutare i suoi amici, così cerca di far sì che Ryo si confidi con lei. Mick nel frattempo è ancora prigioniero e la sua libertà sembra ancora lontana...

 


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-“Non ti nascondo Ryo, che il ritardo di Mick non mi piace.”- disse Umibozu, sistemando i bicchieri del bar alle sue spalle.  

-“Già Umi, neppure a me.”- rispose ryo sfogliando il giornale, seduto al suo solito posto al bancone del bar.  

-“Aspettiamo ancora qualche ora. Dopodiché dobbiamo mettere a punto un piano.”-  

-“Allora ragazzi. Stanotte siete spariti. Posso chiedere dove eravate di bello?”- li interruppe Miki, ultimando le operazioni di apertura del bar.  

-“Come mai tutta questa curiosità, Miki?”- le chiese Ryo, senza staccare gli occhi dal giornale.  

-“Beh, è tutto un po’ strano non trovi? Tuo figlio sta male e tu non ci sei!”-  

Ryo si chiuse a riccio, continuò e leggere il giornale e non le diede alcuna risposta.  

-“Non mi dirai che non sei convinto della tua paternità! Ormai riesco a capirti, anche se non parli. A volte mi sembra di intuire quali pensieri balenano nel tuo cervello”-  

Ryo si limitò a sbuffare.  

-“Ma c’è un argomento che non ti irrita? Un argomento di cui possiamo parlare apertamente senza che tu risponda a monosillabi o ti limiti a grugnire?”- incalzò Miki leggermente irritata dall’atteggiamento di Ryo.  

Ryo alzò gli occhi guardandola con curiosità. Dove voleva arrivare?  

-“Miki… che vuoi da me?”-  

-“Sì lo so cosa pensi di me: che sono una pettegola ficcanaso. Ma io lo faccio solo per Kaori, non voglio che lei debba soffrire per qualunque motivo al mondo. E naturalmente per te Ryo. Ormai sono affezionata anche a te. Rispondimi: hai qualche dubbio sulla tua paternità?”-  

-“Lo fai davvero per aiutarmi o per semplice curiosità?”- Ryo, girò pagina.  

-“Che domande! È ovvio che lo faccio per aiutarti! Allora vuoi rispondermi? Sappi che non tollererò un’altra domanda come risposta!”- gli intimò la ragazza, appoggiando entrambe le braccia al bancone, sorreggendo la testa con una mano. Voleva parlargli guardandolo dritto negli occhi, ma lui li teneva ostinatamente fissi sul giornale.  

-“Si Miki, ci hai visto giusto. Ho il dubbio che Emi mi abbia raccontato una mezza verità. Anche se, allo stesso tempo, non capisco perché avrebbe dovuto mentirmi su una cosa così importante.”-  

-“Ma se non sei sicuro, perché non fai un test del DNA? Così ti toglieresti tutti i dubbi!”-  

-“Si. Ci avevo già pensato. E poi? Se non è mio figlio, che faccio? Lo abbandono? Quel bambino non ha nessuno al mondo. Preferisco restare col dubbio e pensare che sia mio figlio, piuttosto che sapere che non lo è e tenerlo con me solo per pietà. No. Non è il caso.”  

-“Ryo, sai benissimo che non intendevo dire questo. Non voglio certo che resti solo. Ma se sei così dubbioso, potresti toglierti il dubbio e stare più sereno… Kaori che ne pensa?”-  

-“Non ho mai detto a Kaori quello che penso su questa faccenda.”- disse Ryo stizzito, non gli andava giù che Kaori fosse sempre messa nel mezzo.  

-“E perché di grazia?”- ormai Miki era incontenibile.  

-“Non voglio angustiarla più di quanto già faccia io, quotidianamente. E poi Kaori…”-  

-“Cosa si dice sul mio conto?- disse Kaori entrando al bar .  

-“Nulla di che, Kaori. Stavamo elogiando le tue qualità di madre!”- le disse Miki, sollevandosi dal bancone e incrociando le dita dietro la schiena.  

-“Eh? Oh beh grazie. Ero venuta a vedere se qui al bar hai un po’ di latte Miki. In cucina non ne ho trovato e Shinji ha una fame da lupi!”-  

-“Certo povero piccolo, è da ieri che non tocca cibo! Ecco il latte. Aspetta vengo a darti una mano.”- e Miki, porgendole il latte in bottiglia, la seguì in cucina.  

 

Più tardi, quella stessa mattina….  

-“Allora Kaori, io e Umibozu andiamo a casa Katayama e a cercare notizie di Mick, magari Saeko sa qualcosa. Ha chiamato Kazue preoccupata per il ritardo di Mick.”-  

-“Va bene, ma Ryo stai molto attento. Può essere pericoloso”- gli disse Kaori preoccupata.  

-“Sta tranquilla Kaori, non succederà nulla. Andiamo Umi”- disse Ryo con voce ferma.  

-“Papà!”- la debole voce proveniva dalla stanza di Shinji.  

Si guardarono negli occhi, Ryo e Kaori. Poi Kaori lo incoraggiò con lo sguardo e Ryo si voltò, come gli altri, verso la porta socchiusa della stanza di Shinji. Ryo entrò.  

-“Papà, non andare!”- disse il bambino con voce supplicante.  

Ryo si avvicinò al bambino e si sedette sul suo letto.  

-“Non andare, ho paura. Resta qui con me e con mamma Kaori.”- nella sua voce traspariva la preoccupazione, sicuramente era stato il tono di prima di Kaori a farlo inquietare.  

-“Shinji, piccolo mio, papà deve andare: un amico ha bisogno d’aiuto e gli amici si aiutano sempre!”- disse Kaori, e aggiunse -“Vedrai tornerà presto”-  

Ryo poggiò una mano su quella di Kaori che nel frattempo si era avvicinata e si era messa alla stessa altezza del bambino poggiando le ginocchia in terra.  

Gli occhi del bambino cominciavano a gonfiarsi di lacrime. Ryo non sapeva che fare davanti a quella richiesta supplichevole. Si sentiva senza argomenti. Poi decise, senza mai staccare gli occhi da quelli del bambino.  

-“Va bene Shinji, per questa mattina resterò qui con te. Permettimi solo di parlare con Umibozu due minuti, va bene?”-  

Sul viso del bambino di disegnò un grande sorriso, le lacrime rotolarono giù lo stesso, ma lui non se ne curò. Si lanciò in avanti per poter abbracciare il suo papà. Ryo, ancora una volta, non sapeva come comportarsi, ma poi si decise a rispondere a quell’abbraccio così spontaneo e tenero.  

 

 

 

-“Bene bene bene, signor Angel. Cosa ha pensato di fare?”- l’uomo sembrava più cinico della volta precedente.  

-“Chi è quel bambino che ho sentito piangere?”- chiese Mick con rabbia.  

-“Non sono cose che ti riguardano. Non è nessuno che tu conosca, tranquillo…. E poi non lo sentirai più non preoccuparti!”-  

-“Che cosa gli hai fatto, brutto…”- disse Mick cercando di liberarsi.  

-“Non c’è bisogno di reagire così. Non gli ho fatto proprio nulla e in ogni caso non sono affari che ti riguardano.”-  

-“Maledetto!”- Mick strattonò nuovamente le manette.  

-“Torniamo al nostro discorso! Allora?”-  

Mick non disse una parola.  

-“Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta! Chi ti manda?”- disse alterato l’uomo incappucciato.  

-“Non mi manda nessuno!”- stavolta era Mick ad avere un tono sarcastico.  

-“Oh, non ti manda nessuno! E allora che ci facevi a rovistare tra le nostre cose?”-  

-“Cosa vuoi che importi ormai?”-  

-“Lo sai, caro Angel, che è inutile che speri che qualcuno venga a salvarti vero? Quindi sarebbe meglio che tu collaborassi anziché fare tanto il difficile”-  

-“Ti sbagli! In qualche modo riuscirò ad andarmene da qui!”-  

-“Convinto tu… forse non ti ho dato abbastanza tempo per riflettere. Essendo io molto magnanimo e tu uno sciocco, capisco che hai bisogno di più tempo per arrivare ad una saggia decisione. Quando tornerò parlerai…. Anche perché ti lascerò qui, ancora, senza luce, né cibo, né acqua…. O arrivi alla decisione giusta o impazzirai…. Buona permanenza!”- e senza dare il tempo a Mick di replicare, chiuse la porta di ferro dietro di sè. Mick era sconcertato dalla malvagità di quell’uomo, e dentro di sé pregava che i suoi amici potessero in qualche modo aiutarlo a venirne fuori.  

 

Passarono lunghe ore durante le quali Mick cercò di dormire per non lasciare il cervello troppo libero di pensare. Mick non avrebbe saputo quantificare quanto tempo fosse trascorso. Minuti, ore… forse giorni. Cominciava ad avere una fame tremenda e quel che era peggio non sentiva più le braccia.  

Urlò più volte che lo liberassero, che non avevano il diritto di tenerlo lì.  

 

-“Chi siete? Cosa volete da me? Perché avete commesso quelle atrocità? Cosa hanno fatto le vostre vittime per meritare questo? Se avete coraggio rispondetemi!!”-  

 

Mick era allo stremo delle forze. Dapprima urlò forte, ma poi, ogni volta, la sua voce si affievoliva sempre di più.  

 

-“Rispondetemi…” - ormai era solo un sussurro.  

 

Una donna, tremante e spaventata, accucciata in terra, copriva con le mani le sue orecchie per non udire la richiesta d’aiuto di quell’uomo che neppure conosceva.  

 

 


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