Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prosa

 

Autore: Paola

Status: Completa

Serie: City Hunter

 

Total: 10 capitoli

Pubblicato: 03-06-05

Ultimo aggiornamento: 02-12-05

 

Commenti: 12 reviews

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General

 

Disclaimer: I personaggi di "Dietro l'ingannevole velo delle apparenze" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Fanfiction :: Dietro l'ingannevole velo delle apparenze

 

Capitolo 4 :: Attentato ad Haruko?!?

Pubblicato: 30-07-05 - Ultimo aggiornamento: 30-07-05

Commenti: Buona lettura.

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

Era da una settimana che voleva farlo, tuttavia con Kaori in giro per casa, anche una semplice operazione come quella diventava complicata. Però lei, adesso, stava dormendo. L’aveva vista, con i propri occhi, crollare esausta sul divano, mentre guardava la tv con Haruko. Finalmente aveva campo libero. C’era solo lui e il quarto cassetto dell’armadio della camera degli ospiti, quello in cui la bella cliente aveva riposto le sue microscopiche mutandine e i suoi reggiseni dalle ampie coppe. Il solo pensiero di potere avere tutto quell’eccitante materiale a disposizione, gli provocava già qualche sussulto nel basso ventre. Aprì il cassetto lentamente.  

Non doveva perdere neanche un istante di quel prezioso momento, di quella seducente parte che fa tutt’uno con l’attesa e l’aspettativa, in cui l’anima si tende come il filo di un arco verso un desiderio, ma nel contempo si ha in bocca il sapore amaro della possibilità che l’obiettivo non venga mai raggiunto.  

E poi finalmente eccola lì.  

Lingerie colorata, di seta, morbida, profumata, che Haruko indossava, toccava, costantemente e intimamente a contatto con la sua pelle, con le sue zone più segrete. Ryo ne fece incetta avido, bramoso, smanioso, al settimo cielo.  

Ma la felicità non è fatta per durare a lungo e quella di Ryo svanì in un solo istante, quando una voce severa dietro le spalle, lo scaraventò nuovamente sulla terra ferma.  

“Dimmi, sei stanco di vivere?” domandò minacciosa Kaori.  

“Forse è meglio che vada via…” biascicò Ryo con un sorrisetto nervoso e inquieto.  

Lo sweeper si sollevò da terra e fece per allontanarsi dalla stanza, con disinvoltura e sicurezza, come se nulla fosse successo, ma la collega lo richiamò afferrandolo per la giacca.  

“Dove credi di andare?”  

“Da nessuna parte, perché?”  

“Ryo, hai ancora i reggiseni e gli slip di Haruko…” gli fece notare lei con occhi di fiamma.  

“Ehm, che strano…Pensavo di averli riposati…”  

“Dici davvero?” chiese Kaori avvicinandosi al collega e tirando fuori dalle sue tasche una lunga catena colorata di pizzo.  

“Come li spieghi questi?” domandò quindi incenerendolo con lo sguardo.  

Ryo non rispose e il suo sguardo si perse nel nulla.  

Per un lunghissimo momento ci fu solo il silenzio, poi, finalmente, la bocca di Ryo si aprì.  

“Kaori, devi sapere che io sono un uomo che vive fianco a fianco al pericolo, ormai è parte di me, non posso fare a meno del sapore che una forte emozione può generare: ogni occasione è buona per cercare di assaporarne una fetta.  

Devi sapere che gli uomini come me, dal rischio, dalla sfida, traggono fiducia in se stessi.  

Nelle situazioni di pericolo la capacità di stare all’erta, per agire, non per reagire, si dimostra fondamentale.  

Dobbiamo essere in grado di trasformare le situazioni in opportunità, sviluppando le strategie più adatte; controllare tutte le possibilità per poter scegliere quella che evita la sconfitta e conduce alla vittoria.  

Ecco perché ho cercato di prendere i reggiseni di Haruko, per tenermi in allenamento, per essere pronto a fronteggiare con sangue freddo le situazioni di reale rischio.”  

Per qualche attimo, nuovamente, tutto tacque.  

Lo sweeper, convinto che la pappardella inventa avesse spiazzato Kaori, sentendosi già in una botte di ferro, (era sempre stato un tipo ottimista), con estrema nonchalance si avviò verso la porta.  

“Ma che andava cianciando quel demente?” si disse Kaori, mentre la pressione le saliva. L’aveva presa per stupida? Pensava forse che ricamando quel discorso senza senso lei potesse cambiare improvvisamente opinione sulla sua inammissibile condotta?  

Quell’idiota era convinto che si potesse prendere gioco di lei tanto facilmente? Ah, ma non l’avrebbe di sicuro passata liscia, dove credeva di andare?  

“Tu, degenerato blasfemo,” urlò fuori di sé “pensi davvero che possa bermi una baggianata del genere? Visto il tempo impiegato per inventarla, potevi fare di meglio! Te lo do io l’allenamento contro la paura!”  

Lo sweeper sentì improvvisamente la propria salivazione ridursi a zero, la bocca divenne secca ed arida come un deserto, le gambe si tramutarono in due pesanti blocchi di pietra, una gelida lama lo attraversò da parte a parte e la sua altezza si ridusse drasticamente a quella di un puffo.  

Tempo per Kaori di brandire una delle sue armi che inizia l’inseguimento.  

Ryo comincia a correre per casa alla stessa velocità di Speedy Gonzales, mentre la socia, con raffinata abilità, fa roteare sopra la propria testa un enorme palla chiodata.  

Lo sweeper cerca disperatamente un rifugio, ma la donna gli è alle calcagna, svolta quindi a destra, poi a sinistra, attraversa il corridoio, ancora indenne arriva di fronte alla porta della propria stanza e si mura all’interno.  

Credendosi al sicuro, può, finalmente, tirare un profondo sospiro di sollievo.  

Neanche il tempo di rilassarsi che un brivido gli percorre la spina dorsale, sgrana gli occhi per la paura e per vedere meglio, fuori dalla finestra della sua camera, l’enorme palla chiodata che, oscillando pericolosamente, acquistando velocità, gli si frantuma addosso.  

Un dolore lancinante gli scoppiò dietro la tempia, una miriade di stelle bianche cominciarono a ruotare intorno alla sua testa intontita.  

Era ancora stravaccato esanime sul pavimento, quando qualcuno aprì la porta della camera e gli si fece vicino, si inginocchiò al suo fianco e sorrise.  

“Che c’è da ridere?!?” fece lui mettendosi a sedere, massaggiandosi il capo dolorante.  

“E’ un tipo buffo, sa? Mi sto annoiando, mi accompagnerebbe a fare una passeggiata?” chiese Haruko, ormai esasperata da una settimana di vita domestica. Non ne poteva più di trascorrere le giornate davanti alla televisione.  

“Eh?!” esclamò lo sweeper drizzando le orecchie. Aveva sentito bene? La cliente gli proponeva di andare a fare una passeggiata? Non era il caso di farselo ripetere due volte.  

“Certo!” disse afferrandola per il braccio, catapultandosi fuori dall’appartamento, senza avvertire la collega e iniziando una furiosa corsa per acquistare un ampio vantaggio sulla socia nel caso li avesse visti e seguiti.  

Solo quando furono abbastanza lontani, e al sicuro, Ryo si fermò.  

“Non avevo mica tutta questa fretta!” lo informò Haruko accaldata, riprendendo fiato.  

Nervoso Ryo si guardò attorno. Nessuno. Kaori non si era accorta della loro fuga, almeno per il momento, anche se presto sarebbe sicuramente venuta a cercarli. Ma per adesso non c’era di che preoccuparsi. Sorrise contento, era bello avere la fortuna dalla sua.  

Prese a braccetto Haruko e si incamminò per i vicoli di Kabukicho.  

“Scommetto che non hai mai visto questa zona della città” disse conducendola davanti ai vari love motel del quartiere, passando accanto a numerose coppiette di innamorati, di sposi, di amanti.  

“No” sussurrò Haruko guardandosi curiosa in giro.  

“Infatti, le signorine a modo non le portano mai qui, tendono a precludere loro tutto il divertimento…” ridacchiò Ryo.  

“Non li hai mai visti dentro, vero? Non ci crederai, ma ci sono delle bellissime salette a tema…” disse fermandosi davanti all’ingresso di uno dei tanti alberghi ad ore.  

Si immaginava già all’interno di una di quelle stanze, mentre spogliando Haruko, la invitava a fare una doccia insieme a lui, prima di condurla sotto le coperte di un enorme e voluttuoso letto a cuore.  

Bastò il pensiero per far drizzare il “suo compare”, ma mentre Ryo fantasticava, una biglia colorata attraversò a gran velocità l’aria diretta in direzione dei due. Distratto dalle sue perverse fantasie, lo sweeper non si accorse di nulla, finché, beccato in pieno, si piegò in due dal dolore. La piccola sfera, infatti, aveva arrestato bruscamente la sua corsa, investendo in pieno il suo organo erettile.  

“Signor Saeba, si sente bene?” domandò la ragazza, che pareva non essersi accorta di nulla, vedendolo sbiancare di colpo.  

“Tutto ok!” mentì Ryo con una vocetta stridula, trattenendo a stento le lacrime, in un bagno di sudore.  

“Lei mente,” insisté Haruko, “venga, entriamo, sicuramente è il troppo caldo ad averla ridotta così… Guardi, è tutto sudato!”  

La bella cliente, premurosa, lo accompagnò all’interno di uno dei love motel, convinta che qui avrebbe potuto far rinfrescare Saeba.  

Che bello, la cliente lo conduceva a braccetto in una delle camere: nella disgrazia, un brandello di buona sorte, si disse Ryo stringendo i denti.  

“Coraggio, si faccia una doccia” lo invitò la ragazza sfilandogli la giacca e avviandolo verso il bagno, all’interno di una camera sfavillante di rosso passione.  

Stava sognando, non poteva essere vero, si disse Ryo, cercando di non pensare al dolore martellante che gli attanagliava il basso ventre.  

Forse Haruko aveva ragione, una bella doccia avrebbe rimesso in sesto il suo “amico”, doveva per forza essere così, perché era indispensabile che il suo apparato riproduttivo funzionasse correttamente in un posto del genere e con quel tipo di compagnia.  

Si piazzò sotto la doccia, mentre Haruko, seduta sul letto, lo aspettava nell’altra stanza.  

Non era poi conciato così male, un po’ d’acqua fredda e sarebbe ritornato a posto. Si sentiva già meglio, quando improvvisamente, inaspettatamente, il getto d’acqua diventò bollente e il suo coso, fumante, parve andare in fiamme. Lanciò un urlo disperato catapultandosi fuori dal box doccia. Il piede destro, bagnato, beccò in pieno una saponetta abbandonata per terra. Inevitabilmente scivolò, schiantandosi, con precisione quasi millimetrica, sullo spigolo di un mobiletto a gambe aperte.  

Disperato questa volta non trattenne le lacrime.  

Un rarissimo esempio di accanimento del destino verso le sue parti basse.  

Haruko se lo rivide davanti un quarto d’ora dopo, completamente vestito e sfatto, in condizioni peggiori di come lo aveva lasciato prima che entrasse in bagno.  

“Sta bene? L’ ho sentita gridare, vuole ritornare a casa?”  

“No, non preoccuparti, sto bene,” disse in un soffio “continuiamo pure la nostra passeggiata…”  

Figuriamoci se ora come ora era il caso di ritornare a casa, sarebbe stato come aggiungere dolore al dolore, Kaori non l’avrebbe certo risparmiato.  

Si accingevano a lasciare i vicoli di Kabukicho quando Ryo ebbe la sensazione di essere seguito.  

Kaori? Circospetto si guardò intorno. No, non poteva essere la sua assistente, di solito lo avvertiva se era lei: un brivido gli percorreva immediatamente la spina dorsale se la socia era nelle vicinanze. Era qualcun altro, lo stesso che gli aveva scagliato contro quella biglia, beccando il suo povero “amico”, forse lo stesso che aveva cercato di attentare alla vita della ragazza.  

Avvertì un sibilo e simultaneamente, dietro le loro spalle, volò un pugnale. Ryo se ne accorse e premette la cliente sul muro che costeggiava la stretta stradina che stavano attraversando. La lama sfiorò pericolosamente il basso ventre dello sweeper che, dopo quanto visto, afferrò Haruko per un braccio e incrementò il passo. Ryo cominciava a spazientirsi. Sto bastardo che li pedinava, ce l’aveva con la ragazza o con il suo mokkori?  

“Signor Saeba, che succede?” chiese Haruko, non capendo perché improvvisamente il suo accompagnatore l’avesse spinta contro un muro per poi riprendere a camminare tanto velocemente.  

“Ci seguono” le sussurrò all’orecchio destro.  

“Chi?” domandò lei allarmata.  

“Shhh. E’ solo un uomo. Fa finta di niente, accelera solamente il passo e soprattutto, stammi vicino”.  

L’uomo che li seguiva, Ryo lo aveva visto per un attimo, mezzo nascosto dietro un palo della luce, nell’istante in cui aveva spinto Haruko contro il muro, poi era sparito nuovamente, senza lasciare traccia. Ma continuava a seguirli, lo sweeper ne avvertiva costante la presenza.  

Ryo guardò l’orologio, a quell’ora la stazione doveva essere satura di gente, sarebbe stato semplice obliarsi in mezzo alla folla. Già nei pressi dello Studio Alta, il tizio in occhiali scuri, dalla barba e i lunghi capelli corvini, che li pedinava, ebbe qualche difficoltà a star loro dietro.  

Arrivarono alla stazione e come previsto era piena zeppa. Ryo ed Haruko si addentrarono in mezzo alla fiumana di persone.  

Ogni tanto lo sweeper volgeva uno sguardo in direzione dell’inseguitore e lo vedeva in difficoltà, alla disperata ricerca dei suoi obiettivi, ormai dispersi tra la confusione.  

Dunque la zia di Haruko non mentiva, c’era veramente qualcuno che voleva ucciderla. Non aveva mai creduto fino in fondo a quella storia, la stessa cliente gli era parso nascondere un segreto sin dal primo momento che l’aveva vista. I suoi occhi verdi, per quanto lei cercasse di tenerli bassi e renderli dimessi, celavano un’estrema scaltrezza e furbizia.  

Lo sweeper aveva a che fare con il pericolo da quando era bambino e l’odore dell’inganno lo fiutava ormai da lontano, così, per niente convinto della faccenda, aveva chiesto al suo amico Mick Angel, ex sweeper ed ora investigatore, di indagare per conto suo sulla ragazza.  

Con suo enorme sorpresa, però, si era reso conto che il suo infallibile fiuto, una volta tanto, aveva fatto cilecca, perché Mick, non aveva trovato nulla di compromettente nel passato di Haruko, tanto meno in quello di sua zia e dei genitori della fanciulla, morti in un banalissimo incidente stradale, a causa del maltempo.  

Quindi se la ragazza non aveva a che fare con nessun ambiente malavitoso, se i pochi amici che frequentava avevano delle fedine penali immacolate, se la questione dell’eredità non c’entrava niente, chi cavolo poteva voler far del male a quell’innocente creatura? Qualche spasimante geloso? Qualche matto?  

Quando Ryo fu assolutamente certo che nessuno li stesse più seguendo, propose ad Haruko di tornare a casa. L’emblema virile gli doleva ancora e dopo le terribili esperienze di quel giorno, sentiva il bisogno di obliare il tutto con una bella sbronza.  

Tuttavia, quando giunsero ai piedi dell’appartamento, il pensiero che Kaori potesse essere in casa, furente come non mai, pronta ad attenderlo con un martello in mano, gli fece cambiare idea.  

“Vieni” disse rivolto ad Haruko, trascinandola nel palazzo accanto, “ti faccio conoscere un mio amico”.  

 

Bussarono.  

Aprì loro un uomo in guanti bianchi, biondo, alto, americano, stupito.  

“Ryo,” lo riconobbe, “e questa bella signorina? Ma prego entrate”  

Galante come al solito, l’ex sweeper si presentò ad Haruko con un inchino e un baciamano.  

“Estasiato di fare la sua conoscenza, il mio nome è Mick Angel, e il vostro, angelica sirena?”  

Haruko sorrise imbarazzata, presentandosi a sua volta.  

“I suoi occhi, sa, i suoi occhi sono davvero fantastici, sembrano due smeraldi, glielo hanno mai detto?” chiese l’americano alla bella cliente, cominciando a corteggiarla.  

“Smettila di fare il leccapiedi” lo insultò Ryo “piuttosto facci sedere, è tutto il pomeriggio che siamo in giro…”  

“Leccapiedi? Questo non è fare il leccapiedi, è essere galanti, bestia che non sei altro!”  

“Si, si, come dici tu…” tagliò corto Ryo guardandosi intorno, “E Kazue? Non è in casa?”  

“No, è dal Professore, si sta occupando di una ricerca sui possibili effetti benefici di una non so quale bava di insetto… Ma prego, accomodatevi” disse conducendoli in salotto e indicando loro il divano.  

“Cosa posso offrirvi?” chiese premuroso, più rivolto ad Haruko, che al maleducato ospite che aveva preso a ispezionarsi le cavità nasali con le dita.  

“Solo un bicchiere d’acqua, grazie” rispose la giovane sedendosi.  

“A me un whisky, se ce l’ hai, altrimenti mi accontento pure di una birra” disse Ryo, liberando le dita di quanto ritrovato durante l’esplorazione.  

Mick lo guardò disgustato prima di sparire in direzione della cucina.  

“Non pensi che Kaori possa essere preoccupata? Siamo andati via senza neanche avvertirla” chiese la biondina.  

“Figurati!” rispose disinvolto, lasciandosi scivolare senza fretta su una poltrona. Adagio, lentamente per non rischiare di fare troppo male al suo “amico” ancora dolorante.  

“E pensi che si preoccuperebbe se il suo collega rimanesse ferito in qualche modo?” domandò poi con voce gelida, estraendo un pugnale dalla borsa, venendogli incontro, decisa a ferirlo mortalmente, mentre lui, distratto, guardava altrove.  

Puntò al cuore, ma la sua mano si bloccò a mezz’aria, incapace di poter proseguire nella sua traiettoria, perché lo sweeper, alzatosi bruscamente, le aveva afferrato con forza il polso e adesso la guardava negli occhi, e il suo sguardo dritto, sicuro, duro, sembrava attraversarla come una spada.  

La disarmò senza fatica, l’arma tintinnò a terra, in un attimo, senza sapere neanche come, Haruko si ritrovò ammanettata ad una sedia.  

“Ti piacciono?” chiese Ryo, con quello che ad Haruko parve essere un sorriso mal riuscito, invece era una ben celata smorfia di dolore, perché tutti quei movimenti bruschi avevano acuito la sofferenza al suo basso ventre.  

“Sono le mie manette dell’amore. Le porto sempre con me, penso che prima o poi potrebbero essermi utili, anche se preferirei usarle in altro modo…” precisò con occhi bramosi.  

“Ma che diavolo succede?” chiese Mick ricomparendo con un vassoio colmo in mano.  

“Mick, lascia perdere le bibite e le spiegazioni, al momento, l’unica cosa che ci può essere utile è una corda!”  

Il city hunter non aveva dimenticato che, quel pomeriggio, la ragazza era riuscita con facilità ad entrare nella sua stanza dalla porta, nonostante si fosse sigillato all’interno per sottrarsi alla furia di Kaori.  

Mick ubbidì all’ordine uscendo dalla sala in cerca della corda, mentre Ryo rimase nuovamente solo con Haruko.  

Era arrivato il momento di chiarire tutta l’intricata faccenda.  

 

 


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