Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prosa

 

Autore: Paola

Status: Completa

Serie: City Hunter

 

Total: 10 capitoli

Pubblicato: 03-06-05

Ultimo aggiornamento: 02-12-05

 

Commenti: 12 reviews

» Scrivere una review

 

General

 

Disclaimer: I personaggi di "Dietro l'ingannevole velo delle apparenze" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

Tricks & Tips

I lost my password.

 

Contact me with the email you put in your profile and give me your pseudo. If possible, indicate the question and answer you chose when you signed up.

 

 

   Fanfiction :: Dietro l'ingannevole velo delle apparenze

 

Capitolo 9 :: Contraddizioni

Pubblicato: 27-10-05 - Ultimo aggiornamento: 27-10-05

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

“Hai paura della morte?”  

Quella dannata domanda lo perseguitava.  

“No, non ho paura della morte!” Così gli avevano insegnato a gridare prima di una battaglia quando era un guerrigliero. La morte poteva essere anche un sollievo, la fine di un incubo. Una volta lui l’aveva anche desiderata.  

La morte non faceva paura a chi non aveva niente da perdere.  

Ma adesso, non era più così.  

Adesso la temeva. Della morte che trascina via gli affetti, che ti porta via ciò che vorresti sempre in vita, aveva cominciato ad avere una paura folle. E lui, che cercava di non guardarsi mai indietro, che non badava ai se o ai ma, sempre più spesso adesso si ritrovava a pensare: “Se quel pomeriggio avessi insistito di più, se non avessi permesso a Maki di andare da solo al Silky Club, se ci fossi andato io al posto suo, come sarebbe stata la mia vita adesso? Maki sarebbe ancora vivo?”. Lo sapeva, erano domande sciocche, il passato era passato e non lo si poteva cambiare, tuttavia si sentiva in colpa nei confronti di Kaori, non solo aveva permesso che le portassero via il fratello, ma le impediva di condurre una vita normale, quella che Maki si era sforzato in tutti i modi di darle.  

Un lavoro onesto, una vita sicura, matrimonio, figli… Tutto questo con lui diventava impossibile, un sogno irrealizzabile. La gente come lui non poteva permettersi alcun legame, figuriamoci una famiglia. Era meglio per lui poter pensare ad una Kaori lontana, ma viva. Lontana da lui che in fondo non era altro che un bersaglio ambulante destinato all’Inferno. Accanto a lui, in quel suo mondo crudele, come avrebbe potuto sperare in un domani felice? Ed era stato lui a trascinarla in quel baratro di criminali, lui a frenarne la fuga, con i suoi tentennamenti, ricambiando il suo amore e mostrandole i propri sentimenti, per poi negarglieli e nuovamente offrirglieli.  

Si stava avvicinando il tramonto e l’aria si stava facendo più fresca. Da quella terrazza riusciva a vedere buona parte di Shinjuku. Un tempo, guardare la città dall’alto gli sarebbe bastato per lasciar scivolar via le zavorre di paure che si portava dietro; adesso tutto questo non gli era più sufficiente, anche la solitudine, che un tempo tanto aveva amato, cominciava a risultargli insopportabile.  

Si appoggiò al parapetto della terrazza e affondò le mani nelle tasche dei pantaloni. Non si mosse da quella posizione neanche quando si fece viva Angel, che lo aveva cercato per tutta casa, prima di trovarlo lì, gli occhi rivolti al pavimento e il volto privo di ogni baldanza.  

“Finalmente ti ho trovato!”  

“Angel…”  

“A che pensi?”  

“E’ la seconda volta che mi fai questa domanda” le fece notare Ryo, tuttavia non rispose, se non con un'altra domanda.  

“Perché mi cercavi?”  

“Ha richiamato Kaori, ha detto che l’autista di Eriko l’accompagnerà alla villa, quindi di non preoccuparsi di passarla a prendere”.  

Così Kaori era rimasta da Eriko; non era venuta neanche per cucinargli il pranzo, si era dovuto arrangiare preparandosi un panino, non era ritornata neanche nel pomeriggio e adesso gli faceva sapere che non l’avrebbe incontrata se non quella sera. Anche a volerle raccontare tutta la verità, quando avrebbe dovuto farlo?  

“Pensavo che Kaori non sarebbe venuta al ballo… Sarebbe stato tutto più semplice se quella stupida non fosse andata a chiedere aiuto a Eriko…” si ritrovò a sospirare.  

“Credi forse che ti avrebbe lasciato andare da solo? Che non ti avrebbe seguito?” domandò Angel divertita, pensando che lo sweeper si dimostrasse deluso perché, quella sera, la collega non gli avrebbe certamente permesso di rimorchiare qualche bella donna.  

Ma Ryo non rispose ed Angel in quel silenzio ricordò che lo sweeper teneva nascosta alla partner la verità, Kaori non sapeva nulla delle ragioni di quel ballo, di lei, della sua vera identità, del reale scopo dell’incarico loro affidato.  

“Nascondi sempre così tante cose alla tua collega? Non ti fidi di lei?”.  

Non aveva fiducia in se stesso, era questo il punto. Lui era cambiato e non era più sicuro di riuscire a proteggerla. Infiacchito dai sentimenti e dai dubbi.  

E se si fosse distratto? Se non fosse riuscito a tenere tutto sotto controllo? Se quell’organizzazione fosse stata capace di rapirla, di farle del male? Sarebbe bastato un solo attimo, un solo attimo di distrazione e avrebbe perso tutto.  

“Non sono affari tuoi!” le rispose brusco.  

“Volevi che non venisse coinvolta…”  

Ryo le lanciò uno sguardo duro, che suggeriva di tagliare il discorso lì, subito. Ma Angel non era del suo stesso parere e così continuò.  

“Probabilmente, avresti dovuto pensarci prima, magari quando l’hai presa come tua partner. Kaori è troppo ingenua per vivere in questo ambiente, tuttavia la tieni ancora con te… e credo anche di aver capito il perché…”.  

Ryo fece per andarsene, non aveva voglia di ascoltarla, forse perché sapeva che in fondo Angel aveva ragione.  

“Tu la ami” disse, prima che lo sweeper potesse scomparire oltre la porta.  

Ryo amava Kaori e non serviva molto per capirlo.  

Angel aveva notato che lo sweeper seguiva sempre la sua socia con lo sguardo, che non perdeva mai occasione per starle vicino, anche se solo per stuzzicarla con qualche battutaccia. Aveva saputo leggere oltre le righe, interpretare il linguaggio silenzioso fatto di gesti, di movimenti, di carezze lontane, con cui quei due si comunicavano il loro affetto.  

Forse non aveva il diritto di parlargli in quel modo, di impicciarsi della sua vita privata, ma non riusciva a comprendere perché quell’uomo si ostinasse a celare la verità alla persona che amava, era un modo alquanto stupido di proteggerla. E poi, che idea bizzarra e impossibile quella di volerla difendere da quel mondo permettendole di viverci dentro. Inoltre l’amava e non faceva nulla per dimostrarglielo, anzi la teneva distante. Contraddizioni. Forse rientrava tutto nell’illogicità, nell’incoerenza dei sentimenti che trascinano inevitabilmente alla debolezza, alla fragilità e all’errore. Perché in quell’assurda situazione quell’uomo prima o poi avrebbe commesso uno sbaglio, era inevitabile. Ma in fondo, non poteva fare a meno di ridere di stessa. Pensava agli errori dello sweeper, ma non guardava ai suoi. Che razza di agente segreto era diventata? Rivelava informazioni top secret, si serviva di uno sweeper come specchietto per le allodole per poter compiere una vendetta, la sua vendetta, per di più durante una missione; si permetteva persino di insinuare dubbi nella mente di un uomo che conosceva solo da qualche settimana e che non riusciva a comprendere del tutto, sfuggente, sembrava nascondersi come lei.  

“Non è più agosto, potresti prendere freddo…” le fece notare Ryo. Angel era coperta solo da un leggerissimo abito di lino, bianco, quasi trasparente.  

“Però potrei sempre riscaldarti io” disse sulle scale con seducente voce da seduttore.  

“Sei solo un buffone!” esclamò la ragazza guardandolo in viso.  

“Ognuno indossa le sue maschere Angel, vuoi forse strapparmi via la mia?” domandò prima di scendere al piano di sotto, lasciando che fosse il vento, a divertirsi a scoprire il corpo della biondina.  

Non aveva tempo per occuparsi del suo mokkori, era troppo impegnato a chiedersi cosa diavolo stesse combinando. Si stava comportando come un principiante, stava facendo un errore dietro l’altro, ingannato da Mick ed Angel, si era ritrovato alle prese con un organizzazione di fanatici addestrati, mossi da ideali pericolosi: ricchezza e potere, fama e sprezzo del pericolo. Come combattevano quegli uomini? E se veramente, secondo quanto sosteneva Angel, quella sera fossero stati imbottiti di esplosivo e Valchiria? E gli invitati? Sarebbe stata messa in pericolo anche la loro incolumità? E Kaori, anche lei sarebbe stata in pericolo? Ma perché non voleva dirle la verità? Perché non voleva coinvolgerla? Non aveva senso nasconderle così tante cose, oppure ce lo aveva, ma era così assurdo che si vergognava di se stesso.  

“Se le dicessi la verità adesso” si diceva “forse lei si arrabbierebbe, ma io non voglio farla arrabbiare, voglio che lei mi odi”.  

Voleva farsi odiare, voleva che fosse Kaori a detestarlo, ad abbandonarlo, perché lui non ne era capace, non lo era mai stato e continuava ad esserlo, incapace, incapace di ritornare a vivere nel buio.  

Doveva riuscire a separarsene, non poteva permettere che qualcuno le facesse del male.  

Per lei era disposto anche all’impossibile… se fosse andata via, lontano, in un altro Paese, avrebbe cancellato le sue tracce, nessuno più avrebbe saputo della sua ex partner, sarebbe anche riuscito a far credere all’intera malavita di Tokyo, del Giappone, del mondo intero, che Kaori Makimura era morta per sempre.  

La sua mente era ancora occupata da questi pensieri quando raggiunse l’appartamento di Mick. L’ex sweeper non parve per nulla stupito dell’ennesima visita del city hunter.  

“Che c’è questa volta?” chiese rassegnato all’amico.  

“Avrei bisogno di un favore”.  

“Sarebbe…”.  

Ryo gli porse un invito.  

Mick lo lesse con attenzione.  

“Da quando mi chiamo Daniel Jones?” gli fece notare Mick.  

“Ryo, che ne dici di cominciare a spiegarti un po’ meglio!”  

Lo sweeper gli raccontò dell’Organizzazione Odino e dell’accordo che questa voleva stipulare quella sera con il clan Taira, del ballo e delle vere intenzioni di Angel.  

“Vorrei che tu tenga Kaori lontano da me questa sera… Che tu la tenga d’occhio…” concluse Ryo.  

“Immagino che tu non le abbia ancora detto nulla, dico bene?”. Nella voce dell’amico, Ryo lesse una nota di rimprovero.  

“Potresti parlargliene tu, nel caso si ostinasse a volermi cercare, sarebbe un modo come un altro per prendere tempo…”  

Aveva capito che Kaori soffriva di più quando veniva a sapere la verità da altri, quando scopriva che lui le aveva nascosto qualcosa. Doveva pensare che non si fidasse di lei, che la volesse escludere dalla sua vita.  

“Tu sei matto! Non ho nessuna intenzione di farlo, lascerò il piacere a te!” sbottò Mick, cominciando a intuire le vere intenzioni dello sweeper.  

“Comunque, vedo che sei di nuovo dell’idea che Kaori non sia fatta per quest’ambiente, per questo lavoro, per stare al tuo fianco… Cos’è, hai paura che quella dannata organizzazione possa in qualche modo farle del male?”.  

Ryo non rispose, non lo guardava neanche in volto.  

“Idiota. Verranno ugualmente a sapere che lei è la tua partner, non l’avevi pensato questo? Ma forse non è di loro che hai paura, ma di te stesso, credi di non essere più in grado di proteggerla”. Cercava di pungerlo e ci riuscì. Ryo irritato alzò lo sguardo e lo puntò dritto sui suoi occhi.  

“Mick, ti ho chiesto un favore, non di farmi da coscienza morale… la tua risposta è si o no?”  

Ryo non aveva nessuna intenzione di dargli spiegazioni, tagliava direttamente la questione, sbattendogli in faccia un ultimatum, molto diplomatico da parte sua. Ebbe la tentazione di rifiutare, ma, in fin dei conti, non se la sentiva di negargli quel favore, e poi si trattava di proteggere Kaori e lei occupava un posto speciale nel suo cuore. Era stata la prima donna di cui si era innamorato sul serio, l’unica donna che non era riuscito a sedurre in tutta la sua vita; forse per questo motivo l’aveva amata, perché era stata un’eccezione. Si era accorto che i sentimenti di Kaori verso Ryo, verso le persone che amava, non si lasciavano confondere dalle bugie o dalle verità nascoste, ma rimanevano saldi e di una sincerità disarmante, probabilmente era stato proprio questo suo aspetto a farlo capitolare.  

Mick si passò una mano nervosa fra i capelli. Per quanto potesse capire il desiderio di Ryo di voler proteggere Kaori da quel mondo e da se stesso, trovava inammissibile tenerla all’oscuro di tutto, d’altra parte, conosceva la sweeper, sempre disposta a rischiare la propria vita pur di salvare il partner.  

“Stai di nuovo decidendo per lei, non è così, Ryo? Non pensi che Kaori sia grande abbastanza per disporre della propria vita?”  

“Non è in grado di decidere. Se avesse un po’ di sale in zucca, capirebbe che io non posso darle ciò che vuole, ciò che merita, andrebbe via, mi lascerebbe stare, e invece no, si ostina, si intestardisce a vivere in questo mondo dannato, come un angelo tra le fiamme dell’inferno… Perché?”.  

Era un perché disperato quello che uscì dalla sua bocca. Era una scelta, quella di Kaori di rimanergli accanto, che non riusciva a comprendere. Si rendeva conto di come non la meritasse affatto, sentendo il proprio animo, deforme e orrido, stridere con quello puro di lei.  

“Ti ama, per quanto assurdo ti possa sembrare, lei ti ama. Non le importa nulla di ciò che hai fatto, del modo in cui hai vissuto, di quello che sei stato nel tuo passato, del mondo in cui continui a vivere… Sei fortunato e non lo capisci. Lei ti ama, semplicemente. Non chiede altro”.  

“Io non ho bisogno di essere amato!” mentì Ryo.  

“Sei uno stupido… Tu la ami, così tanto da essere disposto a rinunciare a lei, ma non pensi che forse lei non ti voglia lasciare, che lei ti voglia restare accanto e che questa decisione la farebbe solo soffrire… Vuoi farla soffrire ancora, Ryo?”  

“Sono un egoista Mick, sono io a non voler soffrire” confessò finalmente lo sweeper. “Se le accadesse qualcosa… già, se le accadesse qualcosa, sarei io a soffrire. Preferisco che si arrabbi con me, che mi detesti, che mi odi, se può…”. Che la bella farfalla si allontanasse per sempre dal fuoco, questo voleva.  

Mick sospirò. Era inutile continuare a spolmonarsi, Ryo si era nuovamente avvinghiato alle sue paure, sommerso nell’ondata di autodisprezzo che gli si era abbattuta contro, smarrito nei suoi dubbi.  

“Continuo a pensare che tu sia un idiota, comunque accetto di proteggere Kaori da quegli uomini questa sera, anche se forse sarebbe più giusto proteggerla da te…”.  

“Ti ringrazio…” disse lo sweeper sollevandosi dal divano, dove l’amico lo aveva fatto accomodare.  

“Non lo faccio per te, ma per Kaori…” ci tenne a puntualizzare.  

“E adesso, fammi preparare, devo pure cercare il mio abito da sera, chissà in quale armadio lo avrà cacciato Kazue…”.  

 

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de