Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore/i: Kairi

Traduttore/i: marziachan

Status: Completa

Serie: City Hunter

Original story:

Tranche de vie

 

Total: 17 capitoli

Pubblicato: 31-08-07

Ultimo aggiornamento: 12-11-07

 

Commenti: 56 reviews

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General

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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What does HFC mean?

 

It's the name of the web site. HFC = Hojo Fan City.

 

 

   Traduzione :: Tranche De Vie

 

Capitolo 6 :: Trappola

Pubblicato: 27-10-07 - Ultimo aggiornamento: 27-10-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Da qualche parte sul ponte di Tokyo  

Martedì 12 giugno, 13.31  

 

 

In questa giornata particolarmente calda e afosa, la Porche 911 dell’ispettore Saeko Nogami filava a tutta velocità sul ponte principale di Tokyo, superando con un certa impudenza i poveri veicoli che rispettavano scrupolosamente il limite di velocità.  

 

Un paio di occhiali da sole appoggiati elegantemente sul naso, Saeko ingrano la terza e con un certo piacere, sorpasso la BMW che le aveva tagliato la strada qualche chilometro prima. In più, non di fece scrupolo di sorridere a pieni denti al guidatore, un bellimbusto esaltato, che credeva di avere tutto permesso solo perché possedeva una vettura lussuosa. Felice di vedere dallo specchietto retrovisore il viso dell’uomo contrarsi e diventare rosso di collera, lo seminò indirizzandogli un occhiolino pieno di malizia.  

 

Il suo piccolo giochino fu interrotto dalle urla e dai lamenti provenenti dal sedile passeggero.  

 

- Saekooooo!!!! Non sapevo che avessi queste tendenze suicide ma, io, ci tengo ad arrivare tutto d’un pezzo al nostro appuntamento!  

 

Saeko si divertiva come una piccola pazza.  

 

Invece che togliere il piede dall’acceleratore, prese un maligno piacere ad accelerare un pochino di più infilandosi con maestria e un sangue freddo degno dei più grandi piloti di corse automobilistiche nella circolazione scorrevole di Tokyo.  

 

Lanciò un’occhiata di traverso al suo passeggero e trattenne una ridarella quando notò Ryo, il più grande sweeper del Giappone, bianco come un lenzuolo aggrappato al sedile come se quest’ultimo fosse la sua sola speranza di salvezza. Evidentemente, Ryo aveva qualche difficoltà a mantenere la calma e non apprezzava del tutto il suo talento di guidatrice.  

 

Tanto peggio per lui! L’avrebbe riservato ad altri uomini un po’ più temerari e più resistenti.  

 

Poco a poco, Saeko rallentò e ridusse il motore alla velocità delle vetture che si trovavano davanti a lei. La donna si passò una mano tra i capelli e mise il broncio.  

 

- Non pensavo che il più temuto dei killer del Giappone avesse il mal d’auto! Sono delusa, Ryo!  

 

Con un movimento che voleva posato, Ryo si risistemò confortevolmente nel sedile e lanciò uno sguardo nero alla conduttrice.  

 

- Sappi per tua informazione, che ci sono troppe belle ragazze che mi aspettano e mi desiderano perchè io scompaia stupidamente in un incidente d’auto!  

 

Saeko si mise a ridere, cosa che infastidì ancora di più il caro Ryo.  

 

Con un gesto rapido, afferrò un pacchetto circondato da un grazioso nastro rosso che era posato sul sedile posteriore e lo mise sulle ginocchia del suo passeggero.  

 

- Tieni, un regalo per te. Spero che ti piaccia!  

 

Ryo ritrovò immediatamente il sorriso e, come avrebbe fatto un qualsiasi bambino, si mise a scuoterlo per cercare di indovinare cosa poteva contenere. Si decise infine a strappare la carta.  

 

Con aria dubbiosa, Ryo estrasse un libro dal pacchetto e la donna vide il viso del suo amico scomporsi man mano che scopriva il tema dell’opera. Con un ringhio, chiese a Saeko cosa significava indicando con il dito il libro:  

 

- Puoi spiegarmi?  

 

Saeko alzò innocentemente le spalle facendo finta di concentrarsi sulla guida. Ryo sfogliò con aria contrariata il suo regalo ma chiudendolo di colpo lo riposò sulle sue ginocchia.  

 

Istintivamente, lesse il titolo a voce alta:  

 

- “Collezione psicologia: 20 modi per provarle il vostro amore senza dire ti amo”... Devo ridere?!?!... E’ una tua idea, suppongo?  

 

Saeko prese una gran boccata d’ossigeno per far passare la voglia di ridere che le prudeva la gola. Era d’umore malizioso oggi e il fatto di poter punzecchiare Ryo, le sembrava rendere questa giornata ancora più piacevole.  

 

Con uno sforzo, riprese la calma e sempre fissando la strada, rispose il più seriamente possibile:  

 

- Devi ringraziare Yuka piuttosto... E’ lei che l’ha trovato alla fiera del libro... Mi ha detto testualmente “E’ esattamente quello che serve a quel idiota di Ryo. Dice che è incapace di confessare i suoi sentimenti, che non riesce a esprimerli, allora che non ha che da mostrarli! E dopo aver letto questo libro, non avrà più alcuna scusa per non provare a Kaori che la ama”... E per una volta, sono d’accordo con la mia sorellina!  

 

Ryo aveva uno sguardo arrabbiato, mentre borbottava delle cose incomprensibili. Sprofondò nel suo sedile e gettò senza uno sguardo il famoso libro nel sedile posteriore.  

 

- Quella piccola peste non la passerà liscia! Ma di cosa si immischia quella mocciosa? E’ appena uscita dal grembo di sua madre e viene a darmi consigli sulla mia vita sentimentale!... E’ il mondo alla rovescia!  

 

Saeko accelerò per superare un enorme camion che trasportava, a giudicare dalle differenti inscrizioni, dei mobili Kaidi.  

 

Ryo continuava a borbottare nel suo angolino.  

 

- Ryo, non avete ancora fatto pace, tu e Kaori?... Mi è parso di sentire un leggere gelo quando sono venuta a cercarti poco fa.  

 

Ryo fece un sorriso sarcastico.  

 

Un leggero gelo? Francamente c’era il polo nord tra di loro dopo sabato.  

 

Era vero che Kaori continuava a preparargli i pasti, ad occuparsi della casa e fare il suo tran-tran quotidiano ma lui aveva l’impressione di non esistere più per lei.  

 

Buongiorno. Buonasera. Niente di più. Niente di meno.  

 

E inoltre, non riceveva più martellate da tre giorni ormai. E sapeva che questo era il segnale più preoccupante.  

 

Le mani dietro la nuca, Ryo guardava il paesaggio sfilare davanti ai suoi occhi.  

 

- Niente di grave... Si sistemerà, come al solito.  

 

Saeko fece una smorfia. Non sembrava del suo stesso avviso e sospettava che Kaori avesse davvero deciso di reagire in un modo o nell’altro.  

 

- Non fare come me Ryo... Non lasciare che Kaori ti sfugga. Hai l’occasione di aver trovato la donna della tua vita e allora piantala un po’ con i tuoi bluff e le tue buffonate e datti la possibilità di essere finalmente felice...  

 

Ryo si girò verso la donna. Notò, anche attraverso gli occhiali da sole, il rammarico e la tristezza nei suoi bei occhi.  

 

- Hideyuki?  

 

Saeko scalò una marcia dietro un camioncino che sembrava essere uscito direttamente dalla serie “Scoubidou”. Si aspettava solo di veder ruzzolare fuori un cane.  

 

Sorrise.  

 

- Credo che se fossi stata un po’ meno egoista e più coraggiosa, non avrei così tanti rimpianti. Dei rimorsi forse... ma dei rimpianti sicuramente no.  

 

Ryo non voleva rispondere. Del resto, non sapeva cosa rispondere. Sapeva di dover prendere una decisione, ma non adesso. Non si sentiva pronto.  

 

- Sta cambiando, Ryo... E’ più sicura di sé, del suo potere di seduzione... Se tu, non lo vedi, altri se ne accorgeranno al tuo posto. E se non si faranno tutti i tuoi scrupoli ad approfittarne.  

 

- ...  

 

Saeko emise un sospiro d’impotenza e sentì il suo umore diventare più cupo. L’ispettore Saeko Nogami era di ritorno.  

 

Gettò un ultimo sguardo verso Ryo prima di iniziare il parcheggio.  

 

- Ti ho avvisato Ryo. Perciò non contare su di me per venire a piagnucolare quando ti ritroverai da solo... Andiamo vieni, Tenshi ci sta aspettando.  

 

 

Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku  

Martedì 12 giugno, 14.02  

 

 

Il fiato corto, Kaori strangolò con tutta la sua forza il povero pupazzo di pezza che era stato fabbricato su effige di Ryo e lo scaraventò violentemente contro il muro della sua camera.  

 

Leggermente più calma, si sedette mollemente sul letto fissando con aria assente l’oggetto dei suoi tormenti.  

 

Si sentiva strana da sabato. Non sapeva più che atteggiamento adottare di fronte al suo socio.  

 

Certo, continuava sempre ad occuparsi di lui e della casa ma ora c’era qual muro tra di loro che gli impediva di vedersi davvero e di comunicare.  

 

Kaori sentiva le lacrime pungerle gli occhi e un sentimento di collera impadronirsi progressivamente di lei.  

 

Non sapeva assolutamente cosa fare.  

 

Aveva provato di tutto, tentato di tutto e si sentiva sempre e comunque rifiutata ed umiliata da l’uomo che amava. Doveva reagire davvero. Era diventato vitale.  

 

La suoneria del suo cellulare la distrasse dai suoi pensieri. Kaori afferrò la borsa che era posata su una sedia, estrasse rapidamente il telefono e prese la comunicazione. Fu felice di riconoscere la voce della sua amica Akari.  

 

- Ciao Kaori! Spero di non averti disturbato!  

 

(Un leggero sorriso illumino il viso contrariato di Kaori.)  

 

- Non mi disturbi mai, Akari. Dal resto, non stavo facendo niente di così appassionante.  

 

(Gli occhi di Kaori si posarono sul pupazzo sgualcito e istintivamente, la donna si avvicinò per dargli un altro calcio.)  

 

- Mi dicevo che sarebbe carino se tu venissi ad approfittare un po’ della piscina. Toshi ti aspetta con impazienza!  

 

(Lo sguardo di Kaori si riempì di tenerezza al sentire il nome del piccolo Toshi.)  

 

- Si, perché no... Dopo tutto, quel imbecille di Ryo è uscito a spassarsela non-so-dove con quella cara di Saeko! Anch’io, ho il diritto di divertirmi!  

 

(Kaori si morse il labbro inferiore. Era in mala fede perché sapeva perfettamente che se Ryo aveva seguito Saeko, era solo per far procedere l’indagine.)  

 

- Kaori, perché urli? Tutt’a un tratto mi sembri arrabbiata... Hai litigato ancora con Ryo, vero?  

 

(Kaori sbuffò. Aveva l’impressione di sentire un disco rotto.)  

 

- Non ho voglia di parlarne... per lo meno, non al telefono... Devo prima passare a trovare Miki... Sarò lì tra una mezzora al massimo. A dopo.  

 

Kaori non aveva voglia né di pensare né di riflettere.  

 

Rapidamente, infilò nella borsa il suo costume da bagno bianco a due pezzi, un flacone di shampoo, ed un asciugamano, cosi come il libro che doveva tornare a Miki e un paio di occhiali da sole.  

 

Mentre chiudeva le persiane della sua camera, Kaori sentì il rumore di chiavi che entravano nella serratura.  

 

Guardò l’ora che indicava la sua radiosveglia. 14.10.  

 

Pensò immediatamente che Ryo fosse di ritorno e che la sua piccola escursione non fosse stata coronata dal successo.  

 

- Ryo?... Sei tornato?  

 

Kaori scese nel soggiorno ad una velocità con la V maiuscola e fu stupita di non trovare nessuno.  

 

La stanza era immersa nella penombra, le persiane erano chiuse per dare un po’ di frescura al posto. Tuttavia l’atmosfera era calda, soffocante. Kaori non si sentiva tranquilla e percepì immediatamente che qualcosa non andava.  

 

Vinta dall’angoscia, la donna frugò nella sua borsa per mettere la mano sulla sua pistola. Sollevata di sentire il metallo freddo sotto le sue dita, Kaori si diresse con passo nervoso nella cucina per recuperare il più rapidamente possibile le chiavi della macchina che erano state buttate negligentemente sul tavolo della cucina.  

 

Estraendo la sua arma dalla borsa, cercò di dissipare quel leggero malessere che sentiva, canticchiando l’ultima hit del momento. Ma mentre verificava un’ultima volta che la sua pistola fosse ben carica, sentì delle mani possenti abbattersi sulle sue spalle spingendola brutalmente al centro del salone.  

 

 

Quartiere degli affari, Tokyo  

Martedì 26 giugno, 14.26  

 

 

Ryo afferrò il ragazzo per il collo della maglietta e sempre tenendolo sospeso a qualche centimetro dal suolo, affondò il suo sguardo duro negli occhi spaventati ed un po’ sconvolti del ragazzino.  

 

- So che hai delle informazioni sull’uomo che ha ucciso tutte quelle donne a Tokyo. Dimmi quello che sai e facciamola finita.  

 

Il ragazzo fece un segno con la testa ed emise un urlo di dolore quando Ryo lo lasciò facendolo cadere pesantemente per terra. Saeko si inginocchiò al suo fianco e lanciò uno sguardo furioso al suo partner.  

 

- C’era davvero bisogno di essere così brutali! Ti ricordo che è un testimone importante, anzi fondamentale per far procedere l’indagine, e tu lo tratti come un criminale!  

 

Ryo rise sarcastico, estraendo dalla sua tasca un sacchetto in plastica che conteneva diversi piccoli pacchettini bianchi e li gettò per terra.  

 

- Saeko, dovresti saperlo che non amo trattare con i spacciatori e questo anche se possono aiutare la polizia! Allora, o mi lasci fare o lascio perdere tutto!  

 

Saeko non aveva davvero scelta.  

 

Da tempo questa inchiesta procedeva troppo lentamente, non poteva fare la schizzinosa. Aveva bisogno dell’aiuto di City Hunter per fermare questo perverso squilibrato e non poteva permettersi di perdere la sua collaborazione.  

 

Sospirò rassegnata, poi si rialzo velocemente mentre Ryo si rivolse duramente al giovane spacciatore.  

 

- Ti ascoltiamo.  

 

Sempre a terra, Tenshi, che doveva avere 20 anni al massimo, si massaggiò il fondoschiena per tentare di far passare il dolore.  

 

Febbrilmente, si rimise in piedi e anche se era più alto della maggior parte delle persone, non arrivava alla taglia di City Hunter.  

 

- Queste donne hanno parlato ed incontrato tutte lo stesso uomo... Secondo ciò che dicono, è uno straniero venuto in Giappone per affari... Sembrerebbe molto portato per le donne giovani e graziose... Dicono anche si aggiri regolarmente nel parco, sapete al centro del Quartiere degli Affari, ed è là che sceglie le sue prossime vittime.  

 

Ryo cominciava ad innervosirsi.  

 

Niente di quello che stavano sentendo avrebbe fatto avanzare l’indagine ed aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo. Saeko sembrava, anche lei, del suo stesso avviso e il tono dolce e rispettoso che aveva assunto per rivolgersi al giovane spacciatore diventò più secco e più arrogante.  

 

- E...?  

 

Le braccia incrociate al petto, Ryo aspetta impaziente il seguito.  

 

- Niente di più, vi ho detto tutto quello che sapevo.  

 

Ryo lanciò uno sguardo nero a Saeko e con un movimento rapido le afferrò un braccio. Il dito puntato verso l’orizzonte, disse:  

 

- Ho perso due ore della mia giornata per apprendere delle cose che sapevamo già... Perciò, mia cara ispettrice, devi risarcirmi... E questo capita a proposito perché ho notato un piccolo hotel molto grazioso due isolati da qui...  

 

Pestando violentemente con il tallone il povero piede di Ryo, Saeko, che non nascondeva più la sua irritazione, si rivolse duramente al giovane spacciatore.  

 

- Non amo che qualcuno si prenda gioco di me, Tenshi. Mi hai chiesto espressamente di venire a trovarti con City Hunter, per la tua protezione, e perché avevi delle informazioni esenziali da fornirmi per il mio caso. Ma non ci hai detto niente di più di quello che sapevamo già!  

 

Ryo storse il naso sentendo il suo nome.  

 

Solitamente, era Saeko che voleva che lui l’ha accompagnasse in occasione di certi interrogatori che potevano rivelarsi abbastanza pericolosi anche per un ispettore di polizia esperto. Ma ora, era da Tenshi che arrivava la richiesta e non da Saeko. L’istinto di Ryo gli diceva che qualcosa non andava e che quel giovane spacciatore gli nascondeva qualcosa di importante.  

 

Inizialmente si accontentò di fissarlo poi, articolando perfettamente ogni parola, afferrò di nuovo il collo della sua maglietta.  

 

- Sarò molto chiaro, Tenshi. Detesto perdere il mio tempo. Quindi, o mi dici tutto quello che sai, o passerai i prossimi cinque anni della tua miserabile piccola vita in prigione dopo aver avuto, beninteso, un piccolo assaggio della collera di City Hunter.  

 

Tenshi tremava dalla testa ai piedi e prese in una frazione di secondo la sua decisione.  

 

Ad ogni modo, non aveva scelta e non desiderava davvero inimicarsi City Hunter e diventare uno dei suoi innumerevoli nemici. Poiché se Saeba fosse poi venuto a conoscenza di quello che lui nascondeva, non gliela avrebbe fatta passare liscia.  

 

- Un uomo mi ha telefonato ieri sera sul mio cellulare per chiedermi un servizio. O collaboravo o mi avrebbe fatto passare la voglia di spacciare, consegnandomi poi agli sbirri... Lui... Lui voleva che allontanassi City Hunter dal suo palazzo e che lo tenessi buona parte del pomeriggio lontano dal quartiere di Shinjuku... Non so altro, ve lo giuro!!!  

 

Ryo e Saeko si scambiarono uno sguardo perplesso. Per quale ragione quell’uomo voleva allontanare Ryo da Shinjuku?  

 

Ryo rilasciò più dolcemente il giovane individuo che, questa volta, riuscì a restare in piedi.  

 

- Hai un’idea di quello che voleva fare?  

 

Tenshi abbassò gli occhi fissandosi le scarpe poi lanciò uno sguardo preso dal panico verso Saeko.  

 

- Ha parlato di una ragazza... Ha detto che aveva bisogno di tempo per occuparsi di lei...  

 

Ryo sentì un brivido percorrergli interamente il corpo.  

 

Il ragazzo s’agitava sempre di più e sembrava cercare una parvenza di conforto negli occhi di Saeko.  

 

- Conosci il nome di questa ragazza, Tenshi?  

 

Saltando da un piede all’altro, Tenshi fece un gran respiro e piantò i suoi occhi spaventati in quelli di City Hunter.  

 

- Credo che si chiami... Kaori.  

 

 

Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku  

Martedì 12 giugno, 14.32  

 

 

Come se non fosse che una volgare bambola di pezza, Kaori si ritrovò proiettata contro il divano del salotto da una forza fuori dal comune.  

 

Il cuore che batteva all’impazzata, la giovane donna si rimise rapidamente in piedi per vedere il viso del suo aggressore, nascondendo dietro la schiena la pistola che non aveva lasciato malgrado la violenza della caduta.  

 

La stanza era sempre immersa nella penombra e tutto quello che Kaori poteva vedere dell’uomo che le stava di fronte, era un sorriso perverso quasi sadico e un sguardo avido e crudele. Aveva difficoltà a distinguere i suoi tratti ma non sembrava essere giapponese anche se la sua folta capigliatura bruna poteva indicare il contrario.  

 

L’uomo la dettagliò da testa ai piedi e Kaori si sentì pietrificare sotto quello sguardo immondo.  

 

- Chi siete e ditemi cosa volete!  

 

Il sorriso dell’uomo raddoppiò d’intensità.  

 

Con un gesto lento, fece uscire una foto della tasca della sua giacca in jeans e valutò ancora una volta la donna. I suoi occhi si attardarono sulla sua maglietta leggermente attillata e sui suoi jeans che mettevano in risalto la sua bella silhouette.  

 

Una voce rauca si alzò nel silenzio dell’appartamento.  

 

- Sei molto più carina che in questa foto, bellezza... Sento che non resisterò troppo a lungo!  

 

Istintivamente, Kaori fece un passo indietro ma il divano le impedì di andare lontano.  

 

Kaori comprese subito che quell’uomo era molto intelligente e sapeva perfettamente quello che faceva.  

 

Ma non si lasciò impressionare. Al contrario. Era la socia di City Hunter ed ormai era grande abbastanza da uscire da una situazione critica senza l’intervento di Ryo. E poi, aveva la sua pistola e anche se non aveva una mira così perfetta come quella del suo socio, se la cavava abbastanza bene da ferirlo seriamente.  

 

Chiuse gli occhi qualche istante per calmare i battiti impazziti del suo cuore e, lo sguardo pieno di sfida chiese ancora una volta:  

 

- Ripeterò ancora una volta la domanda: cosa ci fate qui e cosa volete?  

 

Con grande stupore della donna, l’uomo si mise a ridere. Una risata dura, crudele, da far gelare il sangue.  

 

Puntò semplicemente il dito e disse bruscamente:  

 

- Te.  

 

Kaori si sentì sommergere dal panico e dalla paura. Le tremavano le mani ed aveva l’impressione che il cuore le sarebbe esploso nel petto. Aveva caldo, estremamente caldo e sentiva la pistola scivolarle poco a poco dalle mani umide. Sapeva di dover agire in fretta e bene.  

 

- Non avvicinatevi, razza di schifoso!  

 

Con un gesto rapido, Kaori prese la mira del suo avversario, intimandogli di stare fermo. Sapeva di non essere all’altezza del suo avversario e comprese che la sola strategia da seguire era la fuga.  

 

Tenendo sempre la pistola puntata sul suo aggressore, si mosse con precauzione per raggiungere la porta del soggiorno. Ma invece che obbedire, l’uomo si gettò su di lei con una tale velocità che Kaori non capì subito quello che era successo.  

 

Il braccio storto all’indietro, lasciò dal dolore la pistola e cominciò a dibattersi più che poteva.  

 

Graffi, calci, pugni, Kaori si difese come meglio poteva ma l’uomo sembrava non risentire affatto dei suoi colpi.  

 

Per calmarla, l’uomo le assestò una sberla di una tale violenza da gettarla letteralmente contro il muro. Sotto il colpo, crollò per metà incosciente sul pavimento del salone.  

 

L’uomo sembrava felice della piega che avevano preso gli avvenimenti.  

 

Si avvicinò alla donna e sollevò con l’indice il suo grazioso viso. Un sorriso machiavellico prese forma sulle sue labbra ma quel istante di piacere fu interrotto da un uomo che lo afferrò per le spalle scaraventandolo più lontano nel pavimento.  

 

- Ti avevo detto di non toccarla, razza d’idiota!...  

 

Mentre riprendeva a poco a poco i sensi, Kaori sentì dei rumori di passi e la voce di un altro uomo.  

 

Ci fu una violenta discussione. Delle urla. Delle ingiurie. Il rumore di una rissa. Poi due colpi d’arma da fuoco. E il silenzio.  

 

Un silenzio pesante.  

 

Cercò allora di aprire gli occhi ma le palpebre erano veramente troppo pesanti.  

 

Improvvisamente, percepì vagamente qualcuno sentirle il polso e trasportarla sul divano del salone. La testa la faceva dolorosamente soffrire e il suo cervello rifiutava di fare anche la più piccola azione, facendola sprofondare nuovamente nell’incoscienza.  

 

 

Palazzo di Mick Angel, quartiere di Shinjuku  

Martedì 26 giugno, 15.05  

 

 

Dopo aver passato il primo pomeriggio a rimorchiare senza successo le giovani ragazze in città, Mick rientrò a casa un pochino stizzito.  

 

Aveva l’impressione di aver perso il suo sex-appeal da quando si era sistemato ufficialmente con Kazue e questo lo infastidiva un po’. E per coronare il tutto, non aveva molto lavoro in questi tempi, cosa che lo frustava ancora di più.  

 

La giacca gettata negligentemente sul divano, Mick si diresse rapidamente verso la segreteria per ascoltare i messaggi. Riavvolse il nastro e spinse il bottone “play”.  

 

“Avete quattro messaggi.”  

 

“Primo messaggio: Signor Angel, sono il proprietario del locale “Folichon”. Mi sembra che lei ed il signor Saeba non abbiate ancora pagato il vostro conto dal mese di aprile. Conto su di voi per passare a trovarmi e pagarmi in settimana. Grazie.”  

 

Al ricordo di tutti i soldi che Ryo e lui avevano speso in quel locale, Mick non potè impedirsi di fare una smorfia affrettandosi a cancellare il messaggio perché non finisse alle orecchie di Kazue.  

 

“Secondo messaggio: Mick, sono Kazue. Sono bloccata con il Doc fino a questa sera. Perciò non aspettarmi per cena. Ti abbraccio forte.”  

 

Una volta ancora Mick fece una smorfia e decise, con un piccolo sorriso ironico, di auto-invitarsi da Ryo e Kaori per la serata.  

 

“Terzo messaggio: Signor Angel... Sono Akari, l’amica di Kaori. Io... io non so davvero cosa sia successo ma deve passare a vederla... Lei... Noi avevamo un appuntamento nel primo pomeriggio ma non è ancora arrivata... Ho cercato diverse volte di chiamarla a casa e sul suo cellulare ma non risponde... E non sono riuscita neppure a raggiungere Ryo... Vi supplico, ho un brutto presentimento... Grazie.”  

 

Mick aggrottò le sopraciglia e ascoltò attentamente il messaggio successivo.  

 

“Quarto messaggio: Signor Angel, sono le 15.00 ormai e Kaori non è ancora passata a trovare Miki come previsto e non risponde ancora al telefono. Vi prego, sbrigatevi...”  

 

Mick non si prese la pena d’ascoltare la fine del messaggio. Leggermente inquieto, uscì dal suo appartamento e si diresse di corsa verso il palazzo vicino.  

 

“Non ci sono più messaggi.”  

 

 

Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku  

Martedì 26 giugno, 15.05  

 

 

Mick comprese immediatamente che qualcosa non andava quando entrò nel palazzo di Kaori e di Ryo.  

 

Era un ex killer professionista e il suo istinto di sweeper, che non l’aveva mai tradito, gli dettava di restare in guardia ed essere il più attento possibile. Prima di spingersi oltre, controllò un’ultima volta che il suo sistema di freccette fosse operativo.  

 

Tutto era in ordine.  

 

I cinque sensi all’erta, salì il più silenziosamente possibile gli scalini che portavano dai suoi amici, cercando di ritrovare una parvenza di calma. Sapere Kaori in pericolo lo metteva in uno stato d’ansia che non avrebbe mai sospettato.  

 

Anche se amava davvero Kazue, Kaori era il suo primo vero amore. Ed avrebbe contato sempre enormemente ai suoi occhi.  

 

Dopo aver salito gli scalini senza fatica, Mick si intrufolò con discrezione nell’appartamento e si diresse in primo luogo verso il salotto.  

 

La porta era spalancata e l’odore che fluttuava nella stanza gli era sfortunatamente troppo famigliare.  

 

L’odore della polvere da sparo. L’odore del sangue.  

 

Mick chiuse gli occhi qualche istante. Aveva paura di quello che avrebbe potuto scoprire, ma il professionista che era in lui riprese il sopravento. Mick Angel penetrò nella stanza.  

 

C’era un uomo steso vicino alla finestra e Kaori era distesa, incosciente, sul divano del salotto. Sbalordito, Mick si precipitò verso la donna e, le mani tremanti, verificò che fosse ancora in vita.  

 

Confortato di sentire le pulsazioni deboli ma regolari sotto le sue dita avvolte dai guanti, Mick studiò con cura il viso della donna e le accarezzò delicatamente lo zigomo rosso e gonfio, prova che era stata stordita. Rassicurato di non trovare nessun’altra ferita seria sul suo corpo, Mick tentò si svegliarla delicatamente colpendola leggermente sulle guance.  

 

- Kaori... Kaori, sono Mick... Svegliati, tesoro... Kaori?  

 

La donna aprì dolcemente gli occhi, sbattendo prudentemente le palpebre, quindi fissò qualche istante l’uomo che era inginocchiato accanto a lei.  

 

- Mick... Mick, sei proprio tu?  

 

Visibilmente sconcertata, Kaori chiuse ancora una volta gli occhi e cercò di raddrizzarsi sul divano. Ma la testa le girava pericolosamente e il suo corpo, ancora sotto lo choc dell’aggressione, iniziò a tremare violentemente obbligandola a ridistendersi immediatamente.  

 

- Kaori, calmati... Sei ancora sotto choc...  

 

Le mani a massaggiare le tempie doloranti, Kaori girò con difficoltà la testa verso Mick ed incontrò il suo sguardo inquieto.  

 

- Ho l’impressione di essere passata sotto un rullo compressore... Ma, credo sia cosi che si è guadagnato il suo grado di professionista, no?  

 

Felice di vedere Kaori fare dell’umorismo e di vederla calmarsi, Mick l’aiutò a sedersi sul divano.  

 

Gli occhi che bruciavano ancora leggermente, la donna tentò di rimettere un po’ d’ordine della sua mente. Ma schioccata dal lago di sangue che bagnava il corpo dell’uomo, Kaori volse bruscamente lo sguardo e cominciò a torturasi le mani.  

 

- Lui... Lui... è morto?  

 

Mick si avvicinò all’individuo e notò subito le due pallottole che crivellavano il suo addome. Si accovacciò per sentire il polso e, confuso, si passò una mano tra i capelli:  

 

- Mi dispiace, Kaori...  

 

Come se sentisse improvvisamente freddo, Kaori si raggomitolò sfregandosi vigorosamente le braccia. Mick afferrò allora la coperta che stava sul divano coprendole le spalle.  

 

Automaticamente, ne strinse i lembi mentre gli spiegava con una voce appena udibile:  

 

- Non sono stata io a sparargli, Mick... io...  

 

Kaori fu interrotta dall’arrivo del suo socio. Accompagnato da Saeko, Ryo spuntò nel salotto, la sua Magnum 357 alla mano e pronto a sparare.  

 

Costernato, osservò attentamente l’uomo disteso sul pavimento mentre Saeko si dirigeva verso il corpo per verificare se era ancora in vita.  

 

- E’ morto.  

 

Lo sguardo di Ryo si posò su Mick, poi su Kaori il cui viso sconvolto rifletteva il trauma che aveva dovuto subire. La raggiunse rapidamente e contro ogni aspettativa, la strinse dolcemente tra le sue braccia:  

 

- Non hai niente, Kaori?  

 

Sbalordita dall’atteggiamento così insolito del suo socio, Kaori lo fissò con i suoi grandi occhi pieni di confusione e incomprensione. Meccanicamente, si rimise apporto una ciocca dietro l’orecchio facendo una smorfia quando la sua mano sfiorò accidentalmente lo zigomo ferito.  

 

- Non preoccuparti, Ryo... Sto bene, te l’assicuro!  

 

Come per dare un po’ più di peso alla sua affermazione, Kaori gli rivolse un sorriso. Forse un po’ forzato sul momento ma sincero.  

 

Spontaneamente, Ryo accarezzò la sua guancia ferita e si rivolse a Mick:  

 

- Puoi dirmi cosa è successo?  

 

Mick alzò le spalle posando uno sguardo pieno d’affetto sulla socia di Ryo.  

 

- Credo che bisogna chiederlo a Kaori... Ma piuttosto guarda qua, aveva questa foto con lui.  

 

Mick estrasse dalla tasca della giacca dell’uomo la foto di Kaori mostrandola a Ryo e Saeko.  

 

Gli occhi a fissare il corpo mortalmente ferito dell’uomo che l’aveva aggredita, Kaori lanciò uno sguardo smarrito e perso ai suoi amici, accingendosi poi a spiegare quello che era realmente successo.  

 

Ryo posò una mano su quelle fredde della donna:  

 

- E tu dici che è stato un altro uomo a sparare?  

 

Kaori annui con un segno della testa. Indicò con il dito la pistola che era scivolata vicino la porta:  

 

- Puoi controllare la mia pistola... Ci sono esattamente sei colpi nel tamburo... Non ho avuto il tempo di sparare...  

 

Kaori si morse il labbro inferiore tanto il suo corpo iniziava a farla soffrire. Aveva un dolore lancinante alla schiena e alla caviglia destra, e aveva l’impressione che la sua testa stesse per scoppiare. Tolse la mano di Ryo dalle sue, tentando di rimettersi in piedi. Ma, il suo corpo era talmente stanco che dovette prendere appoggiò sul suo socio per non cadere a terra. Allora Ryo la prese in braccio e mentre si dirigeva verso la porta, spiegò a Saeko:  

 

- Porto Kaori all’ospedale. Ha bisogno di essere visitata. Confido in te Saeko, per gestire tutto questo...  

 

Su queste parole, Ryo lasciò rapidamente il palazzo accompagnato da Mick per recarsi all’ospedale lasciando a Saeko il compito di sistemare il resto di quell’affare.  

 

La giovane ispettrice fece velocemente rapporto di quell’aggressione dell’assassino che imperversava in città da diversi mesi. Soddisfatta di vedere avanzare finalmente la sua indagine, l’ispettrice sembrava tuttavia perplessa su diversi punti.  

 

Come faceva l’aggressore a conoscere Kaori? Come aveva avuto quella foto? E chi era l’uomo che gli aveva impedito di ucciderla? C’era un legame tra i due uomini, questo era certo.  

 

Si, ma quale?  

 

Saeko non ebbe davvero il tempo di attardarsi su quella domanda. I soccorsi e la polizia arrivarono velocemente, invadendo allo stesso modo tutto il palazzo.  

 

Saeko diede qualche istruzione e gli segnalò, con un tono che non ammetteva repliche, che non era necessario recarsi nel seminterrato. Non desiderava dover spiegare la presenza di un’armeria e di un poligono in un palazzo appartenente ad un semplice civile.  

 

Aveva sempre fatto in modo di proteggere Kaori e Ryo dalle indiscrezioni della polizia e non avrebbe di certo abbassato le braccia oggi.  

 

 

Parcheggio dell’ospedale centrale di Tokyo, Tokyo  

Martedì 12 giugno, 16.51  

 

 

Nascosto nella sua berlina, l’uomo si accese la sua decima sigaretta della serata sorvegliando scrupolosamente l’entrata dell’ospedale.  

 

Contrariato, controllò per la millesima volta che il suo cellulare fosse ben carico e lo gettò irritato sul sedile passeggero.  

 

Era lì da più di due ore ormai e ne aveva davvero abbastanza di aspettare. Considerato che aveva un piano molto più piacevole per la notte.  

 

La suoneria del suo cellulare lo distrasse dai suoi pensieri e, dopo aver gettato la cicca della sigaretta dal finestrino, prese la comunicazione.  

 

- Lemon, ti ascolto.  

 

- Spero, mio caro Jack, che tutto si sia svolto secondo i miei piani.  

 

(A disagio, Jack cambiò posizione sul sedile.)  

 

- A dire il vero, ho dovuto improvvisare. Il vostro complice ha preso il suo ruolo un po’ troppo seriamente e io ho dovuto tagliare corto alle sue... come possiamo chiamarle?... diciamo, alle sue pulsioni.  

 

- Cosa volete dire?  

 

- Avete sentito parlare del killer di Tokyo?... Eh bene, è proprio lui che ha risposto all’annuncio!!!  

 

- E voi non ve ne eravate reso conto il giorno del vostro colloquio?  

 

(Lemon cominciava ad essere infastidito dal tono un po’ troppo puntiglioso del suo interlocutore.)  

 

- Vi segnalo che siete voi che l’avete contattato e che al giorno d’oggi, i tizzi svitati, crescono come i funghi!... E se non fossi stato lì per sorvegliarla, la ragazza sarebbe già tre metri sotto terra. Sono stato costretto a sparargli due colpi nella pancia perché la lasciasse in vita...  

 

- Come sta lei?  

 

- Piuttosto stordita, ma sarà in piedi nel giro di una settimana. Se l’è cavata piuttosto bene ed ha mostrato di avere molto fegato... Saeba, lui, è arrivato qualche minuto più tardi e da quello che ho visto, sembrava davvero preoccupato.  

 

- Esattamente come pensavo... Avete recuperato quello che vi avevo chiesto?  

 

(Jack afferrò la borsa estraendo diversi cd in miniatura.)  

 

- Certo, nessun problema. Erano esattamente dove Chambers gli aveva sistemati. Ma ditemi, perché quel imbecille non se ne occupato come previsto?  

 

- Il caro Dave ha stupidamente ceduto al fascino di quella ragazza ed ha deciso di mollare tutto!!!... Ma lui e la sua famiglia pagheranno molto caro questo eccesso di sentimentalismo... In questo momento sta cercando si spiegare ai suoi azionisti perché suo padre ha attinto regolarmente dai conti della società per regalarsi una superba villa sulla costa mediterranea...  

 

(Lemon imprecò al telefono.)  

 

- Non è un mio problema, merda... Voi mi avete contattato per le mie conoscenze informatiche e per “motivare” Dave... Gli omicidi e gli svitati non facevano parte del contatto!  

 

- Gli incerti del mestiere Jack...  

 

(Lemon fece una smorfia grattandosi il collo.)  

 

- Vi ricordo che ho lasciato il mestiere da cinque anni ormai e che mi sono sistemato... Non uccido più in cambio di denaro!  

 

- Pensate davvero che vostra moglie sarà felice di conoscere il vostro passato di killer professionista, Lemon?  

 

(Lemon non parlava più, urlava.)  

 

- Lasciate in pace mia moglie e mio figlio! Non hanno niente a che vedere con questo!  

 

- Calmatevi, Jack!... Vi ho solo chiesto di finire il vostro lavoro e poi potrete ritornare tranquillamente alla vostra vita di famiglia... Dov’è Saeba?  

 

- E’ ancora all’ospedale. Ci sono anche Mick Angel e Falcon.  

 

- Bene. Che approfitti al massimo dei suoi ultimi giorni di calma... Vi aspetto domattina presto al solito posto. E buon lavoro, Jack.  

 

Lemon chiuse il cellulare lanciando un ultimo sguardo verso l’entrata dell’ospedale.  

 

Sul punto di mettere in moto, notò una graziosa donna dai lunghi capelli bruni, accompagnata da Ryo e Kaori, salire su una 4x4 e Jack sorrise suo malgrado immaginandosi il terrificante Falcon interpretare il ruolo del bravo maritino.  

 

Il piede sull’acceleratore, Lemon gettò un’occhiata al suo orologio e fece una smorfia nel vedere che era ancora in ritardo e che avrebbe dovuto trovare di nuovo una buona scusa per scusarsi di fronte agli invitati di sua moglie.  

 

 

Continua...  

 

 

 


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