Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore/i: Kairi

Traduttore/i: marziachan

Status: Completa

Serie: City Hunter

Original story:

Tranche de vie

 

Total: 17 capitoli

Pubblicato: 31-08-07

Ultimo aggiornamento: 12-11-07

 

Commenti: 56 reviews

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Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduzione :: Tranche De Vie

 

Capitolo 10 :: Confronti

Pubblicato: 30-10-07 - Ultimo aggiornamento: 30-10-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo  

Martedì 3 luglio, 4.15  

 

 

Un sorriso di sollievo sulle labbra, Kuto Kaidi ringraziò con una stretta di mano Sato Seirai per aver risposto così rapidamente alla sua chiamata.  

 

Con un gesto della testa, gli indicò una porta bianca e, i lineamenti preoccupati, tentò di spiegargli la situazione.  

 

- Grazie per essere venuto così presto... E’ Kira... E’ completamente distrutta... non smette di piangere... Ho l’impressione che abbia una crisi di nervi.... Non so cosa fare, Sato...  

 

Il medico fece un piccolo sorriso desolato, posando la mano sul braccio del suo vecchio amico.  

 

Avendo proseguito i loro studi insieme, si conoscevano da più di 40 anni ormai e una solida amicizia gli univa ora. Un’amicizia che si era maggiormente rafforzata in seguito al decesso della moglie di Kuto. E come se gli leggesse nella mente, Kaidi gettò uno sguardo verso uno dei ritratti di sua moglie, appeso al muro, passandosi una mano tremante tra i pochi capelli che gli restavano. Era talmente nervoso che dovette prendere appoggio su un piccolo mobile del corridoio per mantenere un minimo il suo equilibrio.  

 

- Io... io pensavo che il modo migliore perché lei ne uscisse, fosse quello di far sparire l’oggetto delle sue ossessioni... O certo, non dubitavo che ne avrebbe sofferto, ma da questo e non voler più vivere... Devi aiutarmi Sato... Te ne prego... E la mia bambina... il mio tesoro... assomiglia così tanto a sua madre...  

 

Turbato dalle parole dell’uomo, Seirai lanciò uno sguardo ansioso tutt’attorno a lui.  

 

L’atmosfera era strana. Pesante. Quella casa di solito così calma e così rassicurante sembrava in preda ad un agitazione insolita, quasi incomprensibile.  

 

Allora senza rendersene conto, il medico accentuò la pressione della sua mano sull’impugnatura della sua valigetta medica. Una delle parole di Kaidi gli tornò in mente.  

 

- Cosa vuoi dire con “far sparire l’oggetto dei sue ossessioni”?... Io... credevo che Kira si fosse follemente innamorata di un uomo al punto di non vivere che per questo amore!... Insomma, Kuto... Non mi dire che...?  

 

Kuto deviò rapidamente lo sguardo, alzando gli occhi al cielo.  

 

- Non ho avuto scelta, Sato... Kira ha completamente perso la testa e io non ho trovato che questa maniera per renderle un minimo di lucidità... Sul momento, l’idea mi era parsa buona ma ora... Se venisse a sapere che Saeba è morto a causa mia, non me lo perdonerebbe mai... Io non voglio perderla, Sato! Non lo sopporterei!  

 

Kuto Kaidi posò uno sguardo disperato su una delle foto di Kira che erano posate sui mobili del corridoio e sospirò rumorosamente.  

 

- Mai questa storia sarebbe dovuta andare così per le lunghe... Ho scoperto delle cose, Sato... Delle cose sulla mia bambina che mi hanno letteralmente mortificato... Io non sono un santo... e mai ho preteso di esserlo... ma mai, e dico mai, mi sono sporcato le mani di sangue per arrivare a dove sono!  

 

Kuto Kaidi cominciò ad innervosirsi. Non capiva come sua figlia potesse essere l’accomandante di tutta questa storia.  

 

Una risatina si sollevò nel corridoio.  

 

- Possono darmi del truffatore, del marcio, del corrotto ma del mafioso e dell’assassino, questo mai!... Ho avuto torto a credere che la mia piccola Kira mi conoscesse sufficientemente da capire dov’è il limite del rispettabile... Sato, se ho avuto bisogno dei servizi, nel corso della mia esistenza, di killer professionisti come Jack Lemon, è stato soprattutto per intimidire i miei concorrenti più vicini e proteggermi da quei sporchi parassiti che sono i politici e tutto gli altri individui avidi di potere e di ricchezza...  

 

Sato Seirai ascoltava il suo amico con una sorta di compiacenza e di pietà.  

 

Aveva anche apprezzato l’intelligenza e lo spirito di Kaidi, ma non era sempre stato d’accordo con i metodi che aveva impiegato per diventare l’uomo potente e temuto quale era ora. D’altronde, meno sapeva sugli affari della società Kaidi, meglio era per lui.  

 

- Preferisco che tu smetta qui le tue confidenze, Kuto... Sono venuto per Kira e perché il mio più vecchio amico a bisogno delle mie competenze mediche... Ma non voglio in nessun caso essere immischiato nelle tue storie fraudolente... Bene ora, andiamo a vedere questa cara bambina...  

 

Sotto lo sguardo determinato di Sato, Kuto sapeva di non avere scelta. Approvò quindi con un segno della testa.  

 

Si apprestava ad accompagnare il medico nella camera di sua figlia quando un uomo in nero accorse verso di lui. Era senza fiato e dovette prendersi qualche istante prima di rivelare un importante informazione a Kaidi.  

 

- Signore... Signore... Tatsuya ci ha appena chiamato... Sembra che Ryo Saeba sia stato visto ieri sera nel quartiere di Shinjuku... Stava raggiungendo il suo palazzo... e la ragazza era con lui...  

 

Se la notizia scosse un minimo Kaidi, non lo diede a vedere.  

 

In fondo a lui, era sollevato di non essere il mandante di un triplo omicidio ma il fatto di sapere Saeba in vita non lo rassicurava per niente al mondo.  

 

Il viso impassibile, Kaidi si prese un momento per analizzare la situazione.  

 

- Ryo Saeba sarebbe ancora in vita... Forse è una buona notizia dopo tutto.... Ma dovremmo essere molto prudenti perché City Hunter non è il tipo che dimentica e perdona... E Lemon?  

 

Riko farfugliò che non c’era più alcuna traccia di lui e che la polizia aveva trovato un corpo tra le macerie del palazzo.  

 

Kaidi parlò talmente a bassa voce, come se stesse parlando a se stesso, che Riko dovette tendere l’orecchio per sentire ogni singola parola del suo padrone.  

 

- Molto bene... Preparate la macchina... Andremmo a incontrare questo City Hunter quando sarà tranquillo sulla salute di mia figlia...  

 

Su queste ultime parole, Kaidi girò i tacchi e si diresse con passo trascinante verso la camera della figlia.  

 

 

Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku  

Martedì 3 luglio, 8.31  

 

 

Gli occhi ancora pieni di sonno, Kaori si sedette sul bordo del suo letto facendo scivolare la coperta con la quale Ryo l’aveva coperta.  

 

I piedi nudi posati sul tappeto della camera, la donna si accorse, sospirando, che indossava ancora gli stessi abiti del giorno prima.  

 

Cosa era successo perchè finisse a letto completamente vestita?  

 

Faceva fatica a ricordarlo. La sua mente era confusa come se avesse bevuto tutta la sera.  

 

Istintivamente, la donna scosse la testa per risvegliarsi e gli avvenimenti le ritornarono alla mente uno ad uno...  

 

L’esplosione del palazzo...  

 

La morte così ingiusta di Jack...  

 

La follia amorosa di Kira...  

 

Il sito internet...  

 

Ed il suo abbraccio passionale con Ryo...  

 

Tutti questi avvenimenti avevano avuto luogo davvero e City Hunter ne era stato il principale testimone!  

 

Kaori sentì come una vertigine.  

 

Mai prima la sua vita era stata sballottata fino a quel punto!! Ad un punto tale che anche la sua relazione con Ryo non era stata risparmiata da una giornata così particolare. Kaori e Ryo. Ryo e Kaori. Erano insieme e più uniti che mai.  

 

Kaori arrossì al ricordo del loro primo bacio.  

 

Il rumore di un motore d’auto distrasse la donna dalle sue riflessioni.  

 

Istintivamente, si sfregò gli occhi, poi passò la mano tra i capelli arruffati per dargli un aspetto un po’ più presentabile.  

 

Che ora poteva essere? Si lasciò scappare un piccolo sospiro, prima di ispezionare rapidamente la stanza. A giudicare dai raggi che filtravano attraverso le persiane chiuse, il sole era alto già da un bel po’ ormai.  

 

Gettò un’occhiata furtiva alla sua radio sveglia, sgranando gli occhi quando si rese conto dell’ora.  

 

8.30.  

 

Kaori fece una smorfia. Non era sua abitudine attardarsi a letto.  

 

Cosciente che le si presentava davanti una dura giornata, Kaori emise un altro sospiro, alzandosi rapidamente e dirigendosi zoppicando verso il bagno.  

 

Venti minuti più tardi, Kaori, vestita con un paio di jeans ed una canottiera nera, scese in cucina alla ricerca del suo socio. La donna aveva fatto una deviazione per la camera di Ryo ed era rimasta un po’ sorpresa di non averlo trovarlo avvinghiato al suo eterno cuscino.  

 

Forse si era già alzato? Forse stava elaborando un piano per uscire da quella folle storia? Forse stava facendo il giro degli informatori così da avere tutte le fortune dalla loro parte?...  

 

Mentre attraversava il salotto, Kaori notò una coperta ed un cuscino spiegazzati sul divano, il televisore acceso e qualche scatola di biscotti cadute per terra. Le sopraciglia aggrottate, scoprì sul tavolino anche diverse fotografie, la pianta di un edificio, cosi come un enorme dossier sul quale era timbrato in rosso sangue “Rapporto caso X3126 – società Kaidi”.  

 

La porta della cucina era aperta e la donna attese un istante prima di entrare nella stanza.  

 

- Ryo?  

 

Kaori si meravigliò della sua voce che tirava un po’ sugli acuti. I nervi, pensò.  

 

Già, improvvisamente si sentiva nervosa. E sapeva esattamente perché. Si vergognava un po’ del suo atteggiamento della sera prima.  

 

Non si sentiva all’altezza del grande Ryo Saeba.  

 

Si aspettava addirittura di ricevere qualche rimprovero. Ad ogni modo, sapeva di meritarseli. E questo sentimento era diventato famigliare per forza di cose...  

 

Prendendo il coraggio a due mani, Kaori passò la testa per la porta e restò un po’ interdetta, quando notò una silhouette che non apparteneva al suo socio ma bensì ad una donna bruna con i capelli lunghi.  

 

Ma le ci volle qualche istante per riconoscere in lei la sua migliore amica.  

 

- Miki!?... Ma cosa ci fai qui?... Dov’è Ryo?  

 

Miki si voltò rapidamente, forzandosi di sorridere alla sua amica. Sembrava a disagio, estremamente in imbarazzo anche.  

 

Per non dover guardare Kaori negli occhi, la donna passò un colpo di spugna sul tavolo della cucina e spiegò, prendendo una voce il più distaccata e più sicura di sé possibile:  

 

- Non lo so Kaori... Ryo non mi ha detto molto in effetti... Mi ha semplicemente spiegato di averne davvero abbastanza di questa storia e che avrebbe fatto di tutto per risolverla una buona volta per tutte...  

 

Kaori sembrava un po’ schioccata. Faceva fatica a comprendere.  

 

Dopo tutto quello che avevano condiviso insieme, sia il giorno prima che durante quei lunghi anni, Ryo aveva deciso di agire da solo. Senza di lei. Come se non avesse mai avuto una socia. Come se lei non esistesse.  

 

Kaori era delusa. Profondamente infastidita. Si sentiva tradita.  

 

Ryo era andato senza di lei e questo le faceva male.  

 

Ingenuamente, aveva pensato che Ryo adesso l’avrebbe considerata come una socia a pieno titolo e che nessuno avrebbe potuto più separarli. Ma lui evidentemente aveva deciso altrimenti.  

 

La testa bassa per non mostrare il suo dispiacere all’amica, Kaori si sistemò al tavolo e ringraziò con una vocina Miki che le aveva servito il caffè. Si sentiva lo stomaco chiuso e la vista della colazione le risollevò il morale.  

 

- Sai Kaori... Anch’io, sono stata messa da parte.  

 

Cosa voleva dire?  

 

Kaori alzò degli occhi interrogativi e incontrò il suo sguardo solidale.  

 

Miki mescolò rapidamente il suo caffè, spiegando:  

 

- Mick e Falcon sono andati a dare una mano a Ryo... Non ho potuto nemmeno dire la mia a Ryo che “Non muoverti da qui, Miki... Sarò più tranquillo se tu resti vicino a Kaori... Non vuole ammetterlo ma è rimasta enormemente colpita dagli ultimi avvenimenti...”  

 

Miki si prese un maligno piacere ad imitare Ryo ma aveva qualche difficoltà a riprendere una delle sue mimiche perverse.  

 

Kaori si senti improvvisamente più distesa.  

 

Come al solito, Ryo era stato più perspicace e più pertinente di lei.  

 

Considerato lo stato di fragilità nel quale si trovava ieri sera ed ancora questa mattina, sarebbe stato un suicidio per Ryo portarla con lui.  

 

Rinvigorita da questi pensieri rassicuranti, Kaori mise in mostra un sorriso sincero ed immerse con gusto le labbra nel suo caffè.  

 

- A si, stavo per dimenticare la cosa più importante... Ryo ha un messaggio per te: “Non preoccuparti per me, Kaori... E quando tornerò, riprenderemo da dove Lemon ci ha interrotti!”... Una cosa del genere... Ma dimmi, cosa voleva dire?  

 

In un istante, Kaori diventò rosso gambero.  

 

Alcune immagini del loro abbraccio del giorno prima le ritornarono allora alla memoria. Più precisamente, Kaori si ricordò, con un certo turbamento d’altronde, la passione con la quale aveva risposto alle carezze ed ai baci di Ryo. Dio solo sa fino a dove si sarebbero spinti se Lemon non fosse tornato così presto.  

 

Kaori non poteva vederlo ma metteva in mostra uno dei suoi sorrisi che la dicevano lunga sul suo stato d’animo attuale.  

 

Lo sguardo curioso ed interessato di Miki la distrasse dai suoi pensieri.  

 

- Bè, è che... Ryo ed io abbiamo... Insomma... io...  

 

Incapace di mettere due parole in fila, Kaori fu salvata dal campanello della porta d’entrata.  

 

Miki si alzò per andare ad aprire e, sul punto di uscire dalla cucina, puntò un dito accusatore, dichiarando con un sorriso malizioso sulle labbra:  

 

- Tu, prima o poi te la farò pagare... Se è successo qualcosa con Ryo, mi farai il piacere di raccontarmi tutto... e nei minimi dettagli!  

 

Kaori arrossì.  

 

Persa nei suoi pensieri, fece girare maldestramente la tazza fra le mani aspettando il ritorno della sua amica.  

 

Quando pensava a Ryo, il cuore iniziava a batterle freneticamente e violentemente. Ironicamente, si paragonò alle sue eroine dei telefilm a cui era tanto affezionata.  

 

Passarono due minuti. Kaori era ancora immersa nei suoi pensieri. Si sentiva d’umore romantico oggi.  

 

Trascorsero cinque minuti. Kaori sentì un rumore sordo provenire dal salotto. Come un gemito.  

 

Sei minuti ora. Dei passi pesanti e lenti risuonarono nell’appartamento.  

 

Le sopraciglia aggrottate, la donna si alzò bruscamente, uscì dalla cucina e si ritrovò faccia a faccia con un uomo il cui volto severo era drammaticamente segnato dagli anni.  

 

Lo riconobbe senza la minima esitazione.  

 

Kaori indietreggiò leggermente e chiese con voce spenta:  

 

- Cosa avete fatto a Miki, signor Kaidi?  

 

 

Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo  

Martedì 3 luglio, 8.41  

 

 

Il furgone grigio imboccò con qualche difficoltà il grande viale che conduceva fino alla magnifica abitazione di Kuto Kiadi. Il motore tossiva più che ronzare, gli ammortizzatori sembravano quasi inesistenti e la carrozzeria era deformata in diversi punti lasciando immaginare il numero impressionante di botte di ogni genere che doveva aver preso.  

 

In una nuvola di fumo, il veicolo si fermò davanti un enorme cancello in ferro e vicino ad un citofono che non chiedeva altro che di essere utilizzato. Il conducente spense il motore, facendo una specie di smorfia prima di premere il bottone per chiamare il custode.  

 

Sentì allora un rumore di passi, un uomo che imprecava e presto qualcuno che gli rispose, una voce un po’ tesa d’altronde:  

 

- Sì... Cosa desidera?  

 

Il conducente risistemò il casco color caco sulla sua testa bionda, lanciando uno sguardo divertito al suo collega. Ma vista la sua espressione accigliata, quest’ultimo non trovava la situazione molto divertente.  

 

- Agenti Rupper e Bullit dell’impresa di derattizzazione “Ma chi ha ucciso il topo di città?”... Il signor Kaidi ci aspetta per le 9.00.  

 

Si sentì il rumore di un libro che si apriva e poi delle pagine che scorrevano.  

 

- 9.00 avete detto?... Bè, non c’è niente segnato sull’agenda e visto che sono nuovo, non sono molto al corrente di tutte le cose qui...  

 

Uno nuovo!!!... Era davvero fortunato! Rupper guardò l’orologio con esasperazione e sentì l’impazienza sommergerlo poco a poco.  

 

Premette inavvertitamente sul claxon del furgone, tra parentesi la sola cosa che funzionava correttamente in quella carcassa ambulante, cosa che gli attirò le ire di Bullit.  

 

- Non so... Non vi resta che chiedere conferma al signor Kaidi.  

 

Questa volta, la risposta non si fece attendere.  

 

- Lo farei... ma il signor Kaidi è uscito per qualche ora... Non potreste tornare più tardi?... Voglio dire... Quando il signor Kaidi sarà di ritorno?  

 

Rupper prese la palla al balzo e disse con voce ferma e senza appello:  

 

- Il problema mio caro ragazzo, è che chiudo la ditta questo pomeriggio per le ferie... Dunque se non derattizziamo questa mattina, bisogna che il signor Kaidi aspetti il mese prossimo per sbarazzarsi di quelle affascinanti piccole bestiole!  

 

Ci fu un momento di silenzio. Rupper si chiese se era stato abbastanza convincente e lanciò uno sguardo interrogativo al suo passeggero. Quest’ultimo non rispose niente e si tirò su con un gesto preciso gli occhiali scuri sul naso.  

 

La voce stridula del custode risuonò un po’ troppo nel furgone.  

 

- Ok... Vi apro... credo che la signorina Kira non sarebbe contenta di passare metà delle sue vacanze con dei ratti!...  

 

Il cancello si aprì completamente nell’arco di due minuti.  

 

Rupper girò le chiavi ma apparentemente il furgone non era deciso a rimettersi in moto. Il secondo tentativo fallì pietosamente. Bullit iniziò a ridacchiare con cattiveria.  

 

- Rupper e Bullit???... Ho l’aria di un agente di derattizzazione che si chiama Bullit??? E queste divise ridicole!!!! Francamente Angel, mi deludi un po’... credevo avessi più classe di così!!!!!  

 

Il motore del furgone crepitò, tossì e si mise a ronzare come un gatto malato. Mick ingranò le prima, accelerò e mise la seconda. Ma anche con tutta la buona volontà del mondo, il suo veicolo non superava i 40 km/h.  

 

- Chiudi il becco, scimmione... Volevi uccidere dei parassiti, no?  

 

Falcon tentò di incrociare le braccia sul petto ma la strettezza dell’abitacolo del veicolo glielo impedì.  

 

- Si... ma non in questo modo!  

 

Mick era concentrato sulla guida ed affisse un sorriso sollevato quando vide profilarsi all’orizzonte la magnifica dimora dei Kaidi. Quel calvario sarebbe presto finito.  

 

- Prima di tutto non dimenticare che siamo qui per recuperare certi documenti e non per far esplodere questa magnifica costruzione... Perciò, lascia il tuo bazooka da parte e fai piuttosto il pieno di bombe lacrimogene... ok?  

 

Falcon gettò un rapido colpo d’occhio al retro del furgone e si stupì ancora del numero di bombe lacrimogene e maschere antigas che Mick aveva portato con lui. Osservò con una certa irritazione il suo caro bazooka che non serviva a niente oggi e si chiese per la seconda volta nella giornata perché non avesse accompagnato Saeba. Lui almeno si sarebbe divertito!  

 

 

Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami  

Martedì 3 luglio, 8.51  

 

 

Con un movimento che voleva naturale, l’ispettrice Saeko Nogami incrociò e disincrociò le sue magnifiche gambe per dare, agli occhi del suo ospite, un po’ più d’importanza alla sua richiesta.  

 

- Dovete capire, Eiji, che non vi chiederei questo favore se non ci avessi visto un interesse per la polizia e per il benessere della comunità.  

 

Termino la sua tirata con uno dei suoi più bei sorrisi.  

 

Un po’ dubbioso, Eiji Kyoto sollevò un sopraciglio, lanciando nuovamente uno sguardo interrogativo allo schermo del computer. Non capiva perchè un ispettore così rinomato e così rispettato come Saeko Nogami assumesse dei tali rischi professionali per voler aiutare un killer professionista. Perché se lui era lì quella mattina, seduto affianco alla donna più sexi e più desiderabile che gli era stato dato di incontrare, non era che per una sola ed unica ragione: distruggere un sito internet che, colmo dell’ironia, metteva in pericolo il più pericoloso dei sweeper del Giappone.  

 

Eiji si grattò nervosamente la testa:  

 

- Signorina Nogami, faccio fatica a concepire che voi mi chiediate d’aiutare un killer professionista. Non è il vostro lavoro renderli innocui?  

 

Saeko alzò gli occhi al cielo.  

 

Eiji era anche affascinante, ma la sua etica ed il suo senso della giustizia l’esasperavano seriamente.  

 

Con un uomo come Ryo, le era sufficiente mettere in mostra una o due gambe promettendogli la luna e otteneva tutto quello che desiderava. Ma con un tipo come Eiji, le cose si complicavano un po’.  

 

Allora, avvicinò sensualmente il viso a quello di lui, mormorandogli dolcemente:  

 

- Caro Eiji, dovete sapere, che al giorno d’oggi, e altrettanto efficace avere dei contatti e degli informatori nei quartieri più caldi di Tokyo che inseguire i “cattivi”, come gli chiamate voi, partendo da un ufficio. Non sono stupida, Eiji. So quello che faccio... E poi, City Hunter non è l’uomo cosi spietato che dicono, credetemi!  

 

Saeko rise dolcemente. Lei gli piaceva. Ne era certa. E nient’altro che per questo, lui avrebbe ceduto.  

 

Indeciso, Eiji sospirò passandosi una mano nervosa tra i folti capelli neri. Si riaggiustò rapidamente gli occhiali che erano scivolati elegantemente sul naso e non potè impedire che il suo cuore facesse un balzo nel petto quando Saeko si rimise delicatamente apposto una ciocca di capelli.  

 

- Farò finta di credervi, signorina Nogami... Potete contare su di me.  

 

Un sorriso trionfante sulle labbra, Saeko si alzò contemporaneamente all’uomo, aprendogli la porta dell’ufficio:  

 

- Vi ringrazio, Eiji... Posso chiedervi per quando sarà fatto?  

 

Eiji guardò ancora una volta il computer, ancora accesso sulla scrivania, e il foglio di carta che teneva in mano e sul quale erano annotate diverse informazioni:  

 

- Mi metto al lavoro immediatamente... Penso di averne per oggi al massimo.  

 

Saeko strinse calorosamente la mano dell’informatico non senza avergli promesso una cenetta, una di queste sere, soltanto loro due. Dato che sotto quelle false arie da informatico inibito, Saeko aveva inevitabilmente notato quella fiammella maliziosa in fondo ai suoi occhi.  

 

 

Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari  

Martedì 3 luglio, 9.05  

 

 

Lo stabilimento Kaidi era immenso e rifletteva da solo il successo eccezionale del suo presidente. Migliaia di mobili erano depositati su centinaia di metri quadrati e Ryo non ebbe alcuna difficoltà a intrufolarsi e nascondesi dietro tutti quei scatoloni per raggiungere l’ufficio che si trovava in fondo all’edificio. Le guardie assunte da Kaidi non erano delle più efficienti e Ryo stava raggiungendo la sua metà senza alcuna difficoltà.  

 

Non aveva estratto una sola volta la sua magnum 357. Kaori ne sarebbe stata contenta.  

 

L’edificio per metà attraversato, Ryo rimase sorpreso della calma che ci regnava. A parte qualche fischiettio e qualche sbadiglio provenienti da qui e lì, il silenzio era d’obbligo.  

 

Saeba trovò senza alcuna difficoltà l’ufficio di Kaidi. Entrò con prudenza nella stanza e, una volta essersi chiuso la porta dietro le spalle, cominciò a frugare alla ricerca di certi documenti che potessero provare il legame di Kuto Kaidi con la mafia.  

 

Era la cosa migliore da fare per il momento.  

 

Insomma, era soprattutto la sola cosa che poteva veramente fare per il momento.  

 

Aveva parlato a lungo con Saeko di questa storia, quella stessa mattina, quando era passata a portargli tutte le informazioni che possedeva su Kuto Kaidi. Aveva approvato il piano di Ryo anche se la donna restava un po’ dubbiosa quanto all’esistenza di tali documenti. Era poco probabile che Kaidi conservasse delle prove simili ma non si sa mai con i politici, i loro comportamenti e le loro reazioni erano sempre più o meno sorprendenti.  

 

Con la percezione di un professionista, Ryo frugò in ogni angolo dell’ufficio. Controllò in ogni cassetto. Sopra. Sotto. Verificò anche che non ci fossero doppi fondi. Ma niente. Neppure i tappeti ed i quadri non rivelarono niente di importante. A parte qualche documento proprio della società, non aveva trovato niente di sospetto.  

 

Ryo sospirò indispettito, pregando che Mick e Falcon avessero più fortuna di lui.  

 

Di fronte alla porta, si appoggiò contro il bordo della scrivania, aspettando l’arrivo di Kuto Kaidi.  

 

 

Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku  

Martedì 3 luglio, 9.11  

 

 

Kuto Kaidi non era venuto da solo. Era affibbiato da tre scagnozzi con dei visi da sempliciotti nascosti da degli occhiali neri di tre misure più grandi. A prima vista, non sembravano molto sicuri di loro tanto che Kaori provò più della pietà che della paura di fronte a dei simili imbecilli.  

 

Non aveva paura di quegli uomini.  

 

No.  

 

Temeva molto di più Kuto Kaidi. Sotto quell’aria rispettosa si nascondeva un uomo rigido e crudele. Kaori n’era intimamente convinta. Infatti non aveva esitato un solo secondo ad addormentare Miki ed a portarla in una delle camere per essere solo con lei.  

 

La donna sentì un’angoscia sorda e lancinante serrarle lo stomaco.  

 

- Cosa volete signor Kaidi? Perché siete qui?... Forse volevate verificare di persona che City Hunter fosse ancora in vita? O volevate finire il lavoro che i vostri tirapiedi hanno pietosamente fallito?  

 

Kaori si morse il labbro inferiore.  

 

Non era sua abitudine essere così provocante e così insolente. Ma sotto tensione, le parole uscivano automaticamente. Rapidamente. Senza riflettere.  

 

Il cuore le batteva all’impazzata. Ma doveva mostrarsi forte e coraggiosa. Doveva riuscire a nascondere la sua paura e la sua angoscia. In breve, doveva essere all’altezza della reputazione di City Hunter.  

 

- No, no... signorina Makimura... non sono qui per questo.  

 

La donna era sempre in guardia. In nessun caso, doveva ridurre la sua attenzione e lasciarsi intimidire da quest’uomo.  

 

- Perché dovrei credervi?... Vi ricordo che voi e vostra figlia avete cercato per due volte di eliminarmi!!!...  

 

L’uomo anziano si sistemò sul divano e con un gesto della mano invito Kaori a fare altrettanto. La donna ottemperò, ma mise la massima distanza tra di loro.  

 

Era estremamente tesa.  

 

Kuto Kaidi si schiarì la gola e la osservò dritta negli occhi.  

 

- Mi credete se vi dico che sono stato messo al corrente di tutta questa storia solamente qualche giorno fa?... Sapevo che Kira era innamorata di Ryo Saeba... Ero stato informato anche del sito che aveva chiesto a Lemon di crearle... ma... ma non pensavo che il suo amore l’avrebbe spinta così lontano... Fortunatamente per noi come per lei, siete ancora in vita.  

 

Il volto impassibile, Kaori cercò di decifrare l’espressione di quell’uomo. Era sincero o cercava semplicemente di addolcirla per pugnalarla meglio alle spalle? Voleva aiutarla veramente?  

 

- E Jack Lemon?... Dimenticate forse che è morto nell’esplosione del palazzo?  

 

Kaidi la scrutò qualche istante. Kaori sostenne il suo sguardo e attese una risposta da parte sua.  

 

- La sua morte vi ha rattristato, Kaori?... Sono sinceramente dispiaciuto. Ma non ci serviva più a niente.  

 

Kaori sentì la collera darle il voltastomaco. Strinse violentemente i pugni.  

 

Come poteva parlare della morte con una tale freddezza? Anche Ryo aveva sempre quel bagliore di tristezza e di umanità negli occhi, quando questa colpiva ancora.  

 

Kaori, ora, era persuasa di una cosa. Se Kira era diventata una donna psicolabile, la responsabilità era da attribuire probabilmente a suo padre. Troppo viziata. Troppo traviata. Troppo coccolata. Kira pensava sicuramente di poter fare qualsiasi cosa per realizzare i suoi desideri. Kaori provò pietà per quella donna.  

 

Ma mai prima aveva provato un odio simile per un uomo.  

 

Disgustata da quest’individuo cosi pieno di sé, Kaori si alzò bruscamente guardandolo con disprezzo.  

 

- Ho solo una cosa da dirvi, signor Kaidi... Mi date la nausea, voi e vostra foglia... E vi sarei grata di non usare il mio nome finché io non vi autorizzo a farlo!!!  

 

La voce di Kaori era salita di un tono ma la situazione sembrava divertire Kaidi più di ogni altra cosa.  

 

La donna osservò con irritazione il sorriso ironico che gli si era disegnato sulle labbra. Le mani le prudevano ferocemente e fece uno sforzo sovraumano per non far apparire un martellone e schiantarlo con gusto su questo parassita.  

 

Era davvero al limite e voleva finirla una volta per tutte.  

 

- Ripeterò la mia domanda, signor Kaidi... Cosa ci fate qui?  

 

Kuto Kaidi fece una piccola risatina cinica.  

 

- Mia piccola cara, ringraziatemi... Sono semplicemente venuto a porre termine a tutta questa storia...  

 

A quelle parole, Kaori spalancò gli occhi e fece qualche passo indietro.  

 

Percorse rapidamente la stanza con lo sguardo e face una smorfia davanti ai due uomini piazzati all’entrata del salone.  

 

Non poteva scappare.  

 

Kaori ebbe come una sensazione di deja-vu, cosa che aumento quella sensazione di malessere.  

 

In quel istante, Kuto fece un segno ad uno dei suoi uomini che gli portò immediatamente una valigetta. La aprì rapidamente e la girò affinché la donna potesse vedere il suo contenuto.  

 

- Vi propongo un affare, signorina Makimura... un milione di dollari in cambio della vostra promessa di lasciare il paese e non tornarvi mai più... Trattamento più che equo, non pensate?  

 

Sul momento, Kaori vacillò. Si aspettava tutto fuorché questo.  

 

Sentì il suo sguardo inquisitore scivolare a lungo su di lei.  

 

- Mio dio ma... voi siete più folle di vostra figlia...  

 

Kaidi si mise allora a ridere. Di una risata sicura e sarcastica.  

 

- Credete?... Afferrate una cosa, signorina Makimura, farei qualsiasi cosa per mia figlia... Kira è infelice perché pensa che voi le abbiate rubato il suo posto... vicino a questo Ryo Saeba... Certo, trovo un po’ eccessivo volervi uccidere per questo... Dunque vi propongo questa transazione, molto allettante, ve lo concedo...  

 

Completamente disorientata, Kaori non rispose subito.  

 

Quell’uomo non era riuscito ad ucciderla allora adesso, cercava di comprarla.  

 

Con un gesto rabbioso, si avvicinò alla valigetta, guardò con disprezzo quelle migliaia di banconote che erano davanti a lei e la richiuse violentemente.  

 

- Mai, mi avete sentito!!!... Mai lascerò il Giappone!!... Io... Io preferisco anche morire che lasciami comprare da un essere così ignobile come voi!!!  

 

Fu il turno di Kaidi di alzarsi. Sfoggiava sempre quell’espressione impassibile ed arrogante.  

 

Guardò con stupore prima la valigia poi la donna.  

 

- Vi credevo più intelligente di così, Kaori... Vi ho offerto una soluzione a tutti i vostri problemi e avete rifiutato... Bè dopotutto, fate come vi pare... Chico, Riko... Accompagnate questa affascinante signorina fino alla macchina... Andiamo allo stabilimento...  

 

 

Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari  

Martedì 3 luglio, 9.35  

 

 

Ryo cominciava ad annoiarsi tutto solo in quella grande stanza.  

 

Dolcemente ma con sicurezza, i suoi pensieri fluirono verso la sua socia e il dolce abbraccio che avevano condiviso il giorno precedente prima che Lemon arrivasse a disturbarli.  

 

Un ghigno perverso prese il posto del sorriso stabile che sfoggiava da qualche ora ormai.  

 

Sospettava da tempo che Kaori nascondesse un essere passionale sotto la sua corazza me le risposte alle sue carezze ed ai suoi baci, ieri, andavano ben aldilà delle sue aspettative.  

 

Di fronte ai suoi pensieri, Ryo ridacchiò come un idiota.  

 

Aveva fretta di concludere questo caso per esplorare in modo più preciso e più sicuro i legami che lo univano alla sua affascinante socia! Ah l’Amore, quando ci colpisce!!...  

 

Ma la dura realtà riprese il sopravento e Ryo ritrovò la sua professionalità quando il rumore di passi si fece sentire e la maniglia della porta si mise a girare.  

 

Saeba guardò rapidamente l’orologio – indicava le 9.15 – estrasse la sua magnum e la puntò sulla porta.  

 

- Insomma Kaidi, è l’ora di arrivare in ufficio?  

 

Ma anziché veder apparire l’anziano signore tutto rugoso, una bellissima donna bruna con i capelli lunghi e lo sguardo penetrante entrò nella stanza. Timidamente, dettagliò Ryo da testa a piedi, un sorriso radioso sulle labbra.  

 

Ryo la riconobbe immediatamente.  

 

Kira Kaidi era una donna splendida. L’aveva vista quella mattina stessa in foto ed osservò che era molto più bella dal vivo.  

 

La donna fece un passo avanti, asciugandosi furtivamente le lacrime che provenivano dai suoi occhi arrossati, e chiudendo dolcemente la porta dietro di lei.  

 

- Io... io ho avuto paura Ryo... ho avuto paura di averti perso...  

 

Ryo abbassò l’arma. Questa donna si rivolgeva a lui come se lo conoscesse da anni. Lo guardava con una tale avidità ed una tale possessività che Ryo non ebbe alcun dubbio sulla follia di Kira.  

 

Le sopraciglia aggrottate, la vide avvicinarsi ancora più a lui fino a quando non rimase che qualche centimetro tra di loro.  

 

- Quando papà mi ha detto che eri morto, ho creduto che il mio cuore avrebbe smesso di battere... ho pianto, pianto tutta la notte chiedendomi perché la vita fosse stata così crudele con me... Poi ho sentito Tatsuya parlare... Ha detto che City Hunter era sopravvissuto... Che era scampato all’esplosione... Allora sono venuta da te e ti ho seguito... E tu sei qui... di fronte a me... Così bello e carismatico come nei miei ricordi... Sono la donna più felice del mondo!  

 

Kira immerse i suoi occhi pieni d’amore e di follia in quelli dello sweeper. Era completamente sprofondata nel suo delirio e Ryo si chiese fino a dove potesse spingersi per soddisfare i suoi desideri.  

 

Fu allora che sentì una mano fredda posarsi sulla sua. Kira sembrava volere un ravvicinamento più approfondito e Ryo non sapeva come reagire.  

 

- E già, Kira... City Hunter è ancora vivo... Siamo riusciti a scappare...  

 

Ryo accentuò sul “siamo” per far capire che anche Kaori c’è l’aveva fatta.  

 

La donna sembrava disorientata.  

 

Inizialmente aprì la bocca poi la richiuse. Dopo di che, come se l’informazione avesse fatto il suo corso, Kira fece una smorfia di disgusto.  

 

Rilasciò allora la mano dello sweeper ed indietreggiò di qualche passo.  

 

- Siete?... Parli di quella ragazza, vero?... Quella socia di cui l’incapacità non è pari che alla sua mancanza di femminilità?... Avresti dovuto lasciarla morire, Ryo... Era tutto quello che meritava!  

 

Gli occhi di Ryo diventarono d’acciaio.  

 

Sentì una sorta di rabbia invaderlo. A causa di questa donna Kaori stava per morire. E sempre per colpa sua era stata aggredita da uno psicopatico.  

 

L’espressione del suo viso era indecifrabile, ma dal modo in cui guardava Kira, sembrava sul punto di infuriarsi.  

 

- Dov’è tuo padre Kira?... Ho bisogno di parlargli.  

 

Kira gli lanciò uno sguardo beffardo. Iniziò a canticchiare una canzone, roteando più volte su se stessa.  

 

Ryo sapeva di non poter ottenere nulla da questa donna.  

 

Doveva incontrare Kuto Kaidi. Per trovare una soluzione. O un accordo.  

 

Costernato dal comportamento di Kira, Ryo sospirò. Era un vero peccato vedere che questa donna così affascinante era completamente squilibrata.  

 

 

Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo  

Martedì 3 luglio, 9.41  

 

 

Un urlo spezzò il silenzio della casa. Appeso ad una delle colonne bianche che donavano, nel complesso, uno stile vittoriano all’abitazione, Falcon cercava di riprendere la calma.  

 

La maschera antigas sempre in mano, Mick scese di corsa al primo piano dove aveva frugato in ogni stanza, fermandosi di netto davanti alla scena che gli si offriva.  

 

Inizialmente un po’ sorpreso, si schiarì con nonchalance la gola, si rigirò vivamente, ma cedette alla tentazione d’ammirare la posa di Falcon.  

 

A scapito dello scimmione, la sua risata risuonò in tutta la stanza.  

 

- Che diavolo fai, Mick??... Fallo uscire da questa stanza immediatamente!!!  

 

Mick era piegato in due ed aveva gli occhi che lacrimavano da tanto rideva.  

 

Con uno sforzo sovraumano, ritrovò la sua flemma tipicamente americana e percorse rapidamente la stanza con lo sguardo.  

 

- Di cosa... Ahahahahahah... scusami... Hum, hum... Di cosa stai parlando, Falcon?  

 

Sempre appeso alla colonna, Falcon indicò una palla di peli che si nascondeva dietro uno dei divani in cuoio del salotto. Le orecchie dritte in avanti, i peli rizzati e gli occhi spalancati, il peggior nemico di Falcon non sembrava contento, ma per niente contento, di trovare degli estranei in casa sua. Doveva avere sei mesi al massimo.  

 

Mick si avvicinò dolcemente all’animale, ma si fece solo sputacchiare addosso.  

 

- Maledetto stupido!!... Ti insegno io a sputare addosso al miglior sweeper degli Stati Uniti!!  

 

Mick digrignò i denti. Non sarebbe stato certo un gattino a mandare tutto all’aria ora che Falcon e lui erano riusciti, a tempo di record d’altronde, ad addormentare e radunare tutto il personale della casa nella cantina di questa dimora. E senza farsi scoprire... scusate se è poco!  

 

Mick si rimboccò le maniche pronto allo scontro.  

 

- Si chiama Ryo!!!  

 

Mick gettò uno sguardo interdetto verso Falcon.  

 

- Cosa???  

 

La colonna bianca cominciava a sfaldarsi pericolosamente sotto il peso dello scimmione.  

 

E più Falcon s’innervosiva, più si aggrappava.  

 

- Quel g... ga... hum... quella cosa si chiama Ryo... Quando ho pronunciato questo nome lui è apparso!  

 

A quel nome, il micino si diresse di soppiatto verso Falcon. Si sistemò alla base della colonna aspettando probabilmente che l’uomo scendesse.  

 

Mick si trattenne di nuovo dallo scoppiare a ridere. La colonna iniziò nuovamente a scricchiolare e di fronte ai grugniti dello scimmione, Mick si rese conto di non avere più scelta.  

 

Prudentemente, l’americano si mise a ripetere il nome Ryo per addolcire l’animale ma quest’ultimo non sembrava sensibile agli incanti dello sweeper.  

 

-Tss... maledetto stupido... Devi venire qui!!  

 

Il gatto si erse in punta sulle zampe e si rimise a sputacchiare.  

 

Mick alzò gli occhi al cielo e tanto di analizzare la situazione.  

 

Bene, visto il nome di quella creatura, doveva senza dubbio appartenere a Kira Kaidi.  

 

Ok.  

 

Mick si disse che quella ragazza era davvero svitata per dare il nome dell’uomo che amava al suo gatto.  

 

Ma non era davvero il momento di pensare a queste cose.  

 

Immerso in una profonda riflessione, Mick si rallegrò per l’idea che gli era appena venuta in mente.  

 

Rapidamente, estrasse dalla sua superba uniforme da derattizzatore, diversi reggiseni e piccole culottes che aveva scovato nella camera di Kira. Le fece annusare a Ryo che, riconoscendo l’odore della sua padrona, diventò immediatamente più docile.  

 

Mick lo afferrò rapidamente, mostrandolo con orgoglio a Falcon:  

 

- Vado a metterlo in giardino!  

 

Sul punto di aprire la portafinestra, Mick osservò il collare dell’animale.  

 

Al posto della medaglietta con il nome, che la maggior parte dei padroni regalavano ai loro animali da compagnia, c’era una piccola chiave. Mick la guardò minuziosamente. Ne aveva già viste di simili. Diverse volte anche. Era la chiave di una cassaforte.  

 

Si, proprio così.  

 

Una chiave di una cassetta di sicurezza di una stazione.  

 

Felicissimo della sua scoperta, Mick recupero il collare del gatto, gli accarezzò la testa, liberandolo nel giardino.  

 

Ma mentre chiudeva la portafinestra, sentì un gran fracasso e, la mano destra sulla fronte, sospettò che la colonna aveva infine ceduto sotto il peso di Falcon.  

 

 

Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami  

Martedì 3 luglio, 9.41  

 

 

Gli occhi fissi sul computer, Saeko stava scrivendo il rapporto del suo ultimo caso, quando il telefono suonò.  

 

- Ispettore Saeko Nogami.  

 

(Il tono di voce era allo stesso tempo neutro e professionale.)  

 

- Ciao bellezza, spero di non averti disturbato troppo?  

 

(Con una smorfia, Saeko riconobbe la voce melliflua di Mick Angel.)  

 

- Cosa vuoi Mick?  

 

(La voce della donna era diventata glaciale ed impersonale.)  

 

- Accidenti... Cos’hai mangiato stamattina per essere così di cattivo umore?... Hai bisogno di un uomo, Saeko... Stai cominciando a diventare acida!  

 

(Saeko fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.)  

 

- Smettila di dire stupidaggini Mick e spiegami piuttosto la ragione della tua chiamata!  

 

(La frase fece il suo effetto e Mick tornò serio.)  

 

- Ho i documenti.  

 

(Stupita, Saeko spalancò gli occhi.)  

 

- Quali documenti?  

 

(Mick sbuffò rumorosamente.)  

 

- Cristo Saeko, c’è la fai o cosa?... Ti ho detto che ho trovato i documenti che provano il legame tra Kuto Kaidi e la mafia!  

 

(Saeko afferrò una penna ed un block-notes.)  

 

- Dove sei?... Mick, ci sei ancora?  

 

(Mick lanciò un fischio e l’ispettrice capì immediatamente che una bella donna stava sicuramente passando vicino a lui.)  

 

- Stazione Nord... Ma non preoccuparti, te li porto immediatamente.  

 

(Saeko scarabocchiò automaticamente Stazione Nord sul pezzo di carta e si alzò in piedi.)  

 

- No, lascia stare... Ti raggiungo io... Poi, andiamo a trovare Ryo allo stabilimento Kaidi... Suppongo che debba essere ancora laggiù...  

 

(Uno strano rumore si fece sentire. Come un uomo che gemeva dal dolore.)  

 

- Mick???  

 

(Saeko si infilò la giacca e lisciò la gonna quando la voce di Mick le risuonò alle orecchie.)  

 

- Perché le borsette delle donne sono così dure?  

 

(Silenzio.)  

 

- Saeko?!!  

 

(La donna alzò gli occhi al cielo e controllò un ultima volta di essere ben armata.)  

 

- A dopo Mick!  

 

E riattaccò.  

 

 

Continua...  

 

 

 

 


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