Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore/i: Kairi

Traduttore/i: marziachan

Status: Completa

Serie: City Hunter

Original story:

Tranche de vie

 

Total: 17 capitoli

Pubblicato: 31-08-07

Ultimo aggiornamento: 12-11-07

 

Commenti: 56 reviews

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General

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduzione :: Tranche De Vie

 

Capitolo 8 :: Rivelazioni

Pubblicato: 30-10-07 - Ultimo aggiornamento: 30-10-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku  

Lunedì 2 giugno, 16.15  

 

Yuka fissò con aria disgustata il suo terzo semifreddo al cioccolato della giornata che Falco le aveva gentilmente portato su richiesta di Mick.  

 

Con una certa esitazione, immerse il cucchiaio nella panna montata ma cambiò idea quando il suo stomaco si ribellò dolorosamente. Con una smorfia, la giovane collegiale fece un sospiro di rassegnazione, assumendo poi un’espressione più che contrariata quando il suo sguardo si posò, per la millesima volta nel giro di dieci minuti, sull’energumeno biondo che tamburellava con frenesia sulla tastiera del suo computer.  

 

- Miiiiiiick!!!!... Mi avevi detto che ne avresti avuto per cinque minuti al massimo ma ormai è quasi un quarto d’ora che ti agiti sul mio povero portatile!  

 

In tutta risposta, Mick le rivolse il suo sorriso da play-boy alzando negligentemente le spalle. Ma, non resistendo più, Yuka gli assestò una gomitata degna di Buffy Summers cercando immediatamente di riprendesi il suo pc mentre Mick, piegato su se stesso, tentava di far passare il dolore.  

 

Sul punto di riuscire a recuperare il suo computer, la mano di Mick si placcò violentemente sul portatile ora chiuso.  

 

- Dio santo ma dove hai imparato a colpire così forte!!!... Avresti potuto rompermi una costola!... Ora mi verrà un livido enorme!!  

 

Lungi dal lasciarsi intimorire dal “secondo Ryo”, Yuka saltò in piedi e finse, con la sua vocina di ragazzina di 16 anni, d’essere desola per lui.  

 

- Mi dispiace Mick... Non volevo davvero farti male... E se Kazue ti chiederà come ti sei fatto quell’enorme livido, le spiegherai fino a che punto mi sono innervosita di vederti scaricare delle foto di Kaori per metterle sul tuo computer invece di cercare delle informazioni sul fondatore del famoso sito di City Hunter!  

 

La frase fece il suo effetto.  

 

Mick aprì la bocca e cominciò a grattarsi freneticamente la nuca come ogni volta che si sentiva a disagio.  

 

- Non lo farai, vero Yuka?... Sai, Kaori è il mio primo grande amore e, anche se sono molto innamorato di Kazue, non posso impedirmi di provare ancora qualche sentimento d’affetto per lei...  

 

Mick posò gli occhi mortificati sulla ragazza che, alla vista del suo sorriso ironico e sarcastico, non si fece abbindolare.  

 

Era sul punto di replicare quando la suoneria di un cellulare riempì il bar mezzo vuoto.  

 

Inizialmente sorpresa poi piegata in due dal ridere, riconobbe la colonna sonora del film “9 settimane e mezzo” – superba canzone di Joe Cocker del resto – e si disse fino a che punto questo rappresentasse perfettamente i pensieri perversi di quest’uomo.  

 

- Mick, che cosa...  

 

Mick aveva già preso la comunicazione e le fece segno di non parlare.  

 

- Ciao mia dolce Kaori!  

 

(Il numero della donna era visualizzato sul cellulare e lui lo riconobbe con il cuore...)  

 

- Sono Ryo, razza di cretino!  

 

(Il sorriso da Don Giovanni di Mick si trasformò in una smorfia di disgusto.)  

 

- Ascolta Ryo... Questo numero di telefono è unicamente riservato alle donne belle e desiderabili del Giappone e del mondo intero e non a dei perversi libidinosi come te!... Riattacca altrimenti rischi di farmi perdere l’occasione di diventare l’uomo più bramato del Giappone!  

 

(Mick era sul punto di chiudere quando la voce anormalmente tesa di Ryo attirò la sua attenzione.)  

 

- Jack Lemon, ti dice qualcosa?  

 

(Intrigato, Mick si risistemò sulla sedia contemplando con una certa bramosia le ragazze che passavano per la strada.)  

 

- Si... E’ un killer professionista americano... Almeno, lo era... Non l’ho mai incontrato ma in base alla sua grande reputazione, era di un’efficacia e di una discrezione rare nel lavoro... E’ sparito dall’ambiente dall’oggi al domani... Alcuni dicono che sia morto ed altri dicono che si sia preso la pensione anticipata... Ma perché me lo chiedi?  

 

(Mick spalanco gli occhi con approvazione di fronte alla divina creatura bionda che passeggiava sul marciapiede di fronte.)  

 

- Attualmente si trova in Giappone e secondo alcuni dei miei informatori, sarebbe sempre in attività.  

 

(Mick fece una smorfia quando Yuka, visibilmente interessata dalla sua conversazione si risedette di nuovo al suo fianco.)  

 

- Ah si?... E sai cosa combina in Giappone? A parte gustare le gioie del saké e dei vostri superbi cabaret, ovviamente?  

 

(Mick notò l’esitazione nella voce di Ryo, quindi l’inquietudine in ciascuna delle parole pronunciate.)  

 

- Ha rapito Kaori.  

 

(Mick imprecò violentemente raddrizzandosi sulla sedia.)  

 

- Cazzo!!!!!... Ma cos’è ancora questa storia?  

 

(Ryo si mise a ridere forzatamente dall’altro capo del filo.)  

 

- Non ho davvero il tempo di spiegarti ma sappi che Chambers si è rifatto vedere... Lo trovato a gironzolare vicino al palazzo...  

 

(Mick aggrottò le sopraciglia.)  

 

- Dave Chambers?... Cristo, ma cosa centra lui con questo?  

 

(Ryo si prese qualche istante prima di rispondere.)  

 

- Da quello che ho capito, lavorava in collaborazione con Lemon... Sai il famoso sito che Yuka ci ha mostrato... E bene... Chambers mi ha raccontato di aver installato delle telecamere in tutta la casa per poter alimentare il sito Internet di City Hunter... E non ti raccontò tutte le informazioni che ha spillato a Kaori...  

 

(Sorpreso, Mick colpì brutalmente il tavolo.)  

 

- Cosa??????... Ma perché? Che interesse avrebbe Chambers a costruire un sito simile? E perché rapire Kaori?  

 

(Mick sentì Ryo sospirare fortemente.)  

 

- Non lo so proprio... All’inizio, pensavo che Chambers volesse sbarazzarsi di me... Il solito, insomma... Ma quando mi ha detto che Kaori era stata rapita da un killer professionista, confesso che ho perso il controllo... Chambers ha ammesso di non essere altro che una pedina in tutta questa storia... ma per quanto concerne Lemon, non sarei così categorico... A mio avviso, qualcun altro deve tirare le corde...  

 

(Approvando il ragionamento del suo ex-socio, Mick scosse la testa.)  

 

- Hai un idea di dove Lemon possa aver portato Kaori?  

 

(Mick si sentì rassicurato dalla voce ferma che gli rispose.)  

 

- Si, non preoccuparti... Chambers mi ha parlato di un negozio “Prestazioni Informatiche” nel quartiere degli affari... Ci avrebbe incontrato Lemon diverse volte...  

 

(Mick sentì che Yuka gli tirava la giacca. A grandi gesti, gli fece capire che non sentiva praticamente più niente della conversazione.)  

 

- Ha bisogno di una mano?  

 

(Istintivamente, lo sguardo di Mick si posò sulla sua mano avvolta dal guanto. Aveva la tendenza a dimenticare la fragilità di queste mani.)  

 

- Oh no, non serve... Ti ricordo che sono ancora il migliore sweeper del Giappone, se non del pianeta... E non dimenticare che Lemon è americano!  

 

(Mick fece una smorfia.)  

 

- Si... Vedo che sei sempre così pieno di tè!  

 

(Ryo fece finta di arrabbiarsi per poi ritornare serio.)  

 

- Invece Mick, sarebbe bello che tu andassi a fare una piccola visita a quel caro Dave... Porta anche Falcon... Non ho avuto il tempo di farlo cantare... Lo troverete saggiamente legato al divano del salotto...  

 

- Ok, nessun problema... Saeko ne è al corrente?  

 

(Mick fece segno a Yuka di andare a cercare Falcon che si trovava nel retro.)  

 

- No... Non ho avuto il tempo di contattarla...  

 

(Mick si rimise in piedi.)  

 

- Conta su di noi, Ryo!... Solo una cosa... Kaori mi deve ancora una cena perciò riportala da noi sana e salva!  

 

- Nei tuoi sogni, Mick!  

 

Mick riattaccò con un piccolo sorriso sulle labbra. Non si preoccupava per Kaori. Ryo non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.  

 

Rassicurato, l’uomo biondo rimise il portatile nella tasca interna della giacca e si diresse con passo non urgente verso Falcon e Yuka che erano appena riapparsi.  

 

Provava una voglia furiosa di sfogare il suo nervosismo su qualcuno.  

 

Fu allora che il viso allo stesso tempo perfetto e pretenzioso di Dave Chambers s’impose immediatamente nella sua mente.  

 

 

Stabilimento “Prestazioni Informatiche”, quartiere degli affari  

Lunedì 2 luglio, 16.25  

 

 

Spinta leggermente dall’uomo che la seguiva, Kaori penetrò inciampando in una grande stanza luminosa decorata sia in stile moderno che molto maschile.  

 

L’immenso ufficio, situato al secondo piano di un palazzo destinato alla riparazione e alla manutenzione di apparecchi informatici, evocava lui solo il successo e la ricchezza del suo proprietario. Dalle sue grandi finestre, sovrastava, con una certa sufficienza d’altronde, i suoi diretti concorrenti che mostravano dalle loro facciate tristi e rovinate, le grandi difficoltà che avevano a rimanere redditizi di fronte ad un tale genio d’informatica. Preventivi, fatture, cdrom, depliant erano ammucchiati qua e là su tutto quello che poteva essere considerato un mobile. Il computer portatile, la fotocopiatrice-stampante e il telefono-fax erano sistemati discretamente sulla grande scrivania in quercia, lasciando lo spazio necessario al dirigente dell’azienda per aprire e studiare le varie pratiche. Ma fu il sistema home-cinema con il divano in cuoio nero che attirò maggiormente l’attenzione di Kaori. Cosi come il piccolo cucinino con angolo bar che serviva ovviamente per ristorarsi. Quella stanza era fatta allo stesso tempo per lavorare e per rilassarsi, non c’era alcun dubbio.  

 

In guardia, Kaori senti l’uomo muoversi dietro di lei. Delle mani ferme ma senza alcuna brutalità si posarono sulle sue spalle, guidandola energicamente verso il divano in cuoio. Non senza porsi innumerevoli domande, Kaori non protesto, preferendo stare al gioco del suo sequestratore.  

 

Giudicò preferibile apprendere un po’ di più le intenzioni di quest’uomo prima di tentare qualsiasi cosa.  

 

- Sedetevi, signorina Makimura... Tequila o Martini?... Mi dispiace, ma non ho del champagne in fresco!  

 

Sconcertata da questo suo modo di rompere il giaccio, Kaori non rispose niente. Tesa al massimo, si sistemò silenziosamente sul divano fissando il suo sguardo sulla rivista d’informatica che era posata sul tavolino.  

 

Che ci faceva lei lì? E soprattutto cosa voleva quel uomo? Chi era?  

 

Più i minuti passavano e più Kaori sentiva sommergersi dal nervosismo. E come ogni volta che si trovava in una situazione che sfuggiva al suo controllo, cominciò a torturarsi le dita.  

 

- Allora Tequila o Martini?  

 

Kaori rispose istintivamente Martini anche se non aveva alcuna voglia di bere. Qualcosa la turbava. Non aveva davvero paura. Si sentiva a disagio, certo, ma era lontana dall’essere terrificata. Aveva semplicemente questa sgradevole impressione di conoscere quell’uomo. Qualcosa in lui, le era famigliare. Ma anche cercando nei meandri della sua memoria, non ricordava di averlo mai ne visto ne incontrato. Ma chi era quindi? Cosa voleva?  

 

Il rumore di un bicchiere che si posava sul tavolino la costrinse ad alzare gli occhi. L’uomo adesso era di fronte a lei, il suo bicchiere di Martini alla mano.  

 

- Immagino che abbiate un sacco di domande che vi girano per la testa, signorina Makimura, ma non preoccupatevi, vi risponderò con piacere.  

 

Kaori esaminò con attenzione quel uomo bruno dagli occhi blu. Non era giapponese, era evidente. Americano o europeo, senza dubbio. Era affascinante. Molto affascinante. Da far girare la testa al genere femminile. Ma Kaori non si lasciò facilmente intimidire ne incantare.  

 

A testa alta, la donna prese un respiro profondo e si lanciò.  

 

- Ok... Chi siete?  

 

L’uomo bevette un sorso d’alcool facendo girare il liquido trasparente nel bicchiere.  

 

- Jack Lemon.  

 

Kaori aggrottò le sopraciglia davanti l’aria arrogante dell’uomo. Jack Lemon? Mai sentito nominare.  

 

- E suppongo che dovrei tramare al solo sentire il vostro nome?  

 

Con nonchalance, Jack posò il bicchiere meta vuoto sul tavolo immergendo il suo sguardo freddo in quello della donna.  

 

- Solo se siete una di quelle di persone che si spaventano a discutere con un killer professionista che non conosce niente e nessuno... Seriamente, vorrei parlarvi di City Hunter e in particolare di Ryo Saeba.  

 

La voce di Lemon che voleva ferma ed intransigente, non ebbe l’effetto sperato sulla donna.  

 

Lungi dell’esserne intimidita, Kaori fece una smorfia d’esasperazione lasciandosi scappare un sospiro seccato.  

 

- Oooh, capisco...  

 

Jack Lemon era quindi un killer professionista... Pff... Kaori si prese qualche istante per riflettere. Adesso, aveva afferrato perfettamente le ragioni della sua presenza lì, cosa che provocò la sua collera. Lentamente ma innegabilmente.  

 

Cominciava davvero ad averne abbastanza di tutti questi sweeper venuti dall’oltre oceano, talmente ossessionati dal loro ego e dalla voglia di diventare o rimanere i numeri 1 nella loro categoria, che avevano preso la fastidiosa abitudine di rapire lei, Kaori Makimura, per avere il caro City Hunter!  

 

Lungi dal lasciarsi impressionare dal suo avversario, Kaori afferrò il suo bicchiere di Martini, ne bevette un sorso e lo ripose brutalmente sul tavolo.  

 

- Ho una cosa da dirvi, Jack Lemon... Non è rapendomi e tenendomi sequestrata qui che riuscirete a sbarazzarvi di City Hunter ed a rassicurare il vostro piccolo orgoglio di sweeper professionista che aspetta d’essere riconosciuto!... Non siete il primo, ne l’ultimo d’altronde, a pensare che prendere Kaori Makimura in ostaggio sia la garanzia per la vittoria assicurata su City Hunter...  

 

Kaori ora era in piedi, di fronte a Lemon, le mani sui fianchi e il viso che rifletteva tutta la sua determinazione.  

 

- Avete sbagliato strada, signor Lemon, e presto vi mordere le dita!  

 

Lemon si alzò a sua volta, un bagliore malizioso in fondo agli occhi. Mostrava un sorriso scherzoso e sembrava prendersi un maligno piacere a giocare con i nervi della donna.  

 

Con nonchalance, si diresse verso la scrivania e prese il pacchetto di sigarette che teneva sopra una pila di pratiche.  

 

- Se c’è qualcuno che ha sbagliato strada qui, non sono sicuramente io...  

 

Jack ritornò verso Kaori per offrile una sigaretta ma cambio idea quando incontrò il suo sguardo furioso.  

 

- Primo, signorina Makimura, questo non è un rapimento... Vi ho semplicemente chiesto di seguirmi e, se ricordo bene, voi non avete fatto alcuna obiezione alla mia richiesta. O mi sbaglio?  

 

Completamente interdetta dalle parole di Lemon, la donna lasciò cadere le braccia lungo il corpo.  

 

Aveva ragione. Non l’aveva in nessun modo minacciata e non aveva nemmeno estratto un arma. Le aveva solo chiesto di venire con lui. Gentilmente ma con fermezza. E Kaori aveva accettato. Senza dubbi ne paura.  

 

Offesa di essersi fatta prendere come una principiante, Kaori si lasciò cadere mollemente sul divano. Jack l’imitò esalando una boccata di fumo.  

 

- Secondo, non ho alcuna intenzione di sequestrarvi ne di farvi del male. Se volessi realmente sbarazzarmi di voi, sareste morta da molto tempo, credetemi!  

 

Kaori volse vivamente la testa posando uno sguardo pieno di domande sul suo “sequestratore”.  

 

- Cosa volete dire con questo?  

 

Lemon schiacciò la sigaretta nel posacenere in cristallo posato sul tavolino e gettò un’occhiata al suo orologio.  

 

- Che il livido che il vostro fondo tinta nasconde alla perfezione non sarebbe niente in confronto a quello che avreste subito se non fossi stato lì a proteggervi da quel Donnie Pfaster.  

 

Kaori spalancò gli occhi stupefatta.  

 

Quella voce. Quel tono. Ma certo! L’aveva sentita il giorno in cui era stata aggredita! Jack Lemon quindi era l’uomo che le aveva permesso di scappare dalla follia omicida di Pfaster. Cosa significava realmente questo?  

 

A disagio, Kaori si passò una mano febbrile tra i capelli.  

 

- Oh... confesso che mi aspettavo di tutto salvo questo... io... io credo, innanzitutto, di dovervi ringraziare per avermi salvato la vita...  

 

Lemon fece un sorriso stanco.  

 

- Prima di tutto, non ringraziatemi. Se siete ancora in vita, è perché non dovevate morire... almeno non ancora e soprattutto non in quel momento.  

 

Perplessa, Kaori cercò nuovamente lo sguardo dell’uomo che le stava di fronte. Jack era sul punto di rispondere quando il suo cellulare iniziò a suonare.  

 

- Scusatemi  

 

Con l’abilità che caratterizza la maggior parte dei killer professionisti, estrasse il suo cellulare dalla giacca e prese la comunicazione. Kaori ascoltò attentamente – il minimo piccolo dettaglio poteva forse aiutarla a fuggire – e restò leggermente sconcertata di sentire delle parole tipo “tesoro”, “suocera”, “vacanze” o ancora “compiti” e “spiaggia” uscire dalla bocca del cosiddetto assassino. Allora, studiò con cura il viso di Lemon. Stranamente, irradiava felicità e mostrava un sorriso che voleva dire da solo “Sono felice e la vita è bella”.  

 

Per un minuto, la donna di sorprese di chiedersi se quest’uomo era veramente un killer professionista e non uno di quegli uomini un po’ mitomani che cercavano di dare un po’ di pepe alla loro vita immaginandosi agenti segreti o del F.B.I. Dopo tutto, ne aveva incontrati altri ancora più strambi durante la sua breve vita, quindi uno in più o uno in meno... Jack riattaccò dirigendosi verso il bar per riservirsi un martini.  

 

- Ho bisogno di voi, signorina Makimura, tanto quanto voi avete bisogno di me. Non sono un vostro nemico... Perciò rilassatevi e venite a prendere un bicchiere con me per fare una più ampia conoscenza.  

 

Stranamente rassicurata dalle parole dette da Jack, Kaori si alzò, sedendosi ad uno dei sgabelli in cuoio ai lati del bancone.  

 

Tra le ciglia, studiò con precisione il viso del suo rapitore e fu sorpresa di leggere nei suoi occhi rispetto ed una certa umanità. Ora metteva in mostra un sorrisino agli angoli della bocca.  

 

- Confesso che sono rimasta un po’ permessa quando mi avete detto di essere un killer professionista!... Uno sweeper che parla di vacanze, della suocera e della spiaggia, è un pochino assurdo, non credete?!... (Kaori posò la mano sul suo bicchiere di Martini quando Jack fece gesto di riservirla)... Preferisco un caffè se non è troppo di disturbo.  

 

Jack si affaccendò sulla caffettiera poi estrasse dei cubetti di ghiaccio dal piccolo frigo che era incastrato nel bancone. Ne verso due nel suo bicchiere.  

 

- Ad essere completamente onesto, sono un ex-killer professionista.  

 

La moka ribollì poi tossi, segnale che il caffè era pronto. Jack posò la tazzina piena del liquido nero e bollente di fronte la donna. Aveva notato il suo alzamento di sopraciglia, allora si preparò a spiegarle la situazione.  

 

- Ho lasciato la malavita da circa otto anni ormai... Era considerato come il miglior sweeper degli Stati Uniti in quel periodo... Ma a dire il vero, non ho mai amato quello che ero e quello che facevo. Allora appena ho potuto, me ne sono andato... Ho una ditta di informatica e devo dire che gli affari vanno piuttosto bene... “Prestazioni informatiche” è conosciuta in tutto il Giappone e delle grandi firme mi fanno gli occhi dolci.... Questo vi stupisce, non è vero?  

 

L’immagine di Falcon dietro il bancone improvvisamente apparse nella mente di Kaori, provocandole un piccolo sorriso.  

 

- Un killer riconvertito a professionista d’informatica... Perché no? Ne conosco uno che possiede un bar!... Ma se non fate più parte di quest’ambiente, cosa volete da Ryo?  

 

Lemon bevette un sorso del Martini facendo poi una risatina sarcastica.  

 

- Io, niente! Ma conosco qualcuno che è completamente ossessionato dal vostro socio al punto di non vivere che per lui!  

 

Veramente intrigata, Kaori alzò nuovamente le sopraciglia aspettando il seguito.  

 

- Chi?  

 

Il viso di Jack ridiventò inespressivo e impassibile.  

 

- Kira Kaidi.  

 

Jack passò dietro il bancone sistemandosi al fianco di Kaori. Guardava nel vuoto e teneva fermamente il bicchiere tra le mani come se avesse paura di perderlo.  

 

- Circa sei mesi fa, ho ricevuto una telefonata da una donna, Kira Asaie, per propormi una collaborazione con una società americana specializzata della creazione di software informatici. Mi disse di essere la rappresentante del gruppo “A.I. Games”. Siccome questo settore è sempre in sviluppo ed in piena crescita, non ho esitato un secondo e già il giorno dopo ho fissato un appuntamento con lei. Alla fine dei conti, questo non era che un trucco per avvicinarmi, e nel giro di dieci minuti di colloquio, mi sono presto reso conto che quella donna non conosceva niente di informatica e che non lavorava per alcuna società come aveva fatto credere... Ho una leggera fame, volete qualcosa da sgranocchiare?  

 

Kaori fece no con la testa. Aveva l’impressione che lo stomaco le pesasse già due tonnellate e guardando la sua tazza mezza vuota, notò che anche quel caffè così nero e così forte non aveva sistemato le cose.  

 

- Cosa voleva realmente questa donna allora?  

 

Jack aprì la credenza, estraendo un sacchetto di arachidi che versò in una ciotola in plastica bianca e ritornò al suo posto. Ne prese un pugno e attese di aver finito di masticare prima di rispondere.  

 

- Mi ha detto, con una certa sufficienza e un certo disprezzo d’altronde, che aveva bisogno non solamente del mio talento informatico ma anche di quello di killer!... Devo confessare che, sul momento, ci ho messo qualche minuto a reagire! Ero persuaso di essermi lasciato alle spalle il mio passato di sweeper e che con tutte le precauzioni che avevo preso per farmi dimenticare, nessuno potesse conoscere la verità!  

 

Istintivamente, Kaori afferrò anche lei qualche arachide.  

 

- Come lo ha saputo?  

 

Jack fece scivolare verso di lui una busta in cartone poggiata sul bancone. L’uomo ne estrasse due foto che mise davanti la donna e puntò il dito su una di loro.  

 

- Si tratta di Kuto Kaidi, un uomo molto influente a Tokyo e fuori i confini della città. Possiede la più grande società specializzata nell’importazione di mobili asiatici del Giappone. La società Kaidi. Suppongo che la conosciate... Io ho lavorato per lui, circa otto anni fa quando sono venuto a stare in Giappone. È stato il mio ultimo lavoro prima di prendere la pensione... se si può chiamare così. (Lemon le mostrò poi il ritratto di una donna dai capelli corti). E lei, è Kira. La figlia di Kaidi. Capite ora come ha saputo del mio passato da killer?  

 

Kaori era perplessa. Non aveva mai visto quella ragazza in vita sua. Ma considerato il numero di donne che Ryo frequentava, poteva anche sbagliarsi.  

 

- Perché non avete semplicemente rifiutato?  

 

Lemon assunse un’aria imbarazzata passandosi una mano nervosa tra i capelli. Il suo sguardo lasciava trasparire tristezza ma anche un certo scoraggiamento.  

 

- Kira mi ha ricattato... A dirla tutta, sono sposato da sei anni ormai ed ho un bambino di quattro anni... Il problema, è che mia moglie, Asumi, non è al corrente del mio passato e capirete facilmente che non ci tengo che lei lo sappia... Come potete constatare Kaori, non ho avuto davvero scelta.  

 

Kaori aveva pena per Jack. Più gli parlava, più lo trovava simpatico. Era anche stato un vecchio killer professionista, crudele e cinico, ma lei sentiva in lui una profonda umanità e una sensibilità commovente. Da un certo lato, la faceva pensare a Ryo.  

 

- Mi dispiace sinceramente per voi... Ma cosa centra City Hunter in tutto questo?  

 

Jack si girò sul sgabello in modo da esserle di fronte.  

 

- E’ molto semplice... Kira è pazza del tutto per City Hunter dopo che le ha salvato la vita in occasione di una rapina alla banca di Shinjuku... Aggiungete la sua mancanza di fiducia in se stessa, la sua fragilità psicologica, il suo lato di bambina viziata, ma quella donna dice di aver trovato in Ryo quello che cercava da anni in un uomo...  

 

Il giorno in cui ha avuto luogo la rapina alla banca, Ryo si trovava nei paraggi per caso. Aveva salvato la vita di una ventina di persone. Uomini. Donne. Bambini. E nel gruppo, c’era questa Kira Kaidi.  

 

-... lei mi ha quindi ingaggiato perché potessi raccogliere il maggior numero d’informazioni sul suo riguardo.... All’inizio, ho pensato che ci avrei impiegato qualche giorno al massimo ma Kira diventava sempre più esigente, insaziabile... Come se fosse completamente ossessionata da lui... Foto, articoli, aneddoti, relazioni... Voleva sapere tutto!  

 

Il tono di voce di Jack era duro, secco. Sembrava davvero infastidito da questa storia e Kaori lo sentiva ancora di più attraverso ogni parola che pronunciava.  

 

- L’ossessione di Kira per Ryo non cessava di aumentare man mano che il tempo passava... Voleva sapere tutto di ogni suo minimo gesto. Voleva conoscere l’identità di ogni persona che incontrava... Credo che sia diventata completamente folle!  

 

Kaori faceva fatica a credere che quella giovane donna dai capelli corti, lo sguardo pieno di vita, il sorriso che rifletteva gioia di vivere potesse essere la donna nevrotica che Lemon stava descrivendo.  

 

- Dunque se ho capito bene, siete stato ingaggiato per soddisfare l’ossessione di Kira per Ryo... Bene. Fino a qui è tutto chiaro. Ma Donnie Pfaster cosa centra in tutto questo?  

 

Lo sguardo di Jack diventò nero al punto da non riflettere più alcuna emozione. Kaori conosceva quello sguardo. L’aveva già visto in Ryo, Mick e Falcon. Significava semplicemente morte e dolore.  

 

- Non si prenda la briga di rispondere... Ho capito... Kira conosceva Pfaster e gli ha chiesto di uccidermi, giusto?... Ma perché mi avete aiutato quella volta?  

 

Jack alzò le spalle, tentando di assumere un’aria distaccata.  

 

- Originariamente, Pfaster non era lì che per testarvi... Valutare la vostra forza, la vostra competenza nell’essere la partner del più grande sweeper del Giappone... Kira non aveva ancora deciso di farvi scomparire.  

 

Kaori era sotto choc dalle sue rivelazioni. Ryo aveva quindi ragione. Non era stata il bersaglio di un semplice psicopatico ma piuttosto la vittima della follia di una donna nevrotica. Quella storia era lungi dall’essere finita.  

 

Provò a nasconderle, ma sentì l’angoscia e la paura salire a poco a poco in lei.  

 

- “Ancora”?... Kira ha dunque cambiato idea e vuole vedermi morta e sepolta?  

 

Lemon approvò con un segno della testa, togliendo lo sguardo dalla donna.  

 

- Kira era persuasa che voi e Saeba non foste che soci di lavoro... Perciò quando è venuta a sapere che eravate amanti, si è infuriata e ha deciso di eliminarvi.  

 

“Amanti”. La parola risuonava nella testa della donna. Rossa come un pomodoro, Kaori si preparò a ristabilire la verità dei fatti.  

 

- Ma no!... Vi state completamente sbagliando!!!... Ryo e io siamo dei semplici soci di lavoro e nient’altro!... Io e un maniaco come lui!!! Pff.... Non c’è alcuna possibilità e, questo, anche se fosse l’ultimo uomo su questa terra!  

 

Kaori arrossi ancora di più quando incrociò lo sguardo malizioso di Jack. Mostrava un sorriso beffardo e quella piccola scintilla che luccicava in fondo ai suoi occhi la innervosiva ancora di più. Esasperata di vedere che si stava deliberatamente prendendo gioco di lei, incrociò le braccia al petto.  

 

- Ve lo assicuro, io... io non sono la sua donna e ancora meno la sua amante!  

 

Il sorriso di Jack raddoppiò d’intensità.  

 

- Cosa???  

 

Senza dire una parola, Jack si diresse verso la sua scrivania e accese il computer. Poi si sistemò sulla sua poltrona di cuoio, digitando alcune password e lanciando la connessione ad internet.  

 

- Kira non mi ha solo ingaggiato perché raccogliessi il maggior numero di informazioni possibili su City Hunter... Mi ha assunto soprattutto perché costruissi il sito più completo e più devoto.  

 

Sotto lo choc, Kaori stava per cadere dallo sgabello. Ritrovò l’equilibrio in extremis, aggrappandosi, con una certa mancanza di grazia, al bancone.  

 

- Un sito internet?... Su City Hunter?... Ma è una follia!!!  

 

Kaori cercò di trovare una parvenza di calma. Ok, non era davvero il caso di andare nel panico anche se aveva l’impressione di trovarsi di fronte ad un enorme puzzle i cui pezzi facevano fatica a incastrarsi l’uno con l’altro.  

 

Non aveva molte alternative.  

 

Doveva semplicemente vedere Ryo. Doveva sapere. Doveva incontrare Lemon. Loro due, avrebbe sicuramente trovato un mezzo per ostacolare i piani di questa Kira Kaidi.  

 

La voce di Jack la riportò alla realtà. Le fece segno di avvicinarsi e, visibilmente fiero del suo lavoro, le disse allegramente:  

 

- Benvenuta su www.CityHunter.com!!!...  

 

Jack fissò la sua attenzione sullo schermo del computer e cliccò su una foto per ingrandirla. Colpì con il dito lo schermo mentre il viso di Kaori, che scopriva l’immagine man mano che appariva, passava da bianco ad un rosso gambero.  

 

- Oh mio dio... ma... Ma dove avete preso queste foto?  

 

 

Parcheggio Business Plus, quartiere degli affari  

Lunedì 2 luglio, 16.53  

 

 

Accovacciato nella sua Mini Austin rossa e nascosto dietro un paio di binocoli, Ryo Saeba ispezionava con una meticolosità quasi sovrannaturale i dintorni.  

 

Rifletteva sul modo in cui entrare nel negozio.  

 

Chambers gli aveva rapidamente spiegato che oltre la porta principale che dava direttamente sul negozio, esisteva un'altra entrata, situata sul retro dell’edificio, che agevolava allo stesso tempo il rifornimento e l’arrivo degli impiegati. Nulla di complicato insomma.  

 

Ryo aggrottò le sopraciglia. Dopo il tempo che era lì, trovava comunque strano non vedere alcun cliente entrare nel negozio.  

 

Fu allora che notò un piccolo cartello appeso sulla porta principale. Inizialmente ebbe qualche difficoltà a decifrarlo ma, dopo due o tre messe a punto delle lenti e qualche corrugamento d’occhi, riuscì a leggere “chiuso dal 2 al 14 luglio per ferie”.  

 

Ryo fece un piccolo sorriso di soddisfazione. Chambers aveva dunque ragione. C’erano delle forti chance che Lemon avesse portato Kaori in quel posto. Era una copertura eccellente e non rischiava di essere disturbato...  

 

Dopo un ultimo sguardo alle vicinanze, Ryo controllò un’ultima volta che la sua pistola fosse ben carica e che avesse portato munizioni sufficienti con lui. Scese allora dalla sua piccola auto rossa, che risalì di alcuni centimetri quando il suo carico uscì, e si diresse a passo di lupo verso l’accesso posteriore di “Prestazioni informatiche”.  

 

 

Stabilimento “Prestazioni informatiche”, quartiere degli affari  

Lunedì 2 luglio, 16.53  

 

 

La testa fra le mani, Kaori tentava disperatemene di ritrovare la sua calma apparente.  

 

Aveva percorso dalla A alla Z il sito di City Hunter e non riusciva a capacitarsi della miniera di informazioni che offriva a non importa quale individuo. Oltre le numerose foto – Kaori insultò ancora una volta Ryo per averle nascosto QUEL avvenimento fondamentale per l’evoluzione della loro relazione – che svelavano nel dettaglio la loro vita insieme, le sezioni come “City Hunter: una strana coppia”, “biografia di Ryo Saeba”, “biografia di Kaori Makimura”, “Nella vita intima di City Hunter”, erano talmente piene di aneddoti e informazioni di qualsiasi tipo che Kaori si sorprese di riscoprire dei momenti della sua vita che aveva dimenticato. Provò un disagio enorme e si chiese, con una certa apprensione, fino a che punto quel sito potesse recare danni a City Hunter.  

 

Più affaticata psicologicamente che fisicamente, Kaori si lasciò andare contro la poltrona di cuoio pregando interiormente che Ryo arrivasse il più presto possibile.  

 

Jack le aveva vagamente spiegato che aveva fatto in modo che Saeba scoprisse rapidamente dove l’aveva portata. Ed insieme, avrebbe potuto allora mettere a punto un piano efficace per farli uscire da questo vespaio senza troppi danni.  

 

In quel preciso istante, Lemon rifece la sua apparizione dopo aver fatto una telefonata personale. Si avvicinò rapidamente, appoggiandosi con nonchalance contro la scrivania come se questo suo atteggiamento un po’ zen avesse potuto attenuare l’estrema tensione che marchiava il visto di Kaori.  

 

Ma visibilmente la donna era a disagio. Le posò quindi una mano sulla spalla per forzarla a guardarlo.  

 

- Ce la fate, Kaori?  

 

La donna fece un piccolo sorriso contrito, sentendo il bisogno urgente di muoversi e uscire da quella stanza.  

 

- Si... Va bene, no?... Dopo tutto sono la socia di City Hunter e dopo tutto quella che ho già visto durante la mia vita, niente dovrebbe più stupirmi... – Kaori si sentiva le gambe informicolate – Io... Io vorrei rinfrescarmi un po’, se non è troppo di disturbo?  

 

Confuso per non aver pensato al benessere della sua “ospite”, Jack di grattò la testa, facendo un gesto verso la porta dell’ufficio.  

 

- Scusatemi, avrei dovuto pensarci prima... Prendete le scale, poi la porta subito sulla vostra destra. Troverete tutto quello di cui avete bisogno!  

 

 

* * * * * * * * *  

 

 

Dato che Lemon non si era preso la briga di chiudere a chiave la porta sul retro, Ryo penetrò senza alcuna difficoltà nel corridoio del retro-negozio.  

 

Con ordine e rapidità, Ryo entrò, pistola alla mano, in ogni stanza ma non trovò niente di davvero probante.  

 

Doveva rassegnarsi. Kaori non si trovava al pianterreno.  

 

Sarebbe stato troppo facile.  

 

No.  

 

Lemon doveva saggiamente aspettarlo al primo piano.  

 

Ryo si prese qualche istante per riflettere.  

 

O si avventava a testa bassa e rischiava, allo stesso tempo, di mettere ancora più in pericolo la sua socia, o saliva con discrezione analizzando la situazione in base alle circostanze.  

 

Come un gatto con le zampe di velluto, Ryo si avvicinò al primo scalino in legno e tese l’orecchio.  

 

Ma niente.  

 

Sperava di sentire i lamenti ed i piagnucolii di Kaori ma apparentemente la sua socia non aveva voglia di brontolare o forse, sperava con tutto il cuore di sbagliarsi, lei non era nella posizione per farlo.  

 

Su punto di salire il primo scalino, Ryo notò che la maniglia della porta alla sua destra iniziò a muoversi.  

 

Ryo pensò immediatamente a Lemon. L’istinto all’erta, si placcò contro il muro in modo da non essere visto dallo sconosciuto ed afferrò, alla prima occasione, il braccio della vittima, storcendolo violentemente sulla schiena.  

 

Fu allora che sentì l’urlo di dolore di una donna e si rese conto, un po’ troppo tardi del resto, che era la sua socia che lui stava malignamente torturando.  

 

La lasciò immediatamente, posando degli occhi sgomenti sulla donna che con una smorfia di dolore sul viso, si massaggiava energicamente l’avambraccio.  

 

- Kaori????... Ma cosa ci fai qui?  

 

Kaori osservò con stanchezza il suo polso arrossato e indicò con il dito il piccolo cartello “Toilette – riservato ai dipendenti” che era appeso alla porta.  

 

- Secondo te?  

 

Lo sguardo di Ryo si posò a turno sul viso arrossato della donna poi sulla famosa scritta. Sembrava un po’ smarrito e Kaori si rimproverò subito per il suo tono un po’ troppo brusco.  

 

- E tu cosa ci fai qui?  

 

Ryo stava per cadere alla riversa davanti alla stupidità della domanda e gli occhi spalancati, si sorprese ad innervosirsi:  

 

- Cosa ci faccio qui?... Mi prendi in giro o cosa?... Ma insomma Kaori, pensavamo che tu fossi legata e imbavagliata su un letto polveroso, un po’ sbilenco, risalente alla prima guerra mondiale, alla mercè di uno dei killer professionisti più dotati della mia generazione e tu osi chiedermi perché sono qui?  

 

Kaori si massaggiò ancora una volta il suo polso dolorante, alzando negligentemente le spalle. Aveva detto ancora una sciocchezza e si chiese se una volta nella sua vita, potesse essere così efficace come il suo partner.  

 

- Mi dispiace...  

 

Ryo si avvicinò alla donna afferrandole il polso. Cominciò a massaggiarlo dolcemente, cosa che fece arrossire immediatamente la donna.  

 

- Spero di non averti fatto troppo male... Ma ti ho presa per Lemon... Ma a proposito, dov’è quel imbecille che regoliamo i conti una volta per tutte?  

 

Kaori era ipnotizzata dal gesto della mano di Ryo e rispose istintivamente:  

 

- E’ nel suo ufficio.... Ti stavamo aspettando da un po’ di tempo d’altronde.  

 

Stupito dalle parole della sua socia, Ryo non ebbe il tempo di chiedere altre spiegazioni che la donna si liberò, salendo le scale. Il suo socio alle calcagna, si girò un’ultima volta, abbassando l’arma che Ryo aveva appena estratto.  

 

- Non preoccuparti Ryo, Jack Lemon sta dalla nostra parte... Preparati a delle rivelazioni scottanti. Credo che tu sia solo all’inizio delle tue sorprese!  

 

Kaori entrò quindi nel ufficio per avvertire Jack Lemon che City Hunter era finalmente al gran completo.  

 

 

Continua...  

 

 

 


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