Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore/i: Kairi

Traduttore/i: marziachan

Status: Completa

Serie: City Hunter

Original story:

Tranche de vie

 

Total: 17 capitoli

Pubblicato: 31-08-07

Ultimo aggiornamento: 12-11-07

 

Commenti: 56 reviews

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General

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduzione :: Tranche De Vie

 

Capitolo 12 :: Game Over

Pubblicato: 03-11-07 - Ultimo aggiornamento: 03-11-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Stabilimento Kaidi, ala Est  

Martedì 3 luglio, 10.20  

 

 

Appoggiata contro un muro in pietra, Kaori osservò con un certo riservo ed un certo distacco il deposito che da solo rappresentava la supremazia di Kuto Kaidi nel mondo degli affari. Lo stabilimento era molto più grande di quanto aveva immaginato e le migliaia di scatoloni e imballaggi, che si accatastavano e si scaglionavano su quelle centinaia di metri quadrati, le davano decisamente le vertigini.  

 

Ora si trovava nella seconda parte dello stabilimento, comunemente chiamata “ala Est”. Le centinaia di casse, che vi erano depositate, erano molto voluminose e, stranamente, nessuna portata l’etichetta “Kaidi Corporation”. Kaori ne aveva perciò messo al corrente Jack.  

 

Quest’ultimo, uno strano sorriso alle labbra, non si era fatto pregare per rivelarle le altre attività, molto più lucrative d’altronde, della società Kaidi.  

 

Disgustata, la donna di avvicinò nuovamente alla cassa prestando attenzione al suo compagno di fuga, e posò due occhi furibondi sul suo contenuto.  

 

Anziché trovare dei mobili in legno ed altri oggetti d’arredo, la cassa conteneva armamenti di ogni sorta destinati, senza dubbio, ai paesi sotto sviluppati ed in preda a crisi sociali senza precedenti. Granate, mitra, bazooka, mine... Tutto quello di cui c’era bisogno per condurre una guerra senza pietà. Il necessario per uccidere e massacrare degli innocenti.  

 

La bocca di Kaori si deformò in un ghigno dei più amari. In fin dei conti, Kaidi non era l’eccellente uomo d’affari che tutti credevano.  

 

No.  

 

Era semplicemente uno di quegli uomini che erano riusciti a sfruttare al meglio le loro risorse. Uno stabilimento clandestino pullulante di armi e di altri equipaggiamenti per la guerra in cambio di un po’ di potere e molto denaro.  

 

Niente di più, niente di meno.  

 

La donna sussultò quando sentì il fischio di Jack giungerle alle orecchie.  

 

I lineamenti ansiosi, Kaori batté diverse volte il piede destro contro il pavimento per verificare di nuovo la solidità della sua caviglia. Il dolore era passato ed anche se zoppicava ancora molto, la donna costeggiò rapidamente le casse per raggiungere la piccola stanza situata in fondo allo stabilimento.  

 

 

Stabilimento Kaidi, Ufficio Est  

Martedì 3 luglio, 10.20  

 

 

Lo sguardo di Jack era intriso di pietà mescolata ad indulgenza di fronte all’uomo che gli stava davanti. Le mani legate dietro la schiena, l’ultimo tirapiedi di Kaidi stringeva disperatamente la valigetta in cuoio nero tra i piedi e dava l’impressione di portare il peso del mondo sulle sue fragili spalle. Era di un pallore estremo.  

 

Un sorriso beffardo alle labbra, Lemon si avvicinò, inginocchiandosi vicino a lui.  

 

- Allora Riko, cosa vuoi nasconderci qui?  

 

Ponendogli quella domanda, Lemon recuperò la preziosa ventiquattrore di Riko posandola delicatamente sul tavolo impolverato che fungeva da scrivania. Era intimamente convinto che quella valigetta contenesse i preziosi documenti che gli avrebbero permesso, cosi come a Ryo e Kaori del resto, di incastrare Kaidi e voltare pagina su questa folle storia.  

 

Ma realizzando abbastanza rapidamente di essere incapace di aprire quello scrigno del tesoro senza la chiave, Jack lanciò un’imprecazione.  

 

Il volto contrariato, tentò tuttavia di scassinare la serratura con un coltellino svizzero ma senza successo. La serratura sembrava semplicemente inviolabile.  

 

- Merda! Senza quella fottuta chiave, non potremmo mai sapere che c’è dentro questa valigetta.... A meno che...  

 

Con precauzione, Kaori chiuse la porta alzando rapidamente gli occhi verso i due uomini.  

 

Con la rapidità di un animale, Jack si girò, sfoderando e puntando la sua arma su di lei. Ma di fronte a quella donna che alzava ironicamente la mano in segno di pace, l’uomo sospirò sollevato ed abbassò l’arma.  

 

Quanto a Kaori, sentendosi un po’ colpevole, gli rivolse un piccolo sorriso contrito lanciando un “mi dispiace” sempre molto mortificato.  

 

- Kaori, guarda chi voleva privarci della sua compagnia!  

 

Il viso cupo, Jack lasciò intravedere il killer professionista assopito in lui. Gettò uno sguardo minaccioso sul povero Riko che, visibilmente impressionato e spaventato dal carisma di Lemon, abbassò la testa in un gesto di protezione, le spalle seguirono lo stesso cammino.  

 

- Quella valigetta!? Ma dove l’avete trovata Jack?  

 

I lineamenti sempre più tesi, Jack le raccontò brevemente come aveva sorpreso Riko sul punto di lasciare lo stabilimento con quella ventiquattrore, stranamente stretta contro il petto. Le spiegò anche che senza la chiave, gli era stato impossibile aprire la valigetta.  

 

Lo sguardo sospettoso, Kaori si girò verso il tirapiedi di Kaidi affiggendo un sorriso dei più ironici. Ricordava molto distintamente lo sguardo complice che Chiko e Riko avevano scambiato quando Kaidi gli aveva teso la valigetta.  

 

- Fermami se sbaglio Riko ma... tu e Chiko... avevate deciso di dividervi il milione di dollari?  

 

Touchè. Il viso di Riko diventò rosso dalla collera. Offeso di essere stato smascherato da una semplice ragazza, le rivolse uno sguardo omicida e cominciò ad agitarsi freneticamente sulla sedia.  

 

Ma affatto impressionata da quella dimostrazione d’orgoglio mal messa, Kaori fece finta di riflettere, un dito posato sotto il mento.  

 

- E questo significa che devi avere la chiave con te, non è vero Riko?  

 

Gli occhi trionfanti, Kaori si avvicinò a Riko iniziando a perquisirlo. Posò appena le mani sulle spalle che scoprì una catenina nascosta sotto la maglia, alla quale era appesa una piccola chiave.  

 

Un sorriso di soddisfazione sulle labbra, la strappò brutalmente del suo collo offrendola ad un Lemon visibilmente impressionato.  

 

- Tenete Jack... Ma spiacente di deludervi, quella valigetta non contiene nemmeno uno dei documenti che cerchiamo. Contiene solamente un milione di dollari.  

 

Costernato, Riko girò la testa quando Lemon aprì la ventiquattrore. I suoi sogni d’uomo ricco e adulato erano andati in fumo. Si trattenne anche dal piangere sentendo Lemon emettere un lungo fischio alla vista di tutte quelle banconote.  

 

- Wow!!!!... Sono proprio soldi! Mi chiedo cosa potrei fare con tutto questo denaro! – Lemon scambiò uno sguardo complice con Kaori e si girò verso il suo ostaggio – Tu non avresti qualche ideuzza, Riko? –  

 

Riko, vicino all’esaurimento nervoso, non prestò alcuna attenzione alle parole dell’uomo e si mise a fissare instancabilmente il suolo ricoperto di polvere. Divertito da quella reazione così puerile, Lemon alzò negligentemente le spalle prendendo in mano qualche banconota. Si mise spontaneamente a contarle.  

 

- Jack?  

 

Lemon indietreggiò leggermente quando Kaori gli afferrò il braccio. Un strano sorriso alle labbra, la donna immerse i suoi occhi in quelli di lui, impaziente di renderlo partecipe della sua idea.  

 

- Jack... So che questo vi sembrerà ridicolo ma... se vi teneste quel milione di dollari? Voglio dire... che per colpa di Kaidi, avete perso la vostra azienda ed il vostro lavoro. Trovo che sia normale che voi riceviate un piccolo risarcimento per il torto che vi ha fatto, no?  

 

La voce di Kaori diventava sempre più lieve man mano che parlava. Aveva l’impressione di aver detto una grossa sciocchezza e lo sguardo confuso che le lanciò Lemon, in quel preciso istante, ebbe soltanto l’effetto di rafforzare ancora di più i suoi timori.  

 

- Credete davvero, signorina Makimura?  

 

Presi dalla loro conversazione, Jack e Kaori non avevano sentito la porta aprirsi.  

 

Eppure, Kuto Kaidi era lì. Gli occhi sgranati dalla rabbia, si trovava nel vano della porta e puntava, con un piacere non dissimulato, un revolver su di loro.  

 

Lemon fece scivolare lentamente la mano sulla sua arma ma Kaidi stava attento.  

 

- Un gesto ancora Lemon e spedisco questa affascinante signorina a fare un giro in paradiso... Perciò fammi il piacere di non muoverti e getta l’arma a terra.  

 

Lemon obbedì senza batter ciglio e fece scivolare l’arma fino ai piedi di Kaidi. Quest’ultimo la spinse, con un potente calcio, ben più lontana nello stabilimento per essere sicuro che Jack non potesse recuperarla.  

 

Kaori strinse i pugni, cercando disperatamente un’idea che potesse fargli uscire da lì. In base al corrugamento della sue fronte, anche Lemon era altrettanto ansioso che lei di trovare un piano efficace.  

 

Sempre più tesa, la donna sussultò quando la voce dura di Kaidi la interpellò.  

 

- Kaori! Liberatemi quel imbecille di Riko e legate Lemon al suo posto!  

 

Con un gesto infastidito e confuso, Kuto lanciò una corda ai piedi della donna e puntò, questa volta, l’arma su l’ex-killer professionista.  

 

Kaori, nervosa ed inquieta, cercò l’approvazione e un po’ di conforto nello sguardo di Jack. Il sorriso che le rivolse le riscaldò un po’ il cuore e, fu con un po’ più di fiducia, che recuperò la corda ai suoi piedi e che liberò Riko dai suoi lacci.  

 

Fu allora che un’idea le attraverso rapidamente la mente.  

 

Lemon seduto sulla sedia, la socia di City Hunter cercò con particolare cura di non stringere troppo le corde, lasciandogli così la possibilità di liberarsi ed intervenire non appena la situazione lo avrebbe permesso.  

 

- Ora Kaori, voglio che diciate addio a Lemon e che veniate con me.  

 

Kaori senti il sangue gelarsi nelle vene. Quell’uomo era davvero deciso ad ucciderli.  

 

Conoscevano il segreto di Kaidi dunque erano diventati d’ostacolo.  

 

Kaori percorse con uno sguardo sconvolto la stanza che rischiava di diventare la sua tomba. Doveva trovare qualcosa. Doveva guadagnare tempo.  

 

Allora Kaori tentò il tutto per tutto.  

 

- Non potete uccidermi, signor Kaidi. Se oserete alzare una mano su di me, vi ucciderà senza la minima pietà.  

 

Con voce ferma e inflessibile, Kaori articolò ogni singola parola.  

 

- Ryo vi ucciderà, voi e la vostra preziosa Kira.  

 

Kaidi si mise a ridere. Ma questa volta, la sua risata tradiva i dubbi che lo stavano angosciosamente assalendo. Pensava davvero di poter uccidere impunemente la partner di City Hunter? La donna a qui Ryo Saeba teneva più di tutto?  

 

- E’ qui, signor Kaidi. Sento la sua presenza come lui sente la mia. City Hunter, siamo noi due. City Hunter rappresenta la nostra squadra, formata da lui e da me. Allora se mi uccide ora, voi e vostra figlia morirete seduta stante.  

 

Gocce di sudore imperlavano la fronte dell’anziano uomo. I lineamenti contratti al limite, sembrava sul punto di cedere.  

 

Kira era il solo punto debole di questo essere immondo e Kaori sperava di servirsi di questo amore indistruttibile per salvare la sua vita e quella di Lemon.  

 

La bocca di Kaidi si storse in una smorfia di dolore.  

 

- Mentite, signorina Makimura! Saeba non è qui!! Perché non si fa vedere? Perché non è già venuto a salvarvi?  

 

Lemon si prese il piacere di rispondere al posto di Kaori.  

 

- Perché sapeva che io ero qui e che avrei protetto Kaori.  

 

Questa notizia fece vacillare una volta in più la fiducia di Kaidi. Gli occhi stretti, le mani umide, puntò l’arma sulla donna con un gesto furioso.  

 

- Dov’è allora?  

 

Riko sollevò la testa e, come se di trattasse di una conversazione delle più banali, rispose spontaneamente.  

 

- Bè, con la signorina Kira. Gli ho sentiti quando sono passato davanti al vostro ufficio, poco fa. Inoltre avevano l’aria di litigare.  

 

Se la notizia destabilizzò Kaori, lei non lo diede a vedere.  

 

Il fatto di sapere Ryo in preda alla follia di Kira la preoccupava molto. Gia Ryo non sapeva come reagire di fronte ad una donna sana di mente, il saperlo con una fuori di testa la preoccupava ancora di più.  

 

Kaori gettò una rapida occhiata verso Lemon e notò che aveva le mani quasi libere.  

 

- E tu non hai fatto niente, razza di idiota! Non hai fatto niente per aiutare la mia bambina! Come hai potuto lasciarla con quel killer sanguinario?!  

 

Se Kaori era di una calma olimpionica, Kaidi perse istantaneamente il suo sangue freddo e mirò senza la minima esitazione sul suo tirapiedi.  

 

Con un ultimo moto di stizza, Kaidi perse il controllo di se stesso e sparò un primo colpo alla spalla di Riko poi un secondo un po’ più basso nel torace.  

 

Sotto choc, Riko barcollò, indietreggiò di qualche passo, il volto disfatto, guardò le ferite e il sangue che colava sul suo abito. Con un ultimo gesto disperato, premette le mani sulle sue ferite prima di crollare sul pavimento di cemento.  

 

Interdetta, Kaori osservò quel corpo senza vita svuotarsi del suo sangue.  

 

- Kaori! Mettiti subito al riparo!  

 

La donna arretrò ancora e ancora fino a raggiungere l’angolo della parete. Il cuore che batteva e, gli occhi spalancati, osservò Lemon, che approfittando dell’istante di panico, si gettò violentemente su Kaidi per disarmarlo. Kuto Kaidi non resisté molto a lungo alla forza muscolare ed alla giovinezza di Jack. L’arma scivolò sul cemento. Placcato al suolo, il presidente della società Kaidi sembrava aver perso dieci anni in qualche secondo ed accettò la sua sconfitta con un profondo sospiro.  

 

- Kaori, dammi la corda che rendo innocuo una buona volta per tutte questo rifiuto della società!  

 

Kaori ubbidì, posando un ultimo sguardo intriso di pietà sul quell’uomo e filò a velocità con la V maiuscola verso l’ufficio del signor Kuto Kaidi.  

 

 

Stabilimento Kaidi, ala Ovest  

Ufficio di Kuto Kaidi  

Martedì 3 luglio, 10.40  

 

 

Il silenzio che regnava nello stabilimento era impressionante e Kaori si sentiva completamente oppressa.  

 

Nella discrezione più totale, la donna percorse la distanza che la separava dall’ufficio di Kuto Kaidi e si fermò ai piedi delle scale. Il fiato corto, il volto determinato, la donna fece una smorfia quando un dolore divenuto famigliare le trapassò di nuovo la caviglia destra.  

 

Ma se ne infischiò. Ryo era lì. Al di sopra di quei scalini. E lei era ben decisa a raggiungerlo.  

 

Allora, aiutandosi con il corrimano per non appoggiarsi inutilmente alla sua caviglia, la partner di City Hunter salì silenziosamente i scalini in acciaio. Arrivata sana e salva, si avvicinò prudentemente alla porta trattenendo istintivamente il respiro quando sentì la voce roca del suo socio.  

 

- Lascia quella pistola, Kira! Sei diventata completamente matta da cercare di uccidermi?  

 

Una risata stridula e convulsa risuonò alle orecchie di Kaori. Istintivamente la donna si tappò le orecchie alzando gli occhi al cielo.  

 

Se mai avesse ancora dubbi sullo stato isterico della figlia di Kaidi, ne aveva duramente avuto la prova.  

 

Le sopraciglia aggrottate, Kaori si lasciò andare contro il muro. Cosa poteva fare per aiutare Ryo?  

 

Se avesse seguito il suo istinto, con un maligno piacere avrebbe sfondato quella dannata porta dell’ufficio, le avrebbe date di santa ragione a Kira Kaidi provandole con precisione assoluta che lei era la socia migliore che ci fosse per Ryo Saeba. Era talmente semplice ma anche talmente stupido! In effetti Kaori non aveva alcuna idea delle reazioni di Kira e sapeva per esperienza che non bisognava mai fidarsi delle apparenze. Kira era molto intelligente e Kaori non doveva sottovalutarla.  

 

Allora, la ragione riprese rapidamente il sopravvento sul rancore e la gelosia, e la donna attese di calmarsi e di aver trovato un piano migliore prima di intervenire.  

 

- Ahahahahaha.... E’ una bella domanda, Ryo caro. Davvero... Ma io potrei chiederti la stessa cosa. Come può un uomo sano di mente rifiutare il potere, la ricchezza, il rispetto di tutti e l’amore assoluto di una donna senza il più piccolo, minimo briciolo d’esitazione?  

 

Kaori ascoltò con orecchio attento e, gli occhi chiusi, cercava di visualizzare la scena che si stava svolgendo dietro quel muro. A che faceva riferimento quella discussione? Perché Ryo non la disarmava? Kaori aveva una fiducia assoluta nel suo socio ma in questo caso, doveva ammettere che faceva fatica a capirlo.  

 

- Non sono pazza, Ryo. Ti amo e voglio solo la tua felicità. Tutto quello che ho fatto, lo fatto per te... Capisci, ne ho abbastanza che tu agisca nell’ombra senza alcun riconoscimento... Voglio che ti ricompensino finalmente del tuo giusto valore. Voglio che tutto il mondo sappia che è il vero City Hunter! Un uomo buono e giusto che non ha esitato a rischiare la sua vita per salvarmi!!!  

 

Addossata contro il muro, Kaori si apprestava a posare la mano sulla maniglia della porta quando notò che quest’ultima non era chiusa molto bene. Opportunità inaspettata, la donna non aveva che da spingerla dolcemente per socchiuderla leggermente e vedere così quello che stava succedendo in quella famosa stanza.  

 

La voce tagliente di Ryo si alzò alta e forte, tagliando corto alle elucubrazioni passionali di Kira.  

 

- Sciocchezze, Kira. Io non sono né buono, né cattivo. Agisco semplicemente secondo il mio istinto e le mie voglie, ecco tutto.  

 

Kaori sentì il sospiro di Ryo poi il fruscio di una giacca. Accovacciata a lato della porta, la donna fece scivolare lo sguardo sulla piccola fessura e distinse due corpi che si facevano fronte in mezzo alla stanza.  

 

Il cuore le fece un salto quando vide la figura atletica del suo socio. Gli vedeva solamente la schiena ma, conoscendolo come nessun’altro, immaginava molto bene l’espressione che sfoggiava in quel preciso istante. Un’espressione delle più cupe e delle più impassibili. Il volto stesso di uno sweeper.  

 

Rapidamente, il suo sguardo deviò su Kira e sull’arma che teneva nella mano destra. Kaori spalancò gli occhi sorpresa.  

 

Incredibilmente bella e sexy, la figlia di Kuto Kaidi era di un’eleganza e di una grazia inimmaginabile. I suoi lunghi capelli bruni ondulati scendevano magnificamente sulle sue spalle ed i suoi grandi occhi blu riflettevano una tristezza ed una malinconia da spezzare il cuore. Quella ragazza era semplicemente splendida.  

 

Istintivamente, Kaori prese tra le mani una ciocca dei suoi capelli corti, guardandola con irritazione e fece una smorfia di dispetto. Si sentiva banale a fianco di quella reincarnazione di grazia e di femminilità. Insignificante e trasparente.  

 

Ferita nel suo orgoglio di donna, Kaori riuscì tuttavia a contenere l’enorme sentimento di gelosia che la stava sommergendo completamente.  

 

- E di cosa hai voglia in questo preciso istante?  

 

I pugni serrati ed il sangue che le affluiva rapidamente al viso, Kaori guardò, impotente, Kira avvicinarsi languidamente a Ryo. Provocante, s’incollò a lui lanciandogli un sorriso da far dannare un santo. Kaori comprese immediatamente quello che lei aveva in testa ma da lì dov’era, era nell’impossibilità di vedere l’espressione del volto del suo socio. Credete di vederlo trasalire leggermente quando Kira gli accarezzò furtivamente il petto con la mano destra.  

 

Gli occhi disperatamente chiusi, Kaori pregò silenziosamente affinché il lato perverso di Ryo non prendesse il sopravento e che lui mantenesse il suo sangue freddo di fronte a quella divina creatura.  

 

- Allora Ryo? A cosa potremmo giocare noi due?  

 

Kaori soffriva le pene dell’infermo. I denti stretti ed il viso furioso, sopportava difficilmente di vedere quella Kira stringersi sempre più strettamente contro il suo socio. Credete di esplodere di gelosia quando vide la mano di Kira scivolare con nonchalance sul braccio muscoloso di Ryo ritornando ancora più provocante sul suo petto.  

 

Sotto gli occhi smarriti della sua socia, Ryo si decise quantomeno a reagire. Dolcemente ma fermamente, afferrò Kira per le spalle spingendola indietro.  

 

- Che c’è Ryo? Non sono abbastanza carina per te?  

 

Kaori represse la risata sarcastica che le solleticava la gola. Abbastanza carina? Come se lei non sapesse di essere una di quelle donne che avevano soltanto da schioccare le dita per far girare la testa agli uomini.  

 

Kaori sospirò. Kira Kaidi era veramente una seduttrice temibile, quasi demoniaca.  

 

Le mani umidicce, Kaori attese con impazienza mescolata ad angoscia la risposta dell’uomo.  

 

- Tu sei incredibilmente bella, Kira e lo sai perfettamente... In altre circostanze, non avrei esitato un solo secondo e ti avrei offerto una notte d’amore indimenticabile... Ma cercando di uccidere Kaori, è come se avessi cercato di uccidere me. E questo non posso perdonartelo.  

 

Kaori sentì il cuore battere sempre più forte, sempre più velocemente. Quelle semplici parole, uscite dalla bocca di Ryo, le fecero un bene immenso. Alleviando tutti i suoi tormenti e tutte le sue preoccupazioni.  

 

Ma non era il caso di Kira. Come se avesse ricevuto uno schiaffo, quest’ultima arretrò di diversi passi, il volto completamente scomposto.  

 

- Kaori???? Perché mi parli di quella ragazza? Non vedi che è soltanto un fardello per te?... So benissimo che la tieni come socia a causa di quella stupida promessa che hai fatto a suo fratello. Ma te lo assicuro, Ryo, hai già pagato il tuo debito oramai e puoi sbarazzarti di lei! E’ tenendola vicino a te, che City Hunter rischia di morire!!!  

 

Esasperata dall’impudenza di quella ragazza, Kaori si morse il labbro inferiore. Con quale diritto quella pazza osava parlare di Makimura? Con quale diritto emetteva un giudizio sulle scelte di Ryo?  

 

Diventata tutt’a un tratto estremamente pallida, Kaori abbassò lo sguardo e represse le lacrime di collera che cominciavano ad offuscarle la vista. Quella carogna aveva colpito nel segno e, con quelle parole, era riuscita a far vacillare la poca fiducia che Kaori aveva in lei.  

 

- Ti sbaglio, Kira. Se ho tenuto Kaori con me per tutto questo tempo, è per puro egoismo e non per mantenere la promessa che ho fatto a Makimura.  

 

Kaori sollevò gli occhi, allo stesso tempo disorientata ed incantata da quello che aveva appena sentito.  

 

Kira, quanto a lei, sembrava soffrire come non mai e Ryo sembrava prendersi un maligno piacere a battere il chiodo...  

 

- Kaori è la mia partner, Kira. Lei è e resterà la sola partner della mia vita. Ma dopo tutto, sei libera di credere quello che vuoi.  

 

“La sola partner della mia vita”. Il sottointeso non passò inosservato.  

 

Un magnifico sorriso si disegnò sulle labbra di Kaori mentre ripeteva in silenzio le parole pronunciate da Ryo.  

 

Rassicurata e fiduciosa, felice malgrado le circostanze, la donna si concentrò sulla corporatura immobile del suo socio sentendo il cuore gonfiarsi d’amore.  

 

- Come puoi farmi tanto del male? Come osi parlarmi di lei dopo tutto quello che ho fatto per te?  

 

Kira cominciava ad innervosire seriamente Kaori. Ma cosa aspettava Ryo a sbarazzarsi di lei una volta per tutte?  

 

Silenziosa, la donna attese con impazienza il più piccolo indizio che potesse spiegare la mancanza di reazione di Ryo, reprimendo un mugugno quando Kira alzò la pistola su Ryo.  

 

- Kaori! Kaori! Hai soltanto quel nome in bocca! – Kira si asciugò con un gesto rabbioso alcune lacrime che colavano sulle sue guance arrossate – Ma non ancora per molto, te lo assicuro!  

 

Erba di collera, la figlia di Kaidi puntò l’arma su Ryo. Il suo volto rifletteva la sua implacabile determinazione.  

 

- Mio padre... si, mio padre... E stato messo al corrente di te e Kaori... E, sono sicura che in questo preciso momento, si sta occupando della faccenda... Vedi Ryo, a differenza di te, mio padre fa sempre tutto quello che gli chiedo ed è per questo che lo amo tanto.  

 

Le parole uscirono rapidamente. Troppo rapidamente del resto. Anche se separati, Ryo e Kaori provarono la stessa sensazione che Kira cercasse prima di tutto di convincere se stessa.  

 

- Non dici niente, Ryo? Hai paura di sapere la tua dolce Kaori nelle mani di mio padre? O forse hai paura che mi decida ad ucciderti?... Perché vedi Ryo, se io non posso averti, allora nessun’altra ti avrà!  

 

Kira era arrivata al limite e Kaori non poteva più aspettare. Ma cosa poteva fare? Se entrava come una furia nell’ufficio, Ryo e lei rischiavano di essere feriti, o peggio, uccisi. Era troppo pericoloso. Doveva trovare qualcos’altro. Si, ma cosa?  

 

Senza farsi vedere ne sentire, Kaori indietreggiò di qualche passo rimettendosi in piedi. Per puro riflesso, si frugò nelle tasche dei jeans sperando di scoprire qualcosa di interessante che potesse aiutare Ryo. Ma a parte lo scontrino della cassa del supermercato all’angolo, le tasche dei suoi pantaloni era disperatamente vuote.  

 

La voce di Kira salì pericolosamente sugli acuti.  

 

- Cosa c’è di così divertente, Ryo? Perché sorridi come un imbecille?  

 

Sempre più nervosa, Kaori rimpianse amaramente di non aver chiesto un’arma a Jack ed imprecò interiormente per la sua mancanza di professionalità. Furiosa contro se stessa, ci mise qualche istante a comprendere il senso delle parole appena pronunciate da Ryo.  

 

- Sorriso perché, mi rendo conto, che non hai davvero capito niente, Kira. Sapevo fin dall’inizio che mi avevi seguito fino allo stabilimento. E sapevo anche tuo padre se la sarebbe presa con Kaori non appena avessi girato le spalle... E per questo che, quando ho incontrato Lemon nel deposito, gli ho chiesto di prendersi cura di Kaori e di tenere a bada tuo padre... Io voleva occuparmi personalmente di te, Kira.  

 

Man mano che proseguivano le spiegazioni di Ryo, migliaia di domande attraversarono il cervello di Kaori.  

 

Kira, lei, sembrava completamente smarrita ma teneva fieramente Ryo di mira.  

 

- Me ne infischio di sapere che Lemon è vivo. Quel misero informatico da due soldi non mi interessa per niente al mondo!... Ma dimmi una cosa Ryo... Se sapevi che Kaori era in pericolo, perché non mi hai semplicemente attaccato e legato su questo divano per andare in suo soccorso?  

 

Kaori mancò poco che cadesse alla riversa quando Ryo emise una piccola risata arruffandosi i capelli, con un gesto di malessere.  

 

- E’ sempre piacevole parlare con una delle proprie fan, Kira. Cosa c’è di più bello che essere il centro delle fantasie di una bella donna!!!  

 

Davanti l’aria sbalordita di Kira, Ryo ritrovò la sua serietà. Kaori trattene il respiro socchiudendo un po’ di più la porta.  

 

- A dire la verità, volevo avere un mezzo di pressione su tuo padre se mai Lemon non fosse riuscito a proteggere Kaori. Nel peggiore dei casi, era ben deciso a scambiarti in cambio della vita della mia socia e la certezza che ci avresti lasciato in pace in avvenire.... Ma se sono rimasto con te, era soprattutto per essere sicuro che non te la prendessi direttamente con lei. Sei molto più pericolosa di tuo padre, Kira. Lo capito subito quando ho saputo che eri tu l’istigatrice di Donnie Pfaster... Ah! E se non ti ho legato, è per rispetto verso il tuo status di bella donna!!!  

 

Kira sorrise attraverso le lacrime.  

 

- Se ho capito bene, finché Kaori sarà in vita, tu non sarai mai mio... Non è giusto, Ryo. Io non voglio perderti. Voglio tenerti al mio fianco!  

 

Kaori non poteva vedere lo sguardo che Ryo posava su Kira. Era duro come l’acciaio e impregnato d’odio e di rancore. I lineamenti tesi, Ryo fece un gesto impaziente con la mano.  

 

- Tu non puoi perdermi, Kira. Io non ti appartengo e non ti apparterrò mai. Io non appartengo a nessuno!  

 

Sempre nascosta dietro la porta, Kaori incrociò furtivamente lo sguardo di Kira. L’aveva vista? Aveva notato la sua presenza?  

 

I suoi occhi erano crudelmente vuoti. Il sorriso si era trasformato in un ghigno dei più amari. Era ferita. Profondamente ferita. Ma Kaori provò un odio dei più feroci per quella donna nevrotica.  

 

- Molto bene Ryo! Ma capirai perfettamente il mio desiderio di sbarazzarmi di lei, sotto i tuoi occhi e senza alcun rimorso.  

 

Kira attraversò la stanza in una frazione di secondo, spalancando la porta e mise in mostra un sorriso dei più sadici scoprendo Kaori inginocchiata per terra. Con un gesto della mano, le fece segno di alzarsi, scostandosi per lasciarla entrare nella stanza tenendo la pistola scrupolosamente puntata su di lei.  

 

Inizialmente sorpreso, Ryo fissò la socia avvolgendola con uno sguardo rassicurante.  

 

Il volto teso, si rivolse con voce cupa alla figlia di Kaidi.  

 

- Se la tocchi, Kira, ti ammazzo.  

 

Il viso di Ryo era ridiventato impassibile e duro come l’acciaio. Ma Kira non sembrava per niente impressionata.  

 

- Mi dispiace, Ryo ma non ti credo. Come hai detto tu stesso, sei incapace di sparare ad una donna soprattutto se è bella.  

 

L’atmosfera era carica e pesante. Kira era dietro a Kaori e mise, con un gesto deliberatamente lento, la sua arma sulla tempia della donna.  

 

Pubblicò allora un sorriso soddisfatto.  

 

- Avevi ragione quando hai detto che sono molto più pericolosa di mio padre. Se avessi preso le cose in mano prima, Kaori sarebbe morta da molto tempo e tu saresti completamente mio, ora.  

 

Anche sotto minaccia, Kaori non batte ciglio. Dava prova di un sangue freddo e di un coraggio incredibile. Ryo era fiero di lei. Non poteva desiderare compagna migliore.  

 

Un sorriso agli angoli delle labbra, si scambiarono uno sguardo complice. Dovevano agire rapidamente ed efficacemente.  

 

- Credo che queste siano le tue ultime parole, Kira.  

 

Le sirene di una decina di auto della polizia si misero a ululare nello stesso momento in cui Kaori afferrò l’arma di Kira tra le mani allo scopo di bloccare il tamburo.  

 

L’arma bloccata e nell’impossibilità di sparare sulla sua vittima, la figlia di Kaidi si lasciò prendere dal panico restando paralizzata sul posto. Kaori si abbassò il più rapidamente possibile cosa che permise a Ryo di sparare sull’arma di Kira.  

 

Sotto la violenza del colpo, la donna lasciò la pistola, che scivolò sotto la scrivania in legno, cadendo all’indietro trascinandosi dietro Kaori nella sua caduta.  

 

Preoccupato, Ryo si precipitò immediatamente verso la donna.  

 

- Tutto bene, Kaori?  

 

La donna alzò gli occhi verso il suo socio abbozzando un sorriso di fronte allo sguardo allo stesso tempo tenero e inquieto che posava su di lei.  

 

- Dimmi Ryo, puoi spiegarmi perché sono sempre io che finisco per terra?  

 

Brontolando sulle ingiustizie della vita e sul fatto che era sempre lei che finiva imbavagliata, legata o ancora a terra, Kaori si sedette maldestramente sul sedere, massaggiandosi leggermente la parte bassa della schiena prima di spolverarsi i jeans e la canottiera nera.  

 

- Francamente Ryo, credo di essere diventata troppo vecchia per questo genere di attività!!! Dovresti pensare veramente a cambiare assistente!  

 

Tranquillizzato dalla reazione di Kaori, Ryo si inginocchiò vicino a lei rimettendole delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.  

 

- E’ fuori questione, socia! Ora che ti ho ritrovato, non ti lascerò più! Sono fiero di te, Kaori.  

 

Kaori aprì la bocca ma nessun suono uscì. Quelle parole, Kaori sognava di sentirle dal giorno in cui aveva accettato di diventare l’assistente del temibile Ryo Saeba e di vivere nel suo mondo. Aveva l’impressione sorprendente e appagante che tutte le pene, i dispiaceri e le sofferenze che aveva sopportato in quegli ultimi anni si fossero cancellate in un istante grazie a quella semplice confessione.  

 

Persa nei suoi pensieri, Kaori non si era resa conto che Ryo le aveva tolto una scarpa ed un calzino per controllare lo stato della sua caviglia.  

 

Emise un leggero gemito di dolore mentre le dita lunghe e muscolose di Ryo scorsero con nonchalance sul suo polpaccio. Bastò quello perché Kaori iniziasse ad arrossire.  

 

- La caviglia è gonfia. Bisognerà metterci del ghiaccio.  

 

A disagio, Kaori girò la testa a guardare la figlia di Kaidi che, stesa non lontano da lei, sembrava sprofondata in una mezza incoscienza.  

 

Un demone in un corpo da dea.  

 

Che peccato che una ragazza così bella ed intelligente fosse sprofondata in una follia omicida. Aveva ogni cosa per poter essere felice e, senza rendersene conto, aveva sprecato tutto. Kaori sospirò. Provava una pena immensa. Malgrado quello che le aveva fatto subire, Kaori pregò silenziosamente perchè quella donna ritrovasse una parvenza d’equilibrio e di calma.  

 

- Non credi di essere stato un po’ duro con lei? ... Voglio dire... Sapendo che ti amava, l’hai derisa parlandole di “una notte d’amore indimenticabile!” L’ho trovato un po’ presuntuoso da parte tua!  

 

A quelle parole, Ryo fermò il suo massaggio alzando il suo volto stranamente serio verso di lei.  

 

- Da quando origli alle porte, Kaori?  

 

Offesa dal tono un po’ troppo paternalista di Ryo, Kaori recuperò la benda e la rimise sulla sua caviglia. Infilò poi il calzino e si rimise la scarpa.  

 

- Ti informo che non ho mai origliato alle porte in vita mia! Io... io aspettavo semplicemente il momento giusto per venirti in aiuto, tutto qui!  

 

Aveva detto davvero una stupidaggine! Kaori era furiosa con se stessa. Perchè non riusciva a dirgli che aveva sentito tutta la conversazione che aveva avuto con Kira? Perché non spiegargli semplicemente che provava la stessa cosa e che anche lui sarebbe stato il solo ed unico partner con cui avrebbe condiviso la sua vita? Perché era così timida?  

 

- Ah si, bè se avessi saputo che eri lì a spiarci, ti assicuro che non mi sarei sobbarcato Kira così a lungo!  

 

Ryo aveva tirato un po’ troppo la corda. Se ne rendeva conto ma era più forte di lui. Adorava stuzzicare Kaori e vedere quei magnifici occhi candidi brillare di una contrarietà e di un furore a malapena contenuti.  

 

Allora spinto dal desiderio di punzecchiarla ancora di più, avvicinò la testa immergendo i suoi occhi maliziosi in quelli di lei.  

 

- Siete gelosa, signorina Makimura? Perché posso sempre proporvi un pomeriggio d’amore memorabile seguito, beninteso, da una notte d’amore indimenticabile.  

 

Ryo aveva pronunciato quelle parole con una voce roca e sensuale. Sotto quello sguardo ardente, Kaori arrossì alla grande, turbata come una liceale al suo primo appuntamento.  

 

- Ma noooo! Certo che no!... Pff! Cosa vai a pensare?  

 

Ryo si avvicinò ancora un po’, un mezzo sorriso alle labbra.  

 

- E tu Kaori, perché non ci pensi per una volta?  

 

Contro ogni attesa, Kaori restò a bocca aperta. Un grazioso rosso colorò nuovamente le sue guance un po’ palliduccie.  

 

Agile come un gatto, Ryo si sollevò offrendo il suo aiuto a Kaori.  

 

Turbata dal comportamento premuroso e seducente di Ryo, la donna esitò qualche istante prima di posare la mano su quella dell’uomo.  

 

- Andiamo socia, credo che sia ora di tornare a casa.  

 

Con un occhiolino, Ryo attirò la donna a lui, e stringendola teneramente a lui, l’aiutò a camminare, lasciando all’ispettore Saeko Nogami il compito di occuparsi del caso di Kira Kaidi.  

 

 

Continua...  

 

 

 

 

 


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