Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prosa

 

Autore/i: Kairi

Traduttore/i: marziachan

Status: Completa

Serie: City Hunter

Original story:

Tranche de vie

 

Total: 17 capitoli

Pubblicato: 31-08-07

Ultimo aggiornamento: 12-11-07

 

Commenti: 56 reviews

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General

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Traduzione :: Tranche De Vie

 

Capitolo 11 :: Fiducia cieca

Pubblicato: 03-11-07 - Ultimo aggiornamento: 03-11-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17


 

Stazione Nord  

Martedì 3 luglio, 10.05  

 

 

Il parcheggio era di una grandezza impressionante.  

 

Il cellulare incollato all’orecchio, l’ispettore Saeko Nogami avanzava con passo rapido e nervoso nel parcheggio coperto della stazione Nord di Tokyo. Con voce ferma ed inflessibile, la donna stava informando i suoi superiori del buon proseguimento dell’indagine, con un senso d’analisi e dei propositi sorprendenti.  

 

I suo tacchi alti risuonavano come una sorda minaccia sul pavimento in cemento ma i futuri vacanzieri, i turisti e gli altri dipendenti della stazione, ben lontani dell’immaginarsi con chi avevano realmente a che fare, si giravano istintivamente al suo passaggio per scoprire l’origine di quel rumore estremamente irritante.  

 

Man mano che Saeko si inoltrava nel tunnel, la donna sentiva gli sguardi sia ammirati che gelosi scorrere su di lei e sulla sua figura perfetta. Alcuni uomini giocavano in correttezza, approfittando che le loro mogli fossero girate di spalle per farle un occhiolino dei più espliciti mentre altri, troppo impressionati dal carisma che sprigionava, la divoravano letteralmente con lo sguardo, incoscienti del male che facevano alle loro donne.  

 

Inevitabilmente, le labbra della donna abbozzarono un sorriso. Bella e desiderabile, Saeko non lasciava mai nessuno di marmo e lungi dall’esserne imbarazzata, questa poliziotta si serviva intelligentemente e sottilmente di questi atout per raggiungere i suoi scopi.  

 

Senza mai dover niente a nessuno. Faceva male?!!  

 

Il volto di Ryo che le stilava la lista dettagliata dei favori che le aveva fatto in cambio di una o due piccole bottarelle s’impose naturalmente nella sua mente strappandole allo stesso tempo un sorrisino birichino. Ma l’ispettrice riprese velocemente la sua serietà quando il suo interlocutore le chiese se stesse bene e cosa la mettesse in uno stato simile.  

 

Terminato il resoconto, Saeko chiuse il cellulare, sistemandolo nella tasca interna della giacca del suo tailleur.  

 

Contenta della situazione, lasciò che un sorriso sicuro prendesse forma sulle sue labbra brillanti.  

 

Tutto si stava svolgendo alla perfezione e l’ispettore Nogami era più che soddisfatta di sapere la sua squadra sul piede di guerra e pronta ad intervenire al suo segnale.  

 

Ambiziosa d’animo, Saeko non aveva mai nascosto i suoi appetiti carrieristi e vedeva nel caso Kaidi il mezzo più rapido ed efficace affinché le venisse finalmente riconosciuto il suo giusto valore gerarchico. Non gli restava che trovare Mick e Falcon e mettere le mani su quei famosi documenti.  

 

- Mick?!! Falcon?!! Ma dove siete?  

 

Il passo sempre più aggressivo, Saeko sentì l’irritazione sommergerla poco a poco. Aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo in quel maledetto parcheggiò e brontolò ancora una volta contro Mick e Falcon che non le avevano certamente facilitato il compito rifugiandosi in quel posto.  

 

Strapieno di una buona centinaia di auto di tutti i generi e di tutte le età, Saeko aveva l’impressione di cercare un ago in un pagliaio.  

 

La sua irritazione raddoppiò d’intensità quando raggiunse la linea di delimitazione di fine del parcheggio.  

 

Innervosita, battè un piede sbuffando di frustrazione. Dove poteva trovarsi la 4x4 di Falcon?  

 

Saeko si fermò e girò su stessa per avere una vista migliore di tutto il parcheggio.  

 

Il sorriso le ritornò immediatamente quando vide il fuoristrada parcheggiato tra un vecchio furgone tutto ammaccato ed una superba berlina nuova fiammante.  

 

- Mick? Falcon?  

 

Pronunciando questi due nomi, l’ispettore Nogami si avvicinò con naturalezza al veicolo ma sospirò indispettita quando vide che la vettura era vuota.  

 

Il volto stanco, posò una mano sul cofano del motore e, con un alzamento di sopraciglia, notò che era freddo. Questo significava che quell’auto era spenta già da un bel po’.  

 

Sull’orlo di un esaurimento nervoso, osservò nuovamente i dintorni e notò il leggero fumo che stranamente si sprigionava del retro del vecchio furgone.  

 

Seguendo il suo intuito, Saeko fece rapidamente il giro del 4x4 gettando un’occhiata a questo bizzarro veicolo che sembrava essere sopravvissuto alla terza guerra mondiale. Di una bruttezza da far paura, quel furgone era presunto dovesse vantare i meriti della ditta “Ma chi ha ucciso il topo di città?” e non respingere la clientela.  

 

Saeko avanzò. Le porte posteriori del camioncino erano spalancate. In guardia, la donna oltrepassò con precauzione quest’ultimo ostacolo e quasi cadde alla riversa quando scoprì Mick Angel, seduto con nonchalance sul retro del furgone, sigaretta in bocca, ed immerso in una lettura apparentemente appassionante.  

 

- Mick!?... Cristo Santo Miiick!!! Cosa diavolo ci fai lì? – La voce era stridente e furiosa ma Mick non battè ciglio – Ti informo che è da un quarto d’ora che giro in tondo in questo dannato parcheggio mentre tu, ti fumavi una sigaretta, sbirciando tranquillamente una delle tue riviste da maniaco!!  

 

Le braccia incrociate al petto, Saeko era ora di fronte all’americano, mostrando il suo nervosismo. Ma lungi dall’essere intimidito da questa manifestazione di collera, Mick alzò semplicemente le spalle esalando una boccata di fumo.  

 

- Sempre così di buon umore a quanto vedo, Saeko! Che ne diresti di una piccola seduta di rilassamento noi due per...  

 

Mick non terminò la sua frase, impressionato dallo sguardo nero che Saeko gli aveva appena lanciato.  

 

- Pff... Non arrabbiarti, volevo solo farti un favore! – Il viso di Mick tornò serio – Dai un’occhiata a questi documenti, Saeko! Credo che non resterai delusa del viaggio!  

 

Le sopraciglia aggrottate e gli occhi sospettosi, l’ispettrice afferrò i documenti, iniziando a consultarli rapidamente.  

 

Nell’arco di qualche minuto, la donna chiuse il fascicolo, ed un sorriso soddisfatto sulle labbra, si allontanò dal furgone per telefonare. Ma, colmo della sfortuna, il cellulare non prendeva praticamente più.  

 

- Eh merda! – Saeko ripose nuovamente il suo cellulare tornando verso Mick – Dannato parcheggio!!!  

 

Più divertito che ogni altra cosa, Mick saltò in piedi schiacciando la sigaretta sul suolo. Con un gesto elegante, recuperò il suo casco posato vicino a lui, lo rimise sulla sua capigliatura bionda, e fece finta di spolverare la sua magnifica uniforme color caco.  

 

Saeko si apprestava ad urlare sull’americano, quando notò la sua tuta.  

 

Inizialmente spalancò gli occhi stupita, poi fece del suo meglio per reprimere la risata che le solleticava la labbra.  

 

- Mick?!? Hum... non ti arrabbiare ma che cos’è questo abbigliamento ridicolo?... No, aspetta! Lasciami indovinare... hum... Un bisogno urgente di cambiare lavoro? O la realizzazione di un desiderio da bambino?  

 

Mick scosse la testa alzando gli occhi al cielo quindi scomparì all’interno del furgone.  

 

La sua voce risuonò debolmente alle orecchie di Saeko.  

 

- Pff... Puoi anche prendere in giro, Saeko, ma sappi che è grazie a questa superba uniforme, che sono riuscito là dove i tuoi favolosi colleghi poliziotti hanno fallito.  

 

A quel punto, Saeko dovette ammettere che Mick aveva ragione.  

 

Diversi ispettori esperti avevano, parecchie volte, cercato di trovare le prove per incastrare Kuto Kaidi. Ma quest’uomo aveva delle relazioni troppo altolocate e, protetto dagli esseri più influenti e più rispettati della città, era, ancora oggi, quasi impossibile metterlo nel sacco senza rischiare la propria vita.  

 

Ed ecco che Mick, nel giro di due misere ore, le aveva portato quelle prove tanto ricercate su un vassoio d’argento.  

 

Con la discrezione e la disinvoltura più totali.  

 

Era semplicemente incredibile.  

 

Saeko alzò la voce perché Mick potesse sentirla.  

 

- Hai ragione Mick. Dimentica quello che ti ho detto. Sono davvero impressionata... Grazie a questi documenti, Kaidi può dire addio a tutto quello che possiede... Bene, bando alle ciance, ci troviamo davanti allo stabilimento tra un quarto d’ora con Falcon... Ma... Ma a proposito, dov’è Falcon?  

 

In alcuni secondi, Mick uscì dal furgone, la parte superiore della sua uniforme stranamente bombata.  

 

Lo sguardo beffardo e il sorriso malizioso, fece segno a Saeko di avvicinarsi.  

 

- Falcon non è lontano... E’ bello sistemato... Guarda un po’ qua...  

 

Seduto in fondo al furgone, gli occhi nascosti dal suo eterno paio d’occhiali da sole, Falcon sembrava immerso in un sonno dei più profondi. Il suo petto si sollevava al ritmo regolare del suo respiro ma il suo viso, tanto rosso quanto quello di Kaori in collera, testimoniava uno choc abbastanza violento.  

 

Saeko si apprestava ad aprir bocca, quando Mick le spiegò.  

 

- Non preoccuparti Saeko... Il nostro grand’ uomo sta bene... Diciamo che ha avuto qualche problemino con il piccolo Ryo!  

 

Ryo? Le sopraciglia aggrottate, Saeko fece un passo indietro, restando muta di fronte alla tuta di Mick che si scuoteva freneticamente.  

 

Chiuse gli occhi, chiedendosi se non avesse bisogno, in fin dei conti, di qualche giorno di vacanza, ed articolo goffamente:  

 

- Ryo? Ma... credevo fosse allo stabilimento?!  

 

Mick scosse la testa ridendo, e fece scorrere la chiusura lampo della sua uniforme da derattizzatore.  

 

Due piccole orecchie aguzze ed un piccolo nasino rosa fecero allora la sua comparsa.  

 

- Non parlo di quel Ryo, ma piuttosto di questo Ryo qui!  

 

Saeko aveva un’aria così disorientata davanti a questa piccola palla di pelo che la risata di Mick raddoppiò d’intensità.  

 

La donna abbassò gli occhi sospirando e si portò una mano alla fronte, non sapendo più se doveva ridere o piangere.  

 

Che fosse Mick Angel o Ryo Saeba, quei due energumeni avevano sempre l’arte di fare gli imbecilli quando la situazione prendeva una svolta delle più drammatiche. Senza dubbio era il loro modo per gestire lo stress e la paura. Forse.  

 

Il tempo stringeva, Saeko non insisté più troppo sull’argomento e strinse il dossier di Kaidi sotto il braccio.  

 

Un leggero sorriso alle labbra, l’ispettore Nogami girò prontamente sui tacchi e, con un gesto della mano, saluto Mick prima di sparire dietro l’enorme 4x4.  

 

 

Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari  

Martedì 3 luglio, 10.05  

 

 

Con uno stridio dei pneumatici, la berlina parcheggiò davanti allo stabilimento, tra diversi camion di spedizioni portanti i colori della ditta.  

 

In alcuni secondi, Kuto Kaidi abbandonò il suo veicolo e, la famosa valigetta con il milione nella mano destra, contemplò con un’aria delle più contrariate i diversi camion che invadevano il parcheggio.  

 

Lo sguardo dell’uomo scivolò poi verso il suo sicario che si riaggiustava con pretenziosità gli occhiali sul naso.  

 

- Riko! Prendi la valigetta e mettila al sicuro!  

 

Riko, che si apprestava a far uscire Kaori dalla berlina, fermò il suo gesto e prese, con un sorriso malizioso alle labbra, l’oggetto teso dal suo padrone.  

 

- Un secondo Riko! Deve ritornarmi indietro, d’accordo?... Non rifilarmi un colpo meschino altrimenti ti garantisco che rimpiangerai amaramente il giorno in cui hai lasciato il grembo di tua madre!  

 

Il suo sorriso si trasformò in smorfia.  

 

Riko scambiò un ultimo sguardo con il suo compare Chiko e, dopo aver salutato come si deve il suo padrone, si diresse rapidamente verso lo stabilimento.  

 

- Allora Miss City Hunter, diamoci un po’ una mossa!  

 

A quelle parole, Kaidi si girò vivamente, posando due occhi neri su Chiko. L’effetto fu immediato.  

 

La giovane recluta tacque immediatamente dimenticando la donna che attendeva senza dire una parola sul sedile posteriore.  

 

Kaidi s’attardò qualche istante su di lei.  

 

Era davvero molto bella. E anche molto intelligente. Niente a che vedere con la donna imbranata e sgradevole che Kira gli aveva descritto.  

 

Sentendosi un po’ troppo osservata, Kaori girò ardentemente la testa, lanciando uno sguardo glaciale all’uomo anziano.  

 

- Perché mi guardate così, signor Kaidi? Forse speravate di vedermi sciogliere in lacrime ed accettare la vostra proposta ripugnante?  

 

Mentre parlava, Kaori si agitò sul sedile. Aveva i nervi a fior di pelle. E più che la sua espressione, era il modo in cui stava torturando freneticamente le dita che svelavano poco a poco lo stato d’ansia e di nervosismo che la invadeva.  

 

- Ve lo ripeto signor Kaidi, mai mi lascerò comprare, soprattutto da un essere così immorale e corrotto come voi!  

 

Un sorriso leggero si disegnò sulle labbra dell’uomo.  

 

Quella ragazza gli piaceva davvero. Il coraggio e la temerarietà di cui dava prova costringevano a rispettarla. Inoltre, non aveva paura né di tenergli testa né di esprimere chiaramente i suoi pensieri più profondi, cosa che rafforzava ancora di più la sua ammirazione.  

 

Messe di fronte alla stessa situazione, Kaidi sapeva per certo che molte donne avrebbero accettato senza storcere il naso e senza offendersi quel famoso milione di dollari, troppo contente di poter abbandonare la loro vita che giudicavano evidentemente troppo cupa e senza grande interesse per loro.  

 

Ma Kaori era diversa. Era una donna sorprendente e sensibile.  

 

Intrigato da questa personalità cosi particolare, Kaidi si avvicinò a lei, appoggiando con nonchalance il braccio sulla portiera posteriore dell’auto.  

 

- Dunque per voi sono l’incarnazione stessa dell’immoralità e della corruzione? Hum... E’ una visione interessante. Davvero molto interessante.  

 

Di fronte a quella voce ferma e intrisa di una curiosità mal contenuta, Kaori alzò fieramente la testa pronta a replicare. Ma la reazione di Kaidi fu tanto sorprendente quando inattesa.  

 

Una risata calda e naturale risuonò spontaneamente alle orecchie della donna lasciandola completamente sconcertata da questo cambio d’atteggiamento.  

 

Diffidente, incrociò le braccia al petto lanciandogli uno sguardo elettrico:  

 

- Non vedo davvero cosa ci sia di così divertente, signor Kaidi!  

 

Kaidi smise di ridere e immerse uno sguardo indulgente in quella della donna.  

 

- Quello che mi diverte, signorina Makimura – Kaidi insisté fortemente sul suo cognome – è che osate farmi la morale quando voi vivete, da quasi otto anni ormai, sotto lo stesso tetto di un killer professionista. Devo ricordarvi che il vostro caro Ryo Saeba è uno sweeper rinomato per la sua implacabile efficacia? Un essere immorale e senza alcuna coscienza che uccide senza la minima pietà? Ed osate parlarmi di rispetto e di integrità? – Kaidi scrutò le reazioni della donna con un’insistenza seccante – Allora signorina Makimura, non rispondete? Avete perso la lingua?  

 

Kaori s’irrigidì sul posto.  

 

Come poteva quell’uomo paragonarsi a Ryo? Non era neanche degno di lustrargli le scarpe.  

 

Sentendo la collega avere il sopravento, Kaori strinse convulsamente i pugni e rispose con disprezzo:  

 

- Vi proibisco di paragonarvi a Ryo! Vuoi non sapete niente di lui! Mi avete sentito, niente!... Ryo è l’uomo più umano e più rispettabile che mi sia mai stato dato di incontrare. Emana integrità e onore mentre voi... voi... voi non siete altro che un individuo completamente divorato dal potere e dal denaro. Ed infatti, mi fate pietà, voi e vostra figlia!  

 

Kaidi ascoltò con orecchio attento, facendo un sorriso cinico.  

 

- La vostra devozione e la vostra lealtà verso quest’uomo sono delle più ammirevoli. Signorina Makimura. Davvero. Ma non dimenticate mai che Saeba è il killer n° 1 del Giappone. Allora, di grazia, non cercate di farmi credere che Saeba sia il nuovo Salvatore del mondo e risparmiatemi le vostre lezioni sulla morale.  

 

Kaidi fece un segno con la mano, spostandosi per lasciar passare la donna.  

 

Felice di poter muoversi, Chiko prese un piacere evidente a spingere senza risguardo Kaori fuori dall’auto, l’arma puntata verso la parte bassa della schiena.  

 

- Ehi!!! Non c’è bisogno di essere così aggressivi!... Adesso scendo dalla tua pidocchiosa auto!  

 

Reprimendo la bestemmia che le bruciava le labbra, Kaori si accinse maldestramente ad uscire dalla berlina, inciampando sul tappetino.  

 

Ma a due dita dal crollare sul suolo, sentì delle mani tenerla fermamente per le spalle.  

 

Kuto Kaidi, il viso stranamente contratto dalla rabbia, aiutò allora la donna a rimettersi in piedi e si rivolse a Chiko con tono tagliente:  

 

- Non so chi ti abbia insegnato le buone maniere, Chico, ma sappi che non tollerò questo genere di comportamenti finché sarai al mio servizio! Capito?... – Chiko mise il broncio ed abbassò la testa, offeso di essere stato rimbrottato dal suo padrone davanti a Kaori – Molto bene... Trova un posto comodo per la signora Makimura! Ho una faccenda da sistemare. Verrò a trovarla più tardi in mattinata.  

 

Lo sguardo chiuso ed inespressivo, Kuto Kaidi si diresse con passo rapido verso lo stabilimento, non senza aver salutato ironicamente il suo ostaggio.  

 

Chiko attese che il suo padrone sparisse dietro il portone in acciaio per aprir bocca.  

 

- Allora sei tu la socia di Ryo Saeba?  

 

Kaori non rispose niente ma posò uno sguardo assassino su quest’uomo che si prendeva gioco di lei un po’ troppo per i suoi gusti.  

 

I pugni ancora chiusi, la donna fulminava internamente, facendo uno sforzo sovraumano per non lasciar esplodere la collera che gli serrava lo stomaco.  

 

Quel uomo, quel Kuto Kaidi, l’esasperava a tal punto che mai prima nella sua vita aveva sentito un tale rancore per un essere umano. Ma chi si credeva di essere quell’uomo alla fine? Come se il fatto di avere un sacco di soldi ed essere uno degli uomini più influenti di Tokyo gli desse il diritto di trattarla in questo modo e rovinarle così la vita! Ma Kaori non ebbe il tempo di insistere troppo sulle sue riflessioni che Chiko accentuò la pressione della sua arma nell’incavo dei suoi reni.  

 

Fece allora una piccola risatina che faceva più pensare ad un grido di una capra che ad una risata umana.  

 

- Andiamo, bella! Mettiti in marcia!  

 

Il volto collerico, Kaori iniziò a camminare ben decisa a dimostrare a questo James Bond da quattro soldi con chi aveva a che fare.  

 

Lei era la socia di City Hunter e non sarebbe certo stato un killer buono a nulla a farla paura. Doveva semplicemente trovare un piano ed agire il più velocemente possibile.  

 

Persa nei suoi pensieri, la donna inciampò su un sasso e, per la seconda volta nella giornata, fu sul punto di cadere pietosamente al suolo. Riuscì, in un ultimo sforzo, a ritrovare l’equilibrio.  

 

- Ahi!  

 

Con una voce lamentosa, Kaori si lasciò scappare un piccolo gemito di dolore. Il viso teso, si fermò e s’inginocchiò per massaggiare vigorosamente la sua caviglia indolenzita.  

 

Questo gesto non sfuggì a Chiko.  

 

Con un ringhio, l’uomo di avvicinò alla donna e, alla vista dei bendaggi che coprivano la sua caviglia lesa, non potè che constatare che la donna era seriamente ferita.  

 

- Eh merda! Ci mancava solo questa!  

 

Chiko sbuffò con forza e osservò a turno lo stabilimento e la donna. Si passò una mano nervosa tra i capelli, lanciando con aria indifferente.  

 

- Ebbene Miss City Hunter, credo di non avere altra scelta!  

 

Un ghigno malsano alle labbra, Chiko osservò qualche istante il revolver che aveva in mano.  

 

Kaori si tirò indietro e spalancò la bocca stupita. Cosa voleva dire? Cosa stava per fare?  

 

L’aria sempre più divertita, Chiko si avvicinò a lei ed infilò la sua arma nella cintura dei pantaloni. Con un movimento brusco, l’afferrò per le braccia, tirandola violentemente a lui prima di gettarla negligentemente sulla spalla, come se non fosse nient’altro che un volgare sacco di patate.  

 

- Wow! Ma come pesa la signorina!  

 

La sua risata da capra risuonò ancora una volta alle orecchie di Kaori.  

 

Si prese un maligno piacere a rigirare il coltello nella piaga.  

 

- Credo sia opportuna una piccola dieta! Ma comunque non preoccuparti, nel posto dove starai non farai alcuna fatica a perdere questi chiletti superflui!  

 

Kaori diventò color rosso gambero, serrando i pugni convulsamente.  

 

- Razza di cafone!!! Lasciami, mi hai sentito!!! Lasciami subito o te ne pentirai!!!  

 

Kaori iniziò ad agitarsi il più violentemente possibile sulla spalla del suo rapitore. Martellandogli la schiena con una moltitudine di pugni rabbiosi, la donna sperava di fargli perdere l’equilibrio ed approfittarne per fuggire.  

 

- Eeeeehhhhhh! Sta buona o ti ammazzo una buona volta per tutte!  

 

Kaori era di una rabbia nera. Chiko avrebbe visto di che pasta era fatta. Nessuno aveva il diritto di trattarla in quel modo. Nessuno!  

 

Ribelle d’animo, la donna si arrischiò un’ultima volta a dimostrare a questo dilettante chi era veramente e che non era la socia del grande City Hunter per niente.  

 

Incrociando le dita perché funzionasse, Kaori raccolse le sue ultime forze e ricominciò a muoversi furiosamente allo scopo di liberare le gambe, per alcuni secondi soltanto, dalle braccia di Chiko.  

 

Diede poi una magnifica ginocchiata alla spalla destra dell’uomo che, completamente destabilizzato dalla violenza del colpo, caddè all’indietro, schiantandosi pesantemente al suolo. Kaori si rimise frettolosamente sulle sue gambe ed approfittò del fatto che Chiko non reagisse per filare il più rapidamente possibile verso la porta d’acciaio.  

 

Un ghigno di dolore sulle labbra, l’uomo si rialzò penosamente massaggiandosi la spalla ed abbaiò come un cane infuriato:  

 

- Torna qui, razza di puttana!... Ti giuro che me la pagherai davvero molto cara!!!!  

 

Una volta in piedi, Chiko galoppò veloce come un cavallo. Dava l’impressione di avere il diavolo in corpo e l’espressione furiosa che metteva in mostra non presagiva niente di buono. In un tempo record, arrivò all’altezza di Kaori che, intralciata dalla sua caviglia, non poteva correre così velocemente come sperava. In alcuni secondi, la riafferrò.  

 

Un sorriso di trionfo sulle labbra, Chiko la afferrò violentemente per le braccia scuotendola senza riguardo.  

 

- Ehhhhiiiii! Dove credevi di andare così, tesoro?  

 

Il sorriso schiocco che sfoggiava finì d’esasperare la donna.  

 

Kaori fece una smorfia di disgusto e si apprestava ad assestargli un colpo “made in Kaori” quando la voce di un uomo risuonò alle loro orecchie, paralizzandoli letteralmente sul posto.  

 

- Ehi ragazzo mio, da questa parte!  

 

Sorpreso da quel timbro di voce che non conosceva, Chiko lasciò la donna girandosi improvvisamente per far fronte a questo tizio inopportuno.  

 

Il pover’uomo non ebbe il tempo di capire con chi aveva a che fare che sentì un violento dolore a livello dello stomaco poi sulla guancia destra. Colpito in pieno, Chiko crollò, la testa sbattè violentemente sul suolo facendogli vedere migliaia di stelle prima di sprofondare nell’incoscienza.  

 

- Allora Kaori, così ci si rivede!  

 

Contento di lui, l’uomo immerse il suo sguardo blu acciaio in quello della donna.  

 

Un sorriso si disegnò istantaneamente sulle labbra di Kaori quando incontrò lo sguardo malizioso di Jack Lemon.  

 

Vestito con un semplice paio di jeans ed una maglietta nera, sembrava in piena forma malgrado il livido sul occhio e i vari graffi che si potevano scorgere sulle mani e sul viso.  

 

Gli occhi spalancati, Kaori mollò dalle mani il mattone destinato a Chiko balbettando qualche parola incomprensibile.  

 

- Voi?!... Ma insomma!... Come è possibile?... Io credevo...  

 

Un sorriso agli angoli della bocca, l’uomo alzò la mano per tagliare corto all’intervento di Kaori cercando uno strumento efficace per legare Chiko. La donna, avendo compreso immediatamente le intenzioni dell’uomo, spostò qualche scatolone che giaceva vicino alla porta e trovò delle vecchie corde ingiallite dal tempo. (P.S. Non dimenticate che si trovano in un magazzino!)  

 

Certo, di sicuro non sarebbero state molto resistenti ma avrebbero permesso a Kaori e Jack di guadagnare un certo tempo prima che Riko riuscisse a liberarlo.  

 

- Mi dispiace di essere così brusco, Kaori, ma non credo sia davvero il momento giusto per le spiegazioni.  

 

Timidamente, Kaori allungò la mano toccando delicatamente la spalla di Jack come per verificare che non stesse sognando e che lui fosse davvero vivo.  

 

Sorpreso, l’uomo si girò immediatamente ma rimase completamente sbigottito davanti il volto della donna.  

 

Incapace di dire qualsiasi cosa, contemplò la lacrima che scivolava silenziosamente lungo la sua guancia e si immerse in quegli occhi così intrisi di dolcezza e di serenità. Sempre senza dire nulla, vide Kaori asciugarsi con un gesto maldestro la guancia umida, arrossire e abbassare la testa in un ultimo gesto di pudore.  

 

- Sono talmente felice che siate vivo, Jack... E ancora grazie di essere venuto in mio aiuto.  

 

Toccato più di quello che avrebbe desiderato da questo segno d’affetto, Jack volse rapidamente la testa, fissando la sua attenzione sul corpo legato di Chiko e recuperò il revolver che era infilato nella cinta di quest’imbecille con gli occhiali neri.  

 

Amava sua moglie e suo figlio, ma lo charme che si sprigionava da Kaori Makimura lo turbava pericolosamente. Cosa rarissima, lei era così bella dentro quando fuori e nessun uomo degno di questo nome poteva restarne insensibile.  

 

A disagio, Lemon si schiarì la gola tentando di prendere un’aria distaccata.  

 

- Non c’è niente da ringraziarmi Kaori. Ad ogni modo, ve la stavate cavando molto bene senza di me! Chiko non aveva alcuna possibilità di fronte alla partner di City Hunter, ve lo assicuro!  

 

Un sorriso sulle labbra, Kaori sollevò la testa pronunciando semplicemente una parola che significava tanto per lei.  

 

- Grazie.  

 

Jack tese l’arma a Kaori il tempo che trascinò il corpo della sua vittima per qualche metro gettandolo dietro ai scatoloni che ammuffivano, gia da qualche tempo, vicino al portone in acciaio.  

 

- Tutto quello che posso dirvi per il momento, è che ho fatto pulizia nel magazzino. Le diverse guardie che Kaidi aveva assunto non erano molto astute e non ho avuto nessuna difficoltà a sbarazzarmene. Ma sarò più tranquillo quando avrò messo le mani su quello stronzo di Kuto Kaidi. Non ci tengo che chieda rinforzi!  

 

Lemon osservò un’ultima volta i paraggi.  

 

- Vedete tutti quei camion, Kaori? Kaidi gli ha appena fatti consegnare e vi garantisco che quei pacchi contenevano tutt’altro che dei mobili da assemblare!  

 

In quel preciso instante, Kaori provò una strana sensazione.  

 

Lo sguardo stranamente attirato da quel enorme edificio, la donna indietreggiò di qualche passo e rimase a fissare la finestra in ferro, situata al primo piano, come se avesse avuto il potere di vedere attraverso i muri.  

 

Questa sensazione, la conosceva perfettamente. Era dolce ed appagante.  

 

Il sorriso di Kaori si allargò.  

 

Ryo era lì. Più presente e più rassicurante che mai. Solamente chiudendo gli occhi, poteva sentire la sua forza bruta, il suo carisma quasi animale ed il suo sguardo tenebroso avvolgerla in un’immutabile barriera.  

 

Istintivamente, gli occhi della donna brillarono di una nuova fiamma e fu con una voce determinata che chiese a Lemon.  

 

- Ryo è qui, vero?  

 

Sollevandosi, Lemon considerò con attenzione la donna e annuì con un segno della testa.  

 

Non dovette però disturbarsi oltre perché Kaori, revolver alla mano, avanzò verso la porta penetrando, con una sicurezza che era lontana dal provare, nell’imponente struttura.  

 

 

Da qualche parte a Tokyo  

Nello stesso momento.  

 

 

La Porche di Saeko filava ad alta velocità sulla periferica. La sua guida, nervosa ed audace, le era valsa diversi colpi di claxon e decine di sguardi neri da parte degli altri automobilisti. Infastidita d’essere il bersaglio del malumore di tutti questi giapponesi frustati, l’ispettore Nogami spinse un po’ di più sull’acceleratore, facendo ruggire il motore del veicolo superando allo stesso tempo il limite di velocità.  

 

Aveva fretta. Estremamente fretta.  

 

Ora che aveva i documenti in suo possesso, doveva ottenere il più rapidamente possibile il mandato che gli avrebbe permesso di perquisire lo stabilimento Kaidi in tutta legalità ed incastrare, una volta per tutte, questo dirigente d’azienda disonesto.  

 

 

Continua...  

 

 

 


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