Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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It's the name of the web site. HFC = Hojo Fan City.

 

 

   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 3 :: Definire le anomalie

Pubblicato: 01-06-07 - Ultimo aggiornamento: 18-06-07

 


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»Sveglia, Kaori... Sveglia. Svegliati! Maledizione, non farmi questo! Sveglia! SVEGLIATI!!«  

 

Con un gemito, Kaori aprì gli occhi, proteggendoli rapidamente dalla luce accecante del sole, che entrava attraverso la finestra della sua camera da letto.  

 

Le saracinesche si abbassarono in un nanosecondo, gettando la stanza nella penombra.  

 

»Come ti senti?« sentì provenire da una voce rauca all’angolo vicino la finestra.  

 

»Bene« disse con tono lugubre.  

 

»Come ti senti?«  

 

Deglutì con forza, non le piaceva il suo tono di voce. Girando la testa di lato, i suoi occhi lo cercarono nell’oscurità.  

 

La sua scura silhouette si mosse leggermente.  

 

»Sto bene« ripeté molto chiaramente.  

 

»Come ti senti?«  

 

»Gesù!« Kaori si alzò, appoggiandosi sui gomiti, ma lui si mosse con una velocità impressionante, le mise una mano sul petto premendole la schiena sul letto.  

 

»Come ti senti?« ringhiò direttamente sopra di lei.  

 

»Bene!«  

 

»Non mentirmi!«  

 

»Smettila di urlare e lasciami andare!«  

 

La sua mano rimase dov’era, pochi millimetri sopra il suo seno. »Non ti lascerò scendere da questo letto! Sei malata!«  

 

»Non sono malata!« afferrò il polso con entrambe le mani. »Ti ho detto che sto bene!«  

 

Il suo respiro divenne più irregolare come i tendini del polso stretti sotto le sue dita »Tu sei svenuta!« Io mi sono spaventato moltissimo, Kaori. Era a mala pena un bisbiglio nella sua testa.  

 

Sorrise leggermente. »Sto bene, Ryo« mormorò »Davvero. Era solo un leggero capogiro, tutto qui.«  

 

»Ma...«  

 

»Niente ma!« Prendendogli la mano, lentamente la alzò per sedersi sul letto. »Non preoccuparti. Devo solamente mangiare qualcosa che non sia cibo d’ospedale e sarò come nuova.«  

 

Ryo la guardò, il sospetto inciso chiaramente in faccia. »Sei sicura?«  

 

»Sì«  

 

»Ok, allora« Ryo si allontanò, mantenendo lo sguardo fisso sul suo viso.  

 

Alzando la testa, Kaori guardò la sua espressione. Era ancora una volta illeggibile. Sospirò.  

 

»Cosa c’è?«  

 

Kaori scosse velocemente la testa »Sto solo cercando di prepararmi psicologicamente ad andare in cucina.«  

 

Ryo s’avvicinò alla porta. »Andrò io a prepararti qualcosa di nutriente. Prenditi il tempo che ti serve.«  

 

E se ne andò.  

 

Kaori sospirò di nuovo. Non c’era riuscita. Com’era possibile che sentisse i suoi pensieri solo quando era preoccupato per lei? Perché non era riuscita a sentirli adesso, prima che uscisse dalla sua stanza? Doveva pur pensare a qualcosa... Qualsiasi cosa. Perché non riusciva a percepirli?  

 

Possibile che sentisse solo i pensieri fatti sotto stress o qualcosa di simile? Era preoccupato per lei, una situazione intensa, e allora lei lo aveva sentito? Umibozu era preoccupato che il cafè venisse distrutto... ma non era sotto stress all’ospedale, quando era preoccupato di aver spento il gas. E Mick non era stressato, quando si stava chiedendo, che cosa ci vedesse lei in Ryo.  

 

Ma allora... Perché riusciva a sentire i pensieri di Ryo solo sporadicamente? Quando lei lo aveva sovrastato, oscillando il martello, lui aveva sorriso e l’aveva chiamata “sua ragazza”. Quella non era una situazione stressante. Perché era riuscita a sentirlo? Perché prima lo aveva sentito e qualche minuto dopo no? Cosa c’era di speciale in quelle occasioni? Non riusciva davvero a capirlo!  

 

Schioccando la lingua, si alzò lentamente in piedi, testando le gambe. Non avevano vacillato e la sua vista era chiara. Sembrava star bene, solo la pancia brontolava, chiedendo cibo. Era meglio andar a vedere che cosa stava facendo il suo socio imbranato in cucina e prendere in mano la situazione, se voleva mangiare qualcosa al più presto.  

 

 

* * *  

 

Era sollevato, non sembrava soffrire di qualcosa di più di un leggero capogiro. Si era preoccupato moltissimo, quando era diventata pallida come un morto al Cat’s Eye, guardando giù, verso di lui con occhi larghi e spaventati. Si era spaventato a morte, quando era crollata tra le sue braccia. Stava diventando pazzo, mentre lei dormiva nel suo letto. Non sapeva che cosa c’era che non andava, e questo lo spaventava più d’ogni altra cosa.  

 

Facendo scorrere le dita fra i suoi spettinati capelli neri, sospirò profondamente. Non sapeva che cosa c’era che non andava, questa volta. Doveva ammetterlo, entrava sempre in modalità – furioso – ogni volta che Kaori era in pericolo, ma questa volta il pericolo era più grande che mai. Questa volta era rimasta ferita, era rimasta priva di conoscenza per una settimana, e... E non voleva più pensarci. Non voleva ricordare la disgustosa sensazione di solitudine, di oscurità, che aveva oppresso il suo cuore, mentre era seduto sul suo letto, tenendole la mano la notte, pregando, supplicando che tornasse da lui, che stesse bene... Piangendo.  

 

Non voleva pensare a cosa gli stava succedendo ultimamente. Avevano vissuto assieme per otto anni, la maggior parte dei quali lui l’aveva trattata come spazzatura, ignorando i suoi sentimenti per lei, mascherandoli dietro un muro d’indifferenza, di meschina tirannia. Ma il secondo in cui era in pericolo, tutti i suoi buoni propositi di tenerla a distanza, non permettendosi di averla vicina per paura di perderla, di mettere a repentaglio la sua vita, andavano a farsi benedire e cominciava a comportarsi come un lunatico possessivo, geloso, superprottetivo, innamorato-cotto.  

 

Girando gli occhi, mescolò la zuppa che stava riscaldando per lei. Si guardò un attimo, le stava preparando qualcosa da mangiare, quando solitamente era il contrario. Anche questa volta dovrebbe essere il contrario, ma non si sentiva del tutto in sé. Lei non stava ancora bene, era ancora debole, era ancora fragile e necessitava di protezione...  

 

Digrignando i denti, offeso per ciò che era costretto a fare, diede un’occhiata alla zuppa. Doveva controllare i suoi bollenti spiriti, tenderli chiusi dentro di sé, tornare alla normalità, alla solita routine. Non doveva pensare a lei in termini di amante, doveva pensare a lei in termini di... Diavolo, non doveva pensare a lei affatto, allora perché solitamente ci pensava e questi pensieri erano cosi eccitanti e impuri che aveva bisogno di tutta la sua forza di volontà per non prenderla sul posto.  

 

Sì, quello era un buon piano. Smettere di pensare... Liberare la mente... Irrigidire il corpo... Perché lei si stava avvicinando alla cucina. Poteva sentirla, percepire la sua presenza...  

 

»Ryo?« C’era un sorriso nella sua voce.  

 

Fatto! E represse i suoi pensieri nel più profondo della sua mente. Era maledettamente bravo a farlo.  

 

Kaori sospirò debolmente. Se n’era andato di nuovo. Dal pensare a lei – essere preoccupato per lei – al nulla più assoluto. Grrr! Era così fastidioso il modo in cui lo faceva. Perché finalmente lei aveva capito, lo faceva apposta.  

Quando era preoccupato per lei e non poteva controllarsi, apriva semplicemente quella porta, e lei poteva sentirlo. Quanto era dolce tutto ciò?!  

 

Un sopraciglio scuro s’inarcò, mentre lei, in piedi nel bel mezzo della cucina, lo guardava con un sorriso raggiante stampato in faccia.  

 

Kaori iniziò a mordersi il labbro inferiore. Perché teneva a freno i suoi pensieri? Cosa c’era di male a pensare a lei? Quello che era riuscita a sentire prima non era niente di importante. Se si fosse dimenticata dei “piccola” e “tesoro”. Vivevano e lavoravano assieme da otto anni quindi, per loro era normale pensarsi l’un l’altro. Certamente lei pensava a lui ogni minuto di ogni singolo giorno, e i suoi pensieri non erano così puri come lui credeva. Allora perché lui aveva spento tutto, mentre lei si avvicinava alla cucina?  

 

»Vuoi sederti e mangiare?«  

 

Kaori uscì dalle sue fantasticherie. »Huh?«  

 

Ryo indicò con la testa il tavolo e la tazza di zuppa fumante. »Mangia.«  

 

Mentre si sedeva, Ryo s’incammino verso la porta.  

 

»Dove stai andando?«  

 

»Fuori« disse senza guardarla. »Hai detto che stai bene, no? Allora io posso uscire a divertirmi« Il tutto fu seguito da uno stupido ghigno.  

 

Kaori s’immaginò la goccia di bava all’angolo della sua bocca. Tutto era tornato alla normalità. A parte il fatto che poteva sentire i suoi pensieri... a volte, almeno.  

 

Alzandosi in piedi, lo seguì fino al salotto. Lui era già alla porta. »Ryo?«  

 

Si girò.  

 

Kaori sorrise »Grazie.«  

 

Ryo le sorrise di rimando »Prego.« Bellezza.  

 

Quando la porta si chiuse dietro la sua schiena, il sorriso di Kaori andava da un orecchio all’altro.  

 

 

 

 


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