Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

Tricks & Tips

What is an offline translation?

 

It’s the translation of a fanfiction that is not on HFC.

 

 

   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 6 :: Le seccature (e Saeko) non danno tregua

Pubblicato: 05-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25


 

»Quando la smetterai di comportati come un idiota, Ryo?«  

 

Ryo guardò di traverso la Detective »Quando tu la smetterai con le stronzate, Saeko?«  

 

Lei girò gli occhi »Sono seria, Ryo. Perché la fai soffrire in questo modo? Ti ama. Non capisci quanto sia duro per lei? Perché fingi di non vedere?«  

 

»Non dovevi andare, Saeko?«  

 

»Lei cerca a fatica di non mostrarlo, ma puoi vederlo sul suo viso ogni volta che importuni una delle vostre clienti. O me. O Miki...«  

 

»Saeko...« C’era un avvertimento nella sua voce profonda.  

 

»Lo so che anche tu la ami, Ryo.« Sorrise tristemente »Ora è ancora più evidente. Questo incidente ti ha colpito profondamente, vero? Hai capito che potrebbe esserti portata via in qualsiasi momento.«  

 

»Saeko...«  

 

»Perché sei così cocciuto? Tutti sanno che sei innamorato di lei. Tutti quanti! Cosa pensi di risolvere tenendola lontana? Non sarà di certo più al sicuro. E in questo modo entrambi state soffrendo.«  

 

»Non puoi capire, Saeko.«  

 

»Allora aiutami a capire.«  

 

»Piantala.«  

 

»Ryo...«  

 

»Ti ho detto di piantarla!« sibilò.  

 

Saeko schioccò la lingua. »Come desideri. Ma prima o poi dovrai affrontarli, Ryo. Prima o poi, lei capirà che questa è tutta una recita.«  

 

... Le ultime parole famose!  

 

* * *  

 

 

Kaori era ancora furibonda, mentre cercava di sfogarsi con il pupazzo “Ryo anti-stress”.  

 

Che nervi, quel bastardo! Solo due giorni fa l’aveva chiamata – benché solo nei suoi pensieri - piccola e tesoro, questa mattina si era rammaricato del fatto che lei non fosse arrossita di fronte al suo ampio, nudo, virile petto... E cosa aveva fatto non appena Saeko era entrata? Era entrato in modalità “animale in calore”. Come si permetteva? Come osava pensare di chiamarla piccola e tesoro e poi finire con l’evocare immagini di lui contorto sul pavimento del loro salotto con una donna nuda tra le braccia?!  

 

Il povero “Ryo anti-stress” finì ammucchiato a lato del guardaroba.  

 

Che oltraggio! Che ingiustizia!  

 

Dov’era la collera di Dio, quando una ragazza ne aveva bisogno? Non poteva colpire quel maiale la sotto? Friggerlo come una patatina con una saetta? Trasformarlo in un rospo? Fargli sparire gli attributi? O meglio - rimpicciolirli! Sì, questa era la giusta punizione per quei pensieri lascivi!  

 

Le sue labbra tremarono e i suoi occhi si riempirono di lacrime, quando si sedette sul letto. Come poteva?  

 

Ma come non avrebbe potuto? Saeko era bellissima, sofisticata, sexy... Tutto quello che Kaori non era.  

 

Perché aveva dovuto svegliarsi? Avrebbe preferito morire, piuttosto che svegliarsi con quella maledetta abilità. Almeno prima, ignorava cosa passava per la testa di Ryo ogni volta che saltava su una donna. Ora, lo sapeva. Dettagliamene. E quell’immagine, l’immagine di tutta quella pelle color avorio esposta al tocco, allo sguardo e alla lingua di Ryo - rabbrividì - rimarrà per sempre impressa nella sua mente.  

 

Chi era? L’immagine della fantasia di Ryo non assomigliava a Saeko. Effettivamente, non assomigliava a nessuna donna che Kaori conoscesse. Chi era quel fantasma? Non aveva visto il suo viso, poteva sentirne solamente i gemiti - rabbrividì ancora! Chi era? Qualcuno del suo passato? Una donna che aveva amato tempo fa... E che amava ancora?  

 

Chi era quella visione?  

 

Raccogliendo “Ryo anti-stress”, Kaori lo strinse tra le braccia e si distese sul letto. Nascondendo il viso contro la stoffa rossa della maglietta del pupazzo, iniziò a singhiozzare silenziosamente.  

 

* * *  

 

 

»Ah, davvero?« Ryo era seduto sul divano, con le braccia incrociate sopra il petto. »E come farà a capire una cosa simile?«  

 

Gli occhi di Saeko brillarono. Non si era preoccupato di negare che amava Kaori. »Non lo so... Glielo dirà un uccellino.«  

 

Ryo ridacchiò. »Non gli crederà mai. Giuro, quella ragazza ha la più bassa stima di sé che io abbia mai visto.«  

 

»E di chi è la colpa?«  

 

Ryo la guardò in silenzio. E’ vero, si comportava come un bastardo, quando era con Kaori, ma doveva farlo. Doveva fingere di non provare niente per lei. Doveva prenderla in giro e insultarla crudelmente. Sapeva che era inutile, tutti effettivamente erano a conoscenza di quanto profondi fossero i sentimenti che provava per la sua patner, ma lui doveva farlo comunque.  

 

Ultimamente aveva iniziato a pensare alla loro difficile situazione, ed era arrivato alla conclusione che tutto questo fingere e mentire avesse portato beneficio solo a lui. Non era ancora pronto ad affrontare i sentimenti che lei faceva crescere in lui, nonostante si sentisse in questo modo già da molto tempo. Non era ancora pronto ad affrontarli. Non era ancora pronto ad analizzare ogni piccola sfumatura del loro rapporto, non era ancora pronto per... Non era ancora pronto a lasciarsi andare. Perché ammettere i suoi sentimenti per Kaori, significava dimenticare tutto quello che aveva imparato nella sua intera vita e iniziarne una nuova. Significava abbandonare il suo vecchio io, uscire dal bozzolo protettivo che si era costruito attorno a sé e mollare. Lasciare che l’amore vi entrasse. Mettersi alla mercè di una donna, iniziare a pensare ed a reagire diversamente.  

 

Perché la sua vita, le loro vite, sarebbero cambiate inesorabilmente. Ora, la sola cosa che doveva fare era tenere sano e salvo sé stesso – e lei nelle situazioni estreme. Ma quando e se decidesse di tenersi vicino Kaori, lei diventerebbe la sua priorità. Anche ora, ogni volta che la Morte gli stava col fiato sul collo, si ritrovava molto e molto spesso, a pensare a Kaori e alla sua reazione alla sua morte. Sarebbe rimasta sola al mondo, senza nessuno che la protegga, che abbia cura di lei, che la ami... Senza nessuno a cui rivolgersi. Nessuno che la capisca. Se si fossero messi insieme, queste preoccupazioni sarebbero aumentate di 10 volte. Lui avrebbe vissuto nel timore costante che potesse succedergli qualcosa, con la conseguenza che lei sarebbe rimasta sola, alla mercè di chiunque decidesse di uccidere la donna di City Hunter.  

 

Non poteva permetterlo. Non voleva permetterlo!  

 

»Ryo?«  

 

Saeko sembrava un tantino irritata. Probabilmente lo aveva chiamato per tutto questo tempo.  

 

»Hmm?«  

 

»Almeno, mi hai ascoltato?«  

 

»Non proprio.«  

 

»Accetterai il lavoro?«  

 

»Sì.«  

 

Prendendo la borsa, tirò fuori una cartelletta marrone, e la gettò sul tavolino da caffé.  

 

Con un sopraciglio incurvato, Ryo si sporse in avanti. Aprendola, trovò delle foto in bianco e nero di una giovane donna vestita a lutto.  

 

Saeko, scrutandolo molto attentamente, sorrise tristemente, notando che non c’era nemmeno una piccola goccia di bava nell’angolo della sua bocca. Quando Kaori non era nei paraggi, lui era serio e professionale riguardo al lavoro. Era davvero grata a Kaori di essere uscita dalla stanza dopo averlo inchiodato al muro con il suo martello. Aveva bisogno che Ryo fosse concentrato.  

 

»Chi è?«  

 

»Il suo nome è Hitotsugi Amaya.«  

 

Ryo alzò la testa, schioccato.  

 

Saeko sorrise. »Sì, la vedova di Hitotsugi Takeru.«  

 

Hitotsugi Takeru era il capo di una delle più influenti – e sanguinarie – famiglie della Yakuza in Giappone. Attraverso contatti in tutto il globo, Hitotsugi controllava l’economia e le politiche del mondo, era in grado di eliminare un individuo fastidioso con un semplice schiocco delle sue dita perfettamente curate. I suoi lavori “di pulizia” erano diventati famosi per le loro atrocità. I suoi scagnozzi non si limitavano soltanto ad uccidere l’ignara vittima, ma traevano piacere dal loro lavoro, mutilando e sfregiando, bruciando vive le loro vittime, violentando donne e bambini... Presto Hitotsugi si guadagnò il sopranome di “La Bestia”, alcuni lo chiamavano addirittura “Il Macellaio”, anche se lui non partecipava mai personalmente agli omicidi.  

 

Tutti lo temevano, nessuno era al sicuro dalla chiara inabilità della sua mente e la polizia non poteva fare niente per opporsi. Ogni volta che qualcuno cercava di fare qualcosa, di fermare la diffusione di morte per le vie, presto finiva coinvolto in un incidente.  

 

Qualunque cosa intralciasse le idee che Hitotsugi poteva avere, chiunque intralciasse i suoi desideri poteva morire... La sua mano della morte si era sparsa anche per le vie di Tokio, dove i spacciatori avevano campo libero, le aggressioni e le rapine aumentavano, insieme con gli omicidi e i “suicidi”... Alcuni mesi prima della sua morte, l’intera città di Tokyo era diventata un quartiere libero per ogni scarto della società. Spacciatori, drogati, stupratori, pedofili, assassini... tutti potevano camminare liberi per le strade, rendendole pericolose per gli altri anche sotto la luce del sole.  

 

Poi un giorno, Hitotsugi Takeru fu assassinato in una giornata ventosa, mentre scendeva dalla sua limousine di fronte al Shinjuku Sumitomo Building. La ricerca del cecchino era risultata inutile, ma le persone vicine a Hitotsugi sospettavano che fosse così, vista la possibile implicazione del governo giapponese, poiché il posto migliore per sparare era il Tokyo Metropolitan Government Building, poco distante da lì.  

 

Ma il governo non aveva avuto niente a che fare con l’assassinio di Hitotsugi. Non erano nemmeno a conoscenza dei piani per l’attentato. Dei piani, erano a conoscenza solo quattro persone, l’ispettore-capo della Polizia, una Detective, la persona che aveva premuto il grilletto e il suo collega. Il colpo del assassino, infatti, proveniva dal tetto della Centrale di Polizia di Shinjuku, lontana più di un miglio da lì. E soltanto una persona poteva sparare quel colpo da una tale distanza e con quel forte vento.  

 

»Vuoi che protegga la moglie dell’uomo che ho ucciso?«  

 

Saeko sorrise lentamente.  

 

 

 

 


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