Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 7 :: Una sbirciata ai ricordi

Pubblicato: 05-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


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Dei soffici colpi battevano alla sua porta.  

 

Kaori lentamente alzò la testa, singhiozzando debolmente.  

 

Altri colpi, un pochino più forti questa volta.  

 

Sedendosi sul letto, fissò la porta.  

 

Lentamente si aprì e Ryo sporse la testa all’interno.  

 

»Chi ha detto che potevi entrare?«  

 

»Scusa.« Chiuse la porta dietro di sé, avvicinandosi al letto. »Pensavo stessi riposando o qualcosa del genere.«  

 

Kaori incurvò un sopraciglio. »Perciò hai deciso di darci una sbirciatina?«  

 

»No« Sembrava offeso. »Ecco io...Uhm...Io...« Girò gli occhi. »Pensavo di controllare come stavi.«  

 

»Sto bene.«  

 

»Naturalmente.«  

 

»Allora perché volevi controllare come stavo?«  

 

Aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Questa sì che era una bella domanda, effettivamente.  

 

»Pensavo... Pensavo che ci fosse qualcosa che non andava. Sei praticamente uscita dal salotto correndo, prima.«  

 

Il suo viso si scurì e i suoi occhi brillarono in modo insolito.  

 

»Cosa c’è?« chiese dolcemente.  

 

Si girò dall’altra parte. »Niente.«  

 

Sorrise. Sembrava un bambino petulante.  

 

Si girò verso di lui, i suoi occhi lampeggiavano. »No che non lo sono!«  

 

Ryo sbatté le palpebre. »Non sei cosa?«  

 

Kaori assomigliava ad un coniglio bloccato di fronte ai fari di una macchina. »Niente.«  

 

»Questa sembra essere la tua nuova parola preferita.«  

 

»Che importa!« Si alzò in piedi, ma Ryo le afferrò il braccio.  

 

»Dove stai andando?«  

 

Non lo guardò nemmeno. »In cucina.«  

 

»La cena può aspettare.«  

 

Questo la fece girare. Il suo tono di voce non prometteva niente di buono e una sola occhiata al suo viso, le fece rivoltare lo stomaco dall’apprensione.  

 

»Che succede?«  

 

Ryo contrasse la mascella duramente, un muscolo fece boogie-woogie sulla sua guancia.  

 

»Ryo... Cosa voleva Saeko?«  

 

Fissava il pavimento, lo sguardo vuoto, mentre le stringeva il braccio.  

 

Si avvicinò a lui. La sua presa cominciava a farle male. »Ryo« Alzando la testa, lo guardò in faccia. Ed è allora che tutto ebbe inizio.  

 

Il mondo perse i suoi colori, diventando bianco e nero. Le sembrava come se tutto si fosse fermato. Ma la cosa che l’aveva colpita era il silenzio. Non assomigliava a niente che avesse mai provato prima. Non c’era un sospiro, un soffio di vento... C’era il niente, un incredibile silenzio in questo tranquillo mondo in bianco e nero. Silenzio di morte. Poi, il rumore incominciò. All’inizio solo un ronzio, come uno sciame d’api in lontananza. Poi, il ronzio iniziò ad intensificarsi, diventando più alto e più assordante, fino a che non si poteva più percepire i singoli suoni. Restò senza fiato realizzando che quello che aveva sentito erano voci, voci umane. Centinaia, migliaia di voci. Alcune urlavano, altre bestemmiavano, piangevano, imploravano pietà, pregavano per la redenzione... pregavano per la vita. Presto, tutte le voci si mescolarono in una, ruggente e tonante nella sua testa. Aveva la nausea, la testa cominciò a farle un male cane e la stanza bianca e nera iniziò a girare in cerchio attorno a lei. Veloce, sempre più veloce e Kaori pensò che avrebbe vomitato da un momento all’altro. Il ruggito si intensificò, rimbombandole nelle orecchie, facendola stordire. E poi sangue iniziò a filtrare dai muri attorno a lei e le narici le si riempirono di uno strano, dolce fetore. Il suo cuore si calmò. Era l’odore della morte.  

 

Ryo stava cercando di eliminare quegli orribili ricordi dalla sua mente. Sapeva che qualcosa stava per accadere. Era come una premonizione. Ogni volta che ricordava il suo passato, che sentiva le voci di tutte quelle persone che aveva ucciso o che non era riuscito a salvare, vedeva le loro facce, sentiva l’odore del loro sangue, era come una premonizione che qualcosa di brutto sarebbe successo. Qualcosa di brutto per lei. Kaori!  

 

Non poteva rimanere oltre. Non poteva più sopportare quel rumore. Non poteva sopportare quel odore. Non sopportava la vista del sangue che filtrava dai muri. Non poteva restare, strisciavano sempre più vicino, minacciando si colpirla, di sporcarla...marchiarla! La sua mano s’agitò, afferrando istintivamente qualcosa di solido, qualcosa di duro e caldo, qualcosa che la tenesse a terra, al sicuro dal sangue e dalla morte...  

 

Sentendo la mano sul suo braccio, Ryo finalmente uscì improvvisamente dei suoi pensieri e la guardò. Ciò che vide, gli fece fermare il cuore.  

 

Il viso di Kaori era color cenere, la bocca serrata e leggermente blu, i suoi occhi nocciola erano scuri e vuoti, le sue pupille dilatate in maniera spaventosa. Lei guardava fisso di fronte a sé, attraverso lui, come se non esistesse nel posto in cui era.  

 

»Kaori?«bisbigliò, lasciandole il braccio.  

 

Il braccio finalmente libero, si aggrappò a lui anche con l’altra mano, stingendogli le dita nella carne.  

 

Il suo stomaco si serrò. »Kaori, reagisci.«  

 

Non sembrava averlo sentito.  

 

Liberandosi il braccio, suscitando un lamento da lei, l’ afferrò per le spalle scuotendola. »Kaori! Mi senti? Kaori, cosa c’è? Torna da me!«  

 

Il ruggito nella sua testa si abbasso un pochino, cosi da sentire una voce, differente dalle altre, che la chiamava per nome. Ma era sola nella stanza. Come poteva una di quelle voci aliene conoscere il suo nome.  

 

Kaori! Kaori, svegliati! Torna da me! Kaori, ti prego! KAORI!!!  

 

Là, una luce nel suo bianco, nero sterile mondo. Il sangue che filtrava dai muri iniziò a retrocedere, tornando indietro, allontanandosi da lei... E qualcuno uscì da quella luce che le stava di fronte. Una silhouette famigliare. Sì, conosceva quelle spalle larghe, conosceva quella mascella cesellata, conosceva quei lineamenti marcati, conosceva quegli occhi scuri... Conosceva lui.  

 

Le sue guance lentamente iniziarono a riprendere colore. Ryo la scosse di nuovo. »Kaori! Kaori, sveglia, per l’amor di Dio! Reagisci!«  

 

Il suo sguardo mise a fuoco qualcosa. »Ryo?«  

 

Tirò un sospiro di sollievo. »Grazie al cielo...che cosa è successo?«  

 

»Non lo so.« Le gambe le vacillarono leggermente.  

 

Ryo le circondò rapidamente la vita con le braccia. »Ti tengo io.« Di fronte ai suoi occhi, il viso di lei cambiò almeno tre colori. »Kaori?«  

 

»Sto per vomitare!« Spingendolo via, corse in bagno.  

 

Ebbe a mala pena il tempo di lasciarsi cadere sulle ginocchia ed alzare la tavoletta del gabinetto che il suo stomaco letteralmente le si rivoltò sotto sopra.  

 

Ryo sussultò al suono che provenì dal bagno. Non sembrava umano. Lentamente aprì la porta, e gli si stinse il cuore alla vista di Kaori inginocchiata davanti al gabinetto, mentre espelleva tossendo tutto quello che aveva nello stomaco.  

 

Assaggiando la sua bile, Kaori non si era mai sentita più miserabile in vita sua. Serrando gli occhi, cercò di raggiungere un accordo con la visione che aveva appena avuto. Sapeva che non era frutto della sua immaginazione, aveva visto – VISTO! – i pensieri di Ryo. Quelle voci, il sangue, l’odore della morte... Quelle erano le sue emozioni, i suoi ricordi.  

 

Lacrime le sgorgarono dagli occhi. Come poteva qualcuno vivere con tali ricordi? Come poteva rimanere sano di mente? Lei aveva solo intravisto una piccola parte di loro e stava già vomitando dentro il gabinetto. Lui viveva con quei ricordi, con quelle voci da tutta la vita. Come riusciva a farlo? Finalmente aveva capito il perché alcune volte smetteva di pensare. Aveva finalmente capito il perché ogni notte usciva e si annegava nel alcool e nelle donne. Aveva capito, perché alcune volte spariva per delle ore senza dire una parola... Finalmente riusciva a capirlo un pochino meglio. Il suo comportamento, la sua apparente indifferenza... era solo una farsa, una maschera che gli permetteva di dimenticare tutto per un istante. Ma non poteva dimenticare per sempre e quello spiegava i suoi incubi.  

 

Sì, lo sentiva durante la notte. Lo vegliava, mentre si dimenava nel letto come se fosse in mezzo alle fiamme dell’inferno. Sapeva che aveva degli incubi, lui si rifiutava di parlarne, e così lei aveva rinunciato a chiederglielo molto tempo fa. Ma questo non le impediva di cercare di confortarlo, e non conosceva niente di meglio che restargli accanto mentre dormiva. Sapeva, che i suoi istinti regnavano supremi su di lui anche mentre dormiva. Ma questo non le impediva di stupirsi di quegli incubi.  

Ora, non doveva più stupirsi di niente. Ora sapeva, aveva visto una parte di loro... e non sarà mai più in grado di strappare quelle voci, la vista di tutto quel sangue dalla sua mente.  

 

Le sue interiora si rivoltarono di nuovo.  

 

»Kaori...«  

 

S’irrigidì. »Va via« gemette.  

 

»Perché?«  

 

»Non voglio che tu mi veda in questo stato. Va via!«  

 

Sorrise lievemente. Prendendo l’asciugamano, lo bagnò, inginocchiandosi al suo fianco glielo mise sulla nuca. »Non posso lasciarti così.«  

 

»Sì che puoi.« Vomitò di nuovo. »Ti prego, Ryo, va via.«  

 

»Andiamo, Kaori, non fare così« Lentamente le passò una mano sui capelli. »Quante volte mi hai aiutato, mentre io mi vomitavo pure le budella?«  

 

Girò leggermente la testa, guardandolo di traverso.  

 

Ryo sogghignò. »E’ il minimo che possa fare.«  

 

»Ti stai divertendo troppo per i miei gusti.«  

 

I suoi occhi si scurirono. »Forse mi divertirei di più, se tu mi dicessi che cosa è appena successo.«  

 

Kaori alzò la testa, pulendosi la bocca con la carta igienica. »Non mi crederesti mai.« mormorò.  

 

 

 

 


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