Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 22 :: Guai all’orizzonte?

Pubblicato: 03-09-07 - Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 


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Quando sentì sbattere una porta da qualche parte nell’appartamento, Kaori crollò nella sua preferita – ed ora libera – poltrona con un sospiro. Tanto felice e libera quanto lo era per aver finalmente scoperto la sua anima “stronza” e averla lasciata impadronirsi di lei liberamente per un momento, era anche dannatamente stancante. Si sentiva esausta, ma stordita. Inoltre, era estremamente sorpresa per l'abilità maligna che aveva appena dimostrato. Chi sapeva che lei avesse dentro qualcosa del genere? Chi sapeva che lei era capace di parlare ad un’altra donna – molto più bella e sofisticata – in quella maniera? Chi sapeva che lei poteva essere così pungente, sarcastica e provocatoria? Chi sapeva che avesse persino un briciolo di cattiveria in lei?!  

 

WOW!  

 

Quello era... beh... wow!  

 

Ma ehi, era da qualche tempo che aveva cominciato a rivendicare i propri diritti, invece di lasciarsi stendere tranquillamente e in silenzio fungendo da zerbino a chiunque volesse calpestarla o ferirla. Era un essere umano dopotutto, non uno zerbino!  

 

Perché aveva permesso che tutte le donne che loro aveva protetto in tutti questi anni la criticassero, la insultassero e umiliassero solo perché Ryo era un stallone tale che ogni donna nel raggio di dieci miglia si innamorava di lui solo con un sguardo in quei suoi occhi profondi e scuri?! Perché doveva essere uno stallone simile innanzitutto?! Non poteva essere basso, pelato, e zoppo? E perché le donne si innamoravano di lui persino con quel suo comportamento disgustoso?  

 

Kaori sospirò. Perché come lei, tutte quelle donne capivano che era tutta una facciata. Quel tipo non era pervertito nemmeno la metà di come si comportava. E aveva un cuore d’oro. Perché non poteva essere basso, pelato, zoppo e bastardo nel modo in cui lo era la maggior parte della popolazione umana?  

 

I suoi occhi si scurirono. Era stato un bastardo quella mattina. Non riusciva ancora a liberare la mente dal ricordo dei suoi occhi scuri fissi su di lei, dei suoi commenti pungenti, della cattiveria nella sua voce.  

 

Rabbrividì. Come aveva potuto fraintendere così la situazione? Avrebbe dovuto sapere come stavano le cose! Avrebbe dovuto conoscerla! E pensare che fino a questa mattina era convinta che lui fosse l’unico a conoscerla veramente. Ragazzi, si era sbagliata! Come aveva potuto metterla sullo stesso piano di tutte le altre donne che aveva conosciuto?! Come aveva potuto metterla sullo stesso piano delle donne di Kabuchiko?! E poi, anche se avesse dormito con Mick, quali ragioni avrebbe avuto per infuriarsi in quel modo? Non sarebbe stata infedeltà, non sarebbe stato tradimento... Erano solo colleghi e niente di più! Ma non si era comportato come un collega questa mattina!  

 

Perché si era comportato in quel modo?  

 

Gettò uno sguardo fuori dalla finestra. Il sole era già tramontato, tingendo l’orizzonte di porpora.  

 

Ad ogni modo, dov’era? Non era da lui abbandonare una cliente così. Per lo meno non la notte. Era un professionista dopo tutto. Perciò, dov’era? E cosa doveva fare se non si fosse fatto vivo presto? Non poteva passarci sopra come se niente fosse e andare a dormire, lasciando la loro cliente senza protezione. E se qualcosa fosse andato storto questa notte fra tutte, tutto quello che sarebbe stata capace di fare era starsene in disparte e lasciare fare a quei tizi quello che volevano con Amaya.  

 

Per quanto allettante potesse essere questo pensiero, anche lei era una professionista, e conosceva alcune cose che era necessario fare. Se la guardia del corpo designata non era presente, toccava a lei cercare un sostituto. Almeno fino a che Ryo non fosse tornato.  

 

E quando fosse tornato, allora cosa? Che cosa gli avrebbe detto? Come avrebbe dovuto comportarsi? Bè, meglio non pensare agli “avrebbe” e “dovuto” per ora. Amaya Hitotsugi e il suo benessere avevano la precedenza assoluta, prese il telefono.  

 

 

* * * * *  

 

 

In un appartamento cupo, il telefono iniziò a suonare. Una sagoma si staccò dalla finestra, alzando il ricevitore.  

 

»Si?«  

 

»Sono io.«  

 

L’uomo sorrise leggermente nell’oscurità, lasciandosi cadere sul divano. »Non aspettavo una tua chiamata così presto.«  

 

»Non pensavo di chiamare così presto.«  

 

»Com’è il tempo?«  

 

»Le nuvole si stanno addensando. Dovremmo muoverci in fretta se non vogliamo farci sorprendere dalla pioggia.«  

 

Posando la gamba sopra un tavolino davanti a lui, le dita cercarono a tastoni il coltello, nascosto nel suo stivale. »Dovremmo? Non è da te essere così esitante.«  

 

»Non è esitazione. Ho solo un altro... progetto... da portare a compimento.«  

 

»Quanto tempo ancora?«  

 

»Qualche giorno. Fatti trovare pronto quando chiamerò.«  

 

»Sempre.«  

 

La linee cadde prima che potesse finire la parola.  

 

 

* * * * *  

 

 

»Avete chiamato Mick Angel. Non sono in casa in questo momento, quindi se sei un uomo, riaggancia solamente, non ne vale lo sforzo. Se sei una bellezza bruna, rossa, bionda, o dai cappelli corvini, le gambe lunghe e fino alla trentina, non esitare a lasciare un messaggio. Verrò non appena posso.«  

 

Kaori roteò gli occhi al miagolio nella voce di Mick. Quel tipo era incorreggibile, pieno di vita e insuperabile. E il doppio senso nel finale. Gesù!  

 

»Mick, sono io. Ryo non è ancora a casa, e io ho bisogno di qualcuno per tenere sott’occhio la nostra cliente finché non torna.« Breve pausa. »Ma evidentemente non sei in casa, quindi penserò a qualcos’altro. Scusa per il disturbo. Buona notte, Mick.«  

 

Con un sospiro, guardò il ricevitore nella sua mano. Ryo era fuori, Mick non era in nessun luogo in vista, restava solo una persona da chiamare. Proprio il candidato più adeguato. Sorridendo, chiamò il Cat’s Eye. Miki non avrebbe avuto nessuno scrupolo a mandare suo marito in aiuto, inoltre, Dio salvi chiunque avesse il coraggio di opporsi ad un uomo simile. Sperava solo che non fosse un sognatore indecente tanto quanto Ryo. Aveva bisogno di una buona notte di sonno.  

 

 

* * * * *  

 

 

Ijuin Hayato prese un respiro profondo prima di bussare alla porta dell’appartamento Saeba. Kaori non aveva detto molto a Miki, ma a giudicare dalla reazione di Ryo di quella mattina, lo sweeper si sarebbe preso un bel po’ di tempo per tornare a casa. Probabilmente era in un bar da qualche parte a bere tanto da dimenticare e oltre. E Mick probabilmente era fuori da qualche parte a cercarlo. Sperava solo che i due risolvessero questa cosa senza una sparatoria. Perché con la sua fortuna, sarebbe toccato a lui ripulire il casino.  

 

L’altra ragione che lo fece soffermare davanti alla porta, era il fatto che stava per passare la notte in un appartamento sconosciuto, con due donne, nessuna delle quali era sua moglie, e senza la suddetta moglie al suo fianco. Ancora non aveva capito, perché Miki non aveva insistito per andare con lui. Kaori si supponeva fosse la sua migliore amica e lei sembrava molto protettiva nei suoi confronti. Fortunatamente, aveva tenuto la bocca chiusa sugli avvenimenti di quella mattina e neppure Kaori aveva rivelato un granché. Sicuramente, a Miki sarebbe scoppiata una vena nel conoscere la reazione di Ryo. E poi sarebbe andata su una furia omicida. Già, molto probabilmente era meglio che non fosse venuta con lui.  

 

Ma questo non risolveva il suo problema. Che cosa doveva dire a Kaori? Come si supponeva che lui dovesse comportarsi? Non era mai stato bravo nel campo delle relazioni umane ed oramai era troppo vecchio per iniziare ad imparare qualche cognizione basilare. Quindi, sarebbe solo andato a sedersi su una sedia – non aveva sonno – senza dire una parola. Sì, questo era un buon piano.  

 

Bussò alla porta, il suo corpo grande e muscolo sommerso dal ansia.  

 

 

 

 


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