Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

» Scrivere una review

 

DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

Tricks & Tips

What does HFC mean?

 

It's the name of the web site. HFC = Hojo Fan City.

 

 

   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 19 :: Dov’è Kaori?

Pubblicato: 30-08-07 - Ultimo aggiornamento: 30-08-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25


 

Al Cat’s Eye Miki si mangiucchiava il labbro inferiore, mentre teneva il ricevitore il più lontano possibile dal suo orecchio. Il sopraciglio di suo marito aveva iniziato ad alzarsi un momento fa e non sembrava incline a fermarsi. Lei sapeva come si sentiva quel sopraciglio. Le bestemmie e le parole senza senso che provenivano dall’altro capo della linea erano abbastanza da far resuscitare i morti, non solo le sopraciglia.  

 

Dopo qualche altro secondo ad ascoltare le urla a lei rivolte dallo sweeper – senza alcuna ragione, sia ben chiaro! – ne ebbe abbastanza. »Saeba!«  

 

»Cosa?!« ringhiò.  

 

»Non puoi chiamare le persone ed iniziare ad urlargli, lo sai. Forse sarai cresciuto nella giungla, ma hai passato abbastanza anni nella civiltà per essere divento avvezzo a qualche briciola di buona creanza!«  

 

»Miki...«  

 

»Smettila di ringhiare! Non è colpa mia se non so dov’è Kaori. Non è la tua socia? Come se fosse una mia responsabilità se tu l’hai persa!«  

 

Umibozu ridacchiò dall’altro lato del bancone.  

 

»Di a quel polipo che tu chiami marito di smetterla di ridere!«  

 

»Crepa, idiota!« Umibozu ricambiò immediatamente.  

 

»Smettetela, tutti e due! Siete abbastanza grandi da iniziare a comportarvi come adulti!« Miki roteò gli occhi. Era un tale peccato che gli uomini più venivano vecchi più diventavano sempre più stupidi. »Ora, Saeba, dimmi che cosa ti ha fatto infuriare.«  

 

»Kaori è sparita! Sei sorda o cosa?!«  

 

»E cosa pensi di risolvere urlandomi al telefono? Non dovresti essere fuori a cercarla? Hey, attiva la microspia!«  

 

»Non ha niente con sé! Come te lo devo dire!«  

 

Miki roteò gli occhi. Come se fosse stata capace di capire qualcosa tra le urla e le bestemmie. Uomini! »E perché non ne ha nessuna addosso? Mi stai dicendo che Kaori è uscita in strada nuda?«  

 

Un’altra risatina dall’altro lato del bancone.  

 

»Lei è in pigiama! E non ha rifatto il letto! Dimmi la verità, Miki, è li?!«  

 

Kaori era in pigiama? E non aveva rifatto il letto prima di uscire? Questo fece seriamente pensare Miki. Era possibile che fosse successo qualcosa alla sua amica? Non c’era da meravigliarsi che Saeba avesse i nervi a pezzi. Poteva persino perdonarlo di averle urlato.  

 

»No, non è qui. Ascolta, hai provato a cercarla nel tuo palazzo?«  

 

»Sì!«  

 

»Sei sicuro di aver guardato dappertutto?« Sapeva che stava quasi certamente firmando la sua condanna a morte.  

 

»Miki!«  

 

»Ok, ok, scusa, chiedevo.« Pensò un momento. »Allora, se lei è in pigiama, non può essere lontana, e molto probabilmente non ha lasciato l’appartamento così. Non è da lei.«  

 

»Miki!«  

 

»Oh, fa silenzio! Sto cercando di pensare qui, perché tu ovviamente non l’hai fatto!«  

 

Ci fu un ruggito di frustrazione. »Ascolta, donna! Io ho pensato, ed ho perlustrato il palazzo. DUE VOLTE! E non dirmi di tacere, perché ho tutto il diritto di essere arrabbiato e agitato, capito! Kaori è sparita! Potrebbe essere in pericolo e tu sai solo startene lì in mezzo al tuo fottuto bar, a dirmi un fottuto stai calmo!«  

 

La sua bocca si spalancò rimanendo senza fiato. Non l’aveva mai sentito parlare così. Almeno non ad una donna.  

 

Umibozu, sentendo la reazione violenta del suo amico e capendone perfettamente le ragioni, decise di prendere in mano la faccenda. Miki era davvero in mezzo al suo bar, a dire a Ryo di calmarsi. Come poteva non essere preoccupata per la sua amica? Oh bè, probabilmente era troppo stordita da quest’altra prova d’amore di Ryo per la sua socia. Donne!  

 

Togliendo il ricevitore dalle dita molli di sua moglie, camminò a passi pesanti verso il retro del bar. »Sono io. Cerca di calmarti, amico. Non la stai aiutando lasciandoti prendere dal panico.«  

 

Sentire la voce profonda e autoritaria del suo amico, a quanto pare fece tacere Ryo. Almeno temporaneamente.  

 

»Cosa sappiamo?« Umibozu rifletté per un istante. »Apparentemente è uscita di fretta, la porta era schiusa, ma tu non hai sentito niente di strano, giusto?«  

 

Si sentì un silenzio di tomba dall’altro capo.  

 

»Giusto?«  

 

Ryo borbottò qualcosa.  

 

»Persino avere un sogno erotico non potrebbe impedirti di sentire il pericolo, amico.«  

 

Un sussulto.  

 

Umibozu sorrise. »Gesu, sei come un libro aperto. Ad ogni modo, questo prova che non è stata rapita. Forse ha cominciato a camminare nel sonno.«  

 

»E’ pieno giorno ora!«  

 

»E allora?« Il gigante sospirò, appoggiandosi contro la parete. »Riesci ad immaginare Kaori, svegliarsi da qualche parte la fuori, e tornare a casa in pigiama? Io no.«  

 

»Già. Probabilmente si sta nascondendo da qualche parte, in collera con l’universo.«  

 

»Esattamente. Il che significa che andiamo a cercarla.« Indubbiamente lui non voleva essere il primo a trovarla. Non nell’umore in cui probabilmente si trovava. »Io guarderò qui attorno, tu prendi Mick e settaccia i parchi nella tua zona.«  

 

»Mick deve venirne a conoscenza?«  

 

Umibozu sorrise di nuovo. »Meglio che sia Mick a trovarla e vederla in pigiama piuttosto che un estraneo.«  

 

Un altro borbottio e cadde la linea.  

 

Umibozu scosse la testa con aria rassegnata. Quel tipo era gelosissimo, quando si trattava di Kaori. Povero bastardo.  

 

* * * * *  

 

Mick intrufolò la testa nella sua piccola cucina, facendo l’occhiolino alla rossa che sgranocchiava i cereali sopra il lavandino.  

 

»Ho un tavolo, sai.«  

 

Alzò un sopraciglio, i suoi occhi viaggiarono sopra il tavolo. Persino i bar peggiori avevano i piani dei tavoli più puliti di quello. »Hai bisogno di una governante, Mick,« mormorò sopra un boccone. »O dovresti imparare a pulire.«  

 

Sembrava davvero offeso. »Io pulisco!«  

 

»Il tuo appartamento, non le tue pistole, amico. Cavolo! Anche i maiali vivono in un ambiente migliore. Ho paura persino di fare una doccia! Dio solo sa quale tipo d’infezione batterica deve esserci in corso!«  

 

»Oh, scusa se questo non è un hotel a cinque stelle. Non stavo aspettando ospiti, sai! Quindi mi stai dicendo che Ryo pulisce sul serio il suo appartamento.«  

 

»No.« Deglutì. »Ci sono io per quello.«  

 

Bastardo!  

 

»Mick!«  

 

Sorrise. »Ops.«  

 

»E’ tuo amico!«  

 

»Questo non gli dà il diritto di trattarti come una schiava.«  

 

»Lo faccio di mia spontanea volontà.«  

 

No, non è vero. Tu sei innamorata.  

 

Risciacquò la tazza. »Gia, su questo ti do ragione. Però indubbiamente è solo un lavoro per donne.«  

 

La fissò interrogativamente.  

 

Kaori gli sorrise. »Tu sei innamorato di me, ma questo non ha migliorato le tue abilità di gestione della casa.«  

 

Non si sarebbe mai aspettato che lei usasse la sua dichiarazione contro di lui. »Questo è un colpo basso, Kaori.«  

 

Alzò una spalla. »Ho imparato dal migliore.«  

 

»A proposito di questo...« Sospirò. »Ho provato a chiamare, ma la line era occupata.«  

 

I suoi occhi si offuscarono. »Oh.«  

 

Questo gli fece venire voglia di abbracciarla, ma aveva paura che non sarebbe rimasto solo un abbraccio.  

 

»Tu lo desideri.«  

 

»Vuoi smetterla?!«  

 

»Non posso.« Gli fece occhiolino. »Smettila di pensare. Sei biondo, non dovrebbe essere difficile.«  

 

»Ahi!«  

 

Gli fece la linguaccia. »Ascolta, se non sei riuscito a metterti in contatto con lui, potresti andare là. Voglio dire che probabilmente sta ancora dormendo, perciò potresti sgattaiolare dentro e portarmi qualcosa da mettere.«  

 

Mick si appoggiò contro il montante della porta, i suoi occhi scintillavano. »Mi sono offerto di prestarti qualcosa, ma tu hai rifiutato.«  

 

»Forse mi vestirò con abiti poco femminili, ma non mi ci vedo camminare per Shinjuku in un Armani, Mick.«  

 

»Già.« Annui. »Hai ragione. Dev’essere un bel passo avanti rispetto ai vestiti scadenti che mette in mostra Ryo.«  

 

»Si può essere più schiocchi?«  

 

»Potrei esserlo se ci provassi con molto, molto impegno.«  

 

»Vuoi andare, adesso?« Sorpassando, scivolò nel salotto. »E fermati in un negozio lungo la strada, ti ho lasciato una lista sul tavolo.«  

 

»Negozio? Perché?«  

 

Si girò, mani sui fianchi, guardandolo di traverso. »Perché, contrariamente alle credenze generali, Pop Rocks e birra non costituiscono un gruppo alimentare.«  

 

»Di questa dovresti prenderti nota!« Lanciò un occhiata alla fitta lista. »Perché c’è un libro di cucina qui dentro?«  

 

Lo fissò incredula. »Sai cucinare?«  

 

»No!« Sembrava positivamente indignato.  

 

»Ecco la tua risposta.«  

 

»Kaori.« ringhiò.  

 

»Ssst!« Indicò la porta. »Vai!«  

 

»Ma...«  

 

»Vai!« Rabbrividì. »E io cercherò di fare una doccia.«  

 

»E per quanto riguarda i batteri?« rise.  

 

»Correrò il rischio!« E chiuse sbattendo la porta del bagno.  

 

* * * * *  

 

Nel suo appartamento, Ryo fissava il ricevitore, uno sguardo scuro e torvo gli increspava la fronte. Avrebbe concordato con la teoria di Umi di una Kaori sonnambula, nonostante soffrisse le pene del inferno nel crederci. Ma se non l’avesse fatto, la sola altra possibilità era che fosse stata rapita e lui non fosse stato in grado di sentire il pericolo. Ma Umi aveva ragione. Anche nel mezzo di un sogno erotico, un uomo con la sua esperienza avrebbe dovuto essere in grado di sentire il pericolo. Come diavolo avesse fatto il suo amico a sapere del sogno, era un’idea alla quale rifiutava di pensare.  

 

Così, per quanto lo infastidisse, avrebbe dovuto chiamare Mick e chiedergli di aiutarlo... E sperare con tutto il cuore di trovare Kaori prima che lo facesse il suo amico Americano. Kaori in abiti da notte era qualcosa che solo lui poteva vedere, dannazione!  

 

Con il cuore pesante, compose il numero.  

 

* * * * *  

 

Rannicchiandosi, Kaori spinse il viso sotto il getto della doccia. Dio, il bagno di Mick assomigliava chiaro e tondo al set di un film ambientato in prigione, completo di macchie gialle sul lavandino e sul gabinetto. Sperava solo che uno scarafaggio non uscisse strisciando da quegli enormi buchi nelle piastrelle. Che schifo!  

 

Stando dritta sulla punta dei piedi, decise di non pensare a quali specie di creature invisibili potessero strisciare sui suoi piedi, si lisciò indietro i capelli, il viso ancora sotto il getto, quando il telefono iniziò a suonare.  

 

Figurarsi se qualcuno non avrebbe chiamato Mick, mentre lui era fuori e lei sotto la doccia. Come le persone sapessero qual’era il momento giusto per chiamare, non riusciva a capirlo. Lei non aveva mai avuto una simile abilità.  

 

Lo squillo non durò a lungo comunque, perciò con un sospiro contento, tornò indietro a lasciare che l’acqua le massaggiasse il viso e la testa. Doveva pensare a qualcosa per scusare la sua sparizione. Cosa che Ryo probabilmente non aveva neanche notato, perciò se tutto andava bene non avrebbe dovuto uscire fuori con qualche stupida scusa tipo sonnambulismo. Fece una smorfia al pensiero.  

 

Doveva pensare anche ad un modo per bloccare la sua capacità di leggere nella mente. Conoscendo Ryo e la sua super-salutare libido, avrebbe sognato di fare sesso ogni notte e quindi non voleva un’altra replica del sogno della scorsa notte. Ma non voleva neanche dormire altrove, non che lui l’avrebbe lasciata ad ogni modo. Con Amaya Hitotsugi tra i piedi, era davvero molto teso, e lui voleva accanto quelli sotto la sua protezione nel caso avessero bisogno.  

 

Quindi, dormire da Miki non era un’opzione – pure con Umi attorno - , sbirciare così nei suoi sogni non era un opzione... Quali erano allora le sue alternative? A quanto pare... non ne aveva nessuna.  

 

Decidendo di essere abbastanza pulita e non volendo che Mick tornasse e la trovasse completamente nuda nella sua doccia infestata dai batteri, chiuse l’acqua ed allungò la mano per prendere un asciugamano – il più pulito che avesse trovato nel suo appartamento.  

 

Avvolgendoselo attorno – sorpresa che profumasse perfino discretamente da pulito – quatta fece un passo fuori dalla doccia. Per quanto fosse un uomo così preciso ed impeccabile, Mick era un vero sozzo. Per fortuna era abbastanza intelligente da non invitare nessuna delle sue conquiste. Perché sarebbe stata la fine se avesse visto qualcosa.  

 

Mentre era sulla via per la camera, con il suo pigiama appallottolato sotto il braccio, uno scricchiolio alla porta, le fece drizzare i corti capelli alla base del collo. Era stata davvero così a lungo sotto la doccia che Mick era già tornato?  

 

Non ebbe il tempo di correre nella camera da letto.  

 

La porta d’ingresso si spalancò sbattendo sul muro... e poi ci fu silenzio.  

 

La schiena alla porta, Kaori senti un brivido scorrerle lungo la spina dorsale. Sapeva di non aver rabbrividito a causa del freddo. E sapeva anche che la persona dietro di lei, che la stava fissando con aria sbalordita, ferita, furiosa e sconvolta, non era Mick.  

 

 

 

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25


 

 

 

 

 

   Angelus City © 2001/2005

 

Angelus City || City Hunter || City Hunter Media City || Cat's Eye || Family Compo || Komorebi no moto de