Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 14 :: Sistemarsi

Pubblicato: 09-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


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La stanza degli ospiti era spaziosa e piacevolmente decorata. Amaya potè vedere che c’era un tocco femminile nella mobilia e nelle tende. E non solo in quella stanza. L’intero appartamento, almeno da quello che aveva intravisto, denunciava un tocco femminile. Non riusciva ad immaginare Saeba-san che sceglieva le bianche e trasparenti tende che ondeggiavano di fronte alle finestre aperte. O scegliere quelle due lampade rotonde che adornavano i due comodini ai lati del letto ad una piazza e mezzo. Aggiungevano un pizzico di fascino e femminilità alla stanza e Amaya sospettava che la testarossa gli avesse scelti deliberatemene, per cercare di farla sentire in pace e a casa.  

 

Delicatamente toccò il copriletto bianco. Era un incantevole pezzo pregiato, decorato con fiori bianchi e crema. Si sedette lentamente, facendo scorrere i palmi sul letto. Sembrava come toccare piccole delicate margherite su un prato primaverile.  

 

Kaori la guardava dalla porta. Sorrise leggermente, orgogliosa di se stessa per come appariva la stanza. Dopo l’ultimo ospite, Ryo l’aveva trasformata in un magazzino, nascondendoci qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano. Quando questa mattina aveva aperto la porta, la stanza era piena zeppa di scatoloni di cartone d’ogni forma e misura, obbrobriosi ragni negli angoli, mentre la polvere rendeva quasi impossibile respirare.  

 

E mentre stava lavando il pavimento, controllando simultaneamente se c’erano passaggi segreti che avrebbero potuto assicurargli l’accesso istantaneo alle clienti, digrignando i denti nel frattempo, era inciampata su un oggetto che la fece vedere rosso. Era fortunato di essere fuori casa in quel momento o gli avrebbe rotto completamente l’osso del collo.  

 

Battendo sulle assi di legno, una di loro, all’angolo destro della porta, suono a vuoto, così l’aveva sollevata... trovando solamente una scatola con un involucro di stoffa. Roteando gli occhi, aspettandosi di trovare un altro nascondiglio di giornalini e videocassette porno – come potevano compensare la “cosa vera”, lei non ne aveva idea, anche se non aveva mai avuto alcuna esperienza della “cosa vera” nella sua vita – rimase senza fiato trovando una deliziosa collezione di biancheria intima. LA SUA biancheria! Qualche pezzo di cui si era quasi dimenticata di aver mai posseduto.  

 

Ed era dannatamente sicura che non poteva essere stato altro che una persona a metterli in quella scatola e nasconderla sotto le assi del pavimento. Che cosa ci faceva con la sua biancheria comunque? Non era lui quello che affermava continuamente che lei era l’unica donna al mondo incapace di farglielo diventare duro?!  

 

E poi aveva trovato una vecchia foto sotto la pila di lingerie. Una vecchia foto di lei, l’unica che sua fratello aveva scattato ad un picnic molti anni fa.  

 

Era stato uno degli ultimi picnic che avevano condiviso solo tra loro due, prima che ancora una volta lei inciampasse nella vita di Ryo e lui iniziasse ad insinuarsi nella loro vita privata – non che lei ci badasse più di tanto. Se chiudeva gli occhi, riusciva a vedere gli alberi di ciliegio in fiore, sentire il loro fragrante profumo, sentire i caldi raggi del sole accarezzarle la pelle e la brezza sfiorarle i capelli.  

 

Riusciva ancora a ricordare lo sguardo intenso che Yuki le aveva rivolto una volta, scusandosi per non avere mai notato quanto fosse bella. Naturalmente lei era diventata immediatamente color porpora e lui aveva riso, così gli aveva dato una spinta sulla schiena, correndo via. L’aveva inseguita con la macchina fotografica, prendendola in giro e ridendo, e quando si era girata, lui l’aveva fotografata. Adorava quella foto. Era una delle sue preferite, che lei teneva nel suo album di “famiglia”. Lei, sorridente, libera, con i ciliegi in fiore sullo sfondo. Sembrava un’illustrazione di una fiaba...  

 

Come aveva fatto Ryo a procurarsi quella foto? E perché la conservava? Perché la teneva nascosta?  

 

»C’è qualcosa che non va?« una soffice voce la fece uscire dalle sue fantasticherie.  

 

Kaori sbattè velocemente le palpebre per cancellare l’immagine di quel tranquillo giorno, trovandosi ancora una volta nella loro camera degli ospiti con la sua cliente ancora seduta sul letto, che guardava verso di lei con un’espressione interrogativa.  

 

Amaya alzò la testa, fissando la padrona di casa. Guardò altrove per un attimo. A cosa stava pensando?  

 

Kaori le lanciò un timido sorriso. »Oh, niente di che, ero solo distratta.« Lanciò una rapida occhiata in giro, assicurandosi che tutto fosse dove si supponeva dovesse essere. Soddisfatta del suo rapido controllo, ghignò alla sua ospite. »Uhm, ti lascio così potrai ambientarti. C’è qualcos’altro di cui hai bisogno?«  

 

Amaya lentamente scosse la testa.  

 

»Ok, allora. Si cena tra un’ora. Se hai bisogno di qualcosa. Io sono in cucina.«  

 

Mentre stava per chiudere la porta, la voce di Amaya la bloccò. »Scusami, dov’è il bagno? Ho bisogno di rinfrescarmi.«  

 

»Dall’altra parte del corridoio.« Schiena dritta, Kaori si girò con un’espressione grave. »Sfortunatamente la serratura è rotta.« Digrignò i denti. »Ma c’è un piccolo, robusto armadietto che puoi usare per bloccare la porta.«  

 

»Scusa?« Amaya sbattè le palpebre. »Perché ho bisogno di sbarrare la porta? Siamo solo tu, io e Saeba-sa...«  

 

»Esattamente.« Il viso di Kaori era cupo. »Siamo solo noi tre. Per il tuo bene, fa come ti ho detto.«  

 

Mentre la porta si chiudeva lentamente dietro di lei, Amaya non ne era sicura, me le sembrava di averla sentita mormorare: »Non posso essere subito ovunque.«  

 

* * *  

 

 

La cena si svolse nel silenzio assoluto. Si poteva sentire una mosca cantare La Traviata ad un miglio da lì, tale era il silenzio in quell’appartamento.  

 

Amaya, le mani chiuse sul grembo, non osava dire assolutamente una parola, nonostante lo desiderasse disperatamente. I suoi due padroni di casa sembravano pronti ad ucciderla nell’istante in qui avesse aperto la bocca. E pensare che lei presumeva di sentirsi protetta ed a proprio agio in quella casa. Fece scorrere una veloce occhiata a Saeba e poi a Kaori. I due non si guardavano, ma la tensione tra di loro era palpabile. L’atmosfera era completamente diversa da quella che c’era quel pomeriggio, quando Saeba guardava la testarossa con un tale selvaggio amore negli occhi, stringendola così teneramente. L’aria attorno al tavolo da pranzo sembrava fredda, ghiacciata quasi. Come se fosse seduta con due sconosciuti che tolleravano a male pena la presenza dell’uno e dell’altra.  

 

Ryo stava ancora riflettendo su ciò che aveva detto Kaori ad Amaya quel pomeriggio, dopo averlo sepolto sotto il martello. Lei sapeva che la stava prendendo in giro solo per spronarla ad agire. Lei sapeva che quelle erano solo parole e che non significavano nulla. Come lo sapeva? Come lo aveva capito? O lo sapeva fin dall’inizio. No, si rifiutava di crederlo. Doveva averlo capito recentemente. Ma come? Qualcuno glielo aveva detto? Era stato Mick? L’avrebbe sventrato e usato la sua gabbia toracica come capello!  

 

E se non fosse stato Mick a dirglielo? Lei non avrebbe creduto al quel bastardo, anche se lui l’avesse fatto. Quella ragazza aveva la più bassa stima di sè possibile.  

 

Kaori ringhiò leggermente.  

 

Amaya la guardò interrogativamente.  

 

Ryo sembrava non aver sentito niente.  

 

Riusciva davvero a leggerli dentro così facilmente? Lui si vantava di non far trasparire nessuna emozione, ma lei riusciva a vedere attraverso le sue azioni? E perché ora? Cosa era successo? Era a causa della caduta? Si stava comportando stranamente da quando si era svegliata all’ospedale. Fissandolo con quegli occhi enormi come se stesse provando a vedergli l’anima, a leggergli la mente – nah, impossibile! Pero, da quel momento in poi, si comportava in modo bizzarro. Qualcosa era andato storto? Il medico diceva che stava bene, praticamente come nuova, ma poteva essersi sbagliato? O solo non voleva dargli brutte notizie? Cosa c’era che non andava in Kaori?!  

 

Kaori era scossa da delle ondate di panico che le arrivavano dalla direzione di Ryo. Poteva smetterla di preoccuparsi, non c’era niente che non andava in lei! Eccetto che poteva leggergli nella mente tutto il tempo. Stava benissimo, molte grazie, allora poteva anche smetterla di preoccuparsi.  

 

Dilatò gli occhi, mentre lo stomaco le si rivoltò stranamente.  

 

Seriamente, doveva smetterla! Subito!  

 

Una sensazione di cieco terrore iniziò a diffondersi attraverso il corpo, contraendogli i muscoli. Il cuore pompava come un pazzo, il battito cardiaco gli riecheggiava nelle orecchie. Una foschia rossa gli discese sopra gli occhi, mentre serrava i pugni. Cosa c’era che non andava nella sua Kaori? Era terminale? Se stava bene, doveva tornare normale. Cosa avrebbe fatto lui se le fosse successo qualcosa? Non poteva lasciarlo! Non sarebbe stato più capace di gestire la situazione! Non poteva lasciarlo solo!  

 

»S-saeba-san,« Amaya bisbigliò, seriamente agitata a questo punto. Lui era pallido come la morte, gli occhi larghi e impenetrabili, lo sguardo terrificante, mentre Kaori lentamente diventava verde, il suo respiro si trasformava in profondi rantoli. Cosa c’era che non andava in queste persone?!  

 

Kaori era concentrata sulla respirazione. Ora tutto quello di cui aveva bisogno era respirare. Aveva cercato di bloccare fuori Ryo, ma sembrava essersi conficcato nella sua testa, le sue emozioni, le sue paure continuavano a girarle all’interno del cranio. Le ondate di terrore e panico non cessavano, se possibile diventavano sempre più forti al punto che aveva paura di poterci annegare. Lo stomaco continuava a rivoltarsi e barcollare e immediatamente rimpianse quella extra fetta di torta che aveva mangiucchiato.  

 

»Saeba-san.« Amaya bisbigliò nuovamente, un pochino più forte. Le stava facendo venire la pelle d’oca. I pugni erano serrati con forza, le nocche completamente bianche, i tendini tesi negli avambracci. »Saeba-san...«  

 

Un’altra tetra ondata di panico e cieco terrore la colpì e Kaori non ne potè più! Alzandosi di scatto in piedi, buttando la sedia all’indietro, si coprì la bocca con i palmi, correndo fuori dalla cucina.  

 

Ryo uscì fuori dal suo mondo di terrore. »Cosa succede?!«  

 

Amaya sbattè le palpebre al suo tono selvaggio. »Penso che non si sente molto bene. Ve ne siete accorto?« Domanda stupida. Ovviamente no.  

 

»Perché non hai detto niente?!«  

 

»Bè, c’ho provato...«  

 

La voce le morì in gola. Aveva già seguito la sua partner.  

 

Amaya sospirò.  

 

* * *  

 

 

Storcendo la bocca ai suoni che provenivano dal bagno, Ryo girò il pomello della porta. Non si mosse. Aveva bloccato la porta?! Gentilmente bussò alla porta. »Kaori?«  

 

Tossì.  

 

»Kaori, stai bene?«  

 

»Ti sembra che stia bene?«  

 

Sorrise leggermente. In verità, sembrava star bene.  

 

»Crepa.« ringhiò.  

 

Grattandosi la testa, sospirò. »Perché hai chiuso a chiave la porta?«  

 

»Alcune persone hanno bisogno di privacy, mentre vomitano!« Un altro colpo di tosse umida.  

 

»Hai bisogno di qualcosa?«  

 

»Solo di essere lasciata sola...« tossì »...se non è troppo di disturbo!«  

 

»Kaori...«  

 

»Lasciami sola.«  

 

Sospirò. »Kaori...«  

 

»Va via, Ryo.«  

 

Stava iniziando a spaventarsi di nuovo. Perché voleva mandarlo via?! »Kaori!«  

 

Lacrime le scorrevano sulle guance, lo stomaco si rivoltò di nuovo, mentre le tetre ondate la sommersero ancora. Doveva allontanarlo da lei! »Porta il tuo culo fuori dalla mia stanza, Ryo!«  

 

Fissò sotto shock la porta chiusa, cercando di tenere sotto controllo il suo tumulto di emozioni. Prendendo un profondo respiro, provò di nuovo: »Kaori?«  

 

»VATTENE!!!«  

 

La sguardo scuro e triste, lentamente si girò. Con un ultimo, prolungato sguardo verso il bagno, lentamente uscì dalla sua stanza, chiudendosi dolcemente la porta dietro la schiena.  

 

 

 


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