Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 8 :: La discussione

Pubblicato: 05-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25


 

Fu solo quando lei era di nuovo del suo colore normale e loro stavano preparando la cena fianco a fianco – non voleva lasciarle fare tutto il lavoro, quando solo mezz’ora prima stava con la testa incollata al gabinetto – che Ryo decise di affrontare il problema che lo stava tormentando da quando Saeko gli aveva parlato dell’incarico.  

 

»Cosa ne dici di una vacanza, Kaori?«  

 

Smise di tagliare le carote, gettandogli un’occhiata. »Vacanza?«  

 

Annuì con il capo, fissando la padella. »Vacanza.«  

 

»Perché?«  

 

»Bè... sei appena uscita dall’ospedale ed è chiaro che non stai ancora bene. Così, ho pensato che allontanarti da Tokyo potrebbe farti bene.« Lanciò in aria la frittella, riprendendola con facilità. »Umi-chan possiede un rifugio nella zona si Shibukawa [ Shibukawa – città nella prefettura di Gunma, 150 Km NO da Tokyo; a.n.]. Non penso che gli dia fastidio averti lì per ...«  

 

»Whoa whoa whoa!« Si girò completamente verso di lui. »Cosa significa “io”?«  

 

»Bè, sei la sola che ha bisogno di una vacanza.«  

 

»Pensavo intendessi una vacanza per noi due.«  

 

Iniziò a ridere. »Oh, ma per favore, Kaori-kun! Non verrò mai in vacanza con te! La mia reputazione sarebbe rovinata.«  

 

Kaori alzò la testa, studiandolo. Se fosse deluso per non essere stato incastrato nel muro con una martellata, non lo diede a vedere, ma quel lampo nei suoi occhi rivelò più di quanto potessero fare mille parole.  

 

Ryo la fissò sbalordito. Solitamente, ogni volta che sputava fuori qualcosa di simile, lei lo seppelliva sotto un martello enorme. Ma non questa volta. E comunque non questa mattina. C’era qualcosa di strano in lei. Era così da quando si era svegliata all’ospedale. E non gli piaceva. Non gli piaceva l’espressione del suo viso in alcuni momenti. Qualche volta lo guardava come se potesse leggergli nella mente, vedere dentro la sua anima. E non lo voleva. Non voleva sentirsi così. Sapeva che era impossibile per lei leggergli nella mente e ne era felice. Non voleva che sapesse la vera ragione, voleva solo che se ne andasse per le prossime due settimane.  

 

Mettendo giù il coltello lentamente, appoggiò il fianco contro il banco, incrociando le braccia sopra il seno. »Ok, che c’è?«  

 

»Cosa intendi?«  

 

»Perché improvvisamente sei così preoccupato per la mia salute da spedirmi in vacanza. Con tutti i posti che ci sono, nel rifugio di Umibozu. Probabilmente la fortezza con la più eccellente e avanzata tecnologia disponibile sul pianeta.«  

 

Improvvisamente ebbe caldo. »Non so di cosa stai parlando.«  

 

»Balle!« Lo guardò. »Ti conosco, Ryo. Forse meglio di quello che dovrei! C’è qualcosa che non va. Cosa voleva Saeko da te? Ancora non mi hai detto niente a riguardo!«  

 

»Stavi vomitando, ricordi!«  

 

»Non far sì che sembri sia tutta colpa mia! Perché non mi vuoi attorno?  

 

Ryo roteò gli occhi. »Gesu! Pero, non prendermi a calci nel culo dopo, ok? Volevo la casa libera, a causa di un possibile Mokkori! Ecco qua! Volevi sapere e te lo detto... Ora mi getterai addosso i tuoi “Grrr! Argh!”, ma.... «  

 

»Non lo farò!« lo interruppe. »Perché queste sono solo un mucchio di stronzate!«  

 

Sbattè le palpebre. Da quando non s’infuriava per un possibile Mokkori? »Scusami?«  

 

»Stai mentendo!« Lo colpì con un pugno sul petto. »Dimmi cosa voleva Saeko o te lo tirerò fuori con la forza! «  

 

»Provaci.« disse con tono basso e pericoloso.  

 

Kaori fece un respiro profondo. Come sospettava. Non era una faccenda insignificante, questa volta potevano vedersela brutta, così voleva che lei fosse al sicuro da qualche parte.  

I suoi lineamenti si addolcirono, e gli lanciò un sorriso leggero.  

 

»Ryo. Dimmelo.«  

 

»Non c’è niente da dire. Andrai nel rifugio di Umi per un paio di settimane e questo è tutto! «  

 

Non riusciva a leggere niente nella sua testa. Era costretta a fare affidamento solo sulla sua abilità di persuasione – la quale veniva meno ogni volta che si trattava del suo socio – ma doveva provare. Non voleva essere riposta in qualche baracca abbandonata da Dio nel bel mezzo del nulla, mentre Ryo inseguiva, combatteva qualunque demonio si mettesse sulla sua strada.  

 

Mani sui fianchi, si piantò nel mezzo della cucina. »Io non ci vado! «  

 

Ryo strinse i denti. Era abituato ai suoi rifiuti di obbedire ed aveva imparato ad assecondarla, ma questa volta la situazione era più seria del solito. E molto più pericolosa. »Non voglio più sentirne parlare, Kaori! Tu non resterai qui! «  

 

»Perché no?! «  

 

»Perché ho deciso così! «  

 

»Mi dispiace contraddirti, ma sono grande abbastanza per prendere da sola le mie decisioni e se l’hai dimenticato, noi non siamo ne parenti ne qualcos’altro, che cosa ti da il potere di decidere cosa devo o non devo fare.«  

 

Aprì la bocca per dire qualcosa.  

 

»Aspetta un secondo! Se mi vuoi fuori da questa casa dovrai dirmi la verità.«  

 

»Te lo detta la verità! «  

 

Lo guardò con fare accondiscendente. »Ma per favore. Da quando hai bisogno di avermi fuori dai piedi per tentare un Mokkori? Le mie proteste e i miei martelli non ti hanno mai fermato prima ed hai persino imparato a divincolarti dal futon. Quindi smettila con le cavolate e dimmi la verità.«  

 

Sospirò, ma lei non aveva ancora finito.  

 

»Dopo e solo dopo, considererò la tua offerta di una vacanza.«  

 

Scurendosi in viso, l’afferrò per le spalle. »Non hai considerato una cosa. Forse non siamo imparentati, ma io sono più vecchio di te e so cosa è meglio, specialmente nel campo del nostro lavoro.«  

 

Lo guardò. »Ryo... «  

 

»Sta zitta! «  

 

I suoi occhi si spalancarono. Non l’aveva mai trattata in quel modo.  

 

»Farai quel che ho detto! Ora mangia qualcosa e poi vai a fare le valigie.«  

 

Con un’espressione ferita, si girò, uscendo di corsa dalla cucina.  

 

Quando una porta si chiuse sbattendo da qualche parte nell’appartamento, Ryo sussultò. Sospirando, fece scorrere le dita fra i capelli. Forse era andato troppo oltre questa volta, ma non poteva permettere che lei restasse lì con lui. Non questa volta. Proteggere la vedova di uno Yakuza non era un lavoro così duro e pericoloso, ma con questa “particolare” vedova, le cose erano molto differenti.  

 

I sottoposti più influenti di Hitotsugi Takeru sospettavano che la moglie, Amaya, fosse l’unica che manovrava dietro le quinte del suo assassinio, costringendola così a fuggire per timore della sua vita. I Yakuza erano pericolosi in qualsiasi circostanza., ma con la vedova di uno dei più potenti e spietati boss sotto il suo tetto, che necessitava di essere protetta da lui, il suo appartamento era sulla buona strada per diventare il bersaglio più ricercato nella zona di Tokyo – se non lo era già. E quale modo migliore di colpire City Hunter se non dando la caccia alla sua assistente. Anche i bambini lo sapevano. Aveva bisogno di mettere Kaori al sicuro il più presto possibile, malgrado le sue obbiezioni.  

 

Kaori irruppe nella cucina, gli occhi sputavano fuoco. »Come hai osato non dirmi una cosa simile?! Sono la tua patner, ricordi? Sei tenuto a dirmi qualsiasi cosa riguardi il nostro lavoro! «  

 

Ryo serrò la mascella. »Di che cosa stai parlando?«  

 

»Hai accettato di proteggere la vedova di Hitotsugi! « Abbassò leggermente la voce. »Perché non me l’hai detto, Ryo?«  

 

Com’era possibile che ne fosse a conoscenza? »Di che cosa stai parlando?« ripete.  

 

»Non fare il finto tonto con me, Ryo! So tutto! Tutto! «  

 

I suoi occhi si scurirono. »E come hai fatto a saperlo?« chiese con voce soave.  

 

Ora sì che era fottuta. »Io... uhm... Io ho parlato con Saeko.«  

 

Ryo voleva prendersi a calci da solo. Perché non aveva detto a Saeko di non dire niente a Kaori?  

 

Kaori sorrise di nascosto. Si era salvata all’ultimo minuto. Bella quella di dire che Saeko le aveva raccontato tutto. E poi, l’avrebbe fatta rinchiudere in un manicomio se gli avesse detto che poteva leggergli nella mente.  

 

»Questo non cambia niente, comunque! «  

 

Strinse gli occhi. »Cioè?«  

 

»Andrai comunque nel rifugio di Umi.«  

 

»No!«  

 

»Kaori... «  

 

»Non ringhiare. Non mi spaventi, caro.« Gli ficcò l’indice sul petto. »Affronteremo questo caso assieme. O hai dimenticato che ci sono anch’io con te sotto questo tetto?«  

 

Come poteva dimenticarlo. »E questo è esattamente il motivo per cui voglio che tu te ne vada per qualche settimana.«  

 

»Non sono stata io a premere il grilletto«  

 

»Non è questo il punto! «  

 

»Allora qual’é il punto?«  

 

Chiuse gli occhi brevemente per calmarsi. Dovevano smettere di urlare o tutti nei paraggi sarebbero venuti a conoscenza del suo incarico.  

 

»Kaori. Cerca di ascoltare le mie ragioni.«  

 

Sbuffò. Stava dicendo a lei di ascoltare le sue ragioni. Incredibile!  

 

»I scagnozzi di suo marito sospettano che abbia avuto qualcosa a che fare con il suo assassinio.«  

 

»Lo so.« Girò gli occhi.  

 

»Sarà qui per essere protetta.«  

 

Kaori iniziò a battere un piede.  

 

»Questo appartamento, questo quartiere, potrebbero diventare una zona di guerra! «  

 

Cominciò a fischiare dolcemente.  

 

»E io voglio che tu sia al sicuro.« Là!  

 

I suoi occhi s’infiammarono. »Perché devi sempre farmi sembrare una completa perdente?«  

 

E questa da dove usciva? Non aveva detto niente a proposito di alcun perdente. »Huh?«  

 

»Perché non sono una fallita, Ryo. So badare a me stessa.«  

 

»Come hai fatto la settimana scorsa!?! «  

 

Sobbalzò al suo ruggito. Ma che fosse maledetta se l’avesse lasciato umiliarla in questo modo. »Quello non ha niente a che fare con questo! «  

 

»Ah davvero?! « Troneggiava minaccioso sopra di lei. »Non sei riuscita a badare a te stessa e così sei finita all’ospedale! Dimmi adesso com’è possibile che non abbia niente a che fare con questo caso?! «  

 

Si alzò sulle punte, così da essere occhi negli occhi. »Perché non ne ha! Sono stata imprudente, lo ammetto! Ma ora starò più attenta. Ora ho alcuni “avvertimenti”.«  

 

Aprì bocca per dire qualcosa...  

 

Kaori sorrise dolcemente. »Non lascerò che mi succeda nulla, Ryo.« bisbigliò. »Te lo prometto.«  

 

Questo lo zittì. Come mai lei era la sola che sapeva sempre cosa stava pensando. Come riusciva a leggergli dentro con così tanta facilità?  

 

»Ma... «  

 

»Nessun ma! Affronteremo questo caso insieme come sempre.« Fece un passo indietro, allungando la mano. »Soci?«  

 

Fissò la sua mano, i suoi sentimenti combattevano dentro di lui. Cosa doveva fare? Calpestare i suoi desideri e metterla al sicuro o rischiare la sua vita e il suo buonsenso compiacendola e lasciandola restare?  

 

Kaori continuava a sorridergli, le si strinse il cuore mentre i suoi pensieri contrastanti echeggiavano nella sua testa.  

 

Ryo sorrise, afferrandole la mano. »Soci.« Tirandola vicina, le baciò dolcemente la fronte. Per la vita.  

 

Kaori sogghignò.  

 

 

 


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