Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 15 :: Una notte di...

Pubblicato: 09-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


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La luna riversava la sua luce argentea nella stanza, circondandola di un’atmosfera magica.  

 

Il pomello iniziò lentamente a girare ed un’ombra minacciosa entrò nel santuario lunare.  

 

I suoi occhi si dilatarono dalla sorpresa vedendo il letto vuoto, le coperte gettate sul pavimento. Perché non stava dormendo? Dov’era ad una così ora assurda? Allora il suo udito fine catturò un debole suono d’acqua che scorreva. Le sue labbra s’estesero in un sorriso da predatore, i suoi denti brillarono nell’oscurità. Era sotto la doccia. Ed era un fatto ben noto che le persone non si facessero la doccia vestite.  

 

Leccandosi le labbra, si spostò verso la porta del bagno, il suo sguardo si posò sulla riga di luce che filtrava da sotto. Girando il pomello, lentamente aprì la porta, lasciando che la luce si riversasse nella stanza buia.  

Subito la luce morì un'altra volta mentre dolcemente si chiudeva la porta dietro la schiena.  

 

* * *  

 

Lei rivolse il viso verso lo spruzzo dell’acqua, le sue labbra si separarono in un sospiro contento. Questa notte era stata ancora più calda di quelle precedenti, l’aria pesante... La sua pelle era diventata appiccicosa nel istante in qui il suo corpo aveva toccato il letto. Dopo qualcosa che sembravano ore passate a rigirarsi, finalmente aveva gettato via il lenzuolo, si era levata la t-shirt fradicia dal corpo ed era saltata sotto la doccia.  

 

Mmmm... Si sentiva bene in piedi sotto l’acqua tiepida, sentendola lavarle via la patina salata dalla pelle.  

 

I capelli sottili alla base del suo collo si alzarono e un brivido le corse lungo la spina dorsale. C’era qualcosa di strano!  

 

Prima che potesse girarsi, urlare, o fare qualsiasi altra cosa oltre a starsene lì in piedi sotto la doccia nuda, in tutta la sua gloria, un altro corpo si strinse nella cabina dietro di lei, costringendola a fare un passo in avanti, giusto sotto il getto dell’acqua.  

 

Mentre l’acqua la colpiva in pieno sul viso, lei notò tre cose. Aveva riconosciuto il corpo dietro di lei, era un corpo maschile, ed era nudo. Completamente nudo e ...hm... felice.  

 

Le sue forti braccia le circondarono la vita e la tirarono indietro contro di lui, nascondendo il viso nella curvatura del suo collo, inalando il suo profumo femminile. Rilascio dei piccoli baci sopra la pelle delicata del suo orecchio, la sua lingua seguì le gocce che le colavano giù per il collo e le spalle.  

 

Mentre lui mordeva la sua pelle, lei rabbrividì. La sua testa si era ripiegata all’indietro, appoggiandosi contro il suo sterno e lei separò le labbra in un gemito.  

 

Il suono si diffuse fino all’inguine. Alzando la testa, le prese la mascella, facendole inclinare il viso, e baciandola, lungamente ed in profondità, strofinandosi contro di lei. Mordicchiando le sue umide, succose labbra, assaggiandole con lentezza, succhiandole con decisione. La spinse in avanti, una mano sulla sua vita, continuava a tenerla stretta sulla schiena contro di lui, l’altra sul suo mento, premendola contro le piastrelle del muro.  

 

Sussultò, puntellando i palmi contro le piastrelle.  

 

Aveva bisognò di essere dentro di lei. Facendo scorrere i palmi giù, sopra le sue natiche, li piegò a coppa intimamente fra le sue gambe.  

 

Lei sobbalzò e inarcò la sua delicata schiena in un sibilo.  

 

Lui sorrise con tetra soddisfazione. Alzandole i fianchi, la riposizionò nel modo in cui la voleva. Sperandole leggermente le gambe con un ginocchio, fece un passo tra di loro, immobilizzandola senza poter far niente, intrappolata fra il suo grande corpo e il muro.  

 

Con le gambe ai lati delle sue cosce, poteva tenerle separate l’una dall’altra, il sedere al in su, la sua femminilità esposta. Nella sua posizione, poteva solo prendere quello che lui le stava per dare. Non controllava nulla! Non poteva, nemmeno se l’avesse voluto.  

 

Sussultò quando lo sentì fare un passo fra le sue gambe. Lei era umida e pronta per lui! Non riusciva a muoversi come se la sua vita dipendesse da questo, e non era mai stata così estremamente eccitata in vita sua come lo era in questo momento, schiacciata imponentemente contro il muro e allargata in questo modo per lui.  

 

Lui le allontanò leggermente la parte superiore del corpo dal muro, garantendosi l’accesso al suo seno. Lo accarezzò e massaggiò, pizzicando e tirando i suoi turgidi capezzoli prima di allungarle le braccia sopra la sua testa e spingerla con decisione in avanti, a filo con il muro, appoggiandole il seno contro di esso.  

 

I suo capezzoli bruciarono contro le piastrelle fredde. Lei afferrò alla cieca il getto della doccia sopra di lei.  

 

Una delle sue grandi mani si chiuse sulla sua nuca. Le girò la testa di lato, premendole la guancia sul muro. Il suo grande palmo si curvò nella parte posteriore della testa, tenendola ferma. Fece scorrere l’altra mano fra le sue gambe e cominciò a separare le sue scivolose, esposte pieghe femminili.  

 

Lei si lamentò senza poter far niente. Aspettava, il labbro inferiore catturato fra i denti per quella sua prima, calda, ardente spinta...  

 

Il suo corpo vibrò mentre la punta dura, grossa del suo pene la sfiorava con insistenti e deliziose frizioni. Lui strusciava avanti e indietro nel suo cremoso calore, spargendo la sua erotica “umidità” su di lui, su di lei. Lei si contraeva spasmodicamente, disperata affinché lui si spingesse in lei, per calmarla, per allentare l’insopportabile tensione del suo corpo.  

 

Lui strinse la presa sulla sua testa, tenendola ferma.  

 

Lei ansimò, cercando di spingersi indietro con il sedere, ma era incapace di muoversi neppure un pochino, con il modo in cui la teneva, la immobilizzava.  

 

La sua risata era tetra, erotica, mentre si guidava fra la sue lisce, gonfie labbra. Torturandola, fermandosi, sospeso alla sua entrata.  

 

Lei gemette in protesta.  

 

Lui iniziò ad introdursi in lei lentamente.  

 

Lei si aggrappò saldamente al getto della doccia, stringendolo così forte che temeva di poterlo staccare dal muro. Lui era così grande, così duro. I suo femminili muscoli interni si tesero. Lei si contorse.  

 

Lui si spinse avanti in una calma, regolare spinta.  

 

Lei sibilò.  

 

Afferrandole le anche con le sue grandi mani, iniziò a penetrarla lentamente, centimetro dopo eccitante, delizioso centimetro. Incessantemente usurpava ogni angolo e fessura nascosta del suo corpo.  

 

Lei gridò in estasi.  

 

Lui si spinse ancora più in profondità, allargandola, riempiendola, lungo e grosso e duro.  

 

Lei si lamentò  

 

Con un ultima, forte spinta, si spinse in lei fino in fondo, i peli delle sue cosce muscolose grattavano contro il suo didietro di seta, e lei gridò per la sua pienezza. Era un dolore tuttavia piacevole, era troppo, tuttavia esattamente giusto. Era piena di lui, faceva parte di lui, il suo corpo si fondeva nel suo, aderiva al suo, diventando uno solo. Era selvaggio, era violento ed era incredibile.  

 

Poi ricominciò a muoversi! Scivolando fuori lentamente, centimetro dopo incredibile centimetro, lasciandola calda e vuota e dolorante... Riempiendola di nuovo altrettanto lentamente, spingendosi nel suo scivoloso calore.  

 

Fissava la sua schiena eroticamente inarcata, la pelle pallida del suo seno pieno schiacciato contro il muro, le generose montagnole paffute che fuoriuscivano dai lati, le sue piccole, aggraziate mani allungate sopra la testa, le dita che stingevano il getto della doccia, il suo lussureggiante, dolce didietro alzato per incontrarlo, si era guardato pompare in lei. Era la visione più squisita e sensuale che avesse mai visto.  

 

Desiderava darle così tanto piacere che ogni volta in cui lei lo avrebbe guardato, il suo corpo avrebbe ricordato cosa lui poteva farle provare, desiderandolo. Voleva essere la sua unica fantasia erotica.  

 

Fece scivolare una mano di fronte a lei, fra le montagnole della donna e il muro, trovando il suo nocciolo di seta con il pollice ci giocò, ruotandoci il dito sopra leggermente, delicatamente.  

 

Poi più velocemente e più energicamente. Poi scendendo ancora, leggermente, delicatamente, strofinò lenti cerchi tutt’ attorno al suo clitoride, senza sfiorarlo veramente.  

 

Lei rilasciò un grido soffocato, un lungo, supplicante gemito.  

 

Scivolò fuori da lei lentamente, respingendosi in lei con forza. Stuzzicando il suo nocciolo alternando carezze lente e gentili, a frizioni frenetiche, fece scivolare due dita sopra le sue scivolose, gonfie montagnole, spingendosi tra le sue labbra, toccando dove si erano uniti, dove il suo grosso e duro pene stava entrando in lei. Dove loro erano diventati uno.  

 

Lei si contorceva deliziosamente sotto il suo sensuale assalto. Una delle sue grandi mani era dietro di lei, piegata a coppa saldamente sulla sua guancia, tenendola ferma, mentre l’altra era fra le sue gambe nella parte anteriore, delicatamente e con esperienza si occupava del suo clitoride, non fermandosi fino a che lei non era pronta per gridare, riprendendo solo quando e come lei n’aveva bisogno. Tremava incontrollabilmente come se ricominciasse ad essere scossa da piccoli sfrigolanti impulsi erotici.  

 

Qualcosa iniziò ad incresparsi nel suo basso addome. Il calore, la pressione aumentavano...  

 

 

 


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