Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 18 :: La sparizione

Pubblicato: 23-07-07 - Ultimo aggiornamento: 23-07-07

 


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Sospirò, gli occhi alla finestra. I raggi del sole facevano capolino attraverso le tende. Schioccando la lingua, rotolò sulla schiena, lo sguardo fisso sulla porta chiusa. Dov’era? Perché non era ancora venuta a svegliarlo?  

 

Aggrottando la fronte, stava in ascolto per sentire i suoi passi su per le scale.  

 

Niente.  

 

Ringhiò. Dov’era?! Poi, un sorriso si estese sui suoi lineamenti. Probabilmente a causa dell’incubo che aveva avuto durante la notte. Non doveva essersi svegliata. Oh, che divertimento sarebbe stato prenderla in giro. Ma prima, si sarebbe assicurato che si fosse ripresa - per così dire. Non si sarebbe preso gioco di lei se sentiva ancora gli effetti del sogno. Lui sapeva come ci si sentiva.  

 

Brontolando, si sedette sul letto, piegandosi di lato per ripescare i suoi boxer sotto di questo. Le sue mutande finivano sempre nei posti più strani – per lo più di proposito – così che lei piombasse dentro e lo trovasse il più nudo umanamente possibile. Sorrise.  

 

Vestendosi rapidamente, fece scorrere le dita tra i capelli per dargli quel tipico aspetto arruffato. Quando fu soddisfatto, mise la testa fuori della sua camera, cercando ancora di captare qualsiasi suono gli desse un segnale che Kaori fosse in piedi.  

 

Solo il silenzio assoluto lo accolse.  

 

Roteò gli occhi al pensiero di doversi fare la colazione. Odiava la colazione che si preparava. Non importava con quanto impegno ci provasse, non sarebbe mai riuscito a fare delle uova strapazzate come quelle che faceva Kaori. O prepararsi un caffé così delizioso. Aveva bisogno del suo caffé per iniziare la giornata, non poteva farne a meno.  

 

Mettendo il broncio, pigramente scese giù per le scale.  

 

 

* * * * *  

 

 

Amaya lentamente aprì gli occhi con un sorriso contento. Non si era mai sentita più riposata in vita sua. E probabilmente era anche l’effetto del magnifico sogno che aveva fatto durante la notte. Non c’era niente di più rinvigorante che un buon, sogno in vecchio stile.  

 

Tirandosi fuori i tappi dalle orecchie, aprì e chiuse la bocca qualche volta per sbarazzarsi del ronzio. Sorrise mentre guardò quei due piccoli coni gialli ammucchiati nel palmo della sua mano. Era fortunata ad averceli. Detestava il rumore di notte. Anche il più leggero aveva la capacità di svegliarla. Ma quei due piccolini lo impedivano meravigliosamente.  

 

Un leggero cipiglio rovinò la sua fronte, quando un ricordo si intromise. Aveva sentito qualcosa questa notte. Qualcosa di simile ad un urlo. Piuttosto vicino, troppo, perché lei lo avesse sentito attraverso i tappi. Ma non abbastanza vicino o forte da svegliarla completamente del suo sogno...  

 

Scuotendo la testa, scelse con cura i suoi vestiti. Voleva essere in gran forma questa mattina. Voleva essere in gran forma per lui. Prima di addormentarsi aveva deciso di cominciare immediatamente con il suo piano. E il suo piano era togliere la sua socia dei pensieri di Ryo Saeba e acchiapparlo per se stessa. Aveva visto come lo trattava quella donna, quello non era il modo di trattare qualcuno come Saeba-san. Quello non era il modo di trattare nessun uomo.  

 

Una donna doveva essere tenera e gentile, doveva coccolare e viziare il suo uomo, essere a sua disposizione ogni ora di ogni giorno e notte, mettere le sue priorità, i suoi voleri e desideri prima dei propri. Takeru le aveva insegnato questo e lei aveva sempre seguito quelle semplici regole.  

 

Perciò persino ora, intendeva usare questo a suo vantaggio. Intendeva mostrare a Ryo Saeba come una vera donna trattava il suo uomo. E la sua bellezza non l’avrebbe neppure nuociuta. Sapeva di essere bella, molto più bella di quella Kaori e lei non era stupida. Sapeva come attrarre un uomo, come farlo implorare di più. Takeru glielo aveva insegnato bene durante il loro breve matrimonio. Le aveva insegnato come guardare un uomo dal disotto delle ciglia, come inumidire le labbra con la punta della lingua prima di sorridere leggermente... E aveva intenzione di usare tutto quello che aveva imparato da suo marito a suo vantaggio. Quando avrebbe finito con lui, Ryo Saeba avrebbe avuto soltanto due parole da dire – “Kaori, chi?”  

 

Scivolò in una lunga gonna in jeans e un top aderente che metteva in risalto alla perfezione il suo decoltè e come faceva sempre impazzire Takeru, si spazzolò i capelli, applicò giusto un tocco di mascara, e qualche goccia di Chanel 5, prima di incollarsi in faccia come firma il suo bellissimo sorriso, e andare alla ricerca della sua preda.  

 

* * * * *  

 

 

Sentendo dei passi lungo il corridoio, le orecchie di Ryo si contrassero. Sospirò, realizzando che i passi si stavano muovendo con un schema sconosciuto. Non era Kaori. Era la sua nuova protetta, che veniva a fare colazione. Quindi, questo significava che Kaori stava ancora dormendo, il che era veramente strano. Persino dopo una notte in bianco quella ragazza era sempre in piedi a quest’ora del mattino.  

 

Come la porta della cucina si aprì, gli si drizzarono i capelli alla base del collo. In realtà era rabbrividito. Non aveva mai provato una simile sensazione prima. Che cosa c’era che non andava in lui ultimamente? Era solo una giovane vedova che necessitava di protezione, non un addestrato mercenario dietro la sua nuca nel mezzo della giungla.  

 

»Buon giorno,« salutò Amaya con tono allegro.  

 

Facendosi forza, Ryo lentamente si girò, sorridendo. »Buon giorno, Amaya-chan. Sei giusta in tempo, la colazione è pronta.«  

 

Vedendo il suo sorriso, le labbra le si estesero in uno splendente. »Oh, fantastico, sono abbastanza affamata. C’è qualcosa che posso fare per aiutare?«  

 

I suoi occhi viaggiarono lungo il suo corpo, mentre uno scuro sopraciglio si incurvava. Aveva intenzione di aiutarlo vestita in quel modo? Dubitava persino che potesse camminare con quella gonna stretta.  

 

Malinterpretando il suo sguardo, Amaya ghignò. Lui era praticamente nel sacco. »Non è affatto un problema.«  

 

Ryo fece spallucce. Se voleva aiutarlo, lasciamola aiutarlo. »D’accordo. Prendi la caraffa del caffè e seguimi.«  

 

I suoi occhi brillarono, eseguendo gli ordini. Seguendolo elegantemente fuori dalla cucina, portò senza problemi il caffè sopra la tavola. Vedendolo impegnato attorno al tavolo, a sistemare i piatti e i tovaglioli, la sua bocca si increspò in leggera disapprovazione. Era lui il solo che preparava la tavola? Quello era un lavoro da donne. »Kaori-san è fuori?«  

 

Non la guardò. »Penso che stia ancora dormendo.«  

 

»A quest’ora?« C’era dell’indignazione nel suo tono di voce. »Com’è possibile?! Una donna dovrebbe essere la prima in piedi di mattina per preparare la colazione e...«  

 

»E quello che fa di solito!« la interruppe con uno sguardo feroce. »Ma non si sente bene ultimamente, così ho deciso di darle una mano!«  

 

»Mi dispiace, non era mia intenzione...« I suoi occhi erano enormi. Nessuno aveva alzato la voce con lei.  

 

Ryo sospirò, facendo scorrere le dita tra i capelli. »No, Amaya-chan. Io sono il solo che deve scusarsi. Tu sei un ospite qui e non puoi sapere. Non dovevo reagire in quel modo.« E’ solo che mi metti in agitazione e io sono preoccupato per la mia Kaori.  

 

Gli rivolse un sorriso incerto. La sua missione si stava dimostrando essere più dura del previsto. Ma vedere come si preoccupava per la salute della sua partner, come si prendeva cura delle cose per lei allo scopo di alleviare le sue fatiche... tutto l’aveva convinta ancora di più che quest’uomo era unico nel suo genere. E la faceva ancora più decisa a prenderselo prima che fosse troppo tardi.  

 

Ryo rabbrividì ancora, nel vedere lo sguardo di Amaya. Quella ragazza era cotta di lui! In un solo giorno?! Com’era mai possibile?! Non si era mai preoccupato prima, quando una cliente si innamorava di lui, ma ora sì. Perché sapeva di essere al sicuro dalle altre, anche se tutte cercavano di convincerlo a lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita, il suo lavoro, e le sua partner – cosa che non avrebbe MAI fatto! – ma con Amaya, non era così sicuro. Aveva uno sguardo strano negli occhi, ci brillava una luce bizzarra, qualcosa che gli diceva che la merda nella quale già era non si avvicinava neppure al mare di merda nel quale si sarebbe trovato alla fine di questa storia. Per quanto fosse una creatura giovane e apparentemente gracile, aveva attorno a sè un aura di determinazione di ferro, e questo gli faceva aumentare i brividi.  

 

E lui sapeva qual’era la cura migliore nel caso dei suoi brividi. Kaori. Uno sguardo nei suoi occhi e tutte le sue preoccupazioni sparivano. Era come una magia. Lei era come magia. E lui aveva bisogno di vederla. Adesso!  

 

Sentirlo farfugliare delle scuse e vederlo scappare verso la porta, fece sorridere Amaya. La sua missione non sarebbe stata così difficile come temeva, in fondo se il suo imbarazzo nel restare solo con lei fosse un qualche segnale. Non era strano per un uomo con la sua reputazione, il temibile City Hunter, il famigerato Stallone di Shinjuku, essere imbarazzato in compagnia di una donna? Questo significava solo una cosa – che non aveva mai incontrato una donna come lei prima. E questo era un segno estremamente propizio.  

 

 

* * *  

 

Prendendo un profondo, lungo sospiro fuori della stanza di Kaori, Ryo gentilmente bussò alla sua porta.  

 

Nessuna risposta.  

 

Bussò di nuovo. Un pochino più forte questa volta.  

 

Ancora niente. Nessun suono qualunque arrivò dall’interno.  

 

Il suo cuore tamburellava come un pazzo – e se fosse successo qualcosa nel suo sonno – aprì con una spinta la porta. I suoi occhi neri si spalancarono e il sangue gli rimbombò nelle orecchie.  

 

Il letto era disfatto, il suo pigiama non si vedeva da nessuna parte... Lei non si vedeva da nessuna parte. Ne nella sua stanza, ne nel bagno. Dov’era?! Che cosa le era successo?  

 

Perché qualcosa doveva esserle successo! Non lasciava mai casa senza aver rifatto il letto!  

 

Era stata rapita?  

 

No, le finestre erano chiuse ed avrebbe sentito che c’era qualcosa che non andava durante la notte!  

 

Dov’era?!  

 

Una rapida, ma approfondita ispezione dell’edificio dimostrò l’assenza di Kaori, ma quello che lo aveva spaventato di più era la porta d’ingresso schiusa. Era possibile che qualcuno fosse entrato durante la notte e lui non avesse sentito niente? Era possibile che il suo sogno avesse offuscato la sua mente abbastanza da non percepire niente?  

 

Ricordò l’urlo e il sangue gli si gelò nelle vene.  

 

La sua Kaori aveva bisogno del suo aiuto e lui non aveva fatto niente. La sua Kaori era in pericolo a causa sua. La sua Kaori era sempre in pericolo a causa sua, ma questa volta l’impatto di questa realizzazione fu molto più grande, a causa della sua evidente incapacità di proteggerla. Non aveva sentito niente la notte scorsa. E poiché non aveva sentito niente, non aveva percepito niente di fuori dall’ordinario, la sua Kaori era andata.  

 

No, dato che lui si era svegliato dopo aver sentito il suo urlo. Allora avrebbe dovuto sentire qualcosa, percepire qualcosa, percepire il pericolo, ma non era successo. Quindi questo stava a significare...  

 

Al diavolo, non sapeva cosa significasse. Tutto quello che sapeva era che Kaori era scomparsa. Lei era là fuori da qualche parte, sola, indifesa, spaventata, e infreddolita. E lui doveva trovarla. Esaminò tutte le opzioni...  

 

Prese il telefono...  

 

 


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