Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 10 :: Appuntamento di mezzanotte

Pubblicato: 09-06-07 - Ultimo aggiornamento: 07-07-07

 


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Kaori aprì gli occhi di scatto. Accigliata, scrutò il soffitto attraverso l’oscurità della stanza. Che cosa l’aveva svegliata? Ora non sentiva niente. E probabilmente non aveva sentito niente neanche prima. Allora perché si era svegliata nel bel mezzo della notte?  

 

Sedendosi sul letto, ascoltò attentamente. Ryo aveva avuto uno dei suoi incubi? Non sentiva niente. Probabilmente non era nulla, ma ora non sarebbe stata più capace a riaddormentarsi. Non riusciva più a chiuder occhio una volta sveglia. Odiava quest’aspetto di sé. Sospirando, gettò via le coperte dal proprio corpo, cercando alla cieca le pantofole con i piedi. Non si era nemmeno preoccupata di accendere la luce. Conosceva la sua stanza come il palmo della sua mano. E lo stesso valeva per l’intero appartamento. Non era mai andata a sbattere contro un muro o inciampata su qualcosa... eccetto quando, a volte, inciampava su un Ryo ubriaco che russava disteso sul pavimento dove era caduto. Odiava pure questo.  

 

Ciabattando lungo il salotto, continuava a tenere un orecchio teso nella speranza di sentire qualcosa. Niente. Non sentiva nemmeno il pesante russare di Ryo. Ciò significava che, o non era affatto a casa – Questo la faceva incavolare! – o effettivamente aveva avuto un incubo ed ora era sveglio. Oh, bè, in un modo o nell’altro, ora doveva pensare a sé stessa e tornare a letto il più presto possibile. Una dura giornata si profilava all’orizzonte. Ed era ancora leggermente preoccupata per il fatto che Ryo potesse cambiare idea e spedirla nel bel mezzo del nulla.  

 

Ronzando dolcemente, scivolò nella cucina. Presto, la luce del frigo illuminò le piastrelle bianche, mentre tirava fuori un cartone del latte. Frugando nell’armadietto, trovò il suo pentolino scalda-latte preferito, e lo mise sul fornello. Mentre aspettava che la sua “medicina” si scaldasse, sentì dei soffici passi avanzare verso la cucina.  

 

Grattandosi la nuca, Ryo lentamente vi entrò. Doveva smetterla di svegliarsi nel bel mezzo della notte. E per motivi ai quali preferiva non pensare, per giunta. Doveva smettere di... S’irrigidì, vedendo la scura silhouette di fronte al fornello, il suo viso, girato leggermente verso la porta, era illuminato vagamente dalla luce bluastra della fiamma.  

 

»Ciao.« bisbigliò, sorridendo.  

 

Dovette schiarirsi la gola, prima di tentare ad essere civile. »Ciao.«  

 

Un brivido le percorse la spina dorsale, sentendo la sua voce carica di sonno. Suonava sempre così dannatamente sexi nel cuore della notte, che le faceva desiderare ardentemente di svegliarsi tra le sue braccia, nel suo letto, e sentirlo augurarle il buon giorno.  

 

Si rigirò verso il suo latte, rimproverandosi di essere una schiocca. Non poteva vederla arrossire nell’oscurità. »Non riusciamo a dormire, ne uno ne l’altra, huh?«  

 

»No.«  

 

Improvvisamente sembrava irritato. Kaori roteò gli occhi. Sotto alcuni aspetti era ancora un vero mistero per lei. Specialmente i suoi sbalzi d’umore. »Incubi?«  

 

Sospirò. »Per niente... Tu?«  

 

»Nemmeno io. Ero solo sveglia.«  

 

»E così hai deciso di prendere un po’ della tua “medicina” per riaddormentarti di nuovo.« La sua voce era sorridente.  

 

Annuì leggermente. »Ne vuoi un po’?«  

 

»Se me ne lasci una goccia.« le rispose, posizionandosi al suo fianco.  

 

»Ha-ha.« Lo spinse leggermente con un ginocchio, cercando di non notare che indossava unicamente i boxer. Per lo meno aveva avuto la decenza di metterli prima di venire di sotto. Non era pronta a trattare con lui in versione “Full Monty”, quando solo “Half Monty” la mandava in palpitazione. »Prendi una tazza.«  

 

Mentre alzò il braccio per aprire l’armadietto, i suoi muscoli si tesero, gonfiandosi.  

 

La bocca di Kaori diventò completamente asciutta.  

 

»Sai,« mormorò, completamente ignaro del suo sguardo languido. »Puoi ancora cambiare idea riguardo al fatto di andare da Umi.«  

 

Ringhiò. »Non continuare.«  

 

»Kaori... «  

 

Odiava quel suo tono di superiorità. »Non è questo il motivo per cui non riesco a dormire! Qualcosa mi ha svegliato.«  

 

Era solo una sua impressione o si era irrigidito per un istante.  

 

»Davvero?«  

 

Annuì, versando il latte caldo. »Tuttavia non ne sono sicura. Potrebbe essere stato solo uno scherzo della mia immaginazione.« Afferrò la tazza, mettendola sul tavolo al centro della cucina. »Sembrava un urlo, ma non ne sono sicura.«  

 

»Un urlo.« Le si sedette di fronte, fissando la propria tazza nel buio.  

 

»Sì, qualcosa... «  

 

Una rapida apparizione di pelle color avorio – su un corpo femminile! -, brillante di sudore, lampeggiò brevemente di fronte ai suoi occhi.  

 

Gustò la sua bile. »Qualcosa del genere, « concluse con un piagnucolio.  

 

Alzò la testa per guardarla. »Kaori?«  

 

Sbattè le palpebre con forza per trattenere le lacrime che volevano uscire. Ancora una volta quella donna misteriosa. »Hmmm?«  

 

Inclinò la testa da un lato. »C’è qualcosa che non va?«  

 

»Oh, no, no.« Una lacrima solitaria colò giù per la sua guancia.  

 

Perché devi essere così testarda? »Ok, allora.« Non hai bisogno di fingere davanti a me.  

 

»Cosa?«  

 

Bevette un sorso di latte. »Hmmm?«  

 

»Non ho capito.«  

 

»Tutto quello che ho detto e “Ok, allora.”« Non hai bisogno di fingere davanti a me.  

 

Sorrise tristemente. Per lo meno era riuscita a cancellare dai suoi pensieri quell’altra donna. »Allora cosa succederà domani?«  

 

»Lei viene qui, la sistemiamo nella camera degli ospiti, la teniamo con noi un paio di settimane e speriamo per il meglio.«  

 

Sbattè le palpebre. »Tutto qui?«  

 

Scrollò le spalle. »Cosa vuoi di più?«  

 

»Non dovresti avere un piano? Qualche asso nella manica nel caso la situazione si faccia disastrosa?«  

 

»E di Yakuza che stiamo parlando, Kaori. Non si può mai prevedere le loro mosse. Possiamo solo seguire la corrente.« Allungandosi sopra il tavolo, tocco la tazza di lei con la sua. »E questo che fa di noi i migliori.«  

 

Sorrise. »Credevo che la cosa che facesse di noi i migliori fosse creare il pandemonio.«  

 

»Nah, quello sono io. Tu sei più una specie di esperta del caos. Siamo a doppio effetto.«  

 

»Vedo.« Ridacchiò. Era sempre molto più simpatico nel cuore della notte. »Quale sarà il mio ruolo in questo tuo non-piano?«  

 

Diventò serio in un nanosecondo. »Nessuno.« disse bruscamente.  

 

»Scusa?«  

 

»Non farai niente. Io sono l’unico che proteggerà quella donna.«  

 

Digrignò i denti. »E cosa dovrei a fare? Starmene seduta in panchina?«  

 

»Esattamente.« Puntò l’indice verso di lei. »Starai nascosta. Non dovrai mai essere a meno di 50 metri da lei in pubblico. Per te, lei non esiste fuori da questo appartamento. Ci siamo capiti?«  

 

»Ryo... «  

 

»Faremo a modo mio, Kaori. Nessun cambiamento. Farai ciò che ho detto. Chiaro?! «  

 

»Cristallino, arrogante idiota,« borbottò.  

 

»Forse sarò arrogante, ma non ti lascerò mettere a rischio la tua vita.«  

 

»Devi sempre sentire tutto?«  

 

I suoi denti brillavano nell’oscurità. »Devi accettarlo, piccola!«  

 

Kaori arrossì fino alle punte dei capelli. Ryo si schiarì la gola. I loro sguardi si incrociarono nell’oscurità. Quella parola affettuosa risuonò a lungo nell’aria.  

 

»E...« Deglutì. »E se facessi una “super” attenzione? Andiamo, Ryo. Cosa potrebbe mai succedere?«  

 

»Non mi interessa cosa potrebbe succedere! Non farai un bel niente, punto e basta!«  

 

»Ma...«  

 

Con un gemito, fece scorrere le dita fra i capelli arruffati. »Ascolta, Kaori. Non posso proteggervi entrambe!« Se dovesse succedere qualcosa, tu avresti la precedenza assoluta e lei finirebbe bella che morta.  

 

Con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro, Kaori saltò in piedi.  

 

»Ti prometto che farò la brava ragazza.« Gli diede un leggero bacio sulla guancia. »Buona notte, Ryo.«  

 

E se ne andò, lasciandolo nella buia cucina.  

 

Ryo lentamente alzò la mano, per accarezzare con le dita il punto dove Kaori lo aveva baciato. Poteva sentire ancora il calore e la morbidezza della sua bocca sulla pelle. Non aveva mai fatto qualcosa del genere prima, un segno d’affetto così evidente. Perché lo aveva fatto?  

 

Sorrise lentamente. Veramente non gli importava il perché.  

 

 

 


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