Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 24 :: In cerca di un amico

Pubblicato: 03-09-07 - Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 


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Con un broncio cupo a rovinare i suoi lineamenti angelici, Mick vagava per le vie di Shinjuku in cerca del suo stupido migliore amico. Lo stupido miglior amico che aveva pensato il peggio di lui e della donna che amava. Lo stesso stupido miglior amico che, trovando la donna che amava mezza nuda e fradicia nel mezzo del suo appartamento, l’aveva insultata e se n’era andato via senza preoccuparsi di attendere un qualche tipo di spiegazione. Ma diavolo, Ryo avrebbe potuto aspettare! Dopo tutto, lui continuava a sostenere di non provare assolutamente niente per Kaori. Di sicuro, questa mattina non si era comportato come se lui non provasse niente per lei.  

 

Bè, Mick doveva ammettere che probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso, ma non poteva esserne certo al cento per cento, visto che una cosa del genere a lui non era mai successa.  

 

Sospirando, infilò le mani nelle tasche. Nessun uomo sapeva come avrebbe reagito trovando la donna amata mezza nuda nel mezzo dell’appartamento di qualcun altro. Forse era fortunato che Ryo non gli avesse spedito una pallottola in mezzo agli occhi seduta stante.  

 

Invece di estrarre la sua fedele Python, il suo amico se n’era andato, e ora solo Dio Onnipotente sapeva dov’era. Probabilmente da qualche parte a bere tanto da uccidersi, però aveva perlustrato ogni locale che era riuscito a trovare a Shinjuku. Era stato in ogni fetido bar, in ogni cabaret a Kabukicho, chiedendo di Ryo-chan, come piaceva chiamarlo alle ”entreneuse”, senza ottenere alcun risultato. Apparentemente il tipo si era vaporizzato nell’aria rarefatta.  

 

Gettando un’occhiata al suo Rolex, emise un altro sospiro torturato. Era mezzanotte passata ed aveva esaurito le sue opzioni. C’erano tre possibilità a portata di mano. Uno, Ryo stava cercando di dimenticare la visione di questa mattina di Kaori mezza nuda nel mezzo del suo appartamento tra le cosce di qualche prostituta in una sudicia stanza d’albergo. Due, Ryo cercava di dimenticare la visione di questa mattina di Kaori mezza nuda nel mezzo del suo appartamento sbarazzandosi di qualche brutto ceffo che aveva localizzato lungo la strada – nel qual caso avrebbe fatto bene a cercare nella zona dei magazzini. O tre, Ryo non riusciva a dimenticare la vista di questa mattina di Kaori mezza nuda nel mezzo del suo appartamento e in questo momento stava penzolando da una corda.  

 

Bè, la terza era un pochino inverosimile, ma nessuno poteva sapere con l’imprevedibile Ryo Saeba. Per quel che sapeva Mick, e lui sapeva abbastanza, Ryo non aveva mai provato niente di lontanamente simile all’amore che sentiva per Kaori, quindi il colpo doveva essere stato devastante e le persone facevano delle azioni drastiche, quando erano disperate e con il cuore a pezzi.  

 

Fermandosi in mezzo al marciapiede, Mick considerò le sue alternative. Che cosa doveva fare adesso? Iniziare il suo giro dei bar e cabaret, perlustrare la zona dei magazzini, od iniziare a cercare il corpo senza vita del suo amico penzolante da un albero. Decisione, decisione, decisione.  

 

Una porta, sopra la quale lampeggiava tranquillamente il neon blu-scuro dell’insegna, si aprì ed il soffice mormorio di un saxofono riempì l’aria per un istante. Due uomini emersero dal Blue Room, un locale jazz, accendendosi le loro sigarette con un sospiro contento.  

 

»Quel figlio di puttana senza dubbio sa cantare, eh?« chiese uno con una voce profonda e aspra.  

 

»Già,« concordò l’altro melodicamente. »Dovrò ringraziarlo più tardi. Posso prendermi una pausa.« Bramoso, fece un tiro della sua sigaretta. »E pensare che è sbronzo. Quando sono in quelle condizioni riesco appena a ricordare il mio nome, non sono di certo in grado di cantare.«  

 

L’altro ridacchiò. »Povero diavolo. Ci sono solo due ragioni per sbronzarsi in quel modo.«  

 

Il suo compagno annuì saggiamente al bagliore blu-scuro del neon dell’insegna. »O sta per diventare papà o la sua donna l’ha tradito.«  

 

»Ne scommetto mille che è l’ultima.«  

 

Entrambi risero.  

 

Il sensuale mormorio di un saxofono permeò l’aria ancora una volta, quando la porta si aprì e ne uscì un basso grassone, che avanzò risoluto verso la coppia.  

 

»Sei licenziato,« soffiò verso l’uomo con la voce melodica.  

 

»Cosa?!«  

 

»Mi hai sentito.« Diede un colpetto sul petto all’uomo con le sue dita carnose. »Dovresti vedere le pollastre sbavare là dentro. Non è così per i loro uomini, ma chi se ne fotte! Le femmine adorano quel tipo. Figurati che non sono mai state così con te. Riescono a fiutare un frocio ad un miglio di distanza.«  

 

L’uomo licenziato era sul punto di scoppiare in lacrime. »Tu... tu non puoi licenziarmi.«  

 

»Mi sa che sono in vena.« E l’uomo, che evidentemente era il proprietario, si girò sul tacco e ritornò altezzoso all’interno del locale.  

 

L’uomo con la voce aspra sputò fuori con veemenza un’imprecazione, ma Mick non lo sentì neppure. Gli ingranaggi all’interno della sua testa iniziano a girare con una velocità incredibile, elaborando le informazioni che aveva appena sentito per caso. Le pollastre che sbavano per un ubriaco che canta in un locale jazz? Lo aveva visto succedere con i suoi propri occhi undici anni fa in un locale blues a Seattle. E se non fosse stato sbronzo in quel momento, probabilmente avrebbe gridato in ammirazione.  

 

Passando velocemente oltre la coppia infuriata, aprì la porta del locale. Sorrise quando le prime note di una chitarra solista attirarono il suo orecchio e una voce familiare si diffuse verso l’entrata.  

 

I thought that you'd be loving me.  

I thought you were the one who'd stay forever.  

But now forever's come and gone  

And I'm still here alone.  

 

Su un palcoscenico piccolo e rotondo, illuminato solo da un tenue fascio di luce, Ryo Saeba sedeva appollaiato precariamente su uno sgabello da bar, una bottiglia di whiskey mezza vuota in mano, mentre riversava il suo cuore e la sua anima nella canzone.  

 

Il locale davanti a lui era immerso nell’oscurità, fatta eccezione per le fiamme tremolanti delle candele sopra i tavoli, che illuminavano leggermente i tratti degli ospiti. Non aveva notato gli sguardi d’adorazione delle donne e quelli carichi di odio degli uomini al loro fianco.  

 

Nella sua mente offuscata dall’alcool, aveva solo un viso di fronte a lui. Il viso della donna che amava con tutto il suo essere. Il viso della donna che l’aveva tradito totalmente, lasciandolo con il cuore a pezzi e sofferente.  

 

'Cause you were only playing,  

You were only playing with my heart.  

I was never waiting,  

I was never waiting for the tears to start.  

 

In ombra sulla porta d’entrata, Mick si appoggiò con il muro, fissando il palco con gli occhi socchiusi.  

 

Sì, il suo compagno d’armi era ubriaco fradicio. Grazie a Dio, non era così ubriaco da iniziare a cantare vecchie canzoni Mariachi*, perché sentire quello non era così piacevole quanto sentire l’ interpretazione di Ryo di un classico di Eric Clapton.  

 

It was you who put the clouds around me.  

It was you who made the tears fall down.  

It was you who broke my heart in pieces.  

It was you, it was you who made my blue eyes blue.  

Oh, I never should have trusted you.  

 

Mick sospirò debolmente. Non era la prima volta che sentiva il suo amico cantare una melodia così malinconica, ma la scelta della canzone era appropriata per l’occasione. E dal modo in cui brillavano gli occhi scuri di Ryo, probabilmente stava immaginando Kaori da qualche parte nel pubblico, ad ascoltarlo.  

 

Povero diavolo. Povero, stupido diavolo.  

 

I thought that I'd be all you need.  

In your eyes I thought I saw my heaven.  

And now my heaven's gone away  

And I'm out in the cold.  

 

Qualcosa si mosse nel fondo del locale, sulla destra della porta, cosa che attirò l’attenzione di Ryo, facendogli contrarre i muscoli. Una figura familiare si mosse tra quelle ombre.  

 

Mick lentamente fece qualche passo oltre e la luce tremolante delle candele sopra i tavoli vicini rivelarono i suoi lineamenti.  

 

»Tu miserabile figlio di puttana!« ringhiò Ryo. La bottiglia si fracassò sul pavimento, puntò il dito verso Mick, i suoi occhi stavano sputando fuoco. »Signore e signori, ecco qui il bastardo di cui vi ho parlato.«  

 

Come un esercito ben-addestrato, i clienti del locale si girarono verso Mick e lo fissarono con indignazione. Si sentirono poh, fischi, e qualche imprecazione sparsi tra gli sguardi omicidi.  

 

Con un sorriso imbarazzato, Mick lentamente iniziò a farsi strada attraverso i tavoli, verso il palcoscenico ed il suo amico ubriaco.  

 

»Ascolta, amico, non è come sembra.«  

 

»Oh, davvero?« Ryo traballò leggermente. »Perciò, Kaori che stava in mezzo al tuo soggiorno avvolta unicamente in un asciugamano era solo frutto della mia immaginazione?«  

 

Mick lo aveva quasi raggiunto. Si era rammentato troppo tardi che l’alcool non aveva mai danneggiato i riflessi del suo amico. Quando se l’era ricordato, era già scaraventato sul pavimento, la mascella dolorante, con le stelle che gli giravano intorno alla testa.  

 

»Fottuto bastardo!« Ryo si lasciò cadere pesantemente sopra il petto di Mick e cominciò a prendere a pugni quel viso angelico che la sua Kaori aveva trovato così irresistibile. »Scommetto che quando avrò finito con te, lei non desidererà strisciare a letto con te così presto, testa di cazzo!«  

 

Mick stava disteso sulla schiena solo se una donna stupenda stava sopra di lui! In pochi secondi i due cosiddetti amici stavano rotolando sul pavimento, le sedie e i tavoli volavano dappertutto, tra bestemmie attutite, grugniti, e il suono dei pugni che colpivano i loro bersagli.  

 

Immobilizzando Ryo sul pavimento, finalmente Mick potè tirare un debole respiro. »Vuoi smetterla di colpirmi?« ansimò.  

 

»No se è necessario,« farfugliò l’altro tetramente.  

 

»Non è successo niente tra Kaori e me!«  

 

Ryo sorrise compiaciuto. »Non solo hai deflorato l’amore della mia vita, ora hai pure il fegato di mentirmi su questo?!«  

 

Mick roteo gli occhi. »Andiamo, mi conosci, amico. Sarei stato il primo a vantarsi se fosse successo qualcosa.«  

 

»Che cosa ci faceva nel tuo appartamento, allora?«  

 

»Ha fatto un incubo sulla tua morte e sapendo che tu probabilmente le avresti riso in faccia, è venuta da me.«  

 

Ryo lo fissava in silenzio.  

 

»Non è successo niente, giuro.« Mick sorrise tristemente. »Ryo, sai che non ti farei mai una cosa del genere. Non a te, amico. Non con lei.«  

 

Mentre si rilassava un po’, capì il suo errore, quando l’enorme pugno di Ryo lo mandò a gambe all’aria un'altra volta.  

 

»Lo so.« brontolò Ryo, rialzandosi in piedi.  

 

Con le orecchie che ronzavano per il colpo, Mick lo guardò di traverso. »Perché mi hai dato un pugno, allora?«  

 

»Ne avevo voglia.«  

 

»Sei una testa di cazzo!«  

 

Ryo barcollò. »Idem.« Poi, i suoi lineamenti espressero allarme. »Dio... deve odiarmi ora.«  

 

Mick lentamente si rialzò, strofinandosi la mascella dolorante. »Dovrebbe, ma non ti odia. Non funziona così.«  

 

»Che cosa le dirò?«  

 

Il suo migliore amico gli rivolse un sorriso malizioso. »A meno che tu non voglia confessarle il tuo amore eterno e la tua devozione, che è il motivo per averle detto tutte quelle sciocchezze – la GELOSIA CIECA, ti suggerisco di inventarti una storia davvero convincente.« Camminando verso di lui, fece una smorfia. »Ma forse prima dovresti pensare a farti passare la sbornia.«  

 

 

 

 

* musica del folclore messicano.  

 

 


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