Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 21 :: Rivali

Pubblicato: 30-08-07 - Ultimo aggiornamento: 30-08-07

 


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Amaya terminò il suo nono giro dell’appartamento, quando infine decise che ne aveva abbastanza. Saeba era sparito ore fa, presumibilmente alla ricerca della sua socia, un fatto che Amaya non capiva minimamente. Non era lei la sola che lui avrebbe dovuto proteggere? Non era Kaori la sua socia da oltre otto anni, perciò non avrebbe dovuto essere in grado di cavarsela da sola? Inoltre, probabilmente lei era uscita per una ragione – tipo un fidanzato o un amante – quindi, quasi certamente, si sarebbe trovato ad essere l’ultima ruota del carro quando e se l’avesse trovata.  

 

Mettendo il broncio, si lasciò cadere su una poltrona, guardando fisso fuori dalla finestra il cielo rosso pallido. Il crepuscolo era sopra la città, quindi significava che era rimasta sola in questa casa per un giorno intero con le sue due guardie del corpo a gozzovigliare in giro per il paese senza pensare a lei. Alla faccia della professionalità. Ma la cosa che la infastidiva di più era il fatto che Saeba preferisse correre dietro alla sua socia invece di stare a casa con lei. Questo dimostrava chiaramente che lui nutriva dei sentimenti piuttosto profondi per quella Kaori e questo non prometteva bene per il suo piano. Bene per niente. Maledizione!  

 

Gli occhi ancora sulla città davanti a lei, sentì la porta dietro di lei aprirsi. Il suo sorriso brillante sparì nell’istante in cui si girò e vide Kaori sulla porta. Non poteva essere Saeba?! Maledizione!  

 

Kaori fece un cenno col capo quasi impercettibile, i suoi occhi scrutarono attentamente il soggiorno.  

 

Amaya lentamente si raddrizzò, lo spavento inciso chiaramente sui suoi lineamenti, quando notò lo stato in cui si trovava Kaori. I suoi occhi erano dilatati e cerchiati di rosso, era pallida come un cadavere, la bocca stretta in una linea sottile, e tremava leggermente. Che cosa le era successo?  

 

»Sta bene?« chiese a bassa voce.  

 

Kaori sussultò, incollandosi un sorriso falso. »Sì. Benissimo.« I suoi occhi si oscurarono. »Dov’è Ryo?«  

 

Amaya elegantemente alzò una spalla. »Pensavo fosse con lei. Il modo in cui è corso di fretta fuori di casa questa mattina per cercarla e tutto...«  

 

Kaori annuì leggermente.  

 

La sua ospite sollevò un braccio, facendolo pendere, muovendolo di qua e di là dallo schienale della poltrona. »Non capisco perché si è preoccupato. Sembrate intatta e probabilmente ve la siete proprio spassata.«  

 

Un sopracciglio rosso iniziò lentamente ad incurvarsi al tono di voce di Amaya. Bene, questo sì che era interessante. Quando era arrivata era tutta composta e riservatissima, ma ora... Ora era seduta su quella poltrona – la poltrona PREFERITA di Kaori! – come una regina, mostrandosi come se fosse la proprietaria del posto. E il tono della sua voce... Urlava vedova di mafia. Una vedova di mafia seccata che il suo attuale oggetto amoroso si occupasse di un’altra donna più di quello che si occupava di lei.  

 

Perché Kaori sapeva che tutta questa scenata non era causata dal fatto che Amaya Hitotsugi si fosse sentita abbandonata dalle sue due guardie del corpo, che si fosse sentita senza protezione e in pericolo avendo passato un’intera giornata da sola. No, c’era qualcos’altro. Che non aveva niente a che fare con la protezione e tutto quello che riguardava la persona incaricata di questa protezione.  

 

L’aveva già visto succedere prima. Aveva già sentito prima quel tono di voce. Il tono di una donna che la credeva una rivale prima di lei. Come no! Kaori non era mai stata una rivale per tutte le donne che si erano innamorate di Ryo. E mai lo sarebbe stata. Perché non riuscivano a capirlo? Solo perché loro vivevano sotto lo stesso tetto, condividevano le stanze in comune in un appartamento, condividevano un lavoro, i loro pasti ed un gruppo di amici, questo non significava mica che loro fossero coinvolti – sentimentalmente.  

 

Non poteva preoccuparsi meno di lei e lo aveva penosamente messo in chiaro quella mattina nell’appartamento di Mick. I suoi occhi iniziarono a bruciarle di nuovo al ricordo di quella scena. Come aveva potuto dirle delle cose simili? Era molto peggio che sentirsi chiamare puttana in faccia. Solo perché l’aveva trovata mezza nuda nel mezzo dell’appartamento di Mick non significava che avesse dormito con l’Americano. Avrebbe dovuto saperlo bene. Avrebbe dovuto conoscerla. Lui era il solo che la conosceva veramente, eppure aveva pensato il peggio di lei alla prima occasione. Come aveva potuto?!  

 

Amaya, regalmente si alzò in piedi, avvicinandosi alla rossa che stava ferma immobile al centro del salotto, fissando il nulla. Come osava stare solo lì in piedi sembrando che fissasse il vuoto? Poteva avere almeno la decenza di sembrare dispiaciuta o qualcos’altro.  

 

»Lo sa, Kaori-san, io sono qui in cerca di protezione, ma come posso sentirmi sicura e protetta, quando la mia guardia del corpo preferisce andare in cerca della sua socia che mettermi al sicuro?« I suoi occhi erano duri mentre guardava fissa in su verso la donna più alta. »Non capisco cosa ci vede in lei, innanzitutto.« I suoi occhi percorsero rapidamente la figura di Kaori. »Basta guardarla. Non presta alcuna attenzione alla sua apparenza. Capelli corti, e quei vestiti. Hah! E come si comporta e lo tratta. Nessun uomo dovrebbe mai avere al suo fianco una creatura così mascolina.«  

 

La bocca spalancata, Kaori fissava giù verso la loro ospite. Quindi era questo, allora. Fregata la ragazza schiva, timida e silenziosa che era arrivata sotto la loro casa. Questa era la vera Amaya Hitotsugi. Questa arrogante, insolente, offensiva piccola ragazzina, che aveva una crisi di nervi per un nuovo giocattolo!  

 

Dopo anni di ricerca della sua anima “stronza” senza alcun successo, Kaori si era rassegnata al fatto che probabilmente non aveva alcuna cattiveria dentro di lei. Ragazzi, si era sbagliata. Forse era la giornata dura che aveva avuto, forse era la scoperta delle fantasie segrete di Ryo, forse era la stanchezza, o si era solo stufata di essere costantemente calpestata da donne che erano molto più belle, sofisticate, e femminili di lei, ma Kaori finalmente l’aveva trovata. E oh, eccola lì, c’era, la sua anima “stronza”, gli artigli fuori, pronta per intraprendere una sanguinosa battaglia.  

 

Raddrizzando la schiena, fissò con sguardo torvo la donna dinanzi a lei. »Ascolta, signorinella. Io non so chi diavolo ti credi di essere, ma PRIMO – sei un’ospite qui e le signore del tuo “rango”...« La parola era impregnata di sarcasmo. »... dovrebbero possedere una dose di classe e decoro da conoscere il loro posto in una famiglia che non è la loro e mostrare rispetto per le persone che danno loro un riparo. SECONDO – sei qui in cerca di protezione. Non avremmo dovuto accettare questo caso! Ma l’abbiamo fatto, e dovresti mostrare un po’ di gratitudine, a Ryo e di conseguenza a me come sua partner. TERZO – non sei una prigioniera qui. Puoi andartene ogni volta che vuoi se ti sembra che l’ospitalità non rispetti i tuoi “alti standard” o se ti senti senza protezione.« Prese un respiro profondo. »Posso vedere che sei in piedi qui di fronte a me, perciò sei ancora viva, sembri in salute, quindi non c’è da preoccuparsi per una morte imminente dovuta alla fame, e mi sembri riposata, perciò devi aver dormito abbastanza bene stanotte.«  

 

Gli occhi di Amaya si scurirono dalla rabbia. »Come osa parlarmi in questo modo?!« Lei, anche, si era raddrizzata in tutta la sua lunghezza, ma non arrivava neppure al mento dell’avversaria. »Non sono mai stata trattata così in vita mia!«  

 

»Dovresti uscire più spesso, allora« Kaori dichiarò alzando le spalle.  

 

Amaya rimase senza fiato, completamente indignata. Avrebbe dovuto schiaffeggiare la donna, ma sapeva che sarebbe stata una mossa molto stupida, a giudicare dallo sguardo negli occhi nocciola di Kaori. »Se mio marito fosse ancora vivo, saprebbe...«  

 

»Se tuo marito fosse ancora vivo, non saresti qui innanzitutto!« La interruppe Kaori. »E faresti bene a ricordare che tuo marito è morto. Il suo corpo non è neppure freddo nella tomba e tu sei già alla ricerca di carne fresca!«  

 

Pallida e sul punto di piangere, Amaya si diresse a grandi passi verso la porta. »Non sono obbligata ad ascoltare questo.«  

 

Kaori si girò sui talloni. »Oh, quindi tu puoi dire quello che vuoi, ma nessuno può farlo con te!.«  

 

Amaya si girò di nuovo, puntando il dito verso Kaori. »Non la lascerò parlarmi in questo modo! Amavo mio marito! Era un brav’uomo!«  

 

»Sicuro, le brave persone vengono uccise da un cecchino quotidianamente!«  

 

Amaya strinse gli occhi in due fessure. »Farebbe meglio a tenere la bocca chiusa!«  

 

Un sopracciglio rosso si inarcò di nuovo. »O cosa? Potrei subire un incidente fatale? Mi stai minacciando perché non puoi manipolare la verità?«  

 

Senza una parola, Amaya aprì la porta, uscendo dal salotto. Prima che potesse chiudere sbattendo la porta, la voce di Kaori la bloccò per l’ultima volta: »A proposito...«  

 

La sweeper fissò la giovane donna, alzando quattro dita. »E QUARTO – tieni giù le tue zampe piccole e curate da Ryo, o potrebbe succederti qualcosa di brutto. Ricorda che io so dove dormi.«  

 

Amaya le lanciò un sorriso cinico. »È una minaccia?« sibilò.  

 

»Oh, no.« Il sorriso di Kaori provocò dei brividi lungo la spina dorsale della sua rivale. »È una promessa.«  

 

 

 


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