Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated R - Prosa

 

Autore/i: Mojca

Traduttore/i: marziachan

Status: In corso

Serie: City Hunter

Original story:

What men want

 

Total: 25 capitoli

Pubblicato: 01-06-07

Ultimo aggiornamento: 03-09-07

 

Commenti: 94 reviews

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DrameGeneral

 

Riassunto: Un piccolo intreccio tra il film con Mel Gibson e la sfida - Kaori può sentire i pensieri di tutti gli uomini.

 

Disclaimer: I personaggi di "What men want" appartengono esclusivamente a Thukasa Hojo. A dire il vero, il dottore di Kaori è un personaggio inventato. E forse ci sarà anche la partecipazione straordinaria di altri come lui.

 

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Yes. The author of the original story has to be a member and he has to have posted the fanfiction that was translated. Then, you have to send me an email asking me to change the status.

 

 

   Traduzione :: Quello che vogliono gli uomini

 

Capitolo 2 :: Accertare i fatti

Pubblicato: 02-06-07 - Ultimo aggiornamento: 17-06-07

 


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Kaori continuò a lanciare occhiate furtive al suo socio durante tutta la strada di casa. I suoi occhi adoravano il suo profilo duro, mentre era concentrato sulla strada, allora iniziò a spostare lentamente lo sguardo più in basso, concentrandosi sulle sue labbra. Labbra magnifiche. Labbra che desiderava baciare sin dal primo giorno in cui si erano incontrati. I suoi occhi tornarono al loro posto e lei sospirò.  

 

Non c’era niente. Silenzio assoluto. Non percepiva niente provenire da Ryo. Un bel niente!  

 

Kaori sospirò di nuovo. Possibile che l’avesse perso? No, non poteva essere, perché anche in ospedale mentre stava ringraziando il suo dottore, prima che Ryo la trascinasse letteralmente fuori in strada, lei aveva sentito chiaramente i pensieri del dottore e degli altri medici interni. E ieri, decisamente, aveva sentito i pensieri da Neanderthal di Ryo, ma quello probabilmente era stato solo uno scherzo della sua immaginazione. Ryo era un Neanderthal, quando si trattava di lei, ma non un Neanderthal innamorato-perso.  

 

Un altro pesante sospiro. Al diavolo!  

 

Ryo la guardò. »C’è qualcosa che non va?«  

 

»No!« Kaori girò la testa per guardare fuori dal finestrino.  

 

»Kaori?«  

 

»Non è niente!« disse infastidita »Piantala!«  

 

Ryo alzò una spalla »Gesù, era solo per chiedere. Non c’è bisogno di mangiarmi vivo!«  

 

Lei non disse niente.  

 

Ryo lanciò un'altra occhiata dalla sua parte. Sorrise lentamente. Ogni volta che era malata o ferita, se la prendeva sempre con lui. Non l’avrebbe mai capita.  

 

»Vuoi fare un salto al Cat’s Eye prima di andare a casa? Scommetto che Miki sarà felicissima di vederti in piedi!«  

 

»Fa come vuoi, Ryo« fu la sua risposta pungente.  

 

Schiacciando i freni, fece inchiodare la Mini sul marciapiede, ignorando i suoni di clacson e le oscenità che provenivano dalle macchine dietro di loro.  

 

»Ok, che cosa c’è.«  

 

Kaori si girò verso di lui, con gli occhi sgranati. »Ma sei pazzo? Hai causato un ingorgo, Ryo. Vuoi tornare alla guida?«  

 

Spense il motore, incrociando le braccia sul petto. »Non prima che tu mi abbia detto, che diavolo c’è che non va!«  

 

Kaori roteò gli occhi »Ho sbattuto la testa e sono stata incosciente per una settimana. Non ho il diritto di essere un po’ giù una volta ogni tanto? E poi...» si mosse sul sedile »Da quando in qua, ti preoccupi del mio umore?«  

 

»Da quando hai iniziato a darmi addosso senza alcun motivo!«  

 

»Dio!« Kaori si colpì la fronte, aveva ragione e lo sapevano entrambi. Lei non aveva nessun motivo per essere cosi insopportabile con lui. A parte il fatto che era arrabbiata perché non riusciva a sentire esattamente cosa pensava in questo momento. Se solo avesse potuto. »Mi dispiace, ok? Cosa vuoi di più? Sono appena uscita dall’ospedale, Ryo. Nessuno si aspetta che inizi a saltare su e giù e cominci, da un momento all’altro, a sprizzare felicità da tutti i pori.  

 

»Non ti ho mai detto di saltare su e giù, Kaori. Ti ho solo chiesto se c’era qualcosa che non andava.«  

 

»E io ti ho detto che non c’era niente!«  

 

»Tu menti, dicendo che non c’è niente« sospirò »Ti conosco, Kaori. C’è qualcosa che non va. Che cos’è? Ti senti male? Se è così, dimmelo, e ti porto a casa in un istante. Non dobbiamo andare al Cat’s Eye per forza, gli altri capiranno sicuramente.«  

 

Kaori sorrise leggermente. Quando voleva, sapeva essere incredibilmente dolce e comprensivo. Peccato, che fosse così solo raramente.  

 

»Sto bene. E ti chiedo scusa, un’altra volta, per averti aggredito«  

 

I suoi occhi scuri si posarono sul suo viso. »Ne sei sicura?«  

 

»Sì« Kaori guardò dietro. »Ora, possiamo andare? Perché il ragazzo dietro di noi sta diventando viola«  

 

Gettando un’occhiata allo specchietto retrovisore, ridacchiò. »Sta per scoppiare« Il suo sguardo incrociò di nuovo quello di lei. »Cat’s Eye?«  

 

Kaori annuì.  

 

»Ok, d’accordo!« Accese la Mini »Ma promettimi che mi dirai quando ne avrai avuto abbastanza«  

 

»Te lo prometto«  

 

 

* * *  

 

 

Quando la Mini si fermò di fronte al cafè, Kaori era completamente scoraggiata. Era ufficiale, non sentiva più alcuna vibrazione provenire da Ryo. Quindi, che cosa doveva pensare? Che era tutto passato? Che l’aveva perso?  

 

Probabilmente sì, perché era impossibile che Ryo non pensasse a niente. Bè, se aveste visto la sua faccia nel bel mezzo di una sparatoria, faccia che sembrava scolpita nella roccia, uno poteva anche supporre che dietro a quel espressione illeggibile e a quegli occhi scuri non ci fosse niente, ma ora, rilassato e senza alcun pericolo in agguato dietro l’angolo, era impossibile per lui non pensare a niente. Tutti pensano ad innumerevoli cose ogni minuto di ogni singolo giorno. Lui non poteva essere un’eccezione, e allora lei, o aveva immaginato tutto – se mai, sognato – o qualsiasi cosa fosse, era passata, e lei era guarita.  

 

Oh, bè. Probabilmente era comunque la cosa migliore.  

 

Quando Ryo le aprì lo sportello – cosa incredibilmente dolce da parte sua! – e la aiutò a uscire dall’auto, i colori intorno a lei esplosero nella sua testa, provocandole un piccolo capogiro. Ma solo per un momento, allora sorrise rassicurante al suo socio, e stampandosi in faccia un sorriso brillante s’incammino verso la porta di vetro del cafè.  

 

Non ebbe nemmeno il tempo di allungare la mano per spingerla all’interno, che questa venne aperta con forza e Kaori si ritrovò intrappolata nell’abbraccio da mamma orsa di Miki!  

 

»Tesoooooro!« Miki le strillò nell’orecchio »Sono così felice di vederti fuori da quel posto terribile«  

 

Le costole di Kaori iniziarono a protestare, perciò lanciò un’occhiata elemosinante verso Ryo.  

 

Con la faccia torva, lo sweeper staccò la barista dalla sua partner »Non si sente ancora bene, Miki. Lasciala!«  

 

Un sopraciglio scuro si inarcò mentre la donna lo fissava. Si era accorta che Saeba diventava eccessivamente protettivo, anche solo se Kaori si faceva male ad un dito del piede, ma questa volta lo era più del solito. Anche all’ospedale, era restio a permettere a chiunque di vedere Kaori e ora – era solo un abbraccio, per l’amor del cielo – si comportava come uno schiocco possessivo.  

 

Lentamente un ghigno si estese sul suo viso. Questa volta poteva essere quella giusta. Dopo una prova come quella, era solo questione di tempo prima che lui cominciasse a cedere. Non era mai stato lontano da Kaori per più di un paio di giorni, ma questa volta era passata una settimana e Kaori era stata incosciente, apparentemente in lotta per la vita, per tutto questo tempo. Questo dovette provocargli qualcosa di grosso, per spingerlo a comportarsi in questo modo.  

 

Non appena Kaori fu salva dalle braccia di Miki, Ryo di dimenticò della barista, la sua completa attenzione fu focalizzata solo sulla socia. Era pallida, lo sguardo vago, senza dimenticare la piccola esitazione nei suoi passi, quando l’aveva tirata fuori dall’auto. Non stava bene, ma continuava a nasconderglielo. Solo che a lui non poteva nascondere niente. Né ora, né mai.  

 

»Kaori?« mormorò, stringendo brevemente le sue dita nella sua mano grande »Sei sicura? Piuttosto non vorresti tornare a casa e riposarti?«  

 

Offesa, tolse la mano con forza »Non abbiamo già avuto questa conversazione? Sto bene!« E seguì Miki all’interno, decisa più che mai, a non fare una figuraccia.  

 

Quando vide Umibozu alla cassa, il suo cuore fece un balzo divertente nel suo petto. Questa era l’occasione perfetta per provare o no se effettivamente aveva avuto le allucinazioni. Mantenendo lo sguardo fisso sul suo viso, lentamente si avvicinò alla cassa.  

 

La sua testa calva si alzò. »Ciao, Kaori. Come ti senti?«  

 

Sentendo dietro di lei il suo socio seguirla con fare protettivo – era più decisa che mai a rimanere cosciente e retta – fece al gigante un sorriso incerto »Sto bene, grazie, un pochino intontita, ma bene.« Kaori deglutì, fissandolo attentamente »Come....come stai?«  

 

Non poteva vedere i suoi occhi dietro gli occhiali da sole, ma ci avrebbe scommesso la testa, che probabilmente la stava guardando come se le fossero spuntate le ali.  

 

Mormorando qualcosa di incomprensibile, abbassò di nuovo la testa continuando a preparare il caffé per una coppia di adolescenti tremolanti seduti nei posti più lontani.  

 

Kaori continuò a fissarlo intensamente. Non c’era niente. Assolutamente niente. Come poteva essere? Eppure questa mattina aveva sentito il dottore all’ospedale. Ma, perché? Cavolo!  

 

Miki guardava la sua amica nel più totale smarrimento. Perché Kaori guardava Falcon in quel modo? Stava cercando di spostarlo con la forza della mente? Ridacchiò. Nemmeno una gru poteva spostare suo marito. »Kaori?«  

 

La rossa si voltò si scatto »Hmmm?«  

 

»Sei sicura di star bene?«  

 

Ryo si mosse leggermente dietro di lei e Kaori roteò gli occhi, girandosi »Vuoi smetterla di comportarti così? Non ho bisogno che tu mi faccia da balia! Non sverrò come le dame del Medioevo! Sto bene!«  

 

»Bene!« disse bruscamente »Mi dispiace di aver invaso il tuo spazio, Kaori-kun! Non ho nessun intenzione di prenderti nel caso tu dovessi cadere. Solo le donne possono stare tra le mie braccia!«  

 

I suoi occhi diventarono di un rosso ardente, mentre dal nulla spuntò fuori un enorme martellone.  

 

»E, cosa sarei io?« ringhiò, roteando l’arnese sopra la sua testa.  

 

Si sentì un sospiro rassegnato. Ecco che ricominciano.  

 

Il martello smise di roteare e Kaori guardò Umibozu.  

 

Lui era concentrato sul caffé. Qualsiasi cosa faccia, non distruggere il locale... Per favore.  

 

Deglutendo, Kaori guardò giù, verso Ryo, che era rannicchiato ai suoi piedi.  

 

Un leggero sorriso apparve sul suo viso. Questa è la mia ragazza.  

 

Il martellone sparì in un “puff” e Kaori barcollò.  

 

Ryo socchiuse gli occhi »Kaori?«. Si alzò di scatto in piedi. Resta con me!  

 

»Oh, mio dio!« piagnucolò, crollando come un sasso.  

 

 

 


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