Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

Astuces & Conseils

Comment changer son pseudo?

 

Je n'autorise pas les gens à changer leur pseudo en ligne, mais je peux le faire si vous me contacter en me donnant votre ancien pseudo et votre mot de passe (question de securité) et ce quelque soit les chang ...

Pour en lire plus ...

 

 

   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 38 :: Illuminazione ^^

Publiée: 10-03-09 - Mise à jour: 10-03-09

 


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L’alba iniziava a spuntare su questo giorno di Natale, cercando senza vero successo di forare lo strato tenace delle nuvole.  

 

Ryo prese improvvisante coscienza della realtà del momento.  

 

Aveva appena rotto con Kaori.  

 

Tutti quei bei discorsi sulla libertà ritrovata, sul sacrificio di averla salvata da se stessa e di averla lasciata prendere il volo... ed anche il disgusto che provava per sé stesso, tutto questo scomparve immediatamente.  

 

Fu raggiunto da un’unica evidenza.  

 

Il vuoto.  

 

Immenso.  

 

Esasperante.  

 

La solitudine senza pari.  

 

Non l’avrebbe più vista.  

 

Non l’avrebbe più svegliato in fanfara il mattino, dandogli dello scansafatiche. Non l’avrebbe più costretto a cambiarsi la giacca. Non sarebbe più rientrata scoraggiata o felice dal suo controllo mattutino della lavagna. Non avrebbe più fischiettato preparando la cena. Non avrebbe più sbattuto le porte facendole uscire dai cardini. Non avrebbe più cantato a squarciagola le vecchie canzoni... Non gli avrebbe più dato dell’ingordo, del pervertito. Non gli avrebbe più lanciato dei martelloni per impedirgli di toccare le donne. Non avrebbe più sistemato delle trappole tanto complicate quanto efficaci per evitare le visite notturne. Non l’avrebbe più trascinato per negozi. Non avrebbe più dato la caccia ai suoi giornaletti porno... Non l’avrebbe più guardato con quegli occhi colmi di collera mal contenuta. Non avrebbero più passeggiato assieme nel parco in primavera. Non l’avrebbe più rimproverato per aver lasciato i mozziconi sparsi per l’appartamento. Non avrebbe più potuto girare la testa, la notte, guardare il muro e sapere che lei era là, che dormiva, serena...  

 

Non l’avrebbe più guardato con quel sorriso in tralice che diceva talmente tante cose.  

 

Non ci sarebbe più stata...  

 

La libertà contro l’abbandono.  

 

Il piacere contro l’amore.  

 

La sicurezza contro l’incertezza.  

 

Queste erano indubbiamente soltanto parole, ma le sensazioni fisiche che facevano nascere erano ben reali... Il nodo in fondo allo stomaco, la voglia di vomitare, il dolore intenso.  

 

”Quel cuore in due*... L’ho infranto.”  

 

L’aveva ammesso. Ed ora, non capiva più che cosa fare... Era stato... abbandonato.  

 

La gioia di essere libero, il peso della colpa, tutto questo non era niente... Assolutamente niente...  

 

Comprese che non avrebbe mai più avuto l’occasione di dirle quello che provava veramente, di dirle quello che aveva fatto per lui, che l’aveva salvato...  

 

Lei era sprofondata nella notte... irraggiungibile. Anche se l’avesse rivista in quel’istante, tutto era finito... Le parole che avrebbe voluto dirle non avrebbero mai più potuto uscire dalla sua gola. Aveva fatto troppo del male...  

 

Una sirena della polizia risonò in lontananza. Il crimine non si fermava mai, nemmeno in questo giorno di Natale. Il mondo continuava a girare. Degli omicidi sarebbero stati ancora compiuti... delle vite stroncate...  

 

Sentiva quel vuoto immenso, in un posto che non sapeva essere riempito in precedenza. Aveva sempre creduto di essere solo, che la solitudine fosse vincolata alla sua anima. Che l’amore fosse una cosa che lui ignorava completamente.  

 

Il freddo di una buia mattina d’inverno venne ad avvolgerlo.  

 

”Se muori prima che ti possa dire quello che sento veramente, mi sentirò meglio? Potrò, oltre alla sofferenza di averti perso, aggiungere quella di non aver avuto il coraggio di parlare? Forse, puerilmente, per me, rinviare a domani è un assicurazione che il domani ci sarà, che tu ci sarai sempre?  

 

Ed a cosa serve adesso pensare a questo?  

 

Ho distrutto tutto... per garantirti un’esistenza che forse non avrai mai... per non lasciarti scegliere e preservarmi dalla vita... “  

 

Sapeva che parlare avrebbe potuto liberarle, ma certe parole restano sempre impossibili da esprimere.  

 

Non avrebbe fatto niente. Semplicemente, non avrebbe mai saputo aprire il suo cuore. Per non dover affrontare ancora altre disgrazie, altre sofferenze inutili, si celava agli altri. Rifiutava di impegnarsi. Rifiutava di giocare quando la posta in gioco era importante. Si rinchiudeva in quest’immagine di lui che gli conveniva perfettamente. Non cadeva dal momento che rifiutava con disinvoltura, quasi con convinzione, di entrare nella danza, di mettersi in pericolo un solo istante, un solo respiro. Lui recitava sempre... e quando non recitava più, si rinchiudeva nell’idea di non farsi coinvolgere.  

 

Ciò non impediva di divertirsi, ciò non impediva di stare bene. Approfittare sempre, avanzare sempre.  

 

“Il domani si prospetta ricco di nuovi frutti da raccogliere”. Solo questa convinzione poteva scacciare le tenebre. Questo perché il domani era ricco di promesse con la nuova alba che sorgeva.  

 

La sirena si avvicinò a lui, poi finì per allontanarsi da Shinjuku...  

 

Si rivide nella giungla. Si rivide in America. Gli anni di sopravivenza, gli anni di dissolutezza, gli anni di eccessi, gli anni di morte... Vivo? Forse. Felice? Perché no. Ma senza speranza.  

 

Rivisse il suo incontro con Maki... con Saeko... I suoi primi incontri con Kaori. La sua immagine, allora sfuocata, senza sostanza, prese più piede. Come se, senza volerlo, lui avesse accettato di appartenere a questo mondo. Rivide lo sguardo della donna durante la sua prima osservazione fuori luogo (e dio solo sa se non c’è ne sono state altre in seguito). L’apparizione di quei misteriosi martelloni e quel suo modo patetico di assicurarsi che lei tenesse a lui.  

 

Era questa la vita? Era questo quello che ricercava da così tanto tempo e che, ora che l’aveva davanti agli occhi, rifiutava di vedere?  

 

Kaori... e lui... Quali ragioni di esistere hanno le “possibilità”?  

 

Osservò il porto abbandonato di fronte a lui... le luci della città sulla sua destra. Quanto tempo ancora, prima di...?  

 

Perdersi di nuovo?  

 

Rifiutare di avvicinare la vita sperando di essere perdonato da tutti? Da lei? Da sé stesso?  

 

Rifiutare la vita, semplicemente?  

 

Come si misura la riuscita di una vita?  

 

E allora?  

 

”Che importanza ha?”  

 

 

 

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*Fa riferimento al titolo dell’episodio nel manga in cui arriva Yuka.  

 

 

 


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