Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Auteur(s): Sophie

Traducteur(s): marziachan

Status: Complète

Série: City Hunter

Histoire d'origine:

Un Noël décisif

 

Total: 48 chapitres

Publiée: 15-06-08

Mise à jour: 30-03-09

 

Commentaires: 435 reviews

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RomanceGeneral

 

Résumé: Attenzione! Preferisco avvertirvi subito, ancora prima che ci clicchiate (se ne avete voglia)... C'è poca azione nel senso di "nessun caso"... ma questo non vuol dire che non succederà STRETTAMENTE niente... Il capitolo 1 tenta di spiegare un po' meglio...

 

Disclaimer: I personaggi di "Un Natale decisivo" sono di esclusiva proprietà di Tsukasa Hojo.

 

Astuces & Conseils

Est-ce que je peux changer une traduction offline en une traduction online?

 

Oui, c'est possible, mais il faut que l'auteur de l'histoire originale soit inscrit et qu'il ait posté la fanfiction qui a été traduite. Ensuite, il faut m'en faire la demande par email.

 

 

   Traduction :: Un Natale decisivo

 

Chapitre 45 :: Come raggiungerti?

Publiée: 27-03-09 - Mise à jour: 27-03-09

 


Chapitre: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48


 

... Ancora una risposta sbagliata.  

 

Kaori serrò la mascella, ritrovando tutta la sua collera nei confronti dell’uomo.  

 

»Maledizione, te la stai squagliando ancora mantenendo questa stoica calma, accentato tutto quello che ti dico senza aprir bocca... Senza alcuna reazione. Non ti faccio niente, eh? Né in un senso, né nell’altro. In tutti questi anni, tu non hai fatto altro che recitare... Lasciarmi credere per non farmi soffrire... Tutto questo sarebbe stato molto meno difficile se tu fossi stato chiaro fin dall’inizio...«  

 

Lui la guardò stupefatto. Ma cosa stava cercando di dirgli?  

 

»Se è stato a causa di quella maledetta promessa, tu non avresti dovuto farla... Avrei capito che tu avessi potuto dirlo a Hideyuki perché stava morendo... anche se poi non l’avresti mantenuta... Questo sarebbe stato più onesto di rinnegarla... Tutti avrebbero capito. Dopotutto, io sono troppo sfalsata in questo ambiente, troppo stupida per sopravviverci senza la tua presenza a salvarmi da tutti gli impacci... Allora quando ti sei reso conto che mi stavo attaccando a te oltre il ragionevole, avresti dovuto dirmelo... Avresti dovuto dirmelo di smetterla!!!! Spettava a te farlo...«  

 

Ryo non capiva.  

 

»Che stai facendo?«  

 

»Non si vede? Perdo sangue e cerco di spiegarti che il tuo comportamento disgustoso non giustifica il fatto che io pianga per me, per te, per noi... Come al solito, hai presto la decisione giusta... Nella migliore delle ipotesi, io sono una seconda scelta... Nella peggiore, una palla al piede... La differenza è minima ad ogni modo, no? Un “tu e io”, non è mai esistito... Io ci ho creduto perché avevo bisogno di credere in qualcosa... Questo è tutto... Ma tu mi hai aperto gli occhi in quella strada... Fa un male cane, sai... Ma,... tu non hai bisogno di essere salvato e te ne freghi che io abbia bisogno di te...«  

 

La sua mano sanguinava ancora. Il davanti del suo pigiama cominciava ad esserne ben impregnato.  

 

L’uomo fissò quel sangue. Il sangue di lei. E ne era lui il responsabile...  

 

Lei aveva preso la sua decisione...  

 

Era la fine di City Hunter. Si era ripromesso che avrebbe accettato la sua scelta.... e sembrava che lei avesse deciso.  

 

La fine di una speranza. La sua ultima fiamma di vita.  

 

»Allora, hai deciso... E’ finita... Bene.«  

 

La sua voce era stranamente tagliente, anche alle proprie orecchie. Non doveva assolutamente mostrarle quando questo gli facesse male.  

 

»Ah no!!! Troppo facile!!! Io non ho scelto niente!!!«  

 

Non si controllava più. Lui aveva appena oltrepassato un altro limite.  

 

Quanto dunque ci sarebbe voluto prima che...? Che lei abbandonasse? Che lei rinunciasse? Che l’esplosione fosse senza un possibile ritorno?  

 

Anche lui si rendeva conto che fintanto che parlavano, restava un legame tra di loro.  

 

»Così tutto questo sarebbe per colpa mia??? Cosa speravi dopo quello che mi hai detto poco fa??? Che avrei accettato l’umiliazione? Ancora una volta? Fino alla prossima? Questa situazione sei tu che l’hai voluta, perciò non invertire i ruoli... sei tu che vuoi che io me ne vada!«  

 

L’uomo decise di mantenere la sua calma olimpionica, innervosirsi non avrebbe fatto che degenerare le cose tra di loro.  

 

»Io voglio che tu possa vivere...«  

 

»Io voglio che tu possa vivere...« lo scimmiottò lei con cattiveria. »Piantala di mentire a te stesso Ryo, quello che tu vuoi, è poter vivere come desideri, semplicemente... senza nessun obbligo... Tu vuoi che nessuno si leghi a te dal momento che questo rimetterebbe in discussione il tuo comportamento, il tuo tipico menefreghismo, il tuo bisogno di sfidare la morte. Non vuoi legarti a nessuno dal momento che la tua piccola vita tranquilla sarebbe completamente messa a soqquadro...«  

 

Nell’attimo in cui quelle parole fuoriuscirono dalla sua bocca, lei si rese conto di quanto era stata cattiva. Si stava comportando come lui...  

 

Era davvero lei? Come poteva dirgli delle cose simili... Come poteva lei tacciarlo di essere un così grande egoista? Se lui aveva deciso di rompere la loro collaborazione, non era perché questa era la migliore delle decisioni? Restare accanto a lui, significava, presto o tardi, incontrare la morte.  

 

Ed era perché lei lo sapeva che reagiva con tanta foga?  

 

Nonostante tutto, la donna non voleva vedere il dolore che si emanava da Ryo.  

 

»Piantala con questo giochetto Kaori. Tu sola, sai quello che ho provato quando Hideyuki è morto, quando Kaibara è morto...«  

 

La risposta di Kaori si fece flebile.  

 

»Io credevo di saperlo... Io non ho fatto altro che cercare di capirti, offrirti le mie lacrime, ma tu sei rimasto muto... tanto dolore e tu l’hai tenuto per te... Ti sei sentito meglio dopo?«  

 

»No...«  

 

»Perché non vuoi condividere?«  

 

»Ci sono delle sofferenze che non si condividono...«  

 

»Tu non condividi niente... con nessuno...«  

 

La donna volse la testa dall’altra parte e trattenne le lacrime.  

 

Era entrata infuriata ed ora provava solo vergogna, vergogna di aver voluto farli tanto male quanto lui ne aveva fatto a lei, vergogna di aver consumato la sua rabbia. Adesso era disperata. Disperata di dover rinunciare a lui, disperata che lui non la amasse, disperata che lui la respingesse.  

 

Perché non dirglielo allora? Probabilmente una semplice questione di orgoglio...  

 

»Perché siamo arrivati a questo punto?« Una domanda di pura retorica.  

 

La donna si interrogava nervosamente. Perché l’amore così forte che provava per lui non era riuscito a tenerli legati?  

 

Lui avvicinò la sua mano alla guancia della donna, ma lei si allontanò bruscamente.  

 

Lui sorrise teneramente.  

 

»Perché tu non hai niente a che fare con me...«  

 

Il barlume di esasperazione si ravvivò immediatamente negli occhi di Kaori. Lei si ostinava a rifiutare tutte le comprensioni, tulle le giustificazioni da parte sua. Se il dolore fisico non riusciva a mascherare il dolore del suo cuore, la rabbia, lei, ci riusciva. Voleva così tanto crederlo.  

 

»Ancora una frase fatta! Ma chi sei tu per decidere chi deve essere o no al tuo fianco?... Non ho niente a che fare con te? Che ne sai tu?... E poi, tutto sommato... non è forse vero?«  

 

Lo provocava. Perché spingerlo così? Perché dargli degli argomenti?  

 

»Lo riconosci finalmente?« per metà sarcastico, per metà serio.  

 

Senza riflettere, la replica scaturì duramente.  

 

»Ti farebbe piacere, eh? Sarebbe talmente più semplice per te?«  

 

Lei lasciò la sua mano sanguinante e avvicinò il palmo alla bocca, senza toccarla. Cosa aveva detto? Certo, c’è l’aveva a morte con lui. L’aveva respinta nella maniera più denigrante possibile e, tuttavia, con mezzi termini, nascosta dietro delle parole taglienti, lei lo stava supplicando di ritornare sulla sua decisione.  

 

La sua rabbia volgeva contro sé stessa! Non aveva dunque alcun amor proprio? Quest’uomo menava per il naso il suo cuore dall’inizio. E lei era rimasta con lui... Era patetica ad aggrapparsi così a lui...  

 

Tuttavia, non avrebbe mollato. Quella vocina minuscola non aveva cessato di urlare nel profondo del suo cuore. Una voce che affermava, contro tutto e tutti, che le apparenze erano ingannevoli, che abbandonare Ryo non era soltanto una sciocchezza, ma un atto di disperazione, una condanna per entrambi.  

 

Lo conosceva troppo bene. Forse non il suo passato, ma lei comprendeva i tormenti della sua anima.  

 

Perché lei? Perché lui? Lo ignorava. E non si interrogava spesso sulla possibile ragione.  

 

Era rimasta affascinata da lui fin dal loro primo incontro. Una presenza, un’aura, una solitudine che rimbombavano in lei. Poco a poco, sentiva che avevano creato qualcosa che nessuno dei due si aspettava... loro malgrado probabilmente... ma troppo reale per essere confessata... E la vita era andata avanti, tra martelli e sorrisi in tralice, tra pericoli e affetti, tra grida di rabbia e slanci di tenerezza incontrollabili. Non immaginava un avvenire senza di lui... tutto quello che vedeva a questo punto, era un cielo grigio, basso, un orizzonte tetro e il gusto amaro del tempo che passa senza una ragione.  

 

Lei non voleva soltanto sostenerlo, voleva anche che lui la aiutasse. Perché non aveva mai visto che lei aveva tanto bisogno di lui quando lui aveva bisogno di lei? Che tutto era reciproco... anche la paura di amare, anche la paura di soffrire, anche la paura di distruggersi.  

 

Lo detestava per quello che le aveva detto, ma tutto il suo essere si ribellava all’idea di lasciarlo.  

 

Di fronte a lui, nel suo cuore, la rabbia ora contendeva il posto alla compassione ed alla comprensione. Persino lei non avrebbe saputo dire quello che sentiva veramente per lui in questo instante.  

 

L’uomo la distrasse dei suoi pensieri, cercando di farla ragionare.  

 

»Tu meriti...«  

 

Lei non lo lascio terminare la sua frase compassionevole.  

 

»Io merito cosa? Andiamo, dillo! Merito che tu mi proponga di fare sesso con te in un vicolo squallido in pieno Dicembre. E’ questo quello che merito da te?«  

 

Lui storse il naso. In effetti, era proprio questo quello che le aveva proposto. Adesso capiva tutto l’impatto di una tale proposta sulla donna, lei che sapeva solo donarsi completamente, senza restrizione alcuna.  

 

»Hai ben saputo dire di no.«  

 

Lo sguardo che lei gli lanciò gli confermò, se c’è ne fosse stato bisogno, che questa osservazione era del tutto inappropriata.  

 

»Hai davvero creduto che potessi accettare? Sei talmente presuntuoso? Sicuro del tuo fascino? Sicuro che io valga così poco? Così... niente?«  

 

Quest’ultima parola era stata semplicemente bisbigliata come un timore che non osiamo formulare temendo di dargli corpo.  

 

»Non mi aspettavo nessuna risposta.« mezza menzogna, mezza verità.  

 

Ma che altro dirle?  

 

Era vero che la domanda non era stata fatta per ricevere una risposta, ma per scuotere Kaori, per mostrarle fino a dove lui poteva arrivare... che lui era il suo peggior nemico... Al tempo stesso, l’instante maledetto in cui aveva sperato che lei gli dicesse di si... Come dimenticarlo?  

 

»Naturalmente!«  

 

L’uomo ebbe un lampo improvviso di comprensione sentendo il tono risoluto che lei utilizzò.  

 

»Allora hai capito! Lo sapevi!«  

 

La precipitazione con la quale lei rispose «no» fu il segno più flagrante della sua ammissione.  

 

Se lei sapeva, allora tutto avrebbe dovuto essere più semplice. Se lei sapeva che l’aveva fatto prima di tutto per lei... allora perché tanto astio, se non addirittura odio nei suoi scambi di battute con lui?  

 

”Perché mi sono spinto troppo oltre... con lei ogni cosa è sproporzionata...”  

 

La donna lo distrasse dalle sue riflessioni con un tono amaro. Non voleva, più di ogni altra cosa, che lui potesse scagionarsi così facilmente...  

 

»Tu hai bisogno solo di questo... una donna in ogni porto per appagare i tuoi bisogni... E’ facile essere un bastardo, eh? Questo scusa tutto quando, no? Nessun senso di colpa... io sono un bastardo... Faccio del male... ma è nella mia natura, sono un bastardo... gli altri soffrono ma che posso farci io? Sono un bastardo... Nessuna rimessa in discussione...«  

 

»Sei ingiusta...«  

 

Lo sapeva molto bene. Ryo non era un bastardo... o si, lo era... ma con una coscienza... ed era grazie a quest’ultima che lei poteva raggiungerlo, che lei poteva sperare, senza crederci tuttavia un solo instante, che ferirlo avrebbe alleviato la propria sofferenza.  

 

»Le donne facili, l’alcool per dimenticare, l’arroganza verso gli altri... Il disprezzo verso coloro che danno prova di sentimenti verso di te... il disgusto per coloro che osano credere nella vita... la solitudine e la morte. Spero che sia una vita che ne valga la pena! Che ti apporti quella pace alla quale tu aspiri così tanto!«  

 

Lui rimase in silenzio, incapace di spiegarsi, incapace forse di rispondere a degli attacchi che avevano un così cattivo gusto di verità...  

 

Decise allora di prendere il toro per le corna. Il dolore che lei esternava, questa volontà indiretta di farlo portare a qualcun altro, lui la conosceva bene.  

 

»So che stai soffrendo, Kaori... ma...«  

 

»Che ne sai? Andiamo, stupiscimi! Apriti un po’! Che ne sai tu del mio dolore? Il dolore di essere respinta? Il dolore legato all’incomprensione di non poterti raggiungere. L’idea di vedere andare alla deriva la sola persona che...«  

 

In extremis, rendendosi conto di quello che stava per dirgli sotto l’effetto di quella collera che non voleva lasciar scomparire, lei richiuse la bocca.  

 

Guardandosi attorno, si allontanò da lui e si diresse verso l’armadio. Lo aprì e prese una delle magliette pulite dell’uomo. La avvolse attorno alla sua mano sanguinante, più come protezione che come altra cosa. Le nocche sanguinavano molto ma il sangue cominciava a seccarsi.  

 

Dandogli la schiena, borbottò per non rimanere sulla sua ultima frase.  

 

»Questo andrà bene per il momento...«  

 

Il silenzio invase la stanza.  

 

Ryo non sapeva che dire. Aveva voglia di prenderla tra le braccia e dirle che tutto sarebbe andato bene. Ma non sapeva come fare e, peggio, trovava per di più questo gesto inopportuno. Così falso. Così menzognero. In fondo, sapeva che tutto non sarebbe andato bene!  

 

Lei tuttavia sembrava così fragile in quel instante, come se si fosse scoperta davanti a lui.  

 

Una parte di lui gli urlava ”La perderò, di nuovo... se non è già troppo tardi... devo andare verso di lei... tendere la mano... Lei saprà cosa fare...” e un'altra parte di lui, altrettanto forte gli ripeteva: ”E se lei non la prendesse? E se tendendole questa mano, io le imponessi ancora una scelta? Non la forzerò! Non voglio che se ne vada... ma deve andarsene e io non devo ostacolarla... C’è l’ho quasi fatta.”  

 

Era il “quasi” che gli faceva così male.  

 

Kaori, quanto a lei, si chiedeva ancora da dove le venisse ancora tutta questa rabbia... Non pensava che sarebbe potuta essere così potente, così piena di forza... così contraddittoria... durare così a lungo ed allo stesso tempo essere così dolorosa.  

 

Le parole le restarono bloccate in gola, formando una bolla di disperazione, delle parole che avrebbe talmente voluto pronunciare ma temeva di sentire la reazione di Ryo. Per quanto avesse cercato di dimenticare, le parole devastatrici del suo socio rimanevano in lei, tra di loro.  

 

Il sentimento insolito, tuttavia, che le faceva sapere di essere ad una svolta e le dava la certezza che l’avrebbe mancata poiché era lei stessa ostacolata tra la sua vigliaccheria e il suo orgoglio, la spingeva a reagire.  

 

Si rese allora conto che in questo momento aveva soprattutto paura... paura di voltarsi e di vedere nei suoi occhi un lampo di rassegnazione... peggio di fredda indifferenza... che la rabbia era presente solo per mascherare la sua angoscia, per restare in piedi, per continuare a lottare... semplicemente per crederci ancora.  

 

Quel silenzio divenne rapidamente così pesante che nessuno dei due osava confessare quello che aveva nel cuore.  

 

Parole rinchiuse che non si sono sapute dire... Equivalenti a mille rimpianti, alla paura di vivere... Al tempo che scorre, indifferente, impercettibile, ineluttabile.  

 

Erano irrimediabilmente soli con i loro interrogativi, i loro rimpianti e le loro pene.  

 

Dov’erano andate insomma tutto quelle persone che facevano irruzione nella loro vita quando non era il momento giusto? Ancora più che in precedenza, Ryo aveva bisogno di loro... veramente bisogno... Quelli che aprivano la porta di volata per dire “coucou, sono io” nel momento in cui l’attesa, la suspense erano al culmine. Gli indesiderati della loro vita. Ora, sarebbe stato il momento perfetto per questi fuori luogo che gli avrebbero permesso di riflettere su quello che avrebbe detto, o meglio, che avrebbero rinviato la conversazione a più tardi... forse a mai...  

 

Ryo non voleva ammettere che spettava a lui ristabilire il contatto, che Kaori non ne aveva più la forza questa volta.  

 

Lui aveva cambiato le carte in gioco in quella strada.  

 

Poteva lasciare questa distanza tra lei e lui. Poteva distruggersi assieme a lei... ne aveva l’abitudine... ma... la sua ragion d’esistere era lei. Questo, non poteva più negarlo.  

 

Spettava a lui ristabilire l’equilibrio... la fiducia.  

 

Ma come?  

 

Come andare al di là di ciò che siamo, anche per amore?  

 

 

 


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