Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated PG-13 - Prose

 

Author(s): Ginie^^

Translator(s): Rosi-chan

Status: Completed

Series: City Hunter

Original story:

Entre Ciel et Terre

 

Total: 70 chapters

Published: 01-12-03

Last update: 03-05-04

 

Comments: 49 reviews

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General

 

Summary: Quando Ryo e Kaori devono conciliare il loro lavoro e la loro nuova relazione....

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo.

 

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   Translation :: Tra Cielo e Terra

 

Chapter 2 :: Capitolo 2

Published: 04-12-03 - Last update: 13-12-03

 


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Con un fracasso assordante, l' aereo precipitò nella foresta.  

 

Gli uccelli e gli scoiattoli spaventati, si dispersero in una nube di foglie e di fumo. I rami degli alberi si piegarono e volarono da tutte le parti strappati dall' impatto e la carlinga cigolò dolorosamente.  

 

Quando si stabilizzò quel poco che bastava, restò in equilibrio precario, incastrato tra i rami di un ginkgo(*). Fiamme fuoriuscirono dalla fusoliera, minacciando da un momento all' altro di far esplodere l' aereo. Le poche gocce di pioggia non sarebbero riuscite sicuramente a spegnere l' incendio.  

 

 

 

Sotto shock, Ryo cadde pesantemente sul pavimento vacillante dell' aereo. Fortunatamente, i lacci gli avevano impedito di essere proiettato contro le pareti, e aveva evitato il peggio. Tuttavia il risveglio fu ugualmente difficile. La corda che lo tratteneva al sedile si era di certo sciolta, ma una cordicella gli teneva sempre i polsi legati.  

 

Ancora drogato dall' anestetico, riuscì a malapena ad aprire un occhio. Se ne pentì amaramente.  

 

-« Che cosa...? Un... un AEREO?? »  

 

Cercando di ignorare la propria fobia, cosa che non fu facile, tentò di muoversi, ma un dolore lancinante gli trafisse la coscia. Si mise maldestramente a sedere a costo di un enorme sforzo, poggiando la schiena contro una delle poltrone. Per riflesso, cercò la sua arma, ma non portava addosso che un paio di jeans e una t-shirt. Niente fondina, niente 357 magnum.  

 

Groggy(**), il sudore gli velava lo sguardo, tentò di calmare la propria sofferenza con profonde ispirazioni. Quando si attenuò, si concentrò sulla sua origine. Fece una smorfia quando si accorse che un pezzo di metallo gli si era conficcato nella carne, all'altezza della coscia destra.  

 

Valutando rapidamente la situazione, procedette per priorità. Si voltò leggermente, prendendo mille precauzioni per non sfiorare la sua ferita, e ispezionò con lo sguardo la poltrona rotta dietro di lui. Una parte metallica del bracciolo pendeva di lato e il bordo tagliente sarebbe bastato ampiamente a tranciare i lacci. Qualche minuto dopo Ryo si sfregava i polsi e gli avambracci prima di soffermarsi sulla gravità della sua ferita.  

-« C' è sicuramente una cassetta del Pronto Soccorso da qualche parte! Sotto questa poltrona, forse... »  

 

Andando a tentoni, non trovò che polvere e bulloni arrugginiti. Imprecando, si passò una mano febbrile tra i capelli.  

 

-« Non è veramente il mio giorno fortunato oggi!! »  

 

Sospirò, lanciando uno sguardo smarrito a quell' ambiente ostile. Kaori.... Il viso della sua partner gli apparve, sorridendogli teneramente.  

 

_ Che cos' era successo?  

 

Non ebbe il tempo di rispondere a questa domanda, sentì il pavimento tremare. Un cigolio breve ma minaccioso che non presagiva niente di buono, doveva uscire da lì rapidamente.  

 

Nonostante il dolore, il semplice fatto di trovarsi in un aereo gli permetteva di trovare l' energia necessaria. Per niente al mondo avrebbe voluto restare all' interno di quella bara un minuto di più. Come se non bastasse, un odore acre di bruciato gli salì alle narici.  

 

Si guardò attorno e localizzò la famosa scatola bianca. Ammaccata e sporca, si vedeva a stento la croce rossa stampatavi sopra, vicino allo sportello. Doveva essere scivolata durante quell' atterraggio forzato. Tese il braccio ma, com' era evidente, non vi arrivava per poco. Ryo, con prudenza, si alzò lentamente. Zoppicò fino ad essa e la raccolse.  

 

Deciso a non restare un momento di più in quell' aereo, aprì la porta.  

 

 

 

Quando Ryo realizzò che doveva trovarsi circa a 20 metri dal suolo, appollaiato su un albero, con le fiamme che lambivano golosamente la carlinga, non poté impedirsi di urlare di rabbia.  

 

-« AAAHHHHH!!!! Ma che cazzo ci faccio qui, io?? … sniff… quando ero pieno di cose da fare a casa. »  

 

La lacrima all' occhio, pensando che si sarebbe perso la presentazione meteo della graziosa Ai Okabe, agguantò un ramoscello, quando l' aereo sprofondò di qualche centimetro tra i rami. Dimenticò allora tutta la prudenza e tutti i pensieri lubrici, e fece rotolare più velocemente possibile la cassetta del Pronto Soccorso sotto il braccio.  

 

-« Se becco il furbone che mi ha trascinato qua dentro, giuro che passerà un quarto d' ora memorabile!!!! » imprecò.  

 

 

 

La pioggia diventava sempre più fitta. Ryo faceva fatica a non scivolare. Filosofo, si disse che l' aereo forse non sarebbe esploso, o per lo meno, la pioggia avrebbe forse evitato la propagazione delle fiamme nella foresta. Ma non aveva voglia di verificare che la sua teoria fosse corretta. Desideroso di tirarsi fuori da quel pasticcio, e di trascorrere una buona notte di sonno nel suo letto morbido, accelerò i movimenti a dispetto della sua coscia ferita.  

 

Vi aveva deliberatamente lasciato il pezzo di metallo, impedendo così l' emorragia, ma il dolore diventava sempre più lancinante, e doveva occuparsene rapidamente per evitare una superinfezione.  

 

Qualche ramo lo graffiò o si impigliò nella sua maglia, ma niente avrebbe potuto fermare un Ryo determinato a fuggire da quell' aereo in tutta fretta.  

 

Quando mise piede sulla terra ferma, si allontanò ancora di più, mettendo tra lui e quell' arnese della malora più che una distanza di sicurezza ragionevole.  

 

Poi si fermò ai piedi di un albero e si accasciò a terra. Per un po' avrebbe baciato il suolo, ma al momento la sua ferita era ciò che lo inquietava di più..  

 

Posò la cassetta davanti a sé e l' aprì. Nonostante la fatica e il dolore, non poté impedirsi di ridere fragorosamente. La cassetta non conteneva che qualche barretta di cioccolato e una grande bottiglia di saké. Una cassetta del Pronto Soccorso... per ubriaconi o per solitari?  

 

L' acquazzone si faceva importante, la pioggia cadeva senza pietà e il vento ruggiva tra il fogliame.  

 

_ Dove si trovava? Ancora in Giappone, in Cina forse?  

 

I suoi capelli grondavano, i vestiti gli si incollavano alla pelle. Rassegnato e affaticato, stappò la bottiglia e bevve una grande sorsata.  

 

-« A colui che è riuscito nel colpo di genio di trascinarmi quaggiù! Bevo alla tua salute! »  

 

Si servì una seconda sorsata prima che il suo sorriso sparisse. In un soffio, pronunciò poche parole che annegarono nel tumulto che lo circondava.  

 

-« Mi dispiace Kaori. Sayonara. »  

 

Poi cercò di sfilarsi la cintura. Bevve ancora un po' di saké, cosa che lo annebbiò ancora di più, poi, senza riflettere oltre, strappò via l' estremità di metallo dalla sua coscia, versando l' alcool sulla ferita. La sua professionalità, la sua fierezza, l' abitudine, gli impedirono di gridare, ma il dolore gli fece stringere i pugni così forte che le unghie gli affondarono nella carne. Poi, sentendosi prossimo allo svenimento, strinse la sua cintura servendosene come laccio emostatico.  

 

 

 

Offrendo il viso alla pioggia, si lasciò andare contro l' albero che lo proteggeva un po' dalle intemperie. D' istinto, rifiutò di addormentarsi così facilmente. Tuttavia, tra la droga che gli avevano iniettato in giornata, il dolore e la fatica, tutti quegli avvenimenti non contribuivano ad aiutarlo così facilmente. Cominciò anche a vedere delle forme muoversi stranamente nella boscaglia adiacente. Quando comprese che qualcuno si avvicinava, era troppo tardi per nascondersi, d' altronde gli sarebbe stato impossibile muoversi nelle sue condizioni. Chiuse gli occhi a metà e attese, lottando con tutte le sue forze per non perdere conoscenza.  

 

-« Allora giovanotto, che cazzo ci fai in questo bel merdaio, eh? »  

 

Una fievole voce sembrava stridere nelle orecchie di Ryo. Quello, incapace di rimanere padrone di sé stesso, avrebbe voluto assestargli un pugno, ma poté a malapena sollevare il braccio.  

 

-« Beh, non sei bello a vedersi, giovanotto. Ti porterò a casa. Penso che potrebbe servirti. »  

 

Ryo sentì una risatina e si sforzò di alzare gli occhi su quello strano personaggio. Il viso era sfocato, ma poté distinguere dei lineamenti già molto segnati dal tempo e dei capelli bianchi che gli cospargevano la testa. Con un soffio, sospirò.  

 

-« Come angelo, vi ho immaginato più sexy. »  

 

-« Ah ah ah. Non vedrai angeli oggi, ragazzo mio. »  

 

Il vecchio, più forte di quanto non sembrasse, se lo issò sulle spalle e se ne andò fischiettando. Ryo non poté saperne di più, svenendo subito dopo.  

Continua...  

 

(*)- Pianta originaria della Cina, unica rappresentante della classe ginkgoate, alta fino ad una trentina di metri;  

(**)- Aggettivo derivante dall' inglese, detto di persona che si trova in uno stato di grande stanchezza psicofisica; 

 


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